giovedì 20 dicembre 2012

Women Challenge 2013

Bene bene bene, eccoci qua con un'anteprima di ciò che sarà pubblicato su questo blog nel 2013. Un po' prematuro? Forse, ma chi se ne.
Una ragazzaccia, ossia Valentina di Peek-a-booK!, mi ha invitata a partecipare alla Women Challenge 2013 che, in poche parole, consiste nel leggere libri scritti da donne. Mi piacciono le challenge, come forse si è già notato, e nel 2012 ho partecipato alla Urban Fantasy e Science Fiction Reading Challenge 2012 di Atelier dei libri, alla Sfida di letture A-Z che faccio ogni anno con la
comunità italiana dei bookcorsari e alla Challenge di Goodreads sul totale di libri letti. Le ho perse tutte e tre perché non solo non faccio mai caso a ciò che leggo, dato che vado a sentimento, ma anche perché ho fissato un "goal" troppo alto con Goodreads senza considerare che, lavorando, avrei avuto diverso tempo a disposizione in meno rispetto agli anni impiegati a portare avanti il duro fancazzismo da universitaria.
Quindi, perché non mettermi di nuovo alla prova? ^^
La Women Challenge 2013 è semplice e le regole sono poche:

-chiunque può partecipare;

-non è necessario avere un blog per partecipare. Per maggiori informazioni vi rimando al post originale di Valentina: http://www.peekabook.it/2012/12/2013-women-challenge.html
 è permessa la lettura di audiolibri, e-books, libri "normali" e riletture;
-per i blogger: crea un post di iscrizione (tipo questo che ho scritto io) e posta il link sul linky che trovi in fondo al post di Valentina;
la sfida durerà dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2013.


Decidete il livello al quale puntate, quindi il goal che vi prefiggete e... Non vi resta che partecipare!

Livello 1: BABY GIRL - leggi da 1 a 5 libri scritti da un'autrice donna 
Livello 2: GIRLS POWER - leggi da 6 a 10 libri scritti da un'autrice donna 
Livello 3: SUPER GIRL - leggi da 11 a 15 libri scritti da un'autrice donna 
Livello 4: WONDER WOMAN - leggi più di 16 libri scritti da un'autrice donna

Io mi colloco al livello 3, meglio non puntare troppo in alto. Allora, partecipate anche voi? 

mercoledì 19 dicembre 2012

Recensione: Maximum Ride. Salvare il mondo e altri sport estremi


Autore: James Patterson 
Titolo: Maximum Ride. Salvare il mondo e altri sport estremi
Prezzo: 8,90 € 
Editore: Tea
Pagine: 397
Il mio voto: 2 segnalibri e mezzo

Trama

Dopo "L'esperimento Angel" e "La scuola è finita", proseguono le avventure di Max, Nudge, Angel, Gasman, Fang e Iggy, il risultato di un misterioso esperimento genetico: i ragazzi sono al novantotto per cento umani e al due per cento uccelli. Questo significa che possono volare... Max e i suoi compagni sono increduli: dopo la loro fuga dalla Itex, la multinazionale che sta preparando un attentato di proporzioni catastrofiche, nessuno li insegue. Anzi la Voce informa Max che i Camici Bianchi stanno sopprimendo tutti gli Eliminatori... È l'occasione che i ragazzi stavano aspettando: Max e Fang si separano dal resto del gruppo e vanno alla ricerca di un nascondiglio sicuro, dove poter finalmente vivere una vita "normale". Tuttavia i pericoli sono dietro l'angolo: uno stormo immenso di Eliminatori accerchia Iggy, Nudge, Angel e Gasman, e, dopo una cruenta battaglia, li rapisce. Quando Max e Fang tornano indietro, intuiscono cos'è successo e si lanciano all'inseguimento degli Eliminatori. Ma è una trappola: Max viene catturata, perde i sensi e si risveglia nella Scuola, dove i Camici Bianchi le dicono che non si è mai mossa da lì, che le sue avventure erano soltanto un sogno...

La mia recensione

In verità vi dico che Max è la nuova Miss Italia. È pure bionda

Questo è, fino a ora, il più brutto libro della serie che ho letto. Davvero di una bruttezza rara. All'inizio non sembrava così male, fino a metà regge bene il ritmo e si legge volentieri. Poi, però, tutto diventa ridicolo perché Patterson inserisce, all'interno della trama, finto perbenismo e lotta all'ecologia. Ma perché? Con chi ha stretto un patto il signor James? Gli è stato promesso un compenso dal partito americano dei Verdi?! Leggevo e mi trovavo a pensare "ma che è?" con tanto di faccia perplessa e voglia matta (mattissima!) di bruciare il libro. Era necessario inserire pensieri cretini e scontati sulla politica?! Sembrava di leggere il discorso che le giovani candidate a Miss Italia fanno per apparire impegnate politicamente "Desidero la pace nel mondo, che finiscano tutte le guerre, che tutti abbiano da mangiare, che il riscaldamento globale smetta di riscaldare, che la classe politica prenda quanto un muratore, che i ghiacci si righiaccino, che l'orso polare non si estingua, che tutti credano alla fatina del dentino e che si trovi una cura per le doppie punte". WTF?!
L'unico spunto interessante (evito di dirvelo anche se leggendo la quarta di copertina siete praticamente pieni di spoiler) Patterson l'ha bruciato senza pensarci due volte e non ha nemmeno sprecato mezza parola per dirci perché l'ha bruciato. In effetti, ora che ci penso, quella questione è rimasta aperta senza nemmeno due righe di congedo. Manco il matrimonio di Renzo e Lucia ne I promessi sposi ha avuto così poche righe dedicate. Perché inserire quella parte, manco troppo corta, quindi? Solo per aumentare il numero di pagine o per far credere al lettore che il libro non sia una completa ciofeca?! Chi lo sa, i misteri di Mr Patterson.

lunedì 10 dicembre 2012

My Christmas Gifts

Bene, bene, bene. Ho rimandato anche troppo. Credevo di poter scrivere questo post nel week end ma poi sono stata in altre faccende affaccendata. Per prima cosa, essendo già Dicembre, sono andata in giro per cercare alcuni regali di Natale. E poi, e poi... E poi mi sono recata a Più libri, più liberi e ho avuto il coraggio di acquistare, sebbene non ci fosse in realtà un grandissimo vantaggio per quanto riguarda i prezzi. Vabbè, vabbè, ma si sa... Io sono così. Dovunque entro e ci sono libri ho difficoltà a rimanere con le mani in tasca. Dunque, La Leggivendola mi ha "crudelmente" (come ha riferito lei) taggata in un delizioso meme natalizio. Mi accingo ordunque a rispondere! ^^


1) Qual è il primo regalo di Natale di cui hai memoria?


Domanda difficile, molto, perché ho il ricordo di un Natale in particolare ma non ho idea di quanti anni avessi. Penso pochi, considerato il regalo ricevuto. Ebbene, il regalo tanto agognato erano delle ciabatte di stoffa a forma di bambola di pezza, con tanto di capelli fatti con la lana. Erano belle, molto, e soprattutto morbide. E poi erano tutte tempestate di fiorellini! *_* Ah, io e il mio animo romantico!

2) Qual è stato l’ultimo regalo di Natale che hai ricevuto?

Questo invece me lo ricordo benissimo, erano dei libri: Emma di Jane Austen e La fiera della vanità di Thackeray. Libri che, tra l'altro, non ho ancora letto. Me ingrata!

3) Qual è stato il regalo di Natale desiderato e mai ricevuto?

Purtroppo, se non consideriamo i "non" regali di quando ero più piccola, non ho molto da dire. Considerando i regali di quando ero bambina ho una lista interminabile: un koala, il camper di Barbie, la Nouvelle Cusine (il friiiigo, la lavastoviiiglie!!), Risiko, una macchinina telecomandata... Sicuri vogliate saperli tutti?

4) Qual è stato il regalo di Natale più bello in assoluto?

La bambola di pezza di Cappuccetto Rosso. Sì, amo le bambole di pezza, le adoro. Stravedo per loro, se fosse per me ne avrei la stanza piena. Che posso farci? Sono piccola dentro e fuori.

5) Qual è stato il regalo di Natale più brutto in assoluto?

Mi dispiace molto di questo avvenimento ma non per ciò che è accaduto in sé e per sé ma per come mi sono sentita quando l'ho vissuto. Vedete, sono una piccola cancerina molto sensibile e rimango spesso molto male per i comportamenti altrui. Nel mio piccolo e pulsante cuoricino penso sempre che non fosse stato fatto volontariamente, ma so che in parte non è così. È successo qualche anno fa, forse parlo addirittura di 7 anni or sono. Ebbene, quel Natale l'ho passato in Siculandia, dai miei parenti. Come tutti i Natali che ho passato in Siculandia (ma i miei parenti lo fanno anche quando non ci sono io, ovviamente) ci siamo riuniti a casa di uno dei miei zii (sempre lo stesso da quando ho memoria) per la sera della Vigilia. Ebbene, la tradizione vuole che quel mio zio faccia i regali a tutti i suoi nipoti. È sempre stato così, si va lì, a mezzanotte ci si siede tutti attorno al suo magnifico albero di Natale e lui ci consegna i regali. Se non fosse che quell'anno si era sposato e quindi il compito ha voluto svolgerlo la mia zia acquisita che ha comprato i regali a tutti, meno che a me. Così è accaduto che a mezzanotte tutti avessero un bel regalo fiocchettoso sulle proprie ginocchia e io... E io no. Lei mi ha poi detto che non credeva passassi con loro il Natale dato che vivo a Roma e blabla, ma so che sapeva della mia presenza già da diversi giorni prima della Vigilia e quindi anche solo un Kinder Cereali avrebbe potuto comprarlo. Quello è stato l'ultimo Natale che ho passato con loro perché, poi, diversi avvenimenti mi hanno fatto capire che non ero più persona gradita. E quindi il regalo più brutto che ho ricevuto è stato un non regalo.

mercoledì 5 dicembre 2012

In my bookshelf #17

Bene bene, si avvicina Natale e quindi è tempo di regali... Ah, che bello! In realtà a me del Natale non importa molto, però quanto mi piacciono gli addobbi dei negozi, le luci per le strade, pensare ai regali... Sì, sì, sono pro Natale commerciale. Brutto da dire e però, dato che ho un senso per l'estetica molto sviluppato, mi sembra quasi normale questa mia passione per i colori, per le decorazioni... Comunque, tutto questo per dire che, dato che si avvicina Natale, non ho comprato quasi nulla. E anche perché non ho assolutamente più spazio e soldi da spendere. Sob. Ecco, quindi, la 17esima scarna puntata di In my bookshelf.

Lo so, lo so, sono in ritardo sul fenomeno mediatico... E mi vanto di questo xD

Titolo: Uomini che odiano le donne
Autore: Stieg Larsson
Prezzo: 14 €
Editore: Marsilio
Pagine:  676

Trama

Sono passati molti anni da quando Harriet, nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger, è scomparsa senza lasciare traccia. Da allora, ogni anno l'invio di un dono anonimo riapre la vicenda, un rito che si ripete puntuale e risveglia l'inquietudine di un enigma mai risolto. Ormai molto vecchio, Henrik Vanger decide di tentare per l'ultima volta di fare luce sul mistero che ha segnato tutta la sua vita. L'incarico di cercare la verità è affidato a Mikael Blomkvist: quarantenne di gran fascino, Blomkvist è il giornalista di successo che guida la rivista Millennium, specializzata in reportage di denuncia sulla corruzione e gli affari loschi del mondo imprenditoriale. Sulle coste del Mar Baltico, con l'aiuto di Lisbeth Salander, giovane e abilissima hacker, indimenticabile protagonista femminile al suo fianco ribelle e inquieta, Blomkvist indaga a fondo la storia della famiglia Vanger. E più scava, più le scoperte sono spaventose.

Titolo: Un uso qualunque di te
Autore: Sara Rattaro
Prezzo: 12 €
Editore: Giunti
Pagine:  208

Trama

"È quasi l’alba di un giorno di primavera e Viola,madre e moglie inquieta e distratta, riceve una telefonata. È il marito che le dice di correre subito in ospedale. Ma Viola non è nel suo letto. Comincia a rivestirsi in fretta e tra un reggicalze che non si chiude e le décolleté lasciate chissà dove, cerca di richiamare Carlo per sapere in quale ospedale andare e che cosa sia successo. E così sullo scolorare della notte, mentre i semafori si fanno sempre meno luminosi e i contorni delle strade diventano più netti, Viola arriva dove avrebbe dovuto essere da ore. Quella che ci racconta senza prendere mai fiato è una vita fatta di menzogne, passione, tradimenti, amore, sensi di colpa e rimpianti. Ma adesso non è possibile mentire, il terrore e la verità la aspettano in quella stanza d’ospedale dove le sue bugie non la potranno più aiutare. Un’emozionante confessione femminile così autentica da lacerare il cuore."              
Titolo: Guida rapida agli addii
Autore: Anne Tyler
Prezzo: 15 €
Editore: Guanda
Pagine:  240

Trama

Aaron, giovane vedovo ancora sconvolto dalla perdita della moglie Dorothy, comincia a riceverne le visite. Per strada, al mercato, al lavoro, Dorothy lo affianca silenziosa nei mesi del lutto. Per Aaron, balbuziente, leggermente zoppicante, soffocato per tutta la vita dalle attenzioni di donne troppo premurose - dalla madre apprensiva alla sorella invadente, alle fidanzate votate più ad assisterlo che ad amarlo - l'incontro con Dorothy era stato una liberazione. Finalmente una donna diretta, pratica, quasi asociale ma per nulla sentimentale e soprattutto refrattaria a ogni pietismo, una donna che lo trattava come un uomo e non come un bambino da accudire. Insieme si erano costruiti un rifugio, vivendo in una simbiosi assoluta che portava ciascuno a coltivare le proprie idiosincrasie e ad amplificare quelle dell'altro. Ma ora che lei non c'è più, tranne che nelle sue brevi apparizioni, Aaron è costretto ad avventurarsi di nuovo in un mondo dove i vicini di casa lo foraggiano ogni giorno con abbondanti provviste di cibo; la sorella insiste per ospitarlo; i colleghi fanno di tutto per rendergli la vita più facile e qualcuno già cerca di combinargli un incontro con una giovane vedova altrettanto sola e bisognosa d'affetto. Con tono leggero e divertito, e la consueta capacità di tratteggiare i personaggi, Anne Tyler descrive il percorso tortuoso che dallo smarrimento della perdita conduce alla scoperta di nuove, infinite possibilità, sfociando in un inno alla vita e alla sua stupefacente varietà.  

E voi cosa avete comprato? Ditemi ditemi che magari mi fate scoprire qualche bel libro interessevole! ^^

venerdì 30 novembre 2012

Recensione: Wings

Non sono ancora sicura di voler davvero scrivere questo post, seriamente. Non ho nemmeno trovato un'immagine abbastanza grande della copertina italiana. Utilizzo, per questo, la copertina originale che, comunque, non è molto diversa dalla copertina della Sperling & Kupfer. E questo, secondo me, vuol dire tante tante ma proprio tante cose. Ok, comincio, ma cercherò di essere il meno spietata possibile. 


Autore: Aprilynne Pike
Titolo: Wings
Prezzo: 6,50 € 
Editore: Sperling&Kupfer
Pagine: 336
Il mio voto: 2 segnalibri

Trama


Laurel ha quindici anni e si è appena trasferita con i genitori in una nuova città. Scuola nuova, nuovi amici... Una prova difficile, per lei che è così timida. Laurel non ne è ancora cosciente, ma è davvero bella: carnagione chiarissima, capelli biondi, grandi occhi verdi. Piccolina, esile, mangia solo frutta e verdura, ama molto la natura e al pranzo in mensa preferisce i picnic sull'erba e le passeggiate nei boschi. È proprio la sua diversità rispetto alle altre studentesse del liceo ad attirare subito l'attenzione di David, bello, dolce e sensibile che l'aiuta a socializzare nel nuovo ambiente. È evidente a tutti che ha un debole per Laurel, anche se lei sembra considerarlo solo un amico. Finché a Laurel non succede qualcosa di inspiegabile che la terrorizza e David, per confortarla, la bacia... Per svelare il mistero di ciò che le sta accadendo, Laurel sente di dover tornare nella sua vecchia casa, nella cittadina dove ha vissuto per dodici anni. Là, immersa nella quiete del bosco che sempre la rassicurava, fa uno strano incontro: da dietro un albero sbuca un bellissimo ragazzo i cui magnetici occhi color smeraldo esercitano su di lei una sorta di malia tanto irresistibile quanto enigmatica. Tamani, così si presenta, sembra conoscerla da sempre, sa di lei cose che Laurel stessa ignora, e le rivela una verità sconvolgente. Da quel momento Laurel si troverà sospesa tra due mondi e divisa tra due ragazzi ugualmente affascinanti che la attraggono in direzioni opposte. A chi consegnerà il suo cuore?

La mia recensione

Cose a caso

Prendete una ragazzina, bella, alta, bionda, con gli occhi verdi e un po' stupidina che si è appena trasferita in una nuova città (non vi ricorda niente?) ed ecco qua la protagonista, per niente stereotipata, di Wings. Aggiungete poi un ragazzino, dategli le caratteristiche fisiche che più vi aggradano e rendetelo innamorato perso della biondina. Ecco, lui è il protagonista maschio, affatto stereotipato, di questo originalissimo romanzo. Aggiungete qualche elemento scontato, come il secondo ragazzino maschio, bello come il sole, attraente come non mai, dallo sguardo penetrante e dai modi affabili e "misteriosi" (non vi ricorda niente?) e otterrete il per niente abusato triangolo amoroso. Se non siete ancora soddisfatti, aggiungete pure della magia a caso (palline che spuntano dietro la schiena, fioriscono e poi appassiscono), le fate, le terre incantate e poi, se vi avanza tempo, aggiungete pure protagonisti magici a caso (come i troll) e, già che ci siete, buttateci dentro pure re Artù e mago Merlino. Ecco fatto, questa è più o meno la trama di Wings. Originalissima, vero? Una cosa incredibile. Così originale che non so dire con certezza dove l'ho già sentita.
L'autrice ha avuto anche il coraggio di scomodare pure Avalon per partorire circa 330 pagine scritte con una semplicità da far invidia alla migliore avventura di Geronimo Stilton. E però non si è presa la briga, mai, di descrivere quel poveretto di David. Appare senza alcuno spessore psicologico, sembra creato appositamente per giustificare alcune azioni dell'originalissima Laurel e per dare vita al triangolo amoroso che, altrimenti, sarebbe stato un bellissimo duo costituito da due adolescenti inutili. E poi vogliamo parlare dell'utilità, o meglio dell'inutilità, di Chelsea? Chi è, che vuole, che campa a fare? Inutile, ma così inutile che a stento ricordavo il suo nome. Che l'abbiamo messa lì a fare? Per scrivere quattro paginette in più? O forse per fare un incredibile quartetto amoroso nei prossimi volumi?

mercoledì 28 novembre 2012

Due chiacchiere sugli urban fantasy e dintorni

Ok, c'è chi lo sa e chi ancora non la. E se siete tra quelli che ancora non lo sanno ve lo rendo noto. Mi piace tutto ciò che abbia a che fare con il fantasy e l'urban fantasy e quindi sì, i draghi, le streghe, i folletti, le fate, i vampiri, i pirati e gli elfi e i poteri paranormali eccetera eccetera eccetera. Non so perché, è sempre stato così, temo. Forse perché il fantasy (e i derivati) mi portano mentalmente da un'altra parte, più di quanto un romanzo normale possa fare. O forse perché stimolano la mia malata testolina, non saprei. E però quando dico tutto intendo proprio tutto e quindi includo anche film e serie tv. Questo mio rapporto con il "fantastico", che non definirei proprio d'amore ma più che altro di dipendenza, mi porta ad entusiasmarmi quando scopro una nuova saga o una nuova serie tv. E così succede spesso che mi imbatta in brutti libri, anzi bruttissimi, libri. Molto spesso si tratta di young adult, quel genere ibrido che non so come altro definire. Sono un miscuglio di ovvietà, scritte e tradotte quasi sempre in modo imbarazzante, con personaggi altrettanto imbarazzanti per quanto sono stupidi e superficiali. Per non parlare, poi, di quando il personaggio principale del romanzo è una ragazza. Per pura sfiga mi sono ritrovata a leggere roba come Bitten di Kelley Armstrong (che non ho recensito sul blog perché l'ho massacrato), Paranormalmente di Kiersten White (di cui trovate la recensione qui), Il canto della notte di Camilla Morgan Davis (di cui trovate la recensione qui), Wicked lovely di Melissa Marr (di cui trovate la recensione qui) e altre boiate quali la trilogia Mirta/Luna di Chiara Palazzolo e la serie di Claudia Gray. Altro pericolo da cui è bene tenersi lontani è il paranormal romance o come diavolo si chiama che, ultimamente, infesta le librerie. Dio me ne scampi e liberi, non c'è niente di peggio che un soft porno di dolci e stupide donzelle che sbavano dietro patetici e ipotetici demoni dalle membra demoniache. No, grazie. Non leggo gli Harmony normali figuriamoci quelli con i demoni come protagonisti. 
Tra le immonde schifezze che campeggiano sugli scaffali delle librerie, però, ci sono anche piccoli gioiellini del genere che consiglio vivamente come Tanya Huff con la serie della famiglia Gale, l'immancabile Anita Blake della Hamilton, il buon Jasper Fforde (che non è urban fantasy, ma non è nemmeno fantascienza, insomma però sta lì). 
In questo periodo sono alla ricerca di un buon urban fantasy, uno di quelli che ti tiene incollata al libro, che non ti fa andare a dormire la notte, una roba di quelle che crea dipendenza. Un romanzone, ecco. Ho già in mente qualcosa, chiaramente, ma sento che non è ancora giunto il loro momento. Mi riferisco a Hunger Games e a Gli inganni di Locke Lamora. Così mi sono imbarcata nella lettura prima di Ladra di sangue di Cherie Priest, una robetta senza alcuna pretesa che ho anche recensito un post fa. Poi ho iniziato Angelology di Danielle Trussoni che ho abbandonato dopo circa 30 pagine perché, ragazzi, mamma mia se è noioso. Eppure la roba sugli angeli non mi dispiace (sempre che questa sia in stile Supernatural, per intenderci). Non contenta ho iniziato quindi Wings di Aprilynne Pike e non l'ho abbandonato solo perché è scritto in modo più semplice e con i caratteri più grandi del miglior volume della serie di Geronimo Stilton. In contemporanea (lo so, lo so, non si fa ma io lo faccio lo stesso) ho iniziato a leggere Il prezzo del sangue di Tanya Huff che non mi esalta ma nemmeno mi dispiace. Il romanzone che cerco, però, non l'ho ancora trovato. Forse ormai mi sono assuefatta alle serie tv e quindi, inevitabilmente, cerco qualcosa che riesca a reggere il confronto. Qualcosa che mi rapisca come Arrow (che, anche questo, non è propriamente un urban fantasy), che mi faccia sorridere come Supernatural, che abbia gli stessi colpi di scena di The vampire diaries, che mi incanti come Once upon a time. Chiedo forse troppo da un unico volume? Forse no. Quindi mi rivolgo a qualcuno di voi... Consigli? Pareri? Discordie? Insulti? 3... 2 ...1 ... Via!

lunedì 26 novembre 2012

Recensione: Ladra di sangue

Sarà una recensione breve e decisamente poco impegnativa. Perché in realtà non ho molta voglia di recensire questo libro, forse perché non mi ha catturata del tutto. Contemporaneamente a Ladra di sangue avevo inziato anche Il club dei filosofi dilettanti di McCall Smith che ho però abbadonato, miseramente, una volta giunta a pagina 106. Cercavo un libro più, come dire, "avvolgente" e né il signor McCall Smith, né la Priest mi hanno dato ciò che cercavo. La Priest ha resistito solo perché, sebbene non sia un capolavoro, riesce a farti venire la voglia di scoprire come va a finire. Bando alle ciance, ecco la mini-micro-insignificante-recensione.

Autore: Cherie Priest
Titolo: Ladra di sangue
Prezzo: 9,90 € 
Editore: Tre60
Pagine: 352
Il mio voto: 3 segnalibri

Trama

A Raylene Pendle non piace essere una vampira e, soprattutto, lei non vuole avere niente a che fare con i suoi simili. Ecco perché i suoi clienti sono esclusivamente esseri umani, sebbene si tratti sempre di personaggi poco limpidi. Raylene, infatti, è una ladra professionista: su commissione, ruba opere d’arte d’inestimabile valore e rarissimi gioielli antichi. Il giorno in cui viene contatta da Ian Scott, un vampiro, Raylene è quindi molto diffidente. E i suoi dubbi si moltiplicano quando Ian le racconta di essere stato la cavia di un progetto segreto finanziato dal governo per scoprire l’origine dei poteri dei vampiri e sfruttarli in ambito militare. Purtroppo gli esperimenti a cui è stato sottoposto lo hanno reso cieco e ora, grazie all’aiuto di Raylene, lui si vuole vendicare, recuperando alcuni documenti che proverebbero i crimini commessi dal responsabile del progetto, il maggiore Bruner. Non appena accetta l’incarico, però, la vampira entra nel mirino di spietati agenti speciali, disposti a tutto pur di fermarla. E anche il dottor Keene, il medico che ha preso in cura Ian dopo la fuga dal laboratorio dell’esercito, sembra nascondere troppi segreti: capire di chi si può fidare non è semplice, ma per Raylene potrebbe rivelarsi l’unico modo per restare in vita…

La mia recensione

Il libro delle somiglianze

Anita Blake
Primo volume di una serie urban fantasy (e quando mai?), questo libro racconta la storia di una donna a metà tra Anita Blake, Hitomi Kisugi (per chi non lo sapesse è la bellona di Occhi di gatto) e Sydney Bristol (per chi non lo sapesse è l'agente della CIA di Alias) con una sola cosa che la differenzia da loro: è una vampira. L'idea, nonostante per l'appunto richiami caratteristiche di altri personaggi femminili di libri, manga e serie televisive già esistenti, non è affatto male e, devo ammetterlo, è anche abbastanza ben sviluppata. Buona dose di mistero, di suspance, di lotta, di credibilità della trama e delle situazioni. Ma allora, cosa non ha funzionato? Un po' di roba, in verità. Innanzi tutto la finta simpatia della protagonista. Basta, non se ne può più di protagoniste femminili che devono essere o necessariamente belle e simpatiche o, quando manca la bellezza, delle dure ragazzacce un po' sboccate. Raylene non è bella, pare sia anche un po' androgina (azzarderei dicendo che è un cesso) e quindi deve necessariamente essere una tipa che sa dannatamente fare a botte (ogni tanto sembra quasi che stia lì a dirti "hey, quello sciocco non sapeva mica con chi aveva a che fare, con la più super tosta vampirla in circolazione che con uno starnuto gli rompe tutti i denti") e che cerca anche di fare la simpatica con il lettore. Perché, perché? Questi sono stratagemmi che non solo non capisco ma che temo rimarrano oscuri alla mia mente finché avrò vita. Se l'autrice avesse sprecato meno tempo a cercare di convincere il lettore che Raylene è una bad girl e che come fa a botte lei non fa a botte nessuno, ma proprio nessuno ti giuro guarda che non scherzo, la scorrevolezza delle vicende ne avrebbe certamente guadagnato. Spesso, infatti, la tensione viene smorzata da frasette inutili e fintamente sarcastiche che non donano nulla, ma davvero nulla, in più alla trama. Quindi, perché sprecare caratteri e rendere Reylene una persona sgradevole? Altra cosa che non mi ha sconfinferato per niente sono le ripetizioni. Perché dire ogni volta che se ne ha l'occasione che a Reylene non piace andare sui tetti se poi, ogni due minuti e mezzo sta correndo su un tetto?! Perché ripetere, di continuo, che a lei non piacciono gli "schiavetti", non piacciono le Casate e blabla? D'accordo, abbiamo capito, siamo ancora giovani e quindi riusciamo a ricordare cosa hai scritto quattro pagine fa, non è necessario ripeterlo! 
Interessante, invece, la trovata del progetto militare finanziato dal governo che utilizza le creature sovrannaturali come cavie. Farà anche un po' Maximum Ride di James Patterson (sì, questo libro sembra il libro della somiglianze), ma questo tipo di "spionaggio" non mi è mai dispiaciuto. Comprerò certamente il secondo volume della serie, nonostante i piccoli difetti la Priest è riuscita a incuriosirmi abbastanza.

mercoledì 21 novembre 2012

Sfida di letture A-Z

Eh sì, lo so lo so, non ho più aggiornato la mia lista... L'ultimo post della challenge risale al 24 agosto, che vergogna. Nel frattempo, ovviamente, i doppioni sono aumentati a vista d'occhio. Anzi, ho letto SOLO doppioni da agosto ad adesso. Se mi fossi impegnata sono certa non ce l'avrei fatta! Anche adesso, tra le altre cose, ho in lettura un doppione. Credo che quest'anno finirà peggio dell'anno scorso. 


A
D
E

lunedì 19 novembre 2012

Recensione: Per puro caso

È lunedì e non è nemmeno un lunedì qualunque. È un lunedì assonnato questo, preferirei stare ancora sotto al piumone a crogiolarmi e a sonnecchiare. E invece no, sono al lavoro. Sì, sì, lo so, non dovrei scrivere post sul blog mentre sono al lavoro. E però lo faccio, più spesso di quanto possiate immaginare. L'autunno è finalmente arrivato e con questo la voglia di leggere è aumentata. Non so perché, ma con il freddo leggo di più. E, di conseguenza, recensisco di più. Infatti eccomi qua a recensire la mia amata Anne Tyler.


Autore: Anne Tyler
Titolo: Per puro caso
Prezzo: 8 € 
Editore: Tea 
Pagine: 378
Il mio voto: 4 segnalibri 

Trama

Per puro caso è la storia di una quarantenne, Delia Grinstead, una donna sposata con tre figli ormai quasi grandi, che all'improvviso semplicemente allontanandosi da una spiaggia - si lascia alle spalle il matrimonio e la famiglia per costruirsi una nuova vita in una cittadina non molto distante da Baltimora. Tutto avviene apparentemente per caso, eppure nulla è veramente casuale. Cosa ha spinto Delia a compiere un gesto in cui, forse, ogni donna può riconoscere un proprio desiderio? È la sensazione di essere diventata inutile? Il ricordo di un uomo incontrato al supermercato? Il piacere della fuga? O, semplicemente, il senso di insoddisfazione e di limitatezza che pare inevitabilmente connesso alla vita famigliare? Mirabile ritratto di matrimonio, Per puro caso è, probabilmente, il più intenso, struggente e insieme divertito romanzo della Tyler, come sempre straordinariamente sensibile ai dettagli di cui è fatta la sostanza della vita quotidiana, e capace di offrirci una disamina tra spiritosa e impaurita del destino che ciascuno porta dentro di sé, già scritto. 

La mia recensione

The modern family

Sono di parte, schifosamente di parte e quindi, forse, non dovrei recensire i libri della Tyler. Perché a me la cara Anne piace a prescindere e, dunque, che valenza ha il mio pensiero? Nessuno, in effetti. Probabilmente non sarò molto oggettiva. Per cui, se volete un commento proprio sincero non leggete questa recensione. Poi non ditemi che non vi avevo avvisati, eh! 
Per puro caso non è un romanzetto rosa come, invece, fa pensare la bruttissima traduzione del
titolo originale: Ladder of years (La scala degli anni). C'era un motivo per cui si chiamasse La scala degli anni e non Per puro caso, ma di questo all'editore è importato ben poco. Ma tant'è...
Come ogni romanzo della Tyler, anche questo è ambientato a Baltimora, per metà almeno, e ha come protagonista una famiglia. Perché la bravura di questa scrittrice è nel narrare, in modo semplice e fluido, la quotidianità in tutte le sue sfaccettature. Non ci sono colpi di scena, non ci sono poteri paranormali, non ci sono scene di suspence o di passione. Ma ci sono sentimenti reali, situazioni reali, emozioni reali. Sembra quasi che sia un'amica a raccontarti le storie della Tyler, magari mentre si è sedute al tavolo della cucina a bere un caffè. Perché i personaggi dei suoi romanzi sono tutti così normali, tranquilli, umani. Sebbene le dinamiche familiari appaiano strane, quasi sui generis e un po' assurde, se si passa qualche minuto a riflettere ci si rende conto che non è poi così vero. Quante situazioni strane i componenti della nostra famiglia hanno vissuto? Quanti nostri amici provengono da famiglie che noi consideriamo "strane"? Se ci penso, anche solo per un attimo, tra tutte le persone che conosco sono davvero in pochi ad avere una famiglia cosiddetta "normale" (sempre che poi la normalità esista davvero). 
Protagonista di questo romanzo è Delia, una donna di quarant'anni, sposata con un uomo più grande di lei di ben quindici anni e con tre figli. Delia vive una vita normale, una quotidianità per l'appunto, che viene descritta come metodica: esce a fare la spesa, prepara da mangiare per il marito e i figli, sbriga alcune commissioni, va in vacanza sempre nello stesso posto ogni anno, senza cambiare mai, senza mai osare. 

giovedì 15 novembre 2012

Recensione: Real Murders. Il club dei delitti irrisolti

Autore: Charlaine Harris
Titolo: Real Murders. Il club dei delitti irrisolti
Prezzo: 14,90 € 
Editore: Delos Books 
Pagine: 300
Il mio voto: 3 piume

Trama

Una serie di assassinii, modellati a imitazione di altrettanti omicidi celebri, si verifica nella piccola comunità di Lawrenceton. La ventottenne Aurora (Roe) Teagarden, di professione bibliotecaria, fa parte del club Real Murders, un gruppo di 12 appassionati che si riuniscono per studiare crimini famosi, sconcertanti o irrisolti. Poco prima che la riunione mensile abbia inizio, Roe scopre il corpo massacrato di un membro del club, e si rende conto che il modo in cui la vittima è stata uccisa imita quello usato proprio nell'omicidio riguardo al quale lei avrebbe dovuto parlare quella sera... improvvisamente la sua vita di investigatore da salotto assume una macabra connotazione reale.

La mia recensione

Ritenta Charlaine, e sarai più fortunata.

È il primo libro della Harris che leggo. Confesso di essermi avventurata nella lettura di questo romanzo armata di diversi pregiudizi, poco positivi, sulle opere di Charlaine. Sebbene siano in molti ad amare la serie di Sookie, ho riscontrato molti pareri negativi sia sullo stile di scrittura della Harris che sulla credibilità dei personaggi. Nonostante ciò, ho deciso di dare alla serie dei Real Murders una possibilità. Perché, comunque, sapevo non fossero presenti personaggi al limite dell'assurdo (e ve lo dice una a cui piace il fantasy, quindi una lettrice abbastanza open minded, sempre però che il tutto abbia una sua credibilità e non sfiori il ridicolo) e quindi la mia lettura non sarebbe stata disturbata da donnicciole che si lasciano ammaliare dai muscoli rattrappiti di un vampiro o che si lasciano affascinare dall'alitosi di un licantropo. 
Non posso affermare con convinzione di aver fatto bene, ma non ho nemmeno fatto del tutto male. 
Si tratta, più che altro, di un romanzetto leggero, una lettura poco impegnativa, un giallo da spiaggia, per passare qualche ora di pura evasione nel vero senso della parola. La trama è piuttosto semplice e ricalca un po' la "forma" della Signora in giallo o del mitico, inimitabile e affascinante Richard Castle. Solo che, a differenza di queste due serie tv, Aurora (Roe per gli amici) non è una scrittrice di gialli. È una dolce, giovane e semplice bibliotecaria di 28 anni che, però, possiede tutti (ma proprio tutti eh) i cliché della bibliotecaria: ha gli occhialoni, i capelli di un colore un po' spento, non si trucca, indossa vestiti comodi e poco attraenti, non ha una vita sentimentale degna di questo nome. 
Charlaine, perché? Perché ricorrere ai trucchetti dei chick-lit? In fondo stai scrivendo un giallo, non uno stupido romanzetto rosa. Un personaggio femminile, per essere considerato un vero personaggio, deve essere per forza bruttina o anonima per essere intelligente? D'accordo che, solitamente, le ragazze interessate ai libri non vantano una collezione di scarpe tigrate nella loro cabina armadio, ma nemmeno sono tutte topi da biblioteca! 

mercoledì 7 novembre 2012

Inno all'anonimato. Divagazioni mentali senza né capo né coda. E senza manco la parte centrale, se proprio volete saperlo

Sono contraria, molto, ai post di autocommiserazione. Sono contraria perché non volevo, sul serio, che questo blog diventasse un mucchio di lamentele pesanti e melense sulla mia persona, sulla mia personalità, sulle mie emozioni. Ma è un discorso complesso. Forse è il caso che cominci dall'inizio, cosicché possa lamentarmi con ordine. 
Mi piacerebbe che questo blog fosse anonimo, che nessuno sapesse chi sono, come mi chiamo, che cosa faccio. Mi piacerebbe avere uno spazio tutto mio dove poter esprimermi in piena libertà senza dovermi trattenere perché qualcuno che mi conosce possa sentirsi "offeso" da quello che dico. Mi piacerebbe essere semplicemente Nereia, una tipa tutta strana che vive a Roma e che lavora in un'agenzia di pubblicità. Mi piacerebbe poter tornare indietro, creare il blog e non dirlo a nessuno, ma proprio nessuno, di mia conoscenza in modo da poter dire tutto quello che non voglio che le persone che mi conoscono sappiano. Invece, proprio perché non pensavo che questo blog sarebbe diventato parte integrante di me, a qualcuno ho detto di averlo e ho segnalato loro il link. Errore. Madornale. Avrei dovuto prevedere che questo spazio sarebbe diventato un'estensione del mio Sé, un luogo dove potermi lamentare della gente mentalmente disturbata che incontro. Ho peccato di ingenuità. Credevo che questo sarebbe stato uno svago, un posto dove parlare esclusivamente di libri e che quindi non avrebbe mai rispecchiato me, la mia vita, le mie delusioni e le mie aspirazioni. E mi piacerebbe anche utilizzare questo spazio per pubblicare quelle insulse paginette che ogni tanto, la notte, scrivo senza pensare. Quelle cose che potrebbero dirsi "racconti" ma che in verità sono solo divagazioni mentali. 
Mentre al primo problema non posso ovviare senza trattenermi dal dire proprio tutto, al secondo potrei. Potrei, effettivamente, pubblicare i miei raccontini. Ma mi vergogno molto di ciò che scrivo. Mi vergogno di far leggere a qualcuno che conosco "fisicamente" ciò che scrivo. Chiamatelo senso del pudore, chiamatela insicurezza, chiamatela paura. Fatto sta che c'è e non so come annientarla. 
Mi piacerebbe, inoltre, avere un profilo Twitter anonimo. Se proprio non posso avere uno spazio anonimo, potrò avere un profilo Twitter anonimo, no? E invece no. Anche lì, le persone che mi conoscono mi seguono, non tante per fortuna. E sì, perché che io possiedo Twitter l'ho detto a meno persone di quelle a cui ho detto del blog. Mettiamoci pure, poi, che molti manco lo sanno cosa è Twitter... E comunque, tutto questo per dire che non posso dire tutto, ma proprio tutto, quello che vorrei. Per fortuna, comunque, la gente che mi conosce non legge davvero il mio blog, non lo fa con costanza almeno. Questo, da un lato, mi rincuora. E però, il fatto di non sapere quando effettivamente quella data persona potrebbe trovarsi sul blog mi disturba, mi manda in ansia, mi tormenta. E poi ci sono quelle persone (chissà chi sono poi) che continuano a googlarmi. E questo incrementa la mia ansia. Sarà quel tale che mi googla? O quell'altro ancora? Sarà lei, lui, l'altro? Ok, chiamate pure il centro di igiene mentale, sono pronta per la camicia di forza (sì, sì, lo so che non si usano più... ma fa scena, no?!).

lunedì 5 novembre 2012

In my bookshelf #16

Ok, ok, anche questo mese sono in ritardo con la puntata di In my bookshelf ma ho un motivo valido. Semplicemente sono stata impegnata dal 31 ad oggi perché alcuni dei miei amici che vivono in Siculandia sono venuti a trovarmi per il weekend, il lungo weekend, dei morti. Dunque, eccomi qua con il riassunto di ciò che ho acquistato durante il mese di Ottobre. Poca roba, in realtà. Il motivo è l'enorme quantità di libri che ho in casa e di cui non ho nulla da fare e che occupano spazio che potrei utilizzare per altri libri. Ovviamente sono tutti scambiabili su aNobii ma per ora non ho trovato nulla con cui scambiarli. Sob.

Titolo: Le soprano
Autore: Alan Warner
Prezzo: 13,43 €
Editore: Guanda
Pagine:  336

Trama

Un gruppo di ragazze, giovanissime scozzesi allieve di una scuola cattolica, a bordo di un pullman si reca a Edimburgo per partecipare alla finale di un concorso canoro. È un appuntamento importante, per le soprano, ma non nel senso che si potrebbe immaginare: si preparano infatti a una giornata in cui la priorità assoluta verrà data alle sbevazzate nei pub, allo "shoplifting" e alle più sgangherate provocazioni sessuali. E poi c'è il concorso, però da perdere, perché si è appena ancorato in porto un sottomarino nucleare e un nugolo di marinai in libera uscita sta per invadere la più rinomata discoteca del luogo. Non c'è tempo da perdere: la preda è grossa e le ragazzine non hanno intenzione di mancarla.

Titolo: Non lasciarmi
Autore: Kazuo Ishiguro
Prezzo: 12€
Editore: Einaudi
Pagine:  336

Trama

Kathy, Ruth e Tommy sono cresciuti in un collegio immerso nella campagna della provincia inglese. Sono stati educati amorevolmente, protetti dal mondo esterno e convinti di essere speciali. Ma qual è, di fatto, il motivo per cui sono lì? E cosa li aspetta oltre il muro del collegio? Solo molti anni più tardi, Kathy, ora una donna di trentun anni, si permette di cedere agli appelli della memoria. Quello che segue è la perturbante storia di come Kathy, Ruth e Tommy si avvicinino a poco a poco alla verità della loro infanzia apparentemente felice, e al futuro cui sono destinati. Un romanzo intenso e commovente dall'autore di "Quel che resta del giorno".

mercoledì 24 ottobre 2012

Recensione: Jane Eyre

Questa non sarà una vera e propria recensione. Perché per recensire un libro come questo bisogna avere molta più esperienza con le parole di quella che possa avere io. E, soprattutto, bisogna riuscire a non essere coinvolti come lo sono io. Quanto segue, dunque, non è una recensione, ma una dichiarazione d'amore. Amo questo romanzo, lo amo troppo per riuscire a esprimere a parole cosa provo quando lo leggo.

Autore: Charlotte Brontë
Titolo: Jane Eyre
Prezzo: 8,50 €
Editore: Giunti
Pagine: 720
Il mio voto: 5 segnalibri

Trama 

Dopo un'infanzia difficile, di povertà e di privazioni, la giovane Jane trova la via del riscatto: si procura un lavoro come istitutrice presso la casa di un ricco gentiluomo, il signor Rochester. I due iniziano a conoscersi, si parlano, si confrontano e imparano a rispettarsi. Dal rispetto nasce l'amore e la possibilità per Jane di una vita serena. Ma proprio quando un futuro meraviglioso appare vicino, viene alla luce una terribile verità, quasi a dimostrare che Jane non può essere felice, non può avere l'amore, non può sfuggire al suo destino. Rochester sembra celare un tremendo segreto: una presenza minacciosa si aggira infatti nele soffitte del suo tetro palazzo.

La mia recensione 

Lui e lei ridono umidi baciano parole lievi leggere le piume

È difficile recensire un capolavoro come questo che nella letteratura (almeno per me) non ha eguali. 
La veridicità delle emozioni, la profondità dei sentimenti, la sfrontatezza delle sensazioni, la semplicità della trama. Tutto, in questo romanzo, è trattato con una cura quasi maniacale, ossessiva. Nessun dettaglio, nessun particolare, nessun dialogo, è messo lì per caso. Ogni cosa, ogni parola, è pesata, pensata, ragionata per entrarti dentro. E quando la piccola Jane Eyre entra dentro all’anima del lettore, difficilmente la lascia andare senza creare un vuoto incolmabile. Un vuoto che può essere annientato solo rileggendo, di tanto in tanto, questo piccolo capolavoro lasciandosi incantare dalla magia delle atmosfere, dal calore delle parole, dal fascino dei personaggi. La penna di Charlotte Brontë, infatti, imprime su carta personaggi dalla psicologia ammaliante, quasi ipnotizzante. 
Jane Eyre è reale, piena di contraddizioni, completamente priva di stereotipi. Un personaggio forte, deciso, dal sapore intenso. 

giovedì 18 ottobre 2012

Polverone inutile sui blog letterari e dintorni. Post randomico e quant'altro

Da un po' di tempo a questa parte non faccio che imbattermi in articoli di testate online che parlano dei blog letterari e, tra le altre cose, in termini non proprio carini. In particolare mi riferisco a quattro articoli, usciti per Finzioni (qui), un magazine che vi consiglio di leggere perché merita davvero molto, ConAltriMezzi (qui), k.Lit (qui) e Lipperatura (qui). Nessuno di loro, in realtà, ha da ridere sui blog letterari. Perché, infatti, il tutto parte da un'affermazione di Peter Stothard, direttore del Times Literary Supplement, che, riportata dal Guardian, recita: «L'ascesa dei blog letterari danneggia la letteratura e rischia di abbassare il livello della critica». Prima di esprimere la mia opinione in merito che, già dopo questa prima frase, si è ben formata all'interno del mio piccolo cervello bacato, è bene che riporti il resto della dichiarazione. Stothard continua: «È bello che ci siano tanti book blogger ma essere un critico è diverso dal limitarsi a condividere dei gusti. Non tutte le opinioni hanno lo stesso valore». 
Mi sento chiamata in causa non tanto quanto book blogger ma quanto lettrice di book blogger. Perché, prima di aprirne uno mio di blog, ho passato molto tempo a leggerne molti. Ebbene, in tutto il tempo impiegato a leggere le chiacchiere allegre e armoniose de La Leggivendola, di Reina o di Glinda (blogger molto brave che sicuramente conoscerete) non ho mai pensato che queste si ponessero su un piedistallo e si sostituissero alla critica letteraria. 
L'aria che si respira in un blog che tratta di letteratura non è la stessa che si respira aprendo un quotidiano e leggendo le recensioni dei libri appena usciti o dei vincitori del Premio Strega. Perché? Perché nessuna di loro seziona il libro in ogni sua parte, ne critica lo stile perdendosi in inutili sofismi, o bacchetta l'autore facendo paragoni tra la Mazzantini e Gaspara Stampa.

lunedì 15 ottobre 2012

In libreria


Titolo: Un attimo, un mattino
Autore: Sarah Rayner
Editore: Guanda
Pagine: 400
Prezzo: 17 €
Data di pubblicazione:  27 Settembre 2012

Trama

È un lunedì mattina come tanti, sul treno che porta i pendolari da Brighton a Londra. Nei vagoni, visi assonnati, preoccupati, speranzosi. Qualcuno finisce di truccarsi, qualcuno legge, c'è chi chiacchiera e chi ascolta musica dall'iPod pensando alla giornata che lo aspetta. Per Karen e suo marito è una giornata felice: stanno andando a firmare per il mutuo della nuova casa, che accoglierà loro e i due figli. Lou, dal sedile accanto, li osserva e la loro evidente complicità la mette di buon umore, anche se prova un pizzico di invidia per quell'amore sereno e totale che a lei sembra negato. Anna, invece, qualche carrozza più in là, sogna di acquistare la giacca di cui ha visto la foto sulla rivista che sta sfogliando, e piega l'angolo della pagina per ricordarsene. È tutto normale, è tutto tranquillo... ma poi qualcosa, di colpo, rimescola le carte della vita e quel mattino come tanti diventa il punto di svolta, l'inizio di una settimana drammatica. Legate da una tragica casualità, le tre donne affronteranno insieme i giorni seguenti e troveranno nella loro amicizia la forza per superare il dolore. Insieme scopriranno che, se davvero basta un attimo perché tutto vada in frantumi, la vita non si ferma e ci chiede di tenere il passo...

L'autrice

Sarah Rayner è l'autrice del best seller Un attimo, un mattino che in Gran Bretagna ha venduto oltre 250 mila copie ed è stato tradotto in ben 11 lingue. Sarah è nata a Londra ma ha trascorso la sua infanzia a Richmond, nel Surrey. Ha lavorato sia come PR che come coprywriter nel mondo della pubblicità. È autrice di quattro romanzi, di cui però solo Un attimo, un mattino è disponibile in italiano. 

mercoledì 10 ottobre 2012

In my bookshelf #15

In netto ritardo (come praticamente tutto in questo mese), è giunta l'ora della puntata di In my bookshelf del mese di Settembre. Dato che è stato un mese strano, oltre ad aver letto pochissimo, ho anche acquistato pochissimo. Complice anche il fatto, forse, che lo spazio conquistato nella libreria di casa sta terminando. Di nuovo. Temo di aver sviluppato una dipendenza dall'acquisto di libri. No, d'accordo, non è che temo... Ce l'ho, lo so. E cerco una cura. xD E tra le altre cose è passato così tanto da quando ho scritto sul blog che mi sono anche dimenticata quale era la gradazione dell'azzurro che ho sempre utilizzato. Ma, ovviamente, sono troppo pigra per andare a vedere nei post più vecchi. Sì, sono una pessima blogger, lo so già. 

Titolo: Ragazzo da parete
Autore: Stephen Shbosky
Prezzo: fuori catalogo
Editore: Frassinelli
Pagine: 271

Trama

Tra un saggio scolastico su Kerouac, una canzone degli Smiths e una citazione del Rocky Horror Picture Show, scorrono i giorni di un adolescente per nulla ordinario. L'ingresso nelle scuole superiori lo lancia in un turbine di prime volte: la prima festa, la prima rissa, la prima cotta... e via salendo nella scala dell'adrenalina. E Charlie, più portato alla riflessione che all'azione, affida emozioni, trasgressioni e turbamenti a una lunga serie di lettere indirizzate a un amico. Dotato di un'innata gentilezza d'animo e di un dono speciale per la poesia, il ragazzo è il confidente perfetto di tutti. Peccato che il segreto più grande sia nascosto proprio dentro di lui...

Titolo: 1Q84
Autore: Haruki Murakami
Prezzo: 20 €
Editore: Einaudi
Pagine: 750

Trama

1984, Tokyo. Aomame è bloccata in un taxi nel traffico. L'autista le suggerisce, come unica soluzione per non mancare all'appuntamento che l'aspetta, di uscire dalla tangenziale utilizzando una scala di emergenza, nascosta e poco frequentata. Ma, sibillino, aggiunge di fare attenzione: "Non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola". Negli stessi giorni Tengo, un giovane aspirante scrittore dotato di buona tecnica ma povero d'ispirazione, riceve uno strano incarico: un editor senza scrupoli gli chiede di riscrivere il romanzo di un'enigmatica diciassettenne così da candidarlo a un premio letterario. Ma "La crisalide d'aria" è un romanzo fantastico tanto ricco di immaginazione quanto sottilmente inquietante: la descrizione della realtà parallela alla nostra e di piccole creature che si nascondono nel corpo umano come parassiti turbano profondamente Tengo. L'incontro con l'autrice non farà che aumentare la sua vertigine: chi è veramente Fukada Eriko? Intanto Aomame (che pure non è certo una ragazza qualsiasi: nella borsetta ha un affilatissimo rompighiaccio con cui deve uccidere un uomo) osserva perplessa il mondo che la circonda: sembra quello di sempre, eppure piccoli, sinistri particolari divergono da quello a cui era abituata. Finché un giorno non vede comparire in cielo una seconda luna e sospetta di essere l'unica persona in grado di attraversare la sottile barriera che divide il 1984 dal 1Q84. Ma capisce anche un'altra cosa: che quella barriera sta per infrangersi.

venerdì 5 ottobre 2012

Recensione: La casa per OgniDove

Vi avevo detto che ero tornata e non scherzavo affatto. Sono tornata e, con calma, riprendo in mano le redini del blog. Comincio con la recensione del libro che è giunto nelle mie mani tempo addietro e che avrei dovuto terminare molto, ma molto, molto tempo fa. Il libro appartiene a La Leggivendola che, gentilmente, lo ha messo a disposizione di chiunque volesse partecipare alla sua figherrima iniziativa. La blogger più figa del mondo, infatti, ha organizzato una catena di lettura alla quale ho partecipato pensando, allora, di non metterci sei secoli e mezzo a leggere il libro a me destinato. Ma vabbè, è stato un periodaccio. Anche se, pensandoci bene, non è una scusante. In più temo di non essere abbastanza ispirata per recensire dei libri in questo periodo ma mi tocca farlo, altrimenti non rientrerò più nel loop.

Autore: Diana Wynne Jones
Titolo: La casa per OgniDove
Prezzo: 15 €
Editore: Kappa Edizioni
Pagine: 256
Il mio voto: 4 segnalibri

Trama

Charmain Baker vive serenamente, trascorrendo le sue giornate tra i libri. Quando un bel giorno deve raggiungere il prozio William che giace a letto ammalato, sembra l'occasione per vivere una bella avventura. Ma la cose si complicano quando scopre che William è un potente mago e che la sua casa si sposta nello spazio e nel tempo. Charmain non è certo preparata ad avere a che fare con una casa magica! Aprendo una porta si può passare dalla sala alla cucina, ma anche trovarsi proiettati in una terra lontana. Fin dal suo arrivo, Charmain Baker farà una serie di incontri sorprendenti, ma la sua vita prenderà una piega davvero inaspettata solo quando incontrerà dei personaggi che ben conosciamo: Sophie, il demone Calcifer e, sotto mentite spoglie, il terribile mago Howl!

La mia recensione


Conquistami, inventami, dammi un'altra identità

Terzo e ultimo capitolo della serie di libri sul mago di Howl. Diana Wynne Jones, lo ammetto, è stata una piacevolissima scoperta e leggere i volumi della trilogia tutti di seguito sicuramente rende l'avventura più intensa, sentita.
Lo stile semplice, caratteristico anche degli altri due volumi, riesce ad avvolgere il lettore e a farlo sentire parte integrante della storia, protagonista della vita dei personaggi, dei loro sentimenti.
Sebbene questo sia il romanzo che, tra tutti e tre, mi è piaciuto meno è stata comunque una lettura piacevole e, se lo avessi letto nel periodo giusto, anche scorrevole.
Charmain, la piccola e pigra Charmain, mi ha ricordato me fino a qualche tempo fa. Una ragazzina introversa, chiusa nel suo piccolo mondo fatto di libri e parole stampate, che preferisce leggere piuttosto che affrontare la realtà, accantonando i problemi in un angolo e liquidandoli con un "ci penserò domani". 
Ma non sono Charmain, Peter o l'adorabile Sperso i protagonisti di questo romanzo, bensì la magia. Magia che si respira fin dalle prime pagine, che rende l'atmosfera quasi onirica, ma plausibile.
Perché nel mondo creato da Diana Wynne Jones tutto, sebbene sia palesemente fantastico, sembra essere possibile, tangibile e quindi plausibile.