venerdì 23 marzo 2012

Recensione: Paranormalmente

Autore: Kiersten White
Titolo: Paranormalmente
Prezzo: 14,50 €
Editore: Giunti Y
Pagine: 410
Il mio voto: 2 segnalibri e mezzo

Trama

Evie sogna una vita normale, ma quando a sedici anni si ha il dono di vedere i mostri e si è un'agente del Centro Internazionale del Contenimento del Paranormale anche la ricerca della normalità può essere un'avventura. Se poi ci si mette una sirena come amica del cuore, una fata dei boschi maschio come ex e una cotta per un aitante mutaforma, la missione diventa quasi impossibile... Ma fra mille avventure e qualche momento di romanticismo, dopo aver sconfitto un'oscura profezia delle fate, aver salvato il mondo del paranormale e aver fatto i conti con la sua vera identità, Evie, accoccolata sotto una coperta con Preston, il suo mutaforma, sentirà le loro anime fondersi e l'amore trionferà su tutto, nel mondo normale, e anche in quello un po' più strano. Ironico e dissacrante, “Paranormalmente” è un romanzo pieno di azione e di fantasmagorici colpi di scena.

La mia recensione 

Paranormalmente sedicenne.

Paranormalmente è il primo romanzo di una trilogia che, in America, è stato pubblicato con il titolo Paranormalcy. Questo primo volume racconta la storia di Evie, una sedicenne apparentemente come tutte le altre ma che, invece, lavora per l'AICP, il Centro Internazionale del Contenimento del Paranormale.
Evie, infatti, non è una ragazza qualunque, ma una paranormale: può vedere attraverso le sembianze umane assunte dagli esseri paranormali e quindi conoscerne la loro vera natura.
L'idea di fondo del romanzo è, senza ombra di dubbio, molto interessante e per certi versi anche molto ben sviluppata. L'AICP, l'organo che si occupa di recuperare e controllare i paranormali nel mondo, è una trovata tutt'altro che banale che, lo ammetto, mi ha fatto un po' pensare Fringe, una delle mie serie tv preferite. 
Ad aumentare la curiosità che mi ha spinto ad acquistare il libro (per fortuna scontato!) hanno contribuito le critiche di diverse autrici di Urban Fantasy, riportate in quarta di copertina, che si dicono entusiaste della storia. 
E' forse anche per questo motivo che mi aspettavo fosse un romanzo completamente diverso, dimenticando o, piuttosto, mettendo in secondo piano il fatto che si tratta, invece, di un Urban Fantasy rivolto ad un pubblico di lettrici molto giovani.
Probabilmente, comunque, anche se avessi avuto dodici anni di meno non avrei espresso un'opinione tanto differente da questa, anzi, forse sarebbe stata ancor più negativa.
Evie, infatti, è quanto di più lontano si possa immaginare quando si pensa ad una eroina in generale e ad una eroina per adolescenti in particolare. Io, che da adolescente mi sono innamorata di un'eroina come Jane Eyre, non avevo (e ovviamente non ho) proprio nulla in comune con Evie la quale, in una situazione critica, pensa all'ultima volta che ha passato il Silk épil alle gambe.
Risulta poco credibile, infatti, che un organo importante come l'AICP (più o meno agli stessi livelli della CIA, per intenderci) affidi delle missioni ad una ragazzina di sedici anni come lei, interessata più all'abbigliamento maculato e al tacco di dodici centimetri che ad altro. Probabilmente le teenager di adesso troverebbero fantastici e spiritosi i suoi "bip" sostituiti alle parolacce e i numerosi sospiri (dai significati più svariati!) di Raquel, cose che, invece, in un lettore che ha superato da un pezzo i tredici anni creano diversi "fastidi", come orticaria, nervosismo e qualche volta vera e propria irritazione.
Per non parlare, in ultimo, della scelta del colore (rosa!) di ogni accessorio, compreso un taser e l'impugnatura di un coltello utilizzati come oggetti per difendersi dagli esseri paranormali e che costituiscono, quindi, l'arsenale di una "cacciatrice". Adesso, in tutta onestà: chi ha paura di una cacciatrice di paranormali che utilizza Tesey (il taser) e un coltello rosa?!
Ma non ci sono solo cose negative in questo libro anche se, devo ammetterlo, superano di gran lunga quelle positive. Tra gli elementi che si possono quindi considerare positivi ho trovato interessante l'idea di dotare i paranormali di "vere" sembianze, oltre a quelle "finte" che assumono in presenza di mortali, e di far loro possedere dei tratti di personalità particolari.
Mi riferisco, nello specifico, alla figura delle fate le quali, negli altri Urban Fantasy, vengono sempre dipinte come esseri molto dolci e altruisti e che la White, invece, descrive come esseri spiccatamente intelligenti, molto astuti e tutt'altro che preoccupati per il prossimo. Nonostante le fate abbiano stuzzicato la mia curiosità, lo stesso non posso dire per gli altri esseri paranormali. I temuti vampiri, infatti, abbandonano l'aura sexy e diventano delle macchiette, più simili agli stupidi zombie che ai vampiri veri e i licantropi si trasformano in teneri e dolci cucciolotti al servizio degli umani.
Insomma: per chi (come me, appunto) ha in mente il prototipo di eroina da Urban Fantasy in perfetto stile Anita Blake o Olivia Dunham, e per chi ha superato da un pezzo l'adolescenza questo libro è solo un'inutile perdita di tempo.

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