mercoledì 27 giugno 2012

Recensione: Libertà

Autore: Jonathan Franzen
Titolo: Libertà
Prezzo: 14 €
Editore: Numeri Primi (Einaudi)
Pagine: 632
Il mio voto: 5 piume (e sono pure poche!)

Trama

Walter e Patty erano arrivati a Ramsey Hill come i giovani pionieri di una nuova borghesia urbana: colti, educati, progressisti, benestanti e adeguatamente simpatici. Fuggivano dalla generazione dei padri e dai loro quartieri residenziali, dalle nevrosi e dalle scelte sbagliate in mezzo a cui erano cresciuti: Ramsey Hill (pur con certe residue sacche di resistenza rappresentate, ai loro occhi, dai vicini poveri, volgari e conservatori) era per i Berglund una frontiera da colonizzare, la possibilità di rinnovare quel mito dell'America come terra di libertà "dove un figlio poteva ancora sentirsi speciale". Avevano dimenticato però che "niente disturba questa sensazione quanto la presenza di altri esseri umani che si sentono speciali". E infatti qualcosa dev'essere andato storto se, dopo qualche anno, scopriamo che Joey, il figlio sedicenne, è andato a vivere con la sua ragazza a casa degli odiati vicini, Patty è un po' troppo spesso in compagnia di Richard Katz, amico di infanzia del marito e musicista rock, mentre Walter, il timido e gentile devoto della raccolta differenziata e del cibo a impatto zero, viene bollato dai giornali come "arrogante, tirannico ed eticamente compromesso". Siamo negli anni Duemila, anni in cui negli Stati Uniti (e non solo...) la libertà è stata come non mai il campo di battaglia e la posta in gioco di uno scontro il cui fronte attraversa tanto il dibattito pubblico quanto le vite delle famiglie. 

La mia recensione

L'album di famiglia

La narrazione di Franzen vanta una genialità che definirei quasi malvagia. La storia che ci racconta in questo piccolo capolavoro della letteratura americana contemporanea non ha nulla da invidiare allo scorrere delle nostre vite. Anzi, qualcuno di noi, probabilmente, ha vissuto una vita decisamente più interessante o, perché no, addirittura più movimentata di quella dei protagonisti di Libertà. Infatti non è la storia a fare la differenza, ma come questa ci viene raccontata. 
E Franzen, permettetemi di dirlo, sa perfettamente di essere schifosamente bravo nel farlo.
La lettura di questo romanzo inzia a singhiozzo, quasi non si capisce dove l'autore voglia andare a parare. Perché le prime 30 pagine sono dispersive, confusionarie, disorientano quasi lasciando il lettore con l'amaro in bocca. Si è dentro la storia, ma solo parzialmente. Come quando, al mare, non si ha il coraggio di bagnarsi del tutto e si avanza nell'acqua lentamente, immergendosi solo fino alle ginocchia.
Poi, d'improvviso, senza sapere esattamente come sia successo, ci si ritrova nel salotto dei Berglund, seduti sul  loro divano di pelle marrone, le gambe distese e i piedi poggiati su un tavolino di legno basso, rotondo. Una confezione di soffici marshmallow in mano, il bollitore sul fuoco e un album di famiglia sulle ginocchia.
E, in men che non si dica, si è immersi nella storia fino al collo.
Risucchiati dal vortice Patty scopriamo, lentamente, le sue numerose e complesse sfaccettature. Seguiamo la sua infanzia e la sua adolescenza con un'attenzione ai dettagli che rendono tutto molto nitido, praticamente tangibile. Sfogliamo l'album di foto, lentamente, soffermandoci sulle sue esperienze adolescenziali, quelle che la renderanno la donna adulta e matura che sarà alla fine del libro. Una donna dura, problematica, macchinosa, quasi nevrotica.
Franzen è così attento al particolare che non tralascia nulla: non c'è personaggio che risulti meno credibile degli altri. Di ognuno di loro offre un profilo particolareggiato, profondo, minuzioso.
La vita di ognuno è raccontata all'interno di questo pesante, polveroso e ingiallito album di foto. Incontriamo, tra un marshmallow e l'altro, la storia di Walter e della sua amicizia con Richard Katz. Walter, la reincarnazione dell'uomo "austeniano" per eccellenza, e Richard, l'alter ego di tutti noi, sono uniti da un legame talmente profondo che, nonostante gli anni trascorsi e le vicende vissute, non smette mai di aggrovigliarli l'uno all'altra. Un legame che va al di là dell'amicizia, ancor più profondo e viscerale, forse, del legame di sangue.
Una polaroid, dai colori sgargianti, della middle class americana dei giorni nostri che tenta di assaporare le libertà concesse all'essere umano cercando, laddove possibile, di ferire il prossimo solo parzialmente, o di non ferirlo affatto. Fallendo, miseramente. Le emozioni, forti e contrastanti, hanno la meglio sulla razionalità dei personaggi.
Non ci si può opporre ai sentimenti, di qualunque natura essi siano. Non si può ignorarli, o fingere addirittura che non siano mai esistiti o, ancor di più, cercare di comprarli. Nemmeno se si è ricchi. Nemmeno se si spendono tutte le energie possibili per riuscirci. Non funziona in questo modo, purtroppo. E i Berglund ne sono la prova lampante. I gesti dei personaggi, le loro azioni, persino le loro relazioni interpersonali, trasudano passione e amore per il prossimo, per il proprio compagno, per gli amici, per i componenti della propria famiglia. Sebbene, a volte, succeda che si facciano del male perché portati all'esasperazione, allo stremo delle loro forze, e sebbene sembri che sia fatto tutto con una mente fredda ed un estremo distacco, non è affatto così. Subito dopo la lite, e spesso anche mentre questa stessa è ancora in atto, il senso di colpa, violento come un terremoto interiore, disorienta i personaggi, distruggendo le loro momentanee certezze di superiorità.
I cambi di prospettiva, inseriti sempre al momento giusto, donano all'intera storia un ritmo e una continuità che, uniti alla continua caccia alla libertà dalle preoccupazioni, spingono il lettore a voltare pagina sempre più velocemente. Nasce, a un certo punto della narrazione, un cordone ombelicale che ci unisce, indissolubilmente, alle vite dei Berglund. E Patty? Ce la farà Patty a riscattare la propria figura? E Jessica, alla fine, somiglierà davvero alla madre? L'amore, l'amicizia, il rispetto, possono sopravvivere a una catastrofe interiore dietro l'altra?
Un romanzo che non è un semplice romanzo. È un diamante alla luce del sole: sprigiona, attraverso i suoi personaggi, un arcobaleno di lucentezza unico e raro. Brilla di luce propria.

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