martedì 3 luglio 2012

Confessioni di una coprecarywriter #2

Lo so, lo so, sono tremenda. Sto trascurando il blog e non curo più la parte "Anteprime" con le uscite in libreria. Ma, promesso, questa settimana riprenderò le redini di tutto. Ho in mente anche una nuova rubrica, ma non so ancora se farla partire oppure no. Sono un po' indecisa perché si tratterebbe di una rubrica (ovviamente a cadenza completamente casuale, questa è la caratteristica che mi distingue dalle altre blogger: la casualità) che conterrà dei racconti scritti da me. Direte voi: quindi, dove sta il problema? Eh, il problema è che mi vergogno un po' di ciò che scrivo. Temo anche che, tra le altre cose, a nessuno interessi quello che scrivo (e questo è decisamente probabile). Me la penso ancora un po' e poi decido.
Ma torniamo a noi. Ormai sono passati  20 giorni da quando ho iniziato lo stage e qualcosa è cambiato da allora. È cambiato, certamente, il mio modo di rapportarmi con gli altri. O meglio, con loro. 
Detto così sembra quasi mi riferisca a "Gli Altri" di Lost, è vero. Solo che, nonostante il tempo passato, per me è come se fossimo ancora delle entità distinte. Non mi sento di far parte dell'agenzia, è come se stessi solo prestando la mia persona, ecco. Credo, immagino, sia una reazione tipicamente razionale. Non voglio trovarmi troppo bene, non voglio sentirmi troppo a mio agio perché se a Settembre tutto dovesse finire la prenderei male. Quando la prendo male non la prendo male emotivamente con un po' di tristezza, la vivo più che altro come una mia incapacità, come se non fossi adeguata o, che ne so, addirittura poco intelligente.
Io e l'autostima abbiamo un rapporto di odio profondo, diciamo che non ce l'ho proprio, così rendo perfettamente l'idea. xD
Vivendola, invece, come se si trattasse di un'esperienza lavorativa "occasionale" (come se facessi la promoter, ad esempio) coinvolgo meno (forse quasi per niente) la mia parte emotiva. Ma stavamo parlando della nuova me! Sì, dunque, da ieri è entrata in scena la nuova, nuovissima, nuoverrima me: Nereia Zen.
Marisol Spoon
Perché, voi non potete saperlo, ma non sono una persona paziente. Affatto. Sono un po' (un po' troppo) puntigliosa e mi dà molto fastidio quando qualcuno mi sta parlando, lentamente, e io ho già capito dove vuole andare a parare. Perché, quando tu hai già capito, è difficile rimanere impassibili ad ascoltare l'altro che cerca di spiegarti un concetto come se avessi due anni. Ti viene proprio da urlare "Hey, man, ho capito, dannazione! Cambiamo argomento adesso?!" E la vecchia me (quella esistita fino a giovedì per l'esattezza) faceva notare di aver già capito, creando malumori e nervosismi. Invece, è ovvio, mi tocca attivare la modalità zen: parlare lentamente e con un tono basso di voce, spiegare le cose con parole semplici e, questa sarà la parte più difficile, rimanere in silenzio ad ascoltare anche se ho già capito. Tutto dipende dal concetto di tempo che si ha. Anche l'essere zen.
Qui, in agenzia, il tempo non scorre nello stesso modo che nel resto del mondo. Il pomeriggio inizia alle 14.30, subito dopo la pausa pranzo, ma può finire anche alle 21. Succede, e non di rado, che un progetto arrivi dalla sala account alle 18.25, proprio cinque minuti prima che il tuo orario di lavoro finisca. E non puoi, proprio no, fingere di non aver letto la mail perché quel progetto, quasi certamente, avrà scadenza immediata, un paio di giorni al massimo. E va, tassativamente, completato. E sì, sì, potrei comunque scansare la sedia dalla scrivania e andarmene. Dire: "ci penso domani" o, peggio, "ci penserà qualcun altro". 
Ma c'è un problema. In un'agenzia (nel reparto creativo, almeno) non c'è spazio per l'individualismo, si ragiona per "squadra". Se il copywriter accanto a te è in difficoltà lo aiuti, non giri i tacchi e te ne vai. Un copy, da solo, non ha motivo di esistere. Un copy non in armonia con gli art (i disegnatori, per intenderci) non ha motivo di esistere.
E adesso vado che devo cercare di domare la frangetta e, dato che mi hanno dato un pc esclusivamente mio, devo decidere cosa mettere sulla scrivania!

4 commenti:

  1. Forza con la frangetta ù_ù/
    Uhm. Ti capisco, dover essere sempre disponibile e non poter dire chiaramente quello che si pensa è stressante... però forse se ti 'integrassi' appieno, i superiori o i colleghi lo sentirebbero e avresti più possibilità a Settembre..
    (Comunque a me i racconti interesserebbero ù_ù)

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    1. Ieri, cara, ti ho pensato tanto: ho parlato con un sacco di gente xD

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  2. Benvenuta del meraviglioso mondo del lavoro :)
    Capisco quello che ti passa per la testa. Io ho iniziato a lavorare parecchi anni fa e ti assicuro che all'inizio (ma tutto sommato ancora adesso) ho dovuto tapparmi il naso migliaia di volte. L'importante è avere ben chiaro davanti a te il tuo obbiettivo, che non è nello specifico il singolo task che ti è stato assegnato o il dover compiacere il collega anziano o il capo nervoso.
    Il tuo obbiettivo è guadagnare esperienza (in primis) ma anche guadagnare fiducia e rispetto. Dovrai fare le tue cose anche meglio degli altri, per poter guadagnare la suddetta fiducia e il suddetto rispetto. Visto però che almeno all'inizio nessuno pretenderà la qualità in quello che fai, non ti resta che offrire quantità. In altre parole l'unica tua arma è quella di lavorare sodo senza guardare l'orologio. Tra un po' (ma non avere fretta) potrai anche dire rispondere con qualche "no" e, ti assicuro, un "no" al momento giusto funziona anche meglio di un servile "si".
    Forza e coraggio! Ampi sorrisi e frangette ben curate sono la chiave. Ciao!!!

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    1. Non lo guardo proprio l'orologio. Torno sempre a casa a degli orari improponibili... Sarà almeno una settimana che torno alle 9 di sera. Certo è che così non ci arrivo molto bene al 3 agosto (quando l'agenzia chiude). I ritmi di questa agenzia sono troppo veloci, arrivano dei progetti con scadenze immediate, non si può lavorare così!

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