venerdì 20 luglio 2012

Recensione: Echo

Francesca Lia Block è un'autrice che ho scoperto grazie alla grafica della copertina di questo libro. La Elliot è una casa editrice piccola, relativamente nuova, che pubblica titoli che reputo molto interessanti. Echo rientra, perfettamente, nei libri Perduti & Ritrovati: pubblicato qualche tempo fa è passato quasi inosservato in libreria. 

Autore: Francesca Lia Block
Titolo: Echo
Prezzo: 14 €
Editore: Elliot
Pagine: 144
Il mio voto: 3 piume

Trama

Echo è giovane. Ha un nome da ninfa eppure non si sente a suo agio: un brutto anatroccolo. Ha una madre troppo bella, un angelo o una dea, e un padre troppo intelligente, un artista maledetto. Quando il padre si ammala gravemente e la madre si dedica soltanto a lui, troncando qualsiasi legame con il mondo esterno, Echo esplode. Va in pezzi. Si tinge i capelli di verde, dimagrisce, si fascia in abiti punitivi. Inizia a vagabondare pericolosa e pericolante tra i rischi e le facili attrattive di una città che sembra uscita dal mito ed è invece fin troppo reale, "una città di maghi, stelle del cinema e pagliacci innamorati". Fantasmi e vampiri e fate e sirene e scheletri, ma anche ragazzi e ragazze alla disperata ricerca di dolcezza e verità, la accompagnano o le sbarrano il cammino. Echo vuole essere vista, considerata. Vuole essere amata, e per questo è disposta a rinunciare a tutto. Anche a se stessa, con il rischio di non rimettere a posto i tanti pezzi in cui si è rotta, con il rischio di rimandare un lieto fine nel quale inconsapevolmente spera. 

La mia recensione

Il viaggio di Echo

Echo non è un romanzo, è un viaggio introspettivo verso la maturità interiore. Non è un fantasy, non è un urban fantasy e non è un romanzo. Francesca Lia Block sconfina da ogni genere narrativo e, attraverso un linguaggio molto dolce e delicato, invita il lettore a fare lo stesso. Se, per il tempo necessario a leggere 144 pagine, riusciamo a mettere da parte, sul lato opposto del nostro letto, i nostri schemi mentali la lettura di questo piccolo libriccino scivolerà via in un soffio. Questo è forse il difetto più grande: è corto. Il viaggio attraverso il mondo di Echo è troppo breve. Non facciamo neanche in tempo a rilassarci all'interno dei suoi pensieri, a barcamenarci tra i suoi ricordi che, subito, siamo costretti a scendere dalla mongolfiera che ci ha portati fin lì. L'estrema brevità, purtroppo, lascia i personaggi sospesi nell'etere, senza che questi riescano a comunicarci davvero qualcosa. L'autrice non entra nel dettaglio della vita dei personaggi secondari, ne traccia solo un bozzetto. Così Thorn, Smoke, Valentine sono poco delineati, quasi sfuggenti. Rimangono disegni appena accenati, profili sbiaditi. Perfino Echo, che è la protagonista principale, è fluida e inconsistente, polverosa. Sembra quasi che, con un soffio, tutto possa svanire come sabbia al vento.
Sebbene il romanzo sia a tratti fiabesco, onirico e astratto, alcune caratteristiche della personalità di Echo e alcune sue reazioni emergono lasciando il segno nel lettore, facendolo, per qualche attimo, immedesimare nel dolore che la ragazza prova e che cerca di esorcizzare.
Echo non esplode, implode. Si priva del cibo, frequenta locali notturni, si circonda di persone poco raccomandabili, incontra la droga. Cerca se stessa in un mondo che sembra non appartenerle e questo, inevitabilemente, la fa soffrire. La perfezione della madre, paragonata a una dea, l'amore incondizionato e la devozione che il padre riserva solo a lei, escludendo Echo, disintegrano quelle poche certezze che albergavano in lei fino a qualche tempo prima. Il mondo di Echo si sgretola sotto il suo sguardo inerme, impotente.
L'autrice descrive molto bene il senso di disagio, di non appartenenza, trasformandolo in nitide immagini attraverso l'uso, pensato e curato, delle parole. Echo, infatti, non è nemmeno un romanzo scritto. È un romanzo raccontato attraverso i colori e le sensazioni che si servono del linguaggio per trasformarsi in dipinti surreali della realtà. 
Un romanzo che avrebbe potuto essere sviluppato meglio, in modo più approfondito. Allora sì che sarebbe stato un viaggio dal quale non saremmo più voluti tornare indietro.

Nessun commento:

Posta un commento