venerdì 24 agosto 2012

Recensione: Il castello in aria

Vogliamo, per caso, parlare della loop nel quale sono appena entrata? No, meglio di no. Dopo aver terminato la lettura de Il castello errante di Howl (di cui potete leggere la recensione qui) mi sono subito immersa nella lettura del seguito, ovviamente. Come si fa, dico, a non amare quest'autrice? C'è un modo?! Perché io non ce la faccio a non amarla, proprio no.


Autore: Diana Wynne Jones
Titolo: Il castello in aria
Prezzo: 15 €
Editore: Kappa Edizioni
Pagine: 202
Il mio voto: 4 piume

Trama

Il Castello Errante è scomparso, e così il potente mago Howl. Intanto un giovane venditore di tappeti di nome Abdullah si rende conto che le sue fantasie iniziano ad avverarsi. C'entra qualcosa il misterioso tappeto di cui il giovane è appena entrato in possesso, e sul quale dorme ogni notte? Una movimentata avventura a cavallo fra due regni, fra castelli volanti, geni in bottiglia, angeli e creature stregate dall'identità multipla, in cui la coraggiosa Sophie dovrà trovare una risposta a mille enigmi, e ricostruire passo dopo passo il mistero legato alla scomparsa di Howl.

La mia recensione

Le notti d'oriente fra le spezie e i bazar son calde lo sai, più calde che mai, ti potranno incantar

Salam a tutti voi miei degni amici!
Pronti per un viaggio emozionante nel deserto dell'estremo oriente? Sì? E allora forza, montate sul tappeto volante di Diana Wynne Jones, non ve ne pentirete!
Il castello in aria è il secondo capitolo della trilogia che riguarda quel losco figuro del mago Howl. A differenza de Il castello errante di Howl, però, i protagonisti di questo libro non sono gli stessi che compaiono nel primo volume. Qui, infatti, Howl e Sophie non sono che comparse, dei cammei che appaiono solo alla fine. Il romanzo, però, non risente affatto di questa scelta dell'autrice, anzi. La prima parte, quella quindi che non riguarda affatto il romanzo precedente, è quella che ho gradito di più perché, verso la fine, la storia sembra perdere un po' di smalto. Il motivo è semplice: è tutto merito di Abdullah, il protagonista indiscusso della storia.
Abdullah, infatti, con la sua simpatica parlantina, ci mette subito a nostro agio e ci trascina con sé all'interno della propria tenda nella quale custodisce la sua preziosa mercanzia. Al lettore sembrerà di varcare la soglia della sua modesta e polverosa dimora e di sedersi al suo fianco, su una delle montagne di stoffe che la riempiono. Abdullah, in fondo, non è che un semplice mercante di tappeti al quale, per uno strano scherzo del destino, succede davvero di tutto. I suoi sogni, senza che lui se ne renda conto, si tramutano in realtà portando con loro anche una bella dose di contrattempi. A causa di una serie sfortunata di eventi si ritroverà a dover gestire una situazione che, da umile venditore di tappeti, certamente non aveva mai nemmeno immaginato.
Così, dall'interno della sua tenda, accompagnato da un tappeto volante, un genio intrappolato in una bottiglia e un ex soldato, Abdullah si lancerà nella ricerca forsennata e, perché no, anche un po' disperata della principessa della quale si è invaghito: Fior della Notte, una principessa che fino a quel momento era vissuta solo nei suoi sogni.
Con un linguaggio semplice e diretto la Jones ci accompagna, quasi per mano, nell'estremo Oriente e ce ne trasmette l'atmosfera, gli odori. Sembra quasi di ritrovarsi sporchi della polvere dei tappeti di Abdullah, pregni degli miasmi, non esattamente gradevoli quindi, della cucina di Jamal, accaldati dal clima torrido del deserto della città di Zanzib. 
Un romanzo, questo, che più che fantasy definirei fiabesco, certamente più del primo. Anche qui gli elementi della fiaba ci sono tutti e sono mescolati per bene, così da poter inserire all'interno della narrazione anche un po' di mistero. Quando ci si immerge nella lettura (perché ci si immerge, date retta a me e alla mia povera schiena) non si può fare a meno di pensare ad Aladdin e alla figura dello strano mercante con il quale ha inizio il cartone animato. E poi il tappeto, il genio, le tende. Tutto, insomma, richiama alla nostra memoria i colori caldi creati dalla Disney. Eppure il romanzo della Jones è stato pubblicato ben due anni prima dell'uscita del cartone animato della Disney, ma tradotto in italiano dalla Kappa Edizioni solo nel 2006. 
Qualunque età voi abbiate lasciatevi rapire dalla Jones e fatevi trasportare, senza opporre resistenza, dalle sue parole che, come se foste su un tappeto volante, vi condurranno verso un mondo nuovo, unico nel suo genere: il mondo dei vostri sogni.
E proprio come dice lo strano figuro all'inizio di Aladdin:
"Non vi fate ingannare dall'aspetto comune. Come per tante cose non è quello che si vede, ma quello che c'è dentro che conta".

6 commenti:

  1. I primi minuti di Aladdin sono tra le cose migliori prodotte dalla Disney!
    Io Howl&co. li conosco principalmente grazie al lungometraggio di Miyazaki, solo di recente ho scoperto l'esistenza id questi libri. Scoprire che si tratta di una trilogia, poi... Eh, prima o poi lo leggerò.

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  2. Da fan di Miyazaki ho sempre guardato a questi romanzi con curiosità mista a diffidenza, se dici che meritano li metto in wishlist!

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    1. Il film di Miyazaki è bellissimo, l'ho visto subito dopo aver terminato il libro. Lo stesso giorno, nella stessa ora, per l'esattezza. Diciamo che si tratta di due storie diverse, entrambe meravigliose. Se ti piace il fantasy leggi almeno il primo, non te ne pentirai. :)

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  3. Ohohoh *w* Cara, un fischio e ti spedisco tutto ciò che possiedo della sublime Diana, né.
    Vorrei commentare degnamente ma torno ora dalle più-o-meno-vacanze e bramo un buon sonno >_>' ma mi rifarò ù_ù

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    1. Potrei confessare al mondo che ti adoro perché me l'hai fatta scoprire. xD

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