domenica 29 dicembre 2013

Ciarlando allegramente di... #6

Non farò alcuna lista su questo blog dei libri più belli e quelli più brutti letti quest'anno. Un po' perché ho letto davvero pochi libri, un po' perché quelli belli li ho nominati praticamente dovunque e quelli brutti potete tranquillamente vederli cliccando su Francamente me ne infischio sulla barra di sinistra. E poi, diamine, mi auguro di dimenticarli al più presto quelli brutti xD Meglio non parlarne più del dovuto!
In questo post, invece, vi parlerò di un libro letto fino alla fine, La ragazza del Greenwich Village, e di un libro abbandonato a pagina 185, Swamplandia! Benvenuti nella terra degli alligatori.
Sì, lo so, lo so, non si parla dei libri abbandonati per evidenti motivi: se l'ho lasciato a metà non so mica se si riprende e se finisce bene. Avete ragione. E però, siccome io non seguo alcuna regola ve ne parlo lo stesso e vi invito, con tutto il cuore, a stare lontani da questo libro.

Raramente, davvero raramente, abbandono la lettura di un libro. Francamente me ne infischio è la prova lampante del male che mi voglio nel portare a termine certe letture. Ci ho provato anche questa volta, credetemi. Però quando è troppo nemmeno la mia perseveranza, il mio strano gusto dell'orrido, la mia testardaggine riescono a farmi arrivare alla fine. Non che Swamplandia! sia più brutto di Uno splendido disastro o di qualche suo diretto collega osannato sul web (sì, sì, parlo proprio di Io prima di te), assolutamente no. Perlomeno è scritto bene, con metafore e allegorie anche molto belle e descrizioni così precise e particolareggiate che è un piacere anche solo guardarle. Karen Russell il talento ce l'ha di certo, però figliola quanto sei noiosa! La trama, poi, aveva anche un potenziale niente male! Insomma, un parco a tema diretto da una famiglia che da generazioni lotta con gli alligatori rappresentava praticamente l'ambientazione ideale. Però santo cielo, nelle 185 pagine che ho letto c'erano cento pagine di troppo. Per non parlare di alcuni elementi inseriti di cui, francamente, potevamo anche fare a meno considerando che questo libro non è un fantasy, non è un horror e a parte quell'elemento magico (??) non presenta altro. Più che altro, inizialmente, mi ha fatto dubitare della sanità mentale di uno dei personaggi (per dirvi quanto bene ci sta l'elemento sovrannaturale nella storia) e ho pensato fino alla fine (la mia fine, pagina 185) che questa ragazzina venisse prima o poi trovata in stato confusionale, in preda a qualche delirio psicotico o che so io. Invece apprendo dalle recensioni presenti su GR che la ragazzina non è schizofrenica e che la malattia mentale non è contemplata da nessuno. Bene. Qualcuno che scrive un grosso e grasso WTF? però ci sta e questo mi riempie di gioia. Anyway, se qualcuno di voi lo ha letto e ha avuto anche il coraggio di arrivare alla fine mi contatti per dirmi che fine fanno Ava e Ossie per piacere, giusto per capire dove Karen Russell voleva andare a parare. Detto ciò, se ancora non si fosse capito, lasciatelo stare tra gli scaffali della libreria, se la passa meglio là che non a prendere polvere a casa vostra.

giovedì 19 dicembre 2013

Gruppo di lettura #1 Follie di Brooklyn

Buongiorno!
Come vi avevo accennato qui, ho preso parte a un gruppo di lettura indetto da Start from Scratch. Il libro che abbiamo letto, tra i molti proposti, è stato Follie di Brooklyn di Paul Auster. E adesso, permettetemi di dirlo, non vedo l'ora ci sia la seconda puntata del Gruppo di lettura al quale vi invito caldamente a partecipare, tenete d'occhio la pagina Facebook del blog ^^ 

Titolo: Follie di Brooklyn
Autore: Paul Auster
Editore: Einaudi
Pagine: 265
Il mio voto: 4 piume

Desideravo leggere questo libro da diverso tempo. Fa riflettere che fosse posizionato alla ventesima pagina su ventiquattro della mia wishlist anobiiana. Però sapete tutti come funziona, no? Un libro può rimanere per diverso tempo, delle volte anche anni, tra i to be read e non aggiudicarsi mai il podio nella gara dei libri da leggere nel breve tempo.
Questo è quello che è successo al povero Auster. Piazzato in wishlist appena uscito e poi superato sempre in gran carriera da altri libri, magari che non sono mai entrati in wishlist.
Poi, grazie a un gruppo di lettura trovato su Facebook e organizzato da un'altra blogger, ecco che all'improvviso arriva il suo momento di gloria. 
Ho iniziato questo libro con delle aspettative altissime, alle quali hanno sicuramente contribuito la popolarità di Auster, le recensioni entusiastiche di altri suoi libri nelle quali mi sono imbattuta, la bellissima copertina (perché la copertina è bellissima, mi fa tanto pensare a Hopper). Sono sincera, forse sono state le mie aspettative altissime a farmelo piacere così tanto. Perché non volevo, assolutamente, che queste fossero disattese. Ho sperato con tutta me stessa che mi piacesse. E, infatti, così è stato. Per diversi motivi, non solo perché lo desideravo disperatamente.
Lo stile utilizzato dall'autore, a tratti quasi confidenziale, l'incredibile quantità dei dettagli forniti da Auster circa la vita dei personaggi, la struttura narrativa, tutto di questo romanzo mi ha piacevolmente colpita e mi ha convinta a leggere tutti i suoi romanzi, prima o poi.

lunedì 9 dicembre 2013

Ciarlando allegramente di... #5

Ok, sebbene non sappia da dove cominciare (perché non ho molto da dire in merito), è il caso di parlarvi dell'ultimo libro letto, ossia Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson. Io, come al solito, arrivo in ritardo alle cose perché, come ben sapete (e, se non lo sapete, sappiatelo adesso) da qualche tempo è uscito in libreria il nuovo libro di Jonas Jonasson: L'analfabeta che non sapeva contare a un prezzo davvero allucinante (siori 19 euro? Capperi!). E quindi vabbè, mentre la gente comune si procura il secondo libro dell'autore io leggo il primo. Comunque, per non sbagliare, l'ho preso in biblioteca perché, nonostante sia uscita l'edizione economica (e ci sarebbe taaaanto invece da dire sul prezzo "economico" della collana Vintage) ho preferito non acquistarlo. E per fortuna, mi tocca dire.
Ma andiamo con ordine perché altrimenti sembra che il libro non mi sia piaciuto affatto e, invece, non è così.
Premetto che si tratta, senza ombra di dubbio, di un libro da leggere preferibilmente a giugno o, se siete lettori da lettino al mare, entro l'estate. Questo perché Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve è un libro leggero, spensierato, senza alcuna pretesa di somigliare al capolavoro dell'anno o a un libro che, una volta letto, cambierà profondamente la vostra visione del mondo (ma nemmeno sensibilmente a essere onesti). È un libro a cui assocerei l'azzurro. Chi ha lavorato al progetto grafico della copertina ha fatto un ottimo lavoro, quella gradazione di azzurro è sicuramente il colore di questo libro. E non so se questo dettaglio vi è d'aiuto in qualche modo per capire di che tipo di lettura sto parlando, forse no. 

lunedì 2 dicembre 2013

In my bookshelf #23

Già, sebbene sia stato un mese qualunque (e non dicembre, dove solitamente con gli acquisti mi sbizzarrisco) ho acquistato qualcosa. Più di qualcosa. E la cosa grave è che il numero tristemente basso di libri letti quest'anno (gli anni bui capitano a tutti, l'anno prossimo mi rifarò di certo) non mi ha affatto scoraggiata... e avrebbe dovuto invece!
Per fortuna non sono andata al mercatino, per fortuna, altrimenti avrei fatto panico tra gli scaffali dei libri a meno di tre euro. Comunque, c'è da dire che ho venduto un bustone di libri al Libraccio (che paga una miseria, ma fortunatamente io acquisto i libri usati e per di più spessissimo allo stesso prezzo per cui me li paga il Libraccio) e quindi mi sento, come dire, meno in colpa. Ne sto mettendo da parte altri, venderò un altro bustone per gennaio (numero di libri letti permettendo).
Che dire? Che sto leggendo Follie di Brooklyn di Paul Auster grazie al gruppo di lettura indetto da Start from Scratch (anzi, se vi interessa tenete d'occhio il blog e la pagina Facebook perché certamente se ne faranno altri) e Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve (e mi devo anche muovere perché devo riportarlo in biblioteca mercoledì, argh!).
Mi piacciono entrambi in modo diverso e se avessi iniziato Il centenario non appena l'ho preso in prestito l'avrei finito da un pezzo. Ma sono ingorda e quindi succede che ho mille cose da leggere e poco tempo per farlo.
Dicevamo, a novembre ho fatto un po' di caciara e ho comprato Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale perché, insomma, tutti a dirmi che è un'autrice che merita e poi su aNobii leggo molti che dicono sia un libro noiosissimo. Mi toccherà leggere per credere (chissà quando, ma coff coff, non fossilizziamoci). Poi ho acquistato, in un pomeriggio piovoso ma piuttosto allegro, Dal ventre della balena di Michael Crummay e sono molto felice di questo acquisto. Lo bramavo, un sacco. Ho sperato di trovarlo usato ma niente, alla fine ho ceduto allo sconto del 25% e l'ho fatto mio. Questo, invece, credo che lo leggerò prima del duemilamai perché, credetemi, lo sento urlare dalla libreria. Sento la sua vocina dire "leggimi, leggimi, leggimi Santi Numi!".
E poi, in un momento di sconforto verso il mondo e l'umanità, per riprendermi ho acquistato il terzo volume della saga del nostro amico George R. R. Martin (il volumone, quello grosso grosso per intenderci) perché stava in saldo anche se non ho più continuato a leggere la saga. Sì, sì, mi vergogno abbastanza già da sola, non infierite.
Con uno scambio grazie ad aNobii (sì, qualche volta funziona ancora) ho recuperato l'edizione che bramavo di L'amore giovane di Ethan Hawke e cioè quella della Salani. Il motivo? Futile: la copertina. Decisamente più bella quella della Salani rispetto a quella della Minimum fax.
Pochi libri, in verità, ma che certamente non avrei dovuto acquistare date le condizioni della mia libreria e il numero esiguo di libri consumati, sigh.
E poi niente, credo che adrò a Più libri più liberi a dare giusto un'occhiata ma spero di non acquistare nulla e non credo parteciperò a qualche evento in particolare. Ho dato un'occhiata al programma (e comunque i miei vivissimi complimenti a chi ha partorito il sito internet per la NON usabilità) e niente mi spinge davvero ad andare.
In ultimo, oggi ho dato anche uno sguardo alle offerte di lavoro (si fa per dire) e mi sono fatta una risata. Corro a leggere Il centenario perché sto parecchio indietro, coff coff.

mercoledì 27 novembre 2013

Recensione Tutto accade oggi

Buongiorno!
Ho finalmente preso coraggio e ho deciso di parlarvi di Tutto accade oggi, un libriccino piccino picciò di cui ho terminato la lettura già da un po'. 
Avrei dovuto parlarvene prima ma questo è un periodo un po' così, strano. Pensare che sto indietro con quasi tutte le serie tv che guardo, e per me è come se fosse un'eresia. 
Diciamo che mi mantengo il più occupata possibile, prima che la depressione da disoccupazione bussi alla mia porta. Dunque, tralasciamo le sciocchezzuole!

Autore: Jesse Browner
Titolo: Tutto accade oggi
Editore: E/O
Pagine: 224
Il mio voto: 4 piume

Trama

Wes cammina per le strade di una New York notturna. Sta tornando a casa e dovrebbe essere felice perché ha appena compiuto il grande passo che tutti i suoi coetanei sognano, il rito di iniziazione per eccellenza. Wes, 17 anni, ha fatto sesso per la prima volta. Eppure è triste, indicibilmente, profondamente triste. Perché è successo tutto nel momento sbagliato, con la ragazza sbagliata, per i motivi sbagliati. È tutto fuori dal rigido e assai articolato copione che in ogni istante della sua vita Wes struttura mentalmente. Un copione che ingloba in sé tutti gli aspetti della sua esistenza, dalla madre gravemente malata e costretta a letto al padre scrittore fallito, dalle pagine di Guerra e pace a quelle del Maestro e Margherita, dall’amore idealizzato e impossibile per la bella Delia a quello più protettivo per la sorellina Nora. Un ritratto commovente. Un romanzo tenero e affettuoso. Grazie alle sempre avvincenti e intriganti elucubrazioni del giovane Wes, le pagine di questo romanzo ci restituiscono i sentimenti e le emozioni di un’età in cui ancor più della vita in sé è importante il modo in cui la percepiamo, ancor più di ciò che siamo è importante il modo in cui ci crediamo percepiti dagli altri, un’età in cui nella mente scorre un interminabile flusso di pensieri, considerazioni e sensazioni che può trasformare ogni banale momento quotidiano nella pagina di un infinito romanzo che ci vede come unici protagonisti. 

La mia recensione

It's been a hard day's night

Chi mi conosce lo sa: adoro la malinconia. Adoro tutto ciò che la richiama: i colori caldi dell'autunno, i libri tristi e privi di lieto fine, le statue presenti nei cimiteri, la luce fredda invernale. 
Non che mi piaccia essere triste, questo no. Ma reputo che alcune emozioni, alcuni sentimenti, siano più cinematografici e fotogenici di altri. 
Tutto accade oggi è un libro malinconico, a tratti davvero molto triste. Triste perché Wes, un diciassettenne della New York bene, è stato costretto dalle circostanze a non agire e a non pensare come un qualunque diciassette del Greenewich Willage.
La narrazione ha inizio mentre Wes torna a casa dopo una festa, festa durante la quale ha perso la verginità. Dovrebbe essere contento, vantarsene subito con gli amici, ricevere pacche sulle spalle, brindare a un nuovo inizio. Tutto quello che Wes, invece, riesce a pensare è di aver sbagliato tutto: ha sbagliato momento ma soprattutto ha sbagliato ragazza. Il motivo per cui Wes avrebbe preferito ciò non accadesse vien fuori piano piano grazie ai numerosi flashback che Browner piazza sapientemente un po' qua e un po' là, proprio nel momento giusto.
Grazie ai ricordi degli eventi accaduti sia durante la notte che nei mesi addietro, Browner ci mostra già dalle primissime pagine l'animo tormentato e un po' ottocentesco di cui Wes è dotato. I sentimenti che Wes prova e ha provato, così puri e forti, sono sì indici della maturità intellettuale fuori dal comune, ma sono anche e soprattutto il frutto di un'infanzia vissuta per metà. 
Una madre malata e costretta a letto da molto tempo e, quando la badante non c'è, è lui a doversi occupare di tutto. Un padre pressappoco assente che Wes considera un fallito e che si preoccupa più delle donne da portarsi a letto che della salute dei figli. Una sorella minore che, per cercare di barcamenarsi in una situazione difficile ha inventato un personaggio, Bobby, con il quale cerca di far sorridere il fratello e che offre consigli pratici a tutti.
Appena 220 pagine per raccontare una sola giornata di Wes, la più importante, e farci riflettere su quanto a volte sia ingiusta e pesante la vita per un adolescente d'animo gentile come il protagonista di questo libro.
Un libriccino dolcissimo, la cui lettura destabilizza piacevolemente il lettore. Un libro malinconico, dai colori caldi dell'autunno ma dalla luce fredda dell'inverno.

martedì 19 novembre 2013

Ciarlando allegramente di... #4

Buongiorno!
Fuori il cielo non promette nulla di buono, la temperatura è di circa 13°C, sono le 07.00 e io sono sveglia già da mezzora. Non so perché, è successo e basta. 
Dunque, non ho visto Masterpiece perché ho preferito la pizza con gli amici e due o tre Caffè Borghetti piuttosto che la faccia di De Carlo, non me ne vogliate. Mi ero ripromessa di guardarlo sul sito Rai, ma al mio Mac manca un componente che se scarico continua a mancare. I misteri della tecnologia. O, semplicemente, un monito dell'Universo: -"Nereia, non mi si distragga con le sciocchezzuole, scriva per il blog piuttosto, ché mi sembra parecchio assente ultimamente!". E c'ha ragione.
flying_books_stressless_tattoo
Schiena di Nereia
Oggi, sebbene abbia terminato stanotte Tutto accade oggi di Jesse Browner, vi parlerò del secondo volume della saga di Richelle Mead. Poi per cortesia, in separata sede, mi dite perché mi ostino a leggere libri insulsi che so essere insulsi. Vabbè, lo faccio anche con le serie tv brutte, deve essere una sorta di masochismo mista a voglia di redenzione per i propri peccati.
Pensavo ieri, tra le altre mille cose, che vi ho rotto abbastanza gli zibidei con la storia del tatuaggio libresco senza poi farvelo vedere (se non a qualcuno). Be', adesso è guarito e quindi posso mostrarvelo. Se siete di Roma sarò anche felice di indicarvi lo studio perché, ecco, io li lovvo tutti i ragazzi che lavorano lì. Sono gentili, disponibili, un sacco carini.
Comunque se vi state domandando che cosa ci sta scritto sul mio tatuaggio... Si tratta dell'incipit di Jane Eyre che, si sa, è il mio libro preferito in assoluto. E niente, io lo amo. Amo il mio tatuaggio. Lo guardo ancora così *___* come se lo avessi fatto solo da qualche giorno e invece è passato più di un mese. Non so, forse non mi abituerò mai alla sua presenza. E, oh, perdonate la mia non incantevole forma fisica. Sì be', diciamo che reputo cool le rotondità, un po' come Botero.

lunedì 4 novembre 2013

Recap Women Challenge #3


In attesa di scrivere la recensione di Morsi di ghiaccio di Richelle Mead (che non sono esattamente certa sarà una vera e propria recensione), mi lancio nel terzo recap della Women Challenge. L'anno sta per terminare e io ne ho letti esattamente 15, proprio come mi ero prefissata. Certo, alla sfida dell'alfabeto ho fatto schifo e pietà (non l'ho nemmeno aggiornata per la vergogna) ma vabbè, non si può avere tutto. E niente, ho finito il libro della Mead ieri sera e adesso sono indecisa su cosa leggere... Sì, perché volevo qualcosa di piccolo, scorrevole... Vediamo, entro oggi ne verrò a capo. Anche perché il libro della Mead è, come dire, un po' troppo young. Non credo sarò in grado di scriverne una recensione vera e propria. Forse ne parlerò in modo sconclusionato uno di questi giorni. Comunque, detto ciò, eccoci qua. Cliccando sul titolo di un libro potete leggerne la recensione presente su questo blog ^^

L'ultimo chef cinese di Nicole Mones.

Una lettura leggera e spensierata, un libro che si legge in qualche ora nemmeno. Primo libro della Mones che leggo (e mi auguro non ultimo). Nulla di impegnativo, nulla di particolarmente originale e però, nonostante questo, mi ha scaldato il cuore. Un libro da leggere quando non si vuole nulla di impegnativo, per la gente come me un libro da leggere al parco, seduti su una panchina, scaldati dal dolce sole primaverile.



La donna delle rose di Charlotte Link.

Secondo libro della Link che leggo che, però, va un po' sotto le aspettative. Dopo aver letto La casa delle sorelle che mi aveva appassionata tantissimo (ma davvero non riesco a capirne il motivo, giuro) da questo libro mi aspettavo qualcosa di più. Mi piace come la Link tratta i periodi storici nei suoi romanzi (almeno nei due che ho letto) perché la storia fa da sfondo ma è anche parte integrante della storia. Insomma, se dovete approcciarvi alla Link fatelo con La casa delle sorelle e non con questo qui che resta, comunque, un buon romanzo.


Shadowhunters. Città di ossa di Cassandra Clare.

Ho sentito così tanto parlare di questa serie di libri (come di quelli della Mead) che non lo so mica che cosa mi aspettavo. Molto di più, onestamente. La storia potrebbe anche essere interessante, solo che alcuni parti del libro mi hanno annoiata a morte. Ci ho messo quasi un mese per terminarlo. Io. Quasi un mese per terminare un romanzo urban fantasy. Sembra una presa in giro, e invece non lo è affatto. Spero che andando avanti con la saga la storia migliori perché altrimenti non capisco tutto il successo della Clare.




Questo sì che è un bel romanzo. Scritto bene, struttura narrativa interessante e originale, personaggi ben sviluppati, storia credibile seppur (ovviamente) impossibile. Bello, bello, bello. A me le storie d'amore tormentate piacciono, ormai lo sapete, per cui mi sento caldamente di consigliarne la lettura a tutti. Davvero una bella scoperta. Intenso, emozionante, travagliato. State ancora qui? Andate a leggerlo!

lunedì 28 ottobre 2013

Francamente me ne infischio #3

Ho faticato, molto (ma che dico? Moltissimo!), per trovare la voglia di parlarvi di questo libro. Credetemi, fino a mezzora fa non ero nemmeno certa di volergli dedicare la terza puntata di Francamente me ne infischio. Perché mentre negli altri due libri a cui ho voluto dare l'onore ci sono... come dire... inciampata, questo invece l'ho letto consapevolmente. 
Comunque, per chi fosse appena giunto su questo blog, Francamente me ne infischio è una rubrica dedicata a quei libri di cui, appunto, francamente me ne infischio.
Non voglio assolutamente offendere l'animo romantico di nessuno, sia chiaro. Chi mi conosce anche solo un po' sa che mi commuovo praticamente con qualunque cosa –manca poco lo faccia pure con le frasi dei Baci Perugina– per cui se parlo così di questo libro... Be', un motivo c'è. 
Attenzione, potrebbero essere presenti degli spoiler.

Autore: Jamie McGuire
Titolo: Uno splendido disastro
Prezzo:13,94
Editore: Garzanti
Pagine: 335
Il mio voto: 1 piuma

Ok, la trama di Uno splendido disastro è pressappoco questa qui: una ragazza che potremmo definire "pariolina per scelta" di nome Abby incontra un ragazzo che potremmo definire "borgataro di nascita" di nome Travis. Manco a dirlo, siccome gli opposti si attraggono tra loro scatta subito la scintilla. Scintilla che però nessuno dei due vuole ammettere sia scattata. Le cose si fanno complesse, si fa per dire, perché si scopre che Abby e Travis non sono opposti manco per niente. Il passato di Abby, infatti, è traumatico e traumatizzante: un padre alcolista (non sono certissima fosse alcolista, non ricordo bene) campione di poker andato in rovina che, per finanziare i propri vizi, chiede i soldi agli strozzini mafiosi, madre non pervenuta. La piccola Abby, per rimediare agli errori del padre, pare abbia dovuto fare delle cose tremende (ma non vi dico quali ché altrimenti vi riempio di spoiler). Anche il passato di Travis è traumatico e traumatizzante: padre alcolista e violento, tre fratelli violenti, madre non pervenuta. Il piccolo Travis, per cercare di sopravvivere nella giungla che è la sua famiglia impara a fare a botte, a mettere dovunque la parola cazzo e a esprimersi come un vero ragazzo di borgata.
E, insomma, quale modo migliore per far soldi potrebbe trovare un bravo ragazzo di borgata dal passato traumatizzante se non organizzare incontri clandestini negli scantinati vicino all'università (WTF)?! Immagino se dovesse succedere una roba del genere allo studentato di Casal Bertone o vicino al Policlinico a Roma... Vabbè, ma non soffermiamoci sui dettagli, parliamo di ciò che ha reso questo libro un fenomeno editoriale: 
Abby e Travis sono amici, poi si fidanzano, poi si lasciano, poi si fidanzano, poi il terzo incomodo, poi si lasciano, poi Las Vegas, poi il poker, poi le botte, poi le donzelle con cui Travis va a letto, poi si fidanzano, poi i tatuaggi, poi di nuovo il terzo incomodo. Non necessariamente in quest'ordine. Il tutto condito da un po' di ossessione, che fa sempre bene, sia da una parte che dall'altra. Lui è ossessionato a livelli patologici, tanto da avere delle reazioni davvero spropositate per delle scemenze. E, piuttosto che pensare di far visitare Trevis da uno psicoterapeuta (presenta chiaramente un disturbo di personalità, di cui la paura ossessiva di essere lasciato da Abby e l'incapacità di gestire la rabbia sono due sintomi importanti – e non sono ironica), tutti pensano semplicemente che sia molto innamorato e così uomo, così vero, così irruento, così rude, così cavernicolo, così passionale. Lei è ossessionata perché lui rappresenta sia ciò che vuole, sia ciò da cui deve stare lontana. 

sabato 26 ottobre 2013

In libreria

Un'eternità dall'ultima segnalazione... Eh, perché vedi che succede a fare i topi di biblioteca e a comprare libri usati, fuori catalogo o in wishlist da un secolo? Che ci si perde le nuove uscite. Come in questo caso... 
Il libro che voglio segnalarvi oggi l'ho scoperto su Twitter, per puro caso. Non riesco a spiegarmi come abbia fatto a sfuggirmi. Certo, probabilmente dipende anche dal fatto che, dato che al momento la mia famiglia ha esigenze più importanti rispetto al farmi accumulare to be read sul pavimento della mia camera, non vado in libreria da un bel po'.
Bon, intanto l'ho scovato, messo in wishlist e poi... E poi tanto lo so che me lo compro, magari in ebook, via.

Titolo: L'odore della carta. Una celebrazione, una storia, un'elegia
Autore: Ian Sansom
Editore: Tea
Pagine: 285
Prezzo: 13 €
Data di pubblicazione: 26 Settembre 2013

Trama

Immaginiamo per un momento che la carta stia per scomparire. Che cosa andrebbe perduto? La risposta è semplice: tutto. La carta è tutt'intorno a noi. E non pensiamo soltanto ai libri, alle lettere, ai quotidiani; pensiamo ai certificati, alle carte da gioco, ai tovagliolini, ai biglietti da visita, agli imballi dei telefoni cellulari e alle bustine del tè. Siamo gente di carta. Tuttavia, si dice, l'epoca della carta è al tramonto: si vendono più ebook che libri cartacei, i biglietti elettronici hanno rimpiazzato quelli tradizionali, gli archivi vengono digitalizzati. Il mondo in cui viviamo è stato costruito con la carta, nondimeno ovunque guardiamo la carta sta scomparendo e stiamo entrando in un nuovo mondo, senza carta. In questo libro, Ian Sansom esplora tutti i paradossi di questo eccezionale materiale inventato dall'uomo e la sua presenza, silenziosa e ininterrotta, dietro ogni aspetto della nostra vita. Un'opera divertente e stracolma di curiosità e informazioni, una riflessione di straordinaria attualità. 

L'autore

Ian Sansom, nato nel 1966 in Inghilterra, è autore della famosa serie "Le storie del Bibliobus di Tundrum", il cui primo volume si intitola "Il caso dei libri scomparsi", edite in Italia da Tea.
Attualmente insegna all'Università di Warwick.

sabato 19 ottobre 2013

Ciarlando allegramente di... #3

Eh sì, sì, lo so che ormai faccio di tutto per evitare delle recensioni vere e proprie ed evitare, quindi, di essere una vera blogger. Ma non lo faccio di proposito, è che sto leggendo tutti libri che non mi entusiasmano, a parte rare eccezioni –come Un giorno che è l'unico libro letto nel 2013 che mi ha emozionata oltre ogni aspettativa, uno di quei libri che anche solo se ci penso mi batte forte il cuore– e per questo ho letto poco. Molto poco. Forse "poco" non è il termine adatto, è troppo poco incisivo. Insomma ho fatto schifissimo, ecco. Praticamente chiuderò l'anno in negativo, è bene che lo ammetta.
Qualcosa di notevole, comunque, l'ho letta. Come Noi di Richard Mason o La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo o ancora L'ultimo chef cinese ma troppo pochi, troppo troppo pochi. 
Alla lista dei pochi, troppo troppo pochi, libri notevoli del 2013 aggiungerò Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh. 

Ricordo, con un certo piacere anche, lo scalpore che creò l'uscita di questo romanzo. Lo volevo. Anzi no, lo bramavo ardentemente prima ancora che uscisse in Italia. Avevo letto la trama in lingua originale, mi ero interessata alla vicenda dell'acquisizione dei diritti, speravo con tutta me stessa che mantenessero la meravigliosa copertina orginale.  Non lo so perché mi aveva presa così tanto, davvero. A pensarci adesso mi sembra anche senza senso. Lo acquistai il giorno stesso dell'uscita, andai in libreria e rimasi almeno mezz'ora imbambolata davanti allo scaffale, piazzato vicino all'ingesso, a scegliere la copertina. Camomilla? Bungavillea? Optai per la bungavillea, mi sembrava inspiegabilmente la più adatta a me. Portai a casa il libro, convinta più che mai che lo avrei iniziato subito dopo aver terminato quello che avevo in lettura (chissà qual era poi). Sono passati due anni e mezzo dal quel pomeriggio. Per due lunghissimi anni il libro che avevo tanto desiderato non ha fatto altro che prendere polvere tra gli scaffali della mia libreria. In bella vista poi eh, mica nascosto dagli altri libri da leggere. Il desiderio spasmodico di posseredere l'oggetto aveva acquietato la mia voglia di leggerlo. Arrivo, per questo, con un netto ritardo, come al mio solito quando si tratta di "best seller" –sempre che dia loro una possibilità. 

sabato 12 ottobre 2013

In principio era In my bookshelf #22

Riemergo dai giorni bui. Sì, perché non so cosa mi è successo ma sono stata giorni e giorni e giorni completamente ipnotizzata dal Doctor Who. Così ipnotizzata che non sono uscita per niente, e ripeto per niente, per tre giorni interi. Ed è strano perché all'inizio Matt Smith non mi piaceva nemmeno, ero ancora in lutto per David Tennant... Ho visto le prime puntate con diffidenza, pensando "quasi quasi lo abbandono". E poi, non so nemmeno quando, amore fu. Poche cose lovvo immensamente:
David Tenntant, Dio quanto ti lovvo
- i libbbroni (libri con più di 350 pagine);
- i miei ragazzi (detto così sembra che abbia una sfilza di fidanzati o toy boy. No, mi riferisco agli amici miei che mi fanno un po' sentire in New Girl con qualche differenza. Io non sono una bellona indiscussa come Zooey Deschanele e loro non sono solo tre, ma hey, ci staremo mica fossilizzando sui dettagli?!);
- le serie tv (molte, forse troppe ma se sono British le lovvo di più);
- David Tennant (sempre e comunque, ma una roba quasi bimbominkiesca e data la mia età è ridicolo e preoccupante);
- andare in libreria quando piove;
- Doctor Who.
Il resto, tipo avere la libreria straripante di libri da leggere, il lettore ebook che a momenti esplode perché non ha più spazio dentro, scrivere cose senza senso su questo blog, la birra eccetera eccetera vengono in secondo piano.
E niente, tutto questo per dire che mi sono dedicata ai miei ragazzi e al Doctor Who. Ma ho comprato comunque, ovviamente, durante il periodo precedente alla clausura e sull'internèt. Poco, eh (per fortuna!), ma ho comprato comunque. Siccome sto trasformandomi in donna pigra... No, non è vero, è che il trauma da inserimento immagini perché sono infolesa brucia ancora, per cui se posso evitare di inserire immagini inutili lo faccio. Dicevo, siccome che le cose sono cambiate ed è pure più comodo per chi legge, i titoli dei libri sono cliccabili, così se vi interessa cliccate e vi spulciate la sinossi del libro in questione, e sennò invece andate avanti e chissene della sinossi. 
Dove eravamo rimasti? Ah sì, cosa ho comprato? Innanzi tutto ho preso, colta da un raptus omicida verso le mie finanze, Come la Madonna arrivò sulla Luna di cui adoro in modo quasi maniacale la copertina (non è bellissima?), Istruzioni per la manutezione del parquet (in ebook in saldo), E poi siamo arrivati alla fine (usato, anche se comunque non costa molto nuovo. Il fatto è che spesso i libri delle case editrici piccole mi sfuggono nuovi perché vengono nascosti da libbbroni brutti e pieni di orrori magari scritti da autori di discutibile bravura). 
Credevo di essermi fermata, ma poi il mio essere tremendamente in anticipo agli appuntamenti mi si è ritorto contro e ho comprato ll maschio irlandese in patria e all'estero (non so perché, mi attirava e mi sono lasciata allettare dal prezzo), La simmetria dei desideri preso senza pensarci troppo (come al solito) e, in ultimo, Il mondo, quello vero ordinato su Ibs (sta tra i remainders!!) per colpa di quella ragazzaccia de La Lettrice Rampante che ne ha parlato molto bene qui
Sto per terminare Il linguaggio segreto dei fiori che, fino a ora, si è rivelato essere un romanzo molto dolce. Certo, non è uno di quei libri che annovererò tra i capolavori della letteratura contemporanea e, tra l'altro, ha la parola "segreto" nel titolo che ormai sembra essere appioppata a qualunque cosa insieme alla parola "proibito" (Il giardino degli incontri segreti, La mappa segreta dell'amore, Il messaggio segreto delle farfalle, Il gusto segreto del cioccolato amaro e così via), ma non è da buttare. Credo, tra l'altro, che la parola segreto sia stata messa dovunque sulla scia di questo romanzo che, ci terrei a precisare, nel titolo originale non ha (e quando mai). Sì, perché prima di questo libro non avevo mai fatto caso ai titoli tutti uguali. Correggetemi se sbaglio, ché questo argomento mi appassiona.
Tornando a noi, alcuni mi avevano detto che si trattava di un romanzo lento e noioso. Be', se il vostro ideale di romanzo è uno in pieno stile 007 certo che è lento, altrimenti no. Segue il tempo di un romanzo normale, il tempo della narrazione che i romanzi dovrebbero avere. Si tratta di un libro, non di un film di spionaggio eh. Poi, ovvio, se chi lo dice legge solo sciocchi romanzetti rosa dove a pagina 5 due si incontrano per la prima volta e a pagina 15 sono già follemente innamorati, ti credo che questo sembra un romanzo lento. Ma, scusate, si trattava di una puntata di In my bookshelf e non di uno sfogo contro il romanzetto da due soldi. 

Insomma, voi che avete comprato? Ma soprattutto, avete letto qualcuno dei libri che ho acquistato? E niente, se volete lamentatevi pure dei proibiti, dei segreti e dei titoli tutti uguali.

venerdì 4 ottobre 2013

Recensione Io prima di te

Qualche notte fa, finalmente, ho terminato la lettura di Io prima di te, di Jojo Moyes.
Posto che il tema trattato è, come dire, un tema abbastanza caldo, e posto che non ho nessuna voglia di esprimere alcun parere personale sull'eutanasia perché non mi sembra questa la sede adatta, mi sento comunque in dovere di muovere qualche critica. Si tratta chiaramente del mio pensiero personale e con questo non voglio in alcun modo dare inizio a una polemica o a una discussione infinita su cosa sia giusto o sbagliato, su cosa la società, la religione, la famiglia, l'appartenenza culturale reputino giusto e/o sbagliato, condivisibile o meno. Detto questo eccovi la recensione.

Autore: Jojo Moyes
Titolo: Io prima di te
Editore: Mondadori
Traduttore: Maria Carla Dallavalle
Pagine: 391
Il mio voto: 2 piume

Trama 
 
A ventisei anni, Louisa Clark sa tante cose. Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell'autobus e casa sua. Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa, e probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione. A trentacinque anni, Will Traynor sa che il terribile incidente di cui è rimasto vittima gli ha tolto la voglia di vivere. Sa che niente può più essere come prima, e sa esattamente come porre fine a questa sofferenza. Quello che invece ignora è che Lou sta per irrompere prepotentemente nella sua vita portando con sé un'esplosione di giovinezza, stravaganza e abiti variopinti. E nessuno dei due sa che sta per cambiare l'altro per sempre. "Io prima di te" è la storia di un incontro. L'incontro fra una ragazza che ha scelto di vivere in un mondo piccolo, sicuro, senza sorprese e senza rischi, e un uomo che ha conosciuto successo, la ricchezza e la felicità, e all'improvviso li ha visti dissolversi, ritrovandosi inchiodato su una sedia a rotelle. Due persone profondamente diverse, che imparano a conoscersi senza però rinunciare a se stesse, insegnando l'una all'altra a mettersi in gioco. 

La recensione

Mi reputo una persona romantica, molto romantica. Così romantica che, delle volte, quasi mi infastidisco da sola per quanto posso essere sdolcinata e smielata, per quanto posso trovare belli gli oggetti pieni di fiorellini, cuoricini, animaletti pucciosi, fiocchetti e altro. Se lo dico solo io, però, c'è il rischio che non sia poi così vero, potrei sopravvalutarmi. Ebbene, me lo dicono anche gli altri che sono romantica quasi da fare schifo: piango ai matrimoni (anche degli estranei), mi emoziono in modo smisurato per i cuccioli di cagnetti spelacchiati, ho ancora un mare di peluche, ho un plaid con un unicorno... E, a volte, leggo libri che narrano di splendide storie d'amore. Storie d'amore che, raramente, si concludono con un happy ending. Storie d'amore alla Un giorno di David Nicholls, o come quella de La schiuma dei giorni di Boris Vian o di Moulin Rouge, per intenderci. 
Storie d'amore di quelle che sappiano emozionare davvero, che non siano solo scarni romanzetti rosa stampati per riempire gli scaffali delle edicole.
Ebbene, mi dispiace ammetterlo e spero di non essere condannata alla gogna o di essere additata come essere spregevole senza cuore, ma ho trovato Io prima di te un romanzo completamente privo delle caratteristiche che un buon romanzo, d'amore in questo caso, dovrebbe avere. 
Che sia un romanzo d'amore non lo dico io, sta scritto ovunque e lo afferma anche l'autrice. 
Peccato che per essere davvero un romanzo d'amore, come chiunque sembra pensare quando si parla di questo libro, non è sufficiente che la storia tra i due protagonisti nasca e si sviluppi in 50 pagine (nemmeno) alla fine del libro. Perlomeno io non sono affatto d'accordo. Una storia d'amore va vista nascere, crescere, svilupparsi, talvolta interrompersi per poi ricominciare dopo mesi, anni. Il sentimento che unisce due persone cambia, diventa più profondo, cresce insieme ai protagonisti. Qui, in questo romanzo, il sentimento non cresce. Prima non c'era e poi, d'un tratto, c'è.

sabato 28 settembre 2013

Riassunto del mese

Salve gente!
È passato mezzo secolo dal mio ultimo inutile post di recap e poi il nulla, deserto del Sahara, balle di fieno, silenzio inquietante. E, nonostante l'assenza stranamente non dovuta al rapimento alieno, sono comunque riuscita a combinare macelli (come al solito) eliminando tutte le immagini dal blog. Perché? Perché, sebbene abbia lavorato con il web, sebbene abbia uno smartfòn e sia iscritta a praticamente tutti i social, sono infolesa. E per capirci qualcosa senza chiedere a nessuno, perché mi vergogno della mia infolesità, comincio a schiacciare pulsanti, evitare le sincronizzazioni (che odio come non mai e fuggo come un'epidemia di peste bubbonica) e combino inevitabilmente macelli.
Non so come ho fatto a eliminare tutto l'album che Google+ aveva creato con le immagini del blog, credetemi. Volevo solo che non mi intasasse la memoria dello smartfòn. E invece adesso non ce l'ho più da nessuna parte xD Sul blog non ho alcuna foto e sullo smartfòn mi sono rimasti gli album vuoti. Vabbè, i rischi del mestiere. Con una lentezza disarmante sto cercando di ripristinare le immagini e, credetemi, farlo per circa 250 post non è una passeggiata. Colgo l'occasione per scusarmi se cliccando su un post di quelli "antichi" non sarà presente l'immagine. Sappiate che in origine c'era e tornerà a esserci. Lo stesso un giorno varrà anche per i giudizi. Ricordate le piumette carine carine? Ecco, dimentichiamole. Almeno per un po' di tempo. Devo fare da stalker all'unico programmatore che ha la pazienza di darmi retta senza lasciarsi andare in crudeli insulti a blogspot per via del linguaggio html poco flessibile. Oppure devo semplicemente cercare di farcela da sola a "costruire" immagini uniche con Photoshop. Questo mi sembra più probabile ma, ecco, diciamo sono pressapoco una principiante, potranno servirmi dei mesi xD
Per il resto che dire? Cerco lavoro, manco con tanta convinzione a essere sinceri, mi sono iscritta a un corso di inglese per perfezionarmi, anche qui senza troppa convinzione, guardo serie tv (ecco, qui forse metto troppa convinzione), voglio iscrivermi a un corso di spagnolo, vorrei cercare di fare qualcosa per non diventare il primo esemplare di homo deretanus quadratus (qui ci metto meno convinzione di tutto, ovviamente) e leggo... poco. Molto poco. Così poco che non riesco a spiegarmi perché. Ho iniziato e accantonato non so quanti libri dalla fine del mese di Agosto. Ho letto qualche pagina e poi via, il malcapitato è stato rimesso in mezzo ai to be read. L'unico con il quale procedo, lenta come un bradipo semi incosciente, è Half Blood di Jennifer L. Armentrout, comprato in lingua secoli or sono. 
Al momento, sto a poco più di 60 pagine dall'inizio, è molto simile a L'accademia dei vampiri di Richelle Mead. Ricorderete, e se non lo ricordate ve lo dico io, che non mi aveva poi propriamente entusiasmata. L'idea di partenza non è male, rovinata poi dalla completa idiozia di Rose. O di Lissa. Facciamo che una è antipatica e l'altra ha la personalità di un criceto passato a miglior vita.
La protagonista di Half Blood, Alexandria, somiglia in maniera preoccupante a Rose ma nella versione meno antipatica. Spero che il libro prenda un'altra piega e migliori perché, al momento, avrei potuto evitarne l'acquisto. Però, c'è un però, mi aiuta con l'inglese per cui la trama passa quasi in secondo piano.
Sto leggendo anche Io prima di te di Jojo Moyes (e non l'ho ancora abbandonato!) perché mi è stato consigliato da diverse persone. Sto a circa metà del libro e, anche se non è proprio un romanzo osceno, diciamo che potevo farne a meno. Però è un romanzo ambientato al giorno d'oggi (più o meno), con personaggi concreti, situazioni concrete anche se qualche volta ciccia fuori un cliché. Avevo bisogno, ho bisogno, di romanzi concreti, forse è per questo che ho abbandonato quasi tutti i libri che ho iniziato. Temo, infatti, che terminata la lettura di Io prima di te non sarà il turno di Swamplandia!, sebbene mi attiri tantissimo. Non so, lo tengo in forse. Mi farò una chiacchierata con la mia libreria tra stasera e domani, vediamo un po' cosa hanno da dire i miei volumi. Pensavo a qualcosa tipo La rilegatrice di libri proibiti di Belinda Starling, Io sono Charlotte Simmons di Tom Wolfe, qualcosa della Tyler o forse di Coe. Ok, sì, non ho le idee abbastanza chiare... Oppure potrei spulciare la libreria di qualche blogger e prendere spunto.
E niente, per il resto ho comprato pochi libri ultimamente, per fortuna direi, dato che la lista dei to be read ha raggiunto una lunghezza che definirei "biblica" e ho quasi terminato lo spazio disponibile sul pavimento. Però qualcosa l'ho comprata comunque, quindi attendetevi un post al riguardo. 
Il tatuaggio libroso procede bene, devo ancora ultimarlo ed è fantastico già adesso. Lo adoro, sul serio. Ve lo mostrerò una volta terminato sperando di non morire di vergogna. 
That's all.

sabato 7 settembre 2013

Recap Women Challenge 2013 #2


Sì, sì, lo so. Sono in ritardo con tutti i recap e i post e le letture e le challenge. Avete ragione, sono una pessima blogger. Ma posso recuperare e recupererò. Queste lente e inutili giornate di settembre dovrò pur impiegarle in qualcosa che non sia adorare David Tennant (per chi non lo sapesse è il mio Doctor Who preferito, ecco) fino allo sturbo, no? Quindi, tra un film e l'altro (sì, guardo più film da quando sono disoccupata), tra una serie tv e l'altra e tra un libro e l'altro aggiorno anche il blog.
Diversi i libri scritti da donne letti ultimamente. Il motivo per cui avevo creato il recap era appunto non concentrare tutto in un unico post, ma si sa... Io sono così, sconclusionata. Per cui ecco il primo di una serie di recap con i quali vi ammorberò nei giorni seguenti. Sì, perché li suddivido, ovvio. Altrimenti vien fuori un post lungo qualche km.

La morte del cuore di Elizabeth Bowen.

Primo romanzo della Bowen che leggo, anche se in verità avrei voluto leggere prima L'ultimo settembre. Scritto con maestria, linguaggio ricercato e attento, racconta di una ragazza, Portia, e della sua vita come ospite di una famiglia dell'upper class inglese. Un personaggio strano quello di Portia, delle volte mi ha davvero fatta infuriare. Mi veniva da urlarle di svegliarsi, di reagire. Un romanzo forse più sull'ipocrisia umana che sulla giovinezza di un'innocente ragazzina. Un romanzo che fa arrabbiare, eccome se fa arrabbiare. Però, diamine, che stile, che traduzione. Da leggere solo se fortemente motivati.


 Il diario delle fate di Jane Yolen e Midori Snyde.

Se lo avete acquistato regalatelo a qualcuna delle vostre cugine per un compleanno improvvisato. O vendetelo su ebay, non so, scambiatelo su aNobii. Se non lo avete acquistato... Non lo acquistate.
Un libercolo che non merita la vostra attenzione, davvero. Il cambio del punto di vista a ogni capitolo (5 punti di vista differenti!) spazientirebbe anche un monaco tibetano. Tralasciabile, sia come romanzo che come urban fantasy. E anche come mero ammasso di carta. Niente di entusiasmante. Ne ho già dimenticato metà, ciò vuol dire che non resta proprio nulla una volta terminata la lettura. Ah, il titolo non c'entra un fico secco con la storia. Giusto per dire.

La bottega dei desideri di Karen Weinreb.

Ok, vi dico solo che questo libro si è aggiudicato la seconda puntata di Francamente me ne infischio. Qualcosa vorrà pur dire, no? Ne ho parlato abbondantemente allora, non gli dedicherò altro spazio. Diciamo che me ne infischio una seconda volta, suvvia. E infischiatevene pure voi! xD
E poi notavo adesso che gli unici due libri di cui nel 2013 era meglio infischiarsene sono entrambi Garzanti... C'è forse da meditare?!


L'accademia dei vampiri di Richelle Mead.

Iniziato perché ne avevo sentito parlare davvero moltissimo sia su Goodreads che su Twitter. Alcune scrittrici, addirittura, hanno copiato le idee e l'ambientazione della Mead. La quale, comunque, in realtà non si discosta poi molto dall'idea di base che regge tutti i romanzi di Harry Potter. Adesso, non che la Mead abbia copiato dalla Rowling, affatto. Però diciamo che si è lasciata ispirare, almeno per ciò che concerne la scuola, la preparazione degli studenti, la famiglia di potenti brutti e cattivi. Comunque non è brutto, eh. Anzi, mi è discretamente piaciuto. Non mi ha entusiasmata, ma credo dipenda dalla mia età di partenza (coff, coff). Ho anche il secondo volume in libreria (strapagato, maledetta Rizzoli! Per queste oscene copertine e tutti gli errori di cui sono zeppi i libri pure 18 euro me li fai pagare? Maledetta, che tu sia maledetta! Gli altri me li leggo in lingua, tzè), lo leggerò al più presto. Anche se tanto ormai avete capito che "al più presto" non è esattamente un'unità di misura valida per me.

Il prossimo recap lo farò a breve, giuro. Anche perché altrimenti perdo il conto di quanti romanzi scritti da donne ho letto. Voi? A quanti state?

giovedì 5 settembre 2013

Recensione La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo

Stanotte, finalmente, ho terminato la lettura de La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger. E oggi, proprio perché devo tenermi occupata per non pensare troppo alla disoccupazione e allo sconforto generale, ho guardato anche il film. Perché sì, in fondo io non sono contenta se non aggiungo sfide e obiettivi libreschi alla mia vita. Quindi, all'appello ho la sfida di letture legata all'alfabeto, la sfida di letture legata alle scrittrici, quella legata agli urban fantasy e quella legata ai libri da cui sono stati tratti dei film. Senza considerare le challenge di Goodreads (numerica e mattonazzi). 
La cosa divertente è che sto indietro con tutto xD Sono pessima. Mi prefisso degli obiettivi che poi non mantengo! Vabbè, ma che importa. L'importante è partecipare. O almeno provarci.
Dicevamo, il film. Mah, niente di che. Nemmeno la scelta degli attori mi ha entusiasmata poi molto. Certamente lui l'avrei scelto... diverso. Quei capelli? Suvvia eh.
Comunque, bando alle ciance, ecco la mini recensione (E comunque mi piaceva più la copertina di prima, che è sta roba con l'albero? Eh? Certo che alla Mondadori non capiscono proprio niente).


Autore: Audrey Niffenegger
Titolo: La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo
Prezzo: 10 €
Editore: Mondadori
Pagine: 504
Il mio voto: 4 piume



Trama

Quando Henry incontra Clare, lui ha ventott'anni e lei venti. Lui non ha mai visto lei, lei conosce lui da quando ha sei anni... Potrebbe iniziare così questo libro, racconto di un'intensa storia d'amore, raccontata da due voci che si alternano e si confrontano. Si costruisce così sotto gli occhi del lettore la vita di una coppia e poi di una famiglia cosparsa di gioie e di tragedie, sempre sotto la minaccia di qualcosa che nessuno dei due può prevenire o controllare. Artista, professore all'Interdisciplinary Book Arts MFA di Chicago, Audrey Niffenegger firma con questo libro il suo primo romanzo.


 La mia recensione


Ciò che mi ha colpito di questo romanzo è la grandiosa quantità di dolcezza di cui le pagine, il susseguirsi di frasi e parole, sono pregne. Sebbene il linguaggio utilizzato, forse per stile o per una mancanza della traduzione (questo non mi è dato saperlo) sia molto semplice e scarno, la vicenda in sé è talmente romantica che lo stile passa automaticamente in secondo piano.
Henry e Clare vivono una straordinaria storia d'amore che cresce, si intensifica, si solidifica con il passare degli anni. In questo romanzo il tempo non è vissuto come componente normale della vita dei protagonisti. Il tempo assume un ruolo cruciale nella storia di Henry e Clare, crea legami e, quando non li distrugge, li mette a dura, durissima prova.
Henry è affetto da una grave malattia genetica che lo costringe a viaggiare nel tempo senza che lui possa opporsi. Sebbene possa sembrare divertente, se visto in ottica puramente fantastica, per Henry la cronoalterazione, la malattia genetica dalla quale è affetto, costiuisce un problema. Perché non è lui a decidere quando svanire e fare un salto indietro o uno in avanti; intraprende i suoi viaggi quando è particolarmente stressato o sta vivendo una situazione dalla carica emotiva non indifferente. In questo modo Henry si trova spesso a vivere ripetutamente eventi della sua vita che lo hanno segnato profondamente, senza che possa decidere "dove e quando" andare.
Ma è anche grazie ai viaggi nel tempo che incontra Clare durante la sua infanzia e, in un certo qual modo, è grazie alla sua malattia che sono destinati a stare insieme per tutta la vita.
Da brava romantica non ho potuto che trovare la storia e la modalità in cui si svolge di una tenerezza sconfinata. Sogno di trovare qualcuno da amare incondizionatamente da quando ho memoria. Non che sia una di quelle donne che, da quando è ragazzina, disegna il proprio abito da sposa, anzi. Però l'idea di condividere gioie e dolori con una persona speciale, una persona che ci completa, mi ha sempre stuzzicato il cuore. Henry e Clare costituiscono l'esempio di ciò che credo sia l'amore. Tra alti e bassi e tra passato e futuro si amano, incondizionatamente.
Ho adorato, letteralmente adorato, le parti in cui l'Henry del futuro torna indietro nel tempo e incontra la Clare bambina. La possibilità di incontrare la donna che sposerà, che amerà fino a quando morte non li separi, e conoscerla, parlarle, toccarla... Ho trovato l'idea davvero toccante. E le parole con cui Henry descrive la sua futura moglie, gli sguardi che le dedica... Be', mi hanno riempito il cuore di gioia e speranza. Mi hanno convinta che sì, un amore puro e bello e duraturo come questo possa esistere, basta solo perseverare e non lasciarsi abbattere mai.
In un certo qual senso questo libro non è solo un romanzo che parla d'amore, ma parla anche di coraggio, di testardaggine, di perseveranza. 
Un romanzo da leggere quando si è persa la speranza, quando si è un po' disincantati. Il romanzo di cui avevo proprio bisogno. Leggetelo e vi innamorerete di una delle storie d'amore più belle e delicate di cui avete mai sentito parlare.

domenica 1 settembre 2013

Confessioni di una coprecarywriter #11

Ok,  scrivo in diretta dalla veranda della casa in cui sto in vacanza. Il post verrà pubblicato una volta tornata a casa, per motivi di comodità, tra cui l'impossibilità di scegliere il carattere da usare (blogspot ha deciso così), inserire le immagini, giustificare e blabla. 
Sto in quel lì del Salento, sbracata su un lettino da spiaggia posizionato saggiamente tra il sole e l'ombra, a pensare alla mia vacanza. Vacanza che è iniziata circa 15 giorni fa in Abruzzo, a casa del latin lover, ed è quasi terminata a Gallipoli. 
Dunque, per quanto riguarda le letture non posso raccontarvi nulla, anzi. Mi cospargo il capo di cenere, mi metto in ginocchio sui ceci e mi fustigo da sola... Ho fatto pena. Esatto, avete letto bene. Pena. Ho iniziato La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo poco prima di partire per l'Abruzzo e lì ho letto pochissimo. Ma proprio poco, ma così poco che non l'ho ancora finito. Insomma, sono pessima. È che, credetemi, avevo bisogno di staccare il cervello dalla realtà. Il mese di luglio, per me, è stato un po' impegnativo. Non che non mi aspettassi di rimanere disoccupata nel breve tempo, sia chiaro. Insomma, l'agenzia ha fallito e il fallimento era nell'aria da un po'. Ma ciò che mi è dispiaciuto, ciò che mi ha, come dire, turbata, è stato il modo in cui è successo tutto. Oltre alle menzogne, ovvio, dei "capi". Diciamo che adesso non solo sto per la strada, ma devo anche intentare causa per riavere ciò che mi spetterebbe di diritto. E chissà quando lo avrò. Detto ciò, sono partita per l'Abruzzo alla ricerca del Nirvana. Lo stesso Nirvana che ho sperimentato tempo addietro, quando ero ancora giovane, su una spiaggia di Alba Adriatica (attenzione, Alba Adriatica è un caso, non è il luogo del Nirvana in assoluto, anche perché... Meglio il Tibet, o no?).
Tornando a noi, il Nirvana. Si tratta di quella sensazione di completo abbandono che ti fa rallentare il respiro, che ti toglie la forza anche di muovere un solo muscolo per afferrare una bottiglia d'acqua. Ebbene, il Nirvana l'ho raggiunto, anche se non appieno. Perché in Abruzzo ero pur sempre con il latin lover e la sua famiglia. Adesso, io non so lui in qualità di chi mi avesse invitata, ma stare con lui mi è piaciuto. Perché insieme stiamo proprio bene. Fare le 5, sdraiati sullo stesso lettino, a ridere e scherzare fino a lacrimare, dormire abbracciati sulla spiaggia, accarezzarci i capelli e sincronizzare il respiro. E i baci sulla pancia, i sorrisi da un lato all'altro della spiaggia, e gli sguardi complici dallo specchietto retrovisore, i risvegli dolci la mattina (ok, quelli li facevo io a lui)... Insomma, questa roba
Porto Selvaggio
da romanzo mi piaceva. E mi piaceva perché io non l'avevo mai vissuta. In 28 anni non avevo mai provato cosa volesse dire condividire qualcosa di così naturale, come un risveglio al profumo di caffè e cornetto con qualcuno. Mi ero aggrappata, forse troppo, alla tenera quotidinità condivisa con lui. E poi... Poi sono tornata a Roma per un paio di giorni perché —maledetta natura!— dovevo andare a togliermi gli inutili peli superflui e prepararmi la valigia per il Salento e... Sono stata spodestata. 
Da una tipa del luogo, una tipa scema del luogo. E lui ha cominciato a parlarmi di lei e io, che avevo creduto ci fosse una certa alchimia tra noi, ho ricevuto una serie di coltellate ben piazzate tra le costole. Non vi dico con che stato d'animo sono venuta qui in Salento, con lui poi! Si è sgretolato tutto, il castello di carte che avevo costruito, le speranze vane che mi ero fatta... Per una volta, per una dannata volta, avevo lasciato chiusa in un angolo la mia odiosa razionalità. Quella che mi fa stare sempre con i piedi per terra, quella che mi fa sempre essere tesa, con le manie di controllo, quella che non mi permette mai di sbronzarmi veramente perché non voglio mai perdere il controllo di ciò che mi sta intorno, quella che mi fa pesare azioni, rezioni, emozioni, parole. E proprio perché lui non smette di parlarmi di lei ho avuto, e ne ho tuttora, bisogno di puntare al Nirvana assoluto. Quello vero. E l'ho raggiunto, l'ho maledettamente raggiunto.

lunedì 5 agosto 2013

Recensione Un giorno

Ho terminato Un giorno e avrei dovuto iniziare Il trono di spade... E invece ho cominciato La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo. Lo so, sono pessima xD Ma dovevo andare al mare e durante il viaggio in treno cosa facevo? Non potevo certamente portare con me 900 pagine! E niente, mi piace già e per cui credo lo finirò molto presto. Complice anche il caldo torrido che non mi fa affatto venire voglia di uscire di casa. E poi a me il sole mi scansa, che ci vado a fare al mare? Sembra che ieri sia stata tutto il giorno sotto le coperte, sono quasi più mozzarella di quando sono partita da casa. 
Ma meglio così, il tatuatore mi ha detto che devo essere bianca per potermi fare il tatuaggio libroso *__* e settembre è vicino. Yeee!
Coff, scusate. La recensione. Sì, eccola.

Autore: David Nicholls
Titolo: Un giorno
Prezzo: 18 €
Editore: Neri Pozza
Pagine: 487
Il mio voto: 5 piume

Trama

È l'ultimo giorno di università, e per due ragazzi sta finendo un'epoca. Emma e Dexter sono a letto insieme, nudi. Lui è alto, scuro di carnagione, bello, ricco. Lei ha i capelli rossi, fa di tutto per vestirsi male, adora le questioni di principio e i grandi ideali. Si sono appena laureati, l'indomani lasceranno l'università. È il 15 luglio 1988, e per la prima volta Emma e Dexter si amano e si dicono addio. Lui è destinato a una vita di viaggi, divertimenti, ricchezza, sempre consapevole dei suoi privilegi, delle sue possibilità economiche e sociali. Ad attendere Emma è invece un ristorante messicano nei quartieri nord di Londra, nachos e birra, una costante insicurezza fatta di pochi soldi e sogni irraggiungibili. Ma per loro il 15 luglio rimarrà sempre una data speciale. Ovunque si trovino, in qualunque cosa siano occupati, la scintilla di quella notte d'estate tornerà a brillare. Dove sarà Dexter, cosa starà combinando Emma? Per venti anni si terranno in contatto, e per un giorno saranno ancora assieme. Perché quando Emma e Dexter sono di nuovo vicini, quando chiacchierano e si corteggiano, raccontandosi i loro amori, i successi e i fallimenti, solo allora scoprono di sentirsi bene, di sentirsi migliori. Comico, intelligente, malinconico, Un giorno cattura l'energia sentimentale delle grandi passioni: i cuori spezzati, l'intricato corso dell'amore e dell'amicizia, il coraggio, le attese e le delusioni di chiunque abbia desiderato una persona che non può avere. 

La mia recensione

Did I say that I need you? Did I say that I want you? Oh if I didn't I'm a fool, you see... No one knows this more than me

Ormai lo sapete, reputo che i libri abbiano le stagioni. A ogni libro e scrittore la propria stagione, il proprio mese. Ciò che non sapete, però, è in base a cosa io stabilisca quale stagione, quale mese, appartiene al dato scrittore. Credo di non saperlo nemmeno io, a essere onesta. Perché un libro si aggiudichi il privilegio di essere letto deve superare diverse prove. La selezione avviene mentre è in corso ancora una lettura e mi trovo pressappoco a metà libro. 
Questo perché il processo di selezione può durare diversi giorni... Funziona più o meno in questo modo: mi piazzo davanti alla libreria mentre, al computer, tengo aperta la mia libreria su aNobii con selezionata l'etichetta ebook. Do uno sguardo alla libreria e uno al computer e, mentre faccio questo, succede che mi estranei per qualche minuto pensando a quali emozioni sto vivendo in quel momento. Delusioni d'amore? Felicità inspiegabile? Prendo un volume in mano, lo sfoglio, leggo qualche riga, guardo la copertina. Sarà lui? No, magari no. E tutto questo può durare giorni, a volte anche una settimana. Perché va bene pensarci, ma non assiduamente, ché poi magari per la "fretta" si sbaglia scelta. A volte capita che un libro al quale non abbia nemmeno pensato mi venga in mente dal nulla, mentre sono impegnata in altro. Quella sarà la lettura giusta. Con Un giorno è andata proprio così. Guardavo una puntata del Doctor Who (tanto per cambiare) e tadà, la copertina si è materializzata nella mia testa. Una diapositiva ben delineata del libro e della posizione che occupa(va) nella mia libreria. Sì, sarebbe stata la lettura adatta a questo periodo. 
Certamente però non immaginavo che mi avrebbe coinvolta talmente tanto da farmi venire la voglia di non terminarne mai la lettura. L'ho iniziato subito dopo che la copertina mi si è palesata in mente, abbandonando a metà la sfortunata puntata del Doctor Who. Qualche ora dopo ero ancora sul letto, nella stessa posizione di quando avevo preso il libro in mano ed ero già a pagina 150. Dopo averne letto metà entro la mattina seguente, ho cominciato a farmi violenza e a trattenermi perché non volevo giungere alla fine troppo presto, non volevo che il libro finisse. Non volevo dover fare a meno di Emma e di Dexter, della loro storia, della loro vita, delle loro forti emozioni.

mercoledì 31 luglio 2013

Ciarlando allegramente di... #2

Buongiorno!
Altro post a tema libroso, ma soprattutto mi verrebbe da dire: "Finalmente un altro post!". Ebbene, sono tornata a pieno regime a essere una blogger. Peccato che sia tornata quando sono tutti in vacanza xD vabbè, dettagli. Se va come deve andare sarò sempre sempre sempre con voi, anche dopo l'estate. Contenti? Ok, non rispondete. Meglio che mi lasciate pensare che sia così.
Incredibile ma vero, ho anche trovato la voglia di parlarvi di due libri che, secondo me, non meritano poi di essere veramente letti. Nel senso che, voglio dire, se non li leggete è lo stesso perché, davvero, non vi perdere poi molto. Sarà per questo che non avevo alcuna voglia di scrivere un post perché ecco... Diciamo che di uno sono rimasta più delusa che dell'altro, semplicemente perché non facevo altro che leggerne bene. Un po' quello che mi è accaduto quando ho terminato L'accademia dei vampiri della Mead. Tutti a parlarne bene, tutti a dire che le altre saghe urban fantasy copiavano dalla Mead e poi lo leggo e... Copiare addirittura? Mah, non è che sia tutta questa gran trovata da doverla copiare. Vabbè, commenti acidi a parte, oggi vi parlo di Shadowhunters. Città di ossa di Cassandra Clare e di Gli ingredienti segreti dell'amore di Nicolas Barreau.


Forse le aspettative erano troppo alte, forse è stato pompato a dismisura, forse l'aver letto a destra e a manca che Cassandra Clare e Richelle Mead siano le professoresse del nuovo urban fantasy mi ha depistato.
Insomma, parliamoci chiaramente, i presupposti in realtà ci sono per far sì che questo fosse uno urban fantasy degno di questo nome, gli elementi ci sono proprio tutti ma... sono affrontati in salsa troppo young, non so se mi spiego. E in troppe pagine. Ecco, questo forse è il difetto maggiore. Arrivata a circa metà ho iniziato ad annoiarmi. Io che mi annoio con uno urban fantasy? Un evento raro, quasi quanto imbattersi in una mosca bianca.
In poche parole, Shadowhunters racconta la storia di Clary che si crede umana ma poi tanto umana non è. Clary ha un passato che le è stato cancellato, e quando dico cancellato intendo proprio "cancellato dalla mente" e, a seguito del rapimento della madre, avrà a che fare con gli Shadowhunter appunto. Gli Shadowhunter sono dei nephilim, ossia creature nate dall'incrocio di angeli ed esseri umani. Solitamente i nephilim diventano Cacciatori, impegnati a salvare la Terra dai demoni. Fin qui tutto ok, fa un po' Gaiman e un po' Supernatural. Purtroppo, però, quello che all'inizio mi ha spinta a leggere speditamente, la curiosità per chi sono e come operano i Cacciatori, mi ha poi fatta procedere così lentamente che, pensate un po', ho lasciato a casa il libro prima di partire per le vacanze. Nessuno stimolo a terminarlo, anzi. Ero abbastanza annoiata. Scontatissimo il passato di Clary che sbem, un giorno apre gli occhi e scopre di essere mica un essere umano qualunque, eh no, ma la crème de la crème del mondo degli Shadowhunters. Fine della trama e, quindi, fine del libro. A parte, chiaramente, il più o meno colpo di scena che si scopre alla fine. Colpo di scena, diciamo così. No, perché io l'avevo sospettato. E mi sono anche detta: "ma non vorrai mica che la Clare adesso se ne esca con una cosa tipo questa? Dai, non sarà così scontato!". E invece sì, se ne è uscita proprio con una cosa come questa. Non vi dico cosa, per evitare spoiler, però va'... Diciamo che è una cosa scontata. Troppo. E il mio personaggio preferito è Simon, l'unico personaggio veramente interessevole. Fastidiosa, tra le altre cose, l'impaginazione di questa edizione. Da prendere a sprangate il grafico che se ne è occupato. Tre piume, Cassandra, puoi migliorare.

giovedì 25 luglio 2013

Confessioni di una coprecarywriter #10

Salve gente! 
Questo sarà un inutile post, di quelli che piacciono tanto a me. Oggi, nonostante tutto, sono contenta e, credetemi, non ce ne sarebbe alcun motivo. Questa è la decima puntata di Confessioni di una coprecarywriter e al momento forse l'ultima perché, da un paio di giorni, non sono più una copywriter. Tante cose sono successe, forse troppe, molte brutte, altre grottesche. In questi ultimi due giorni ho temuto di incontrare, in ufficio, Pannofino nei panni di René Ferretti (per chi non cogliesse, parlo di Boris e René è il regista) perché sono successe delle cose che non accadono nemmeno nelle serie tv. Mancava un urlo, dal primo piano, che ci consigliasse di "smarmellare". Magari, chissà, qualcuno dei miei colleghi potrebbe contattare gli sceneggiatori della serie tv, abbiamo parecchio materiale da vendere. 
Ebbene, ve la faccio breve, il mio rapporto con l'agenzia è terminato. Non sto qui a dirvi perché e per come dato che non si può mai sapere. Almeno al momento preferirei non fornire ulteriori dettagli, un giorno magari racconterò tutto. Per cui posso dichiararmi in ferie fino a data da destinarsi e, sebbene non sia propriamente felice di questo, sono certa che un mese di serie tv, film, libri e lunghe passeggiate possa almeno cancellare le occhiaie che mi accompagnano ormai da un po'. 
Sto leggendo Un giorno di David Nicholls (e non voglio affatto che finisca, ma sto pericolosamente avvicinandomi alla fine) ma scommetto che lo sappiano anche in Congo dato che non faccio altro che spammarlo su Twitter. Eh sì, non potevo scegliere lettura migliore. Chiunque scriva che Dexter è un personaggio stereotipato non ha conosciuto tutti i latin lover e gli uomini mestruati che ho conosciuto io. Non è stereotipato, affatto. E il suo rapporto con Emma è plausibile, ne sto vivendo io uno uguale al momento. Per cui, chi avesse qualcosa di brutto da dire su questo fantastico libro può tranquillamente abbandonare questo blog. Non accetto critiche sterili come quelle lette su aNobii: "è un harmony". No, ragazzi, manco per niente. Non scherziamo con le cose serie, per favore. Ma dicevo che ero di buonumore, meglio non scaldarsi per così poco xD
Niente, dunque, ho visto tutta la prima serie (quella nuova) del Doctor Who e mi domando perché abbia aspettato così tanto per iniziarlo. Cioè, dai, Tardis? La voglio disegnata sulla porta della mia stanza, cacchio! Ma, dicevo sempre del buonumore... Dove eravamo? Ah, sì.
Comunque, nonostante non siano stati giorni facili, oggi mi sento contenta. Contenta perché ho passato due sere con delle persone meravigliose che mi hanno fatta ridere di cuore. E lo hanno fatto così, senza impegnarsi. Ciò vuol dire che o sono talmente tanto belle da far ridere anche i muri (e non lo eslcudo) oppure stiamo bene insieme. Tra queste persone c'è anche il latin lover, chiaramente. Che, però, merita un paragrafetto a parte. Un bel paragrafetto, dai. Si è presentato a casa mia, senza che riuscissi a convincerlo a non farlo, portando con sé una bottiglia di vino e i suoi occhi sorridenti. 
È vero che anche la sua non era stata una bella giornata e quindi necessitava di non passare la serata da solo, a casa, a pensare e ripensare. Mi tocca ammettere, però, che un certo calore mi ha avvolto il cuore quando ho realizzato che ha voluto passare con me una serata "difficile". Questo mi fa riflettere e mi fa capire che, in fondo, la mia compagnia gli piace non solo perché sono una bella ragazza (lo dice lui, io non lo direi mai di me stessa), ma perché sta bene insieme a me. Abbiamo visto un film, sorseggiando vino sul mio divano, parlando poco e niente, guardandoci forse ancora meno. Vicini, braccio contro braccio, è bastato quello a calmare la mia rabbia e a lenire la sua delusione. E poi se ne è andato, regalandomi uno di quei sorrisi che solo i suoi occhi sanno farmi. 
Il buon vecchio e caro Freud ci avrebbe scritto un trattato su una serata come questa, conclusasi con un atto mancato. 
Piccola parentesi accademica sugli atti mancati. L'atto mancato è una sorta di lapsus d'azione, si tratta di un errore nell'azione quando, cioè, si vorrebbe fare un'azione e se ne compie un'altra. Freud, che delle volte (nonostante piazzi il sesso praticamente dovunque) si lasciava prendere al romanticismo puro, inserisce tra gli atti mancati anche le dimenticanze. Secondo Sigmund, dimenticare un oggetto a casa di qualcuno vuol dire che insconciamente desideriamo tornarci. Fosse davvero così dovrei pensare che il latin lover non aveva alcuna intenzione di andare via, considerando che ha lasciato da me i documenti del suo motorino e il caricabatterie del suo cellulare. Dei documenti me ne sono accorta subito e, scalza, l'ho inseguito per le scale. Del caricabatterie me ne sono accorta quando ormai era troppo tardi e lui era già tornato a casa. Così, volente o nolente, gli è toccato vedermi di nuovo, ieri sera, se voleva riavere il suo caricabatterie. Ho approfittato dell'atto mancato (sempre che esista e io, in quanto romantica, tenderei a pensare di sì ma è meglio non farsi illusioni) per poter consegnargli un pensierino che ho portato per lui dalla Polacchia.