venerdì 25 gennaio 2013

Confessioni di una coprecarywriter #8

Qualcuno mi ha detto che scrivo troppo, che i miei post -questo tipo di post- sono troppo lunghi. Vero, non posso dar torto a questa persona, mi succede spesso. Non lo faccio appositamente, giuro. È che spesso rimando il momento in cui mi tocca fare spazio ai sentimenti e affrontarli. Perché preferisco mettere tutto in un angolo e occuparmene quando davvero non posso proprio farne a meno. Sto male? Non fa niente, domani starò meglio. Sono arrabbiata? Non ha importanza, dopo una camminata sfiancante mi sento come rinata. Accumulo, accumulo, accumulo fino a quando non riesco più a nascondere le mie emozioni nemmeno ai passanti. Accumulo fino a quando, mentre cammino lungo il corridoio del sottopasso che mi porta alla metro, non mi accorgo che sto piangendo. Accumulo fino a quando anche guardare un video su YouTube mi commuove. Accumulo fino a quando posso, fino a quando la mia tenacia me lo consente. Solitamente riesco bene in questo arduo compito, nonostante sia un dannatissimo libro aperto riesco a ingoiare dentro le delusioni e sorridere, fingendo sia tutto così come dovrebbe essere. Se prima riuscivo a resistere per mesi, adesso -date la colpa all'ormone impazzito, alla vecchiaia- non resisto più per così tanto tempo. 
Che motivo c'è di scrivere un'altra puntata di Confessioni di una coprecarywriter in così poco tempo? In fondo sono solo passati otto schifosissimi giorni, cosa diavolo può essere successo?! Eh, è successo che me lo sentivo che anche qualcun altro mi avrebbe "abbandonata". 
Quando ho scritto quel post, il 17 gennaio, me lo sentivo. Shrek Soprano ha invitato il mio art preferito a prendere la via della porta. E non solo lui. 
Così, in meno di dieci giorni mi sono ritrovata sul balcone dell'ufficio a guardare il giardino cercando di cacciare indietro le lacrime. Il 18 mattina, verso le 11, è stato chiamato ad andare al terzo piano "per discutere del contratto". 
Quando è tornato giù e si è seduto al suo posto, accanto a me, io avevo già capito che no, non si trattava del contratto. Non so da cosa l'ho intuito, non chiedetemelo. È bastato guardare i suoi occhi perché mi si formasse un magone in gola della grandezza di un macigno. 

Il mio cuore ha cominciato a galoppare e il sasso che avevo fermo tra le tonsille non mi ha permesso di soffocare un singhiozzo. 
Come può un capo chiamarti nel suo ufficio e dirti che "sarebbe meglio se presentassi le dimissioni"?
Come si può essere arrivati a questo punto? Come si può fare un contratto di un anno e dopo appena due mesi, tramite spicciole mosse di mobbing, chiedere alla persona di pensare bene se è il caso di voler rimanere? Che razza di persona fa questo? Perché vivo in questo paese di merda dove questo è possibile e, perché no, quasi giustificato? Perché vivo in un paese così di merda che ormai più nessuno si trova a stupirsi di quello che accade? E d'accordo che io sono particolarmente sensibile a queste cose, ma come si fa a dormire la notte dopo aver assunto un comportamento del genere con una persona di 24 anni che, tra le altre cose, continua a venire a lavorare per te nonostante tu sia in debito di due stipendi?! Questa cosa non fa che farmi disprezzare il genere umano più di quanto non lo disprezzassi già. Non lo dico perché c'è l'affetto di mezzo, ma perché è un parere oggettivo: non meritava di essere mandato via. Altre persone stanno qui e non solo non fanno niente, prendono anche il doppio di quanto prendesse lui. Ecco, io forse avrei pensato a mandare via quelle piuttosto che lui che ha sempre lavorato ed è l'unico che si occupa del reparto stampa. Quello che provo non si può descrivere perché non è tristezza e non è nemmeno rabbia. È qualcosa che si assomiglia più al disgusto. Per come si stanno mettendo le cose è probabile che un colloquio del genere capiti anche a me. E poco importa se il Creative Director non è d'accordo a vedere andare via le sue risorse, l'ultima parola spetta sempre a Shrek Soprano. Che chi mi legge dalla prima puntata sa che, per il livello di istruzione che ha, il massimo del lavoro a cui può ambire è la pura manovalanza. 
Tante cose ultimamente non vanno per il verso giusto, forse pure troppe. Lo stratagemma del comprare un libro per regalarmi un sorriso, ormai, non funziona più. Forse dovrei pensare seriamente di comprare una libreria intera per potermi sentire bene. :) 

11 commenti:

  1. Non riesco a fare altro che sospirare, scrivere un tentativo di consolazione e poi cancellare tutto. Mi spiace della situazione lavorativa, per il collega che stanno ingiustamente lasciando a casa, per gli str*nzi che rimangono, per il fatto che, non riesco davvero a spiegarmi come e perché, in alto c'arrivano solo gli incapaci e i suddetti stronzi. Non ho più neanche voglia di usare l'asterisco. Mi spiace.

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  2. Digli di mettersi sei mesi in malattia e all'amico Shrek passa il sorriso!

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    1. Infatti ha già pensato di darsi malato per il mese di Febbraio e non venire al lavoro. L'ultimo mese che avrebbe dovuto fare prima di andarsene magari se lo farà a casa. :(

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  3. @Leggy: Si fa presto a dire "sindacato" ma la realtà è che un 24enne è l'ultimo arrivato, se va bene ha un contratto "fuffa" e deve tirare avanti, zitto zitto, nella speranza che questo si tramuti in qualcosa di più concreto. Io sono fuggito dal primo impiego (uno stage) per varie ragioni, non ultimo che mi si profilava una carriera da finto "professionista" per quello che sarebbe stato, in realtà, lavoro dipendente. Sempre che assumessero, vista la marea di stagisti che si vedeva intorno. Ora perlomeno ho un contratto serio, che scade fra otto mesi ma almeno è un contratto.

    Questo per dire che capisco la situazione di Nereia, ma fortunatamente mi trovo in un contesto migliore - o la vivo meglio, chi lo sa. Fra uno o due mesi potrei trovarmi coinvolto in una "riduzione di presenza" e andare a fare altro, altrove.
    E a me va anche bene, c'è chi manda CV in giro da un anno e il lavoro non lo trova neppure!

    Nereia, non ho librerie da donarti ma condivido un brano che - se non m'inganno - è stata composta dalle tue parti.
    Per aspera... sperando che non sia solo un'illusione.

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    1. Il suddetto ragazzo, dopo un anno di stage malpagato, ha ricevuto come premio un bel contratto a progetto. Purtroppo i contratti a progetto sono dei contratti "fuffa" dato che non ti garantiscono un emerito ca**o. Anche io ho un contratto a progetto e, come lui, potrei essere mandata a casa in qualsiasi momento senza alcuna motivazione. Non sapere di che morte dovrai morire è davvero snervante.

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    2. Oh, dimenticavo: grazie mille per il supporto emotivo, dico sul serio. :)

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    3. I contratti a progetto! Gasp! Un abbraccio forte forte allora, ne hai bisogno anche tu. (Io sono fuggito dalla prospettiva di uno di questi "progetti", anche se non era il motivo dominante della decisione.)

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  4. Sono a progetto da tre anni ormai... sempre nella stessa azienda che ogni volta, ad ogni scadenza, mi promette un contratto vero e poi per una scusa o per l'altra mi fa un altro progetto. E sto provando disperatamente da anni a cambiare lavoro, mandando decine e decine di cv ogni giorno. Eppure non riesco a trovare nulla.
    E penso che c'è anche chi sta messo peggio di me, chi un lavoro o un contratto non ce l'ha.
    Il mondo del lavoro fa proprio, proprio schifo adesso.

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  5. Sono tentata, infatti, di andarmene da qui e basta, fregarmene di non avere altro tra le mani. Ma poi rifletto e mi dico "ok, qui non sto bene perché mi pagano una tantum e Shrek Soprano è davvero un capo orribile. Ma se non vengo più qui e non trovo altro, che faccio? Muoio dentro." E quindi resto, nella speranza che qualcuno, anche per sbaglio, veda il mio cv. Speranza che, dopo due mesi, è già vana. So che mi stancherò anche di inviarli i cv dato che ricevo sempre la stessa risposta (quando la ricevo) "al momento non cerchiamo nessuno". Quindi posso capirti, davvero. Tanta, tanta, tanta comprensione.

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