venerdì 3 aprile 2015

Recensione Il tuo meraviglioso silenzio

Avrei tanto voluto che questo libro rientrasse nella categoria dei Francamente me ne infischio, lo avrei voluto immensamente. L'ho cominciato con la speranza che si trattasse di un libro demmerda e invece no. Inutile dire che ci sono rimasta molto, ma molto, male. Perché, piuttosto che avere una propria personalità da libro de merda, si tratta invece dell'ennesimo libro "meh" letto quest'anno. Non so cosa ho fatto di male per meritare ciò. Dimmi, mio signore fato, che ho fatto di male per meritarmi tanti libri "meh"?
Comunque, al momento sto leggendo un libro che non pare appartenere alla suddetta categoria per cui, incrociamo le dita, potrebbe finalmente trattarsi di un libro che mi piacerà. Ma andiamo a parlare di un libro che poteva essere un libro de merda e, invece, lo è stato solo in parte.

Titolo: Il tuo meraviglioso silenzio
Autore: Katja Millay
Editore: Mondadori
Pagine: 462
Prezzo: 14,90 €
Il mio voto: 3 piume (ma siamo arrivati a 3 per il rotto della cuffia)

Trama

Le sue dita non possono più correre sul pianoforte, il suo mondo pieno di note è diventato muto. Nastya era una promessa della musica, prima. Prima che tutto precipitasse, prima che la vita perdesse ogni significato. Da 452 giorni Nastya ha smesso di parlare, e il suo unico desiderio è tenere nascosto il motivo del suo silenzio. La storia di Josh non è un segreto: ha perso tragicamente i suoi cari, e solo nel recinto impenetrabile che ha costruito intorno a sé si sente al riparo dalla compassione degli altri e libero di dedicarsi in solitudine all'unica cosa che lo tiene in vita: intagliare il legno. Quando sembra non esserci più luce né speranza, Nastya e Josh si trovano e le sensazioni sopite esplodono dal corpo e dal cuore. Due lontananze si incontrano, cercando l'una nell'altra la forza per superare il passato e rinascere davvero.

La recensione 

Come due intrusi che sorvolano le tangenziali dell'intimità, fiutando diffidenze e affinità

Il tuo meraviglioso silenzio racconta la storia di Natsya, una ragazzina che – a seguito di un trauma che le ha causato una parziale invalidità della mano sinistra – ha deciso consciamente di non parlare più. Mai. A nessuno. Senza che gli altri sappiano il perché del suo gesto. Gesto che io, personalmente, non condivido e trovo anche abbastanza sciocco, considerando che non ha alcun vantaggio per lei. 
Nastya non parla per non dover rispondere alle domande della sua famiglia su ciò che ricorda di quel giorno, il giorno in cui – dice lei stessa – qualcuno le ha tolto la vita. Così cambia scuola, cambia città, cambia anche il modo di vestire. Si trasferisce in un posto a sole due ore di distanza dal luogo in cui ha sempre vissuto, a casa della zia, per poter vivere una vita diversa. 
Nessuno, nella nuova scuola nella quale andrà, ha idea di chi sia, di cosa le sia successo. Non so come funziona negli Stati Uniti ma se una ragazza viene brutalmente aggredita a Viterbo, che si trova esattamente a 1 ora e 22 minuti da Roma, lo sanno anche i sassi in circa un quarto d'ora. Comunque pare che nessuna delle persone che entra nella sua nuova vita, sebbene abbiano diversi indizi per fare una ricerca su Google e ottenere anche risultati soddisfacenti, sembra sapere chi è. 
Mi domando, inoltre, come si possa iniziare una nuova vita "lontano da tutti e tutto e lontano dal luogo che ti ha fatto soffrire" quando questo luogo è a meno di duecento chilometri dal posto in cui ci si è trasferiti – che, per la cronaca, non è neanche una città tanto più grande. 
Possibile che nessuno, amici dell'autrice compresi (nei ringraziamenti si legge che tre quarti delle sue conoscenze hanno letto questo romanzo in fase di stesura) le abbia fatto notare che SPOILER se una stella nascente del pianoforte, ragazzina sedicenne prodigio, viene brutalmente aggredita e lasciata quasi in fin di vita in un paese di 7,444 abitanti (fonte Wikipedia) c'è la probabilità che il telegiornale, non dico nazionale ma almeno statale, ne parli per mesi? E possibile che a due ore di distanza, in un paese altrettanto contenuto per numero di abitanti, nessuno guardi la televisione? Soprattutto se, come ci lascia intuire l'autrice, la nostra Nastya era davvero così brava con il piano, tanto da suonare dovunque (feste, centri commerciali, eventi, cerimonie). Va bene, cambia abiti e nome, ma basta davvero questo? Anche perché pare che i professori siano al corrente di chi è e del perché non proferisce parola. Il pettegolezzo è pari a zero in questo posto, tocca andarci a vivere se si ha qualcosa da nascondere. Wisteria Lane, in confronto, è roba da poco. FINE SPOILER 
Critiche a parte – e non sono certamente finite – Il tuo meraviglioso silenzio ci racconta la storia di due solitudini, venutesi a creare a causa di forti traumi che hanno portato a delle perdite, di persone care nel caso di Josh, e di identità nel caso di Natsya. Ho trovato questo aspetto interessante perché, ultimamente, le perdite e i traumi vengono trattati a dir poco superficialmente nei romanzi dedicati a un pubblico giovane. Qui invece, con mia somma sorpresa, l'autrice cerca di dare voce al malessere che la morte e la mancanza dei genitori ha causato, e continua comunque a causare, a Josh senza banalizzarne o stereotiparne le reazioni. Il dolore rende Josh, contemporaneamente, intoccabile e disadattato. Intoccabile agli occhi dei coetanei che lasciano che lui passi la pausa pranzo seduto su una panchina, completamente solo, occhi e testa bassa, in silenzio. 
Nessuno divide il pranzo con lui, nessuno siede nelle sue vicinanze, nemmeno il suo migliore amico. Intoccabile, probabilmente, anche agli occhi dei docenti che, sfido io, in una scuola superiore nella quale si conoscono più o meno tutti, a non avere idea di ciò che accade (ma, tant'è, dicevamo prima che questo posto è come Wisteria Lane). 
Disadattato, invece, agli occhi del lettore, agli occhi di Natsya e a quelli dei genitori di Drew – il suo migliore amico – che lo invitano più spesso del dovuto ad andare a vivere insieme a loro, per poter dare a Josh ciò che più somiglia a una famiglia. E non solo in termini di aiuto, ma anche e soprattutto di affetto.
Un romanzo che, considerando il pubblico di riferimento e l'enorme quantità di sciatteria editoriale presente sul mercato editoriale nell'ultimo periodo, utilizza invece ottimi argomenti per farsi leggere scorrevolmente dagli adolescenti, senza trasmettere messaggi sbagliati. 
Certo, gli adulti non ne escono fuori egregiamente, anzi, sono piuttosto delle macchiette non solo incapaci di comprendere gli adolescenti, ma anche disinteressati a farlo. SPOILER Trovo veramente preoccupante che un'adolescente traumatizzata, che non parla addirittura, venga mandata dai genitori (DAI GENITORI, porca paletta, I GENITORI!!) a casa della zia che fa dei turni di lavoro massacranti e non ha idea di come si faccia un uovo sodo. Zia che, tra le altre cose, sembra non accorgersi che la nipote ha cominciato a vestirsi come le battone dei peggiori bar di Caracas per andare a scuola. E trovo ancora più preoccupante che non ci sia un codice di abbigliamento in una scuola superiore. Cioè, nella mia non c'era, ma se ti presentavi vestita da Pretty Woman, il vicepreside (e forse prima di lui lo faceva Anastasia, la bidella alla porta) ti prendeva per i capelli e ti faceva tornare a casa in un attimo. FINE SPOILER
Così come gli adulti, anche alcuni altri personaggi restano sullo sfondo, inutili e superficialmente abbozzati. Ovvio, in un romanzo non tutti i personaggi devono essere caratterizzati fino allo sfinimento e non è necessario ricorrere al loro albero genealogico, altrimenti diventa un volume de Le Garzantine di letteratura italiana, ma in questo libro, ad esempio, il personaggio di Clay è più o meno inutile. O meglio, serve giusto a uno scopo. E a me (ma a me eh mica a tutti) dà enormemente fastidio quando, in un romanzo, un personaggio viene inserito solo perché l'autore deve servirsene per fargli fare e/o dire qualcosa. E basta. L'ho trovato un espediente da scuola di scrittura creativa, alla prima lezione però. Lo stesso dicasi per l'enorme quantità di pagine utilizzate per fare accadere cose che boh, accadono senza motivo. Scene (e capitoli) di una lunghezza imbarazzante che, però, non portano a niente, che non hanno alcuno scopo reale se non quello di allungare incredibilmente il brodo – un brodo un po' piatto, peraltro. Vestiti da battitrice di marciapiede a parte. Scelta di Natsya che, personalmente, non condivido. Ne ho capito le ragioni, ampiamente argomentate dall'autrice – anche se non in maniera totalmente convincente –, ma la trovo una scelta sciocca e, onestamente, insensata.
Un romanzo che non sconsiglio agli amanti del genere e che, anzi, racconta una storia d'amore tra adolescenti plausibile, senza che vi siano elementi poco credibili (cfr la mafia in Uno splendido disastro) ma che avrebbe avuto bisogno, secondo me, di un massiccio intervento di editing.


8 commenti:

  1. Come sai, concordo. Me ne avevano parlato benissimo e mi aspettavo un libro di quelli seri. Invece l'ho trovato lungo, poco coraggioso, inverisimile. E' scritto sicuramente meglio di altri new adult - l'incipt, in particolare, mi aveva colpito - ma si perde per strada. Dalla Lisbeth Salander per adolescenti - "io voglio vendicarmi", "io ti spiezzo in due" - alla fine diventa Suor Cristina. Sai quale mi era davvero piaciuto, nella sua semplicità? Hopeless, di Colleen Hoover, che in Italia ha un titolo così brutto che non lo ricordo neppure.

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    1. Oddio, tutti i libri di Colleen Hoover hanno titoli osceni in italiano, tranne l'ultimo che è rimasto fedele (Forse un giorno). Ok comunque, me lo segno, magari gli do una chance.
      Per Suor Cristina... Mah, guarda, già non parli senza motivo, ti vesti anche da attrice porno senza motivo, stai proprio messa male. Senza senso, completamente.

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  2. I libri meh sono il nemico numero 1 del lettore, oltre il danno della perdita di tempo anche la beffa di non poterli insultare malamente.

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    1. Il libro meh, quando ti infetta, poi ti resta appiccicato per tutto l'anno. È una maledizione, una malattia. Lo prendi e poi attirerai libri meh per un sacco di tempo. Trstezza.

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  3. Bravaaaaa, ma sei stata molto più seria di quanto mi aspettassi! :DDDD

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    1. Dici eh. Ma non volevo essere cattiva, sarà per questo che sono riuscita a essere seria :)

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  4. ... beh, non l'avrei letto comunque, con o senza recensione xD Effettivamente sa di libro "meh" da un chilometro. Bene che abbiano saputo affrontare bene il lutto del tipo, però le "reazioni ad favam a un trauma" mi sconcertano sempre un po'.

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    1. Sì, ma poi nessuna delle due cose (il vestiario da "Piccole zoccole crescono" e il mutismo) sono spiegate in modo convincente. Cioè, apprezzabile che l'autrice abbia tentato di spiegarle, però ecco... Diciamo che non mi ha convinta, forse sono già troppo vecchia per ste cose.

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