lunedì 21 dicembre 2015

A Natale in libreria, ovvero consigli per liberarsi degli amici con l'alitosi e dei parenti serpenti

Vuoi fare un regalo a una persona che non vuoi più rivedere e ti serve l'ispirazione dell'ultimo minuto? Oppure, vuoi fare un regalo indimenticabile (sia per te che ti sganascerai dalle risate, sia per lui/lei che lo ricorderà come il regalo più brutto della storia)? Vuoi che i parenti la smettano di regalarti libri di merda a Natale e vuoi che, per una volta, provino cosa significa ricevere il romanzo di Arisa? Sei capitato proprio nel posto giusto.
Fioccano i post di blogger e gli articoli di giornalisti del tipo "regala un libro bello, regala la nuova edizione foderata in pelle umana con inserti di corno di rinoceronte e criniera di unicorno di Moby Dick, farai felice un bimbo di 7 anni che ha appena iniziato a leggere!" (si sa, la gente tende a sopravvalutare l'intelligenza dei propri figli, giornalisti inclusi), fioccano i consigli sui libri che ognuno di noi deve per forza leggere.
Nessuno, però, che spenda due parole per i non lettori e per quelli che ci regalano un libro di merda l'anno (lo fanno, lo fanno. Non con me, ma alla mia amica Melania è successo, per dire...).
Ma ci penso io, invece, ai non lettori e a chi ci regala il primo libro che trova all'ingresso del Mondadori Store vicino all'autostrada!
E quindi, daje, vediamo un po' cosa trovate già in libreria e potete facilmente appioppare a questi individui e cosa, invece, troverete nei prossimi giorni. 

Cominciamo con Vespa, il punto fisso dell'editoria. Quest'anno ci delizia con un libro sulle donne d'Italia, dice il titolo. Da Cleopatra a Maria Elena Boschi, dice Vespa. A leggere le recensioni su Amazon, però, pare che questo libro sia un poco una ciofeca con solo due recensioni positive di cui una scritta praticamente per sbaglio (diapositiva a seguire).
Per chi, invece, c'ha il parente non lettore fissato col calcio, è bene che sappiate che potete sempre spendere male (molto male) circa 20 euro (venti euro!!) per un bellissimo libro su José Mourinho che si intitola, incredibile ma vero, Mourinho. La foto in copertina è stata ovviamente rubata dal cartellone che il comando di polizia dietro casa mia tiene all'ingresso, con le fototessere dei responsabili di una rapina a mano armata, ma cioè, chi cacchio siamo noi per giudicare?! Poi che cacchio c'avrà di interessante da dire? Niente a quanto pare, dato che è un libro con poche parole e molte immagini. Te credo, come quasi tutti i calciatori è praticamente semi analfabeta.

Disponibile già in libreria, quindi "oh voi fissati con la spirituralità" accorrete numerosi, il bel libro di Safiria Leccese pubblicato da Piemme. E chi è Safiria Leccese? E che ne so io? L'ho scoperta stamattina, quando sono rimasta incantata dalla prepotenza della copertina. 
Lasciatemi dire che è terrificante nella sua semplicità. Quella banda gialla spaventa i bambini, secondo me. E anche l'espressione di Safiria, ovviamente. Dico, ma signori di Piemme, perché fare queste cose a una donna? Ma non potevate spendere due lire per altri tre scatti? Mi sembra davvero una cattiveria gratuita. All'interno del libro trovate anche, dice la scheda, un dossier fotografico. Mi auguro sia stato assunto un fotografo diverso, sennò è un libro da incubo, altro che la speranza, la preghiera e il miracolo.

Per chi invece ha intenzione di farsi un bel regalo per rendere romantico e anche un poco erotico il proprio Kinder, può a breve procurarsi Ti regalo l'amore di Alessandra Paoloni. Bella, ma che dico?, bellissima copertina di un libro che so già sarà un best seller. A parte l'orrorifico fiocco che, scommetto, rappresenta uno degli incubi maggiori dei grafici dotati del senso della vista (che, vojo dì, a quanto pare non è cosa scontata), vogliamo spendere due parole sull'arial con cui è scritto il titolo?
No, forse è meglio spenderle sulla parte superiore della copertina che sembra una carta da regalo di quelle scadenti che trovi dai cinesi o da Lidl. Io, seriamente, non c'ho proprio più parole da sprecare per le trame dei romanzi della Newton Compton, ve prego aiutateme voi. Clelia, dice la scheda, è single e disoccupata fino a quando un'agenzia di appuntamenti e vacanze (ma che è? Ma che semo matti? Vai in vacanza con uno appena conosciuto?) le regala un viaggio in Umbria con Dante. Eh? COSA? Ripeto: ma che semo matti? Vai in vacanza con uno che non conosci? Poi chissà come finiscono a fà le morte nelle puntate de CSI Las Vegas...
E soprattutto un'agenzia TI REGALA una vacanza? Certo, come minimo te sei dovuta comprà una batteria di pentole, una mountan bike col cambio shimano, un materasso matrimoniale Eminflex compreso di rete e cuscini, una fornitura di Tupperware per 24 mesi e la dentiera di Mastrota. Per andà a Perugia poi. Amica, da Roma c'è il regionale che costa 11 euro. Vacce da sola a Perugia.
E a proposito di strane agenzie, ecco che se l'argomento vi garba, potete regalarvi Insieme per gioco di Lauren Rowe in uscita proprio il giorno prima di Natale (per passare una vigilia bollente!).
Ma 'sti ghirigori? Mi fanno venì mal di testa! Soprattutto che cosa mi rappresentano? Che razza di copertina è? No, seriamente, mi sembra un libro autopubblicato che si ispira a Hilary, la ginnasta ritmica (i miei riferimenti culturali sono davvero di gran classe, lo so).
Vabbè, tutto questo per dire che fa cagare anche la storia di Insieme per gioco (oltre che la copertina e il titolo). Dice la scheda che Jonas, uomo d'affari e playboy (te credo, qua ormai se nun sei bono e non c'hai i sordi nun sei nessuno) vuole entrare a far parte di un club esclusivo (??). Detto così, può esse pure il circolo bocciofilo che sta vicino alla Stazione Nomentana, però vabbè. Insomma, Jonas fa richiesta d'iscrizione e viene contattato dalla tipa che si occupa de smazzà le richieste, diciamo l'amministrazione, che gli scrive che nella sua triste vita è sempre andata a letto con laggente ma non è mai stato piacevole. E lui s'ingrifa. E la stalkera. Ora io dico boh. Capito, ti iscrivi in palestra, lasci l'acconto, poi ti contatta l'amministrazione e il tale che si occupa delle schede ti dice "hey, beibi, mai visti dei lombari come i tuoi" e a te te pare normale?! Te pare normale e ti ingrifi. Certo, tutto molto realistico.

Se invece siete i tipi che prima aspettano di avere dei regali brutti dai parenti per poi farsi del male consapevolmente, potete aspettare il 31 dicembre per accaparrarvi il troppo bello, super bellissimo, stravolgente, entusiasmante, "nonvedevoloracheuscissediomiocomehofattoacampàfinoamò" ebook della nostra amica Abigail Barnette.
Esatto, proprio lei: l'autrice della serie con Sophie Scaife, rinominata da noi Schiff (qui). Ora, dopo rocambolesche avventure in camera da letto succede una cosa sconvolgente a tratti allucinante: la vita di Sophie Schiff va a rotoli. Il motivo? Lui vuole partecipare a un progetto filantropico e la vita di lei cambia. Non sappiamo in che senso, ma va bene uguale. A quanto pare, data l'orrenda copertina che fa pure spoiler, lei rimane incinta. Sarà ancora il caso di fare cose poporno con fruste, colla a caldo, sparachiodi e matite molto appuntite? Mia cara Schiff, arriveranno tempi duri per la tua "vagiaina".

È bene che io mi fermi qui, perché altrimenti mi lascio andare al fantastico mondo dell'autopubblicato e poi è la fine, per me che vengo come minimo minacciata di morte dai wannabe scrittori, e per voi che potreste avvicinarvi pericolosamente alla perdita della vista.
Auguro a tutti un sereno e poporno Natale Newton Compton!

giovedì 17 dicembre 2015

Più libri più liberi 2015 ovvero stati confusionali che causano acquisti di cui non si ha memoria

L'anno scorso (qui) scrivevo che ero sopravvissuta a Più libri più liberi recandomi al Palazzo dei Congressi quasi tutti i giorni. E ne andavo fiera. Quest'anno, invece, sono davvero andata tutti i giorni dalla mattina alla sera, a esclusione del primo giorno in cui mi sono recata giusto quattro ore il pomeriggio perché ero in altri impegni impegnata. 
Anche quest'anno sono sopravvissuta, ma ho rischiato davvero di lasciarmi andare in un omicidio di massa. L'ultimo giorno, in un dannato corridoietto laterale, avrei voluto lanciare una bomba e far esplodere tutti. Gente, dico, va bene passeggiare, va bene anche passeggiare moooolto lentamente con il bastone se avete 92 mila anni, va bene anche passeggiare molto lentamente senza motivo, va bene tutto. Gente, però, muovete le vostre tozze gambette! Invece no.
Gente confusa a Più libri più liberi
Dico, stai camminando davanti a me, cosa può essere successo, all'improvviso, se a un certo punto IN MEZZO AL NULLA decidi di fermarti e guardarti intorno come John Travolta? Cosa diavolo può essere successo? Se non sono confusa io, mi veniva da urlargli, che vivo qui dentro da quattro puzzosissimi giorni, perché tu che sei entrato dieci minuti fa sei confuso? Eh?
Ma poi confuso da cosa, santo cielo?, il Palazzo dei Congressi è un rettangolo, gli editori spesso stanno sempre negli stessi posti per anni (PER ANNI!), le corsie hanno lettere e numeri, c'è poco da confondersi. Io, che non mi ricordo mai niente e ho il senso dell'orientamento di un lombrico ubriaco, guardavo le lettere e mi orientavo con quelle. E se ci riuscivo io, tra i morsi della fame e lo scarso livello di acqua in corpo, figurati se non ce la fai te che sei appena entrato.

Comunque, come vi dicevo altrove e come avrete potuto notare se mi avete seguita su twitter nel periodo in cui si è tenuta la fiera, ho preso parte a BlogNotes ed è stato strano. Diverso, certamente. 
È stato bello perché ho avuto modo di passare del tempo con gli editori e fare loro domande scomode, come ad esempio quale libro del loro catalogo A LORO è piaciuto, e non su quale puntano. 
Sono passata a trovare lo stand di Del Vecchio Editore, dove ho potuto ammirare le copertine fantastiche e segnare i titoli dei libri che in una qualche maniera mi farò regalare da qualcuno (c'è, ad esempio, Arcano 21di Luca Ragagnin che mi attira non poco), ho passato un paio d'ore con le ragazze di Caravan Edizioni, sono passata a salutare Spartaco Edizioni – che avevo svaligiato lo scorso anno –, ho conosciuto le ragazze di Hacca Edizioni (copertine fantastiche!), ho stalkerato lo stand NN. E ho fatto foto, ho spulciato il catalogo, ho scherzato con qualcuno, con qualcuno invece non ci ho proprio parlato. Ho partecipato alla presentazione di Panorama di Tommaso Pincio che è perfetto insieme a Chiara Valerio, ho ascoltato Giordano Meacci che parlava di Pasolini e del libro che ha scritto su di lui, edito da minimum fax. E poi ho rivisto Massimo Roscia – autore de La strage dei congiuntivi – che ringrazio per la simpatia e la ventata di buonumore che porta sempre con sé, ho riabbracciato blogger che non vedevo da tanto, ho sentito la mancanza di altri (Leggy!) che però rivedrò a Torino.

Alcuni editori, chiaramente, sono più simpatici di altri e sono rimasta un po' spiazzata dal disinteresse di altri. Magari era una giornata no, chi lo sa, ma alle volte ho come l'impressione (cosa mi era successa anche a Torino) che alcuni non siano davvero interessati a vendere libri. 
Ma io sono anche troppo vecchia per fare pure la commessa, figuriamoci per saperne qualcosa dell'essere "venditore di libri", per cui la mia è solo un'opinione.
Dicevo, BlogNotes aveva lo scopo di far conoscere l'editoria indipendente attraverso i blogger e, devo dire, che ce l'abbiamo fatta. Credo. Non so, ce l'abbiamo fatta a far immaginare come è Più libri più liberi? All'operazione (mi sembra tutto molto 007) oltre a me hanno partecipato Maria di Scratchbook, babalatalpa di librinvaligia, Francesca di Nuvole d'inchiostro, Luca di Holden & Company e, ovviamente, l'ideatrice di tutto Laura de Il tè tostato.
Chissà se il prossimo anno ci sarà una nuova edizione e se Laura deciderà che sono degna di farne parte! :D

lunedì 14 dicembre 2015

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 14-20 dicembre


Persone, genti, esseri umani! Buongiorno e buon lunedì! Basta, basta entusiasmo, basta ché è presto per tutti, abbiamo ancora gli occhietti caccocolosi e il mondo è triste e brutto.
Lo so, lo so, ho saltato una settimana e il motivo è semplice: non solo c'era la fiera Più libri più liberi di cui non vi ho ancora fatto il resoconto – sì, sono pessima –, ma non è uscito nulla. NULLA. Capite il dramma? Non capisco, vengo perfino abbandonata da Newton Compton! E il lettore medio, per dire, che cacchio compra alla sua amica lettrice media di scontrini della parafarmacia se non ci sono titoli nuovi da comprare? Eh? Sto per avere un mancamento.
Non mi rimane che mostrarvi la poca roba in uscita in questi giorni, sperando nella prossima – anche se un'occhiata l'ho già data e c'è poco da star sereni. Speriamo che gennaio, almeno, ci riservi grandissime sorprese.

Ignite vuol dire – letteralmente – prendere fuoco, accendersi. Qui, chiaramente, mentre le lettrici ci vedranno l'inizio di una storia d'amore, io ci vedo l'inizio di un omicidio. E anche la l'incendio che devasta la mia miope retina.
L'omicidio, ovvio, è verso il tale che a quanto pare va al lavoro ubriachissimo e poi sceglie i colori più brutti della tavolozza di Paint per riempire i buchi delle immaginette che ha ritagliato dal sito internet di Men's Health.
Ma a parte lui chi cazzo è, scusate? King Kong? Quanto è grosso? Guardate il braccio a sinistra, è grosso quanto un filone di pane di almeno 3 o 4 chili!
Siamo sicuri che non è un film dell'orrore, dove una strana creatura sta cercando di possedere (sentite come sono acculturata) l'idiota di turno?
Vabbè, comunque questa qua è la trilogia quella con i personaggi a caso, gente che si conosce e si fidanza, vi ricordate? Quindi, protagonisti di questa puntata della trilogia più sensuale della storia sono Katrina e Cole, pure loro amici di Evan Black, protagonista del primo libro (quello coi centrioli, se non vi ricordate). La trama è che vanno a un party, Cole la bacia appassionatamente e poi la pianta da sola, come una scema, con la Piña Colada in mano, i resti di una tartina al salmone tra i denti e il trucco sbavato, senza alcuna spiegazione (non sarà perché mangi il salmone e te bevi la Piña Colada? Forse il connubio lo disgustava). La verità, però, viene a galla e non è stata una colite improvvisa a farlo allontanare (a 'ste feste, te dicono che è caviale e invece poi te ritrovi al bagno a maledire il panettone condito), ma bensì la paura dei sentimenti. Lui vorrebbe proteggerla da tutto, anche dalle pulsioni che lo spingono a mischiare piacere e dolore, bottarga e nutella, pandoro e passata di pomodoro. Ciò che lui non sa, però, è che lei conosce i suoi lati oscuri (e pure i problemi di colite, me sa) ed è disposta ad amarlo perché blablablablabla. Scheda qui.

Odio l'amore, ma forse no esce solo in ebook al momento ma io, ecco, non potevo proprio lasciarmelo sfuggire. E neanche voi! Forza, indice rovente su Amazon (o dove ve pare) per scaricare questo libro ambientato nel deserto, oppure in Egitto, dove questa bionda ragazza dalla strana faccia (non so, sembra un inquietante incrocio essere umano-volpino) cammina a occhi chiusi. In babydoll credo. Tanto è nel deserto, sai da quanto tempo ha perso l'orientamento? Non c'ha manco senso camminare a occhi aperti. E poi fa caldo, è bene andare in giro in biancheria intima. Insomma, magari appostato da qualche parte c'è un bel beduino.
Comincio a pensare che, in Newton Compton, quando si mettono a fare delle copertine non pensano neanche a cosa stanno facendo. Loro prendono delle foto completamente casuali che hanno acquistato in blocchi su Istock (tipo pacchetto convenienza, 100 immagini di esseri umani 3 euro) e poi ci scrivono sopra dei titoli, in Times New Roman, inventati in precedenza, senza che niente c'azzecchi con niente. La storia, il titolo e la copertina non hanno nulla in comune, se non che fanno schifo tutti e tre nello stesso identico modo. Tipo questo libro qui, dove una protagonista indipendente, autonoma e che non vuole l'anello al dito viene considerata SINGOLARE. Quasi una poco di buono. Fino a che non arriva il principe azzurro, il fratello bello dell'amica, a farla innamorare così da poter essere una brava mogliettina italiana. E, dopo un inizio quasi da film di Pierino, diventa Il bello delle donne 2. Ma che razza di trama è? Lei che manco può dire all'amica che s'è innamorata del fratello perché una volta, tempo fa, quando erano embrioni, la mentecatta aveva promesso che mai mai mai si sarebbe fidanzata col fratello, pena la loro amicizia. Eh? No sentite, per favore, non la voglio manco più guardare la scheda. Preferisco pensare che sia la storia di Tasha, l'americana che s'è persa nel deserto e gioca a nascondino tra le piramidi insieme al beduino bono e al fantasma di Tutankhamon.

Purtroppo per questa settimana è tutto. Mi dispiace immensamente, sento che questo Natale non sarà bello neanche la metà di quello dell'anno scorso. Vi auguro di camminare a occhi chiusi sulla spiaggia e una pioggia di tartine al salmone. Al prossimo lunedì!


giovedì 10 dicembre 2015

Intervista a Caravan Edizioni per #BlogNotes15

La fiera è terminata, i giorni in cui mi recavo al Palazzo dei Congressi la mattina e andavo via la sera sono giunti alla fine – per fortuna –, il mal di testa perenne a causa dell'aria secca (e calda) è sparito, la mia voglia di uccidere il prossimo invece è ancora presente ma si sta affievolendo.

Quest'anno di diverso dagli altri anni c'è stata la mia partecipazione a #BlogNotes, il progetto di cui vi ho già parlato in abbondanza, organizzato da Il tè tostato ed edizioni Sur per raccontare la fiera attraverso i social network (il più usato da me, lo ammetto, è stato twitter).
È stato bello, anche se un po' stancante, seguire la fiera attraverso #BlogNotes perché è stato diverso. Avrei voluto fare di più, ma tante cose non deponevano a mio favore: il telefono che dopo un po' di foto e tweet mi abbandonava miseramente; la poca giovinezza che mi ha fatto vivere il terzo giorno come se un camion mi avesse investita, ripetutamente; la poca dimestichezza con il caldo africano. Belli i posti caldi eh, bellissimi. Le palme, il mare, il sole. Belli, per voi. E soprattutto belli – sempre per voi – se sono veri. Se il caldo è quello dei bocchettoni che sparano aria calda a manetta, sia che si tratti della vostra automobile che di una fiera, ebbene, mi fanno ribrezzo e mi uccidono anche, mi sento fiacca che neanche avessi corso una maratona.

Ma #BlogNotes mi ha offerto anche la possibilità di conoscere meglio Caravan Edizioni, una piccola casa editrice romana, che pubblica perlopiù narrativa contemporanea con una particolare attenzione alla letteratura sudamericana.
Ho avuto l'opportunità di essere ospite, per qualche ora, allo stand di Caravan e di fare due chiacchiere con Silvia Bellucci, l'ufficio stampa, che ha avuto anche la pazienza di rispondere ad alcune domande. Vi riporto quanto ci siamo dette.

Chi si nasconde dietro edizioni Caravan?

Chi si nasconde dietro Caravan? Diciamo che siamo quattro più due, nel senso che di base siamo
quattro persone e da poco tempo si sono aggiunti altri due collaboratori. Principalmente siamo io, che mi occupo dell'ufficio stampa, Serena Magi, in redazione, Mauro Maraschi in redazione ma che si occupa anche della revisione dei testi, e un'eminenza grigia.

Di cui non si può sapere nulla?

È un'eminenza grigia.

Se dovessi raccontare Caravan, come la descriveresti?

Caravan è nata con l'idea di pubblicare testi in traduzione di giovani autori, under 40. Negli anni però, trovandosi con una base di lusofoni e ispanofoni in casa, abbiamo deciso di puntare sul Sudamerica perché è il posto che conosciamo meglio, perché si tratta della letteratura che ci piace di più leggere di cui conosciamo anche i retroscena geopolitici.

In effetti il vostro catalogo presenta perlopiù autori sudamericani. L'interesse per questo tipo di letteratura come nasce?

Riteniamo molto interessanti le nuove generazioni, soprattutto considerato il fatto che sono tutti scrittori che si mettono alla prova per la prima volta avendo vissuto, questi Paesi, un periodo di silenzio dovuto alle dittature. Si tratta di persone che non hanno il confronto con la generazione precedente; nonostante ci siano stati grandissimi auotori sudamericani, come Cortázar per nominarne uno, non sono comunque tantissimi. E gli autori contemporanei sudamericani vivono un mancato confronto con i padri ed è un aspetto che si sente tanto, si sente tantissimo.
Se ti capita di aprire un qualsiasi libro di un autore sudamericano sulla trentina d'anni, soprattutto se si tratta di un auotre argentino, brasiliano o boliviano, vedrai che parla della propria generazione confrontandola con la generazione dei padri.
Abbiamo ritenuto questo aspetto interessante e inoltre ci piace andare alla scoperta del Sudamerica attraverso le voci che lo raccontano.

venerdì 4 dicembre 2015

In my bookshelf #28


Buongiorno gente!
Oggi inizia Più Libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria che si tiene al Palazzo dei Congressi a Roma e che terminerà l'8 dicembre.
Io, manco a dirlo, vado. Tra l'altro quest'anno sarà un po' diverso rispetto agli altri anni e non solo perché cercherò di mantenere un minimo di contegno per quanto riguarda gli acquisti (d'altra parte sono ancora priva di libreria e i miei innumerevoli libri non letti, insieme a quelli letti, campeggiano ancora in soffitta, chiusi all'interno di tristissimi scatoloni), ma quanto per la mia partecipazione a #BlogNotes15, il progetto di Laura de Il tè tostato, reso possibile grazie alle Edizioni Sur.
Girerò per la fiera, dandovi un assaggio di quello che c'è, di ciò che gira intorno al libro. Visiterò stand di editori, farò foto, parteciperò a degli eventi. Ovviamente, terminata la fiera, vi farò un resoconto di quanto è accaduto, come ho già fatto l'anno scorso e come ho fatto anche per Il Salone Internazione del Libro di Torino. Per saperne di più su #BlogNotes15 vi linko al post originale di Laura, così potete farvi un'idea.
Quindi, insomma, seguitemi – se vi interessa – su Twitter, sulla pagina Facebook e anche su Instagram per scoprire un po' di Più Libri Più Liberi e per decidere, magari, di venire in fiera l'anno prossimo.

Veniamo adesso al mese di Novembre, dove comunque non mi sono comportata proprio male. Certo, mi direte che non ho recensito niente – e c'avete ragione – ma le recensioni arriveranno, abbiate fede.
Ora andiamo con ordine. Ho comprato poca roba proprio in previsione della fiera dove, certamente, acquisterò qualche titolo (e so anche già quale). E quindi, ho comprato il famoso libro della Tartt che ormai dico ovunque che leggerò, e cioè Il cardellino, che inizierò davvero e leggerò insieme a Holden per il progetto di recuperare i Pulitzer da parte mia, lui non lo so mica perché lo legge.
Pooooi, spinta dalla convinzione che devo necessariamente superare il lutto da Harry Potter perché non è possibile che io non riesca neanche a tenere in mano un altro libro della Rowling, ho acquistato Il seggio vacante che non so quando leggerò, perché ho comunque ancora un po' di lutto dentro di me. Poi ho acquistato credo l'ultima copia disponibile nel mondo di Un sogno di Natale, e come si avverò di Louisa May Alcott e L'americano di Henry James nell'edizione UTET che mi piaceva da morire (e che ho preso a meno del 50%). Tutto, a parte la Alcott, è stato acquistato usato o tra i remainders.
Di nuovo ho acquistato soltanto Gulasch di cervo. Caccia al tesoro nel cuore della Baviera di Lisa Graf e Ottmar Neuburger perché ne sono stata piacevolmente colpita, sia dalla trama che dalla magnifica copertina. Approfittando poi del black friday e del cyber monday e di tutto quello che c'è stato in mezzo, ho acquistato l'ebook di Le stanze dei fantasmi di Charles Dickens, Wilkie Collins, Elizabeth Gaskell e Ann Procter perché lo desideravo già da un po' e poi costava solo 1,99, non potevo proprio non acquistarlo!

Neri Pozza mi ha omaggiata dei libri del gruppo di lettura del mese di Dicembre e anche del mese di Gennaio, così in casa sono approdati Giallo banana di Giovanni Di Giamberardino e Costanza Durante e Deserto americano di Claire Watkins Vaye.

mercoledì 2 dicembre 2015

Lo zampino dell'autore #2


Buongiorno lettori!
Seconda puntata de Lo zampino dell'autore. Di già? Di già. Non capisco come sia possibile, ma non si dice che il tempo passa in fretta quando ci si diverte? Eh. E sarà che ci siamo divertiti, cosa posso dirvi. Il tempo passa sì davvero in fretta.
Per cui, dicevamo, seconda puntata di questa rubrica no sense che ha lo scopo di intervistare gli autori per conoscere meglio loro e il loro zampino. In fondo gli scrittori sono persone comuni, come noi, hanno abitudini comuni, indossano scarpe comuni e spesso fanno un altro lavoro. Oltre che scrivere libri, s'intende. Anche perché in Italia potresti morire di fame a mantenerti solo coi libri. E quindi, che particolarità ha questa rubrica? In realtà nessuna, solo che le domande cambiano ogni volta e spesso sono domande sceme, come me. 

Dopo la prima puntata (qui) con ospite Loredana Limone, ho deciso – probabilmente sopravvalutando le mie capacità di blogger e intervistatrice (soprattutto!) – di porre le mie stupide domande ad Alessandro Sesto, autore per Gorilla Sapiens Edizioni.
Per chi non lo conoscesse, Alessandro Sesto abita a Verona e indossa sempre magliette bellissime. Cioè, almeno quando l'ho visto io. Poi non so normalmente se indossa magliette brutte. Autore di Moby Dick e altri racconti brevi (qui recensione) e Lascia stare il La maggiore che lo ha già utilizzato Beethoven (di prossima lettura), è simpatico e boh, che dire, ha la faccia buffa. Sarà presente a Roma durante Più Libri Più Liberi, presso lo stand dell'editore e quindi, niente, passate a trovarlo. E anche a trovarmi, perché pure io starò lì, non sempre ma spesso.

Nereia: Prima di cominciare ti ricordo che qui, su questo blog e soprattutto all’interno di questa rubrica, puoi dire quello che ti pare e nel modo che ritieni opportuno. Sentiti quindi libero di rispondere, non rispondere, mandarmi a cagare.
Prima domanda. Qual è stato il momento in cui hai capito che ti sarebbe piaciuto scrivere un libro? Che ne so, pascolavi il cane al parchetto e hai ricevuto la chiamata. Magari hai avuto una di quelle epifanie come i personaggi di Joyce in Dubliners in momenti importanti (una partenza in nave, la rottura di un oggetto). Oppure volevi fare un dispetto alla tua insegnante di italiano del liceo (possibile, io gliene faccio uno ogni volta che scrivo su questo blog anche se lei non si ricorda neanche la mia faccia, probabilmente).
Alessandro: Ho sempre avuto questa debolezza di volere “scrivere un libro”, anche se capisco che scrivere libri è una cosa tutto sommato imbarazzante. Invecchiando si diventa più spudorati, e così a un certo punto, senza che accadesse nulla di particolare, ho ceduto. C’è di peggio, c’è chi scrive poesie.

Nereia: Come nasce l’idea di Moby Dick e altri racconti brevi? Si tratta di riflessioni che fai realmente nella vita? Cioè, passeggi per strada e ti ritrovi a domandarti quale è la giornata tipo di uno scrittore maledetto?
Alessandro: Ora che me lo fai notare mi rendo conto che non so a cosa penso mentre cammino. L’idea di Moby Dick e altri racconti brevi nasce da alcuni racconti un po’ ispirati a Vite degli Uomini Illustri di Campanile che sono piaciuti all’editore Gorilla Sapiens, che mi ha indotto a scriverne altri. Poi, il rapporto tra finzione narrativa e vita reale è uno dei miei soggetti preferiti.
Nereia: A proposito di questo, hai mai inserito, nei tuoi libri, cose successe realmente? O comunque ispirate a un evento, un dialogo, che è successo a te o al quale hai assistito?
Magari hai preso davvero qualcuno a pesciate in faccia (cfr. La vita come arte, pag 45 de Moby Dick e altri racconti brevi, nda).
Alessandro: Direi di no, forse qualcosa, ma pochissimo. Le poche volte che ci ho provato i fatti realmente accaduti sembravano più forzati e improbabili di quelli del tutto inventati, non so perché.