giovedì 11 febbraio 2016

Recensione La carne

Buongiorno genti!
Oggi vi parlo finalmente di La carne, un romanzo breve scritto da Cristò e pubblicato da Intermezzi. Ho avuto il piacere di sentire parlare del romanzo durante Più libri più liberi, quando mi sono fermata a guardare lo stand. Che dire? La storia mi colpì subito e quindi, oggi, eccoci qui.
Si tratta del primo libro di Cristò che leggo, apprendo dal meraviglioso mondo dell'internet che ne ha scritti altri, e del primo libro pubblicato da Intermezzi. Insomma, almeno in una delle due cose devo darmi da fare.
Quindi, libro uscito il 25 gennaio, lo trovate sul sito dell'editore in cartaceo e ebook, e solo in ebook un po' ovunque.

Titolo: La carne
Autore: Cristò
Editore: Intermezzi
Pagine: 148
Prezzo: 12 €
Il mio voto: 4 piume

Trama

Nel mondo come era quando avevo otto anni tutti morivano, chi prima e chi dopo. Adesso nessuno è sicuro neanche di questo. Settantadue anni fa tutto si è fermato: non c’è più niente di nuovo da assaggiare, niente da provare, si producono gli stessi modelli di elettrodomestici e la televisione trasmette gli stessi programmi. Sono sempre di più quelli che escono di casa e si dispongono ordinatamente in fila davanti ai depositi della carne. Nel mondo come è adesso un ottantenne ricorda il mondo come era, pensa a una storia che ha per protagonista un medico e osserva le vite dei suoi sosia.

La recensione


«Nel mondo come era quando avevo otto anni tutti morivano, chi prima e chi dopo. Adesso nessuno è sicuro neanche di questo».
Nel mondo in cui è ambientato La carne, nessuno muore più. Non si tratta di zombie, ma neanche di esseri completamente viventi. Strano da dire, lo so, e soprattutto strano da comprendere. Ma, credetemi, tutto nel romanzo ha invece perfettamente senso.
Una profonda rassegnazione pervade tutto il romanzo, scritto attraverso gli occhi di chi, questo "non" cambiamento, lo ha vissuto: un ottantenne la cui unica certezza è fumare qualche sigaretta mentre, al cinema, guarda un film porno. 
Ma non è sempre stato così. Le cose sono cambiate, o meglio, sono rimaste invariate da quando lui aveva appena otto anni. Se lo ricorda ancora molto bene quel momento, il protagonista, il momento esatto in cui tutto è rimasto uguale (e quando lo scoprirete di che momento si tratta rimarrà impresso anche a voi, statene certi).
Nulla infatti, da quel giorno passato all'acquapark, è stato più inventato: i programmi televisivi sono rimasti uguali, i film trasmessi al cinema si ripetono ciclicamente (anche quelli porno!), i modelli delle automobili e degli elettrodomestici sono sempre gli stessi. 

La causa scatentante del non cambiamento, però, non si sa bene quale sia. Semplicemente le persone hanno preso ad abbandonare tutto, lavoro, famiglia, figli perché, colti da una gran fame, hanno preso a cercare la carne. Così, l'ufficio comunale che si occupa di distribuire la carne alle persone in attesa ha la fila fuori che, giorno dopo giorno, aumenta sempre più. 
Che si tratti di un virus o di un improvviso ammattimento della gente, non è dato sapere. E non solo al lettore, che è solo uno spettatore del tutto, ma anche ai protagonisti che vivono una vita in cui si ha un rapporto di rassegnazione/negazione verso i "non morti".
Questo è un aspetto che molto mi ha colpito del romanzo: l'indifferenza che Giulio, ad esempio, ha verso i "non morti", completamente in contrasto – invece – con la cura e la preoccupazione che nutre Monica, che si occupa della distrubuzione della carne.
E in contrasto anche con Tancredi, un medico che assisterà a uno strano fenomeno che confiderà – in un modo o in un altro, ma non vi dico niente ché altrimenti vi riempio di spoiler – al nostro protagonista. 

Manca, forse, una vera e propria trama al romanzo ma non è un qualcosa di cui il lettore effettivamente si accorge o che rovina la lettura. Sembrerà insensato ciò che scrivo, ma non lo è. Difficile, credetemi, motivare fino in fondo queste parole senza rovinarvi la lettura.
Inoltre, nnonostante sia composto da pochissime pagine, si tratta di un romanzo che riesce – e anche molto bene! – a trasmettere un forte senso di disagio al lettore. Perché sì, la gente che vive nel mondo fermo da settantadue anni potrà anche essersi abituata a vedere certe cose, ma il lettore invece no. 
E l'indifferenza, la rassegnazione e spesso la violenza, ma anche e soprattutto la solitudine, fanno male. 
Fanno male e portano a riflettere. 
Terminata la lettura, ho ripensato ai "non morti" e li ho immaginati come una minoranza, così che l'atteggiamento di non accettazione, in alcuni casi superiorità, in altri di violenza gratuita, ha fatto ancora più male. 

Bello, e in alcune parti toccante, con una scrittura asciutta e senza inutili fronzoli, è riuscito a farmi guardare con sospetto la carne per alcuni giorni. E se un romanzo ti fa questo effetto, vuol proprio dire che ha fatto il suo dovere: è arrivato dritto al punto (che, nel mio caso, era il cuore).

8 commenti:

  1. Non conoscevo questo libro, adesso sono curiosa e anche un po' angosciata :-)

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    1. In effetti è un poco angosciante. Più che un poco.

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  2. OT: seguendo i tuoi consigli di lettura, mi sono portata a casa dalla biblioteca "Revolutionary Road" (adesso se l'è preso mia mamma) e "Jakob il bugiardo", che il mio prof di Letteratura tedesca all'università citava sempre.

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    1. Jakob il bugiardo devo leggerlo, ma ce l'ho (come altri 90 libri come minimo). Revolutionary road, invece, stupendo. Non smetterò mai di dirlo. S T U P E N D O. Dimmi che ne pensi quando lo hai terminato ^_^

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  3. Comunque sto per scriverne anche io. Bellissima recensione Irene! Io l'ho letto da qualche mese eppure ancora adesso al solo pensiero mi sale un'angoscia (Carla)

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    1. Vero? A me è piaciuto moltissimo!

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    2. Anche a me, davvero tanto. E ha pure un effetto che dura nel tempo :)

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  4. Ehi, tu!
    L'ho finito pochi giorni fa e mi è piaciuto un sacco.

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