mercoledì 13 aprile 2016

Questione di incipit #5



Ciao, buongiorno, salve. Me devo sbrigà perché devo andare in palestra e se non corro trovo Marcello – l'istruttore – che mi ammonisce con sguardo severo. Già vado in palestra a mesi alterni (e infatti se uno mi guarda pensa che la mia palestra preferita è pc-letto-poltrona-pc-letto-poltrona), se comincio anche a fare a giorni alterni nei mesi alterni, Marcello me viè a prende a casa direttamente. E mi prende a badilate in faccia, poi. E c'avrebbe pure ragione.
La scorsa settimana abbiamo fatto una pausa (ormai parlo come Otelma, salvatemi!), forzata tra l'altro. Forzata perché avevo delle cose da capire, delle decisioni da prendere e anche le letture, in qualche maniera, avevano parte nella decisione. Non volevo, quindi, decidere un altro libro brutto da leggere se non fossi riuscita a mantenere l'impegno preso con gli altri. Invece pare che io ce la faccia a mantenere l'impegno, anche se con calma. Ma voi c'avete fretta? Io no, e quindi sappiate che tutto avrà uno spazio qui sopra. Basta solo avere pazienza. Anche perché c'ho davvero una vagonata di recensioni da fare e insomma, grandi appuntamenti da questa settimana in poi.
In parte comunque ho deciso cosa fare, in parte sono ancora in forse ma non credo di dover attendere ancora molto perché mi si palesi la decisione. Credo. In fondo gli eventi mi stanno aiutando in modi che non ritenevo possibili e quindi ben venga. Mi sento un po' la Fata Morgana a parlare così criptica, c'avete ragione, ma un giorno vi sarà tutto più chiaro.
E adesso basta, basta parlare di idiozie e cosette senza senso! Passiamo, piuttosto, all'incipit del libro (uno dei seimila) che sto leggendo.

Il libro che sto leggendo, insieme ad altri quattro, è Le geometrie dell'animo omicida che ho avuto modo di conoscere alla fiera di dicembre. Avrei dovuto iniziarlo prima e avrei anche voluto, per dirla proprio tutta, ma i gruppi di lettura mi hanno così condizionata che ho letto la metà di quanto normalmente faccio. Così siamo giunti ad aprile senza che io me ne rendessi conto. Da un lato, però, sono contenta sapete perché? Perché se lo avessi letto prima, in contemporanea a tutti i libri brutti che mi sono sorbita, non lo avrei apprezzato dato che la concentrazione che avevo era al pari di quella di Dori. 
Si tratta di un giallo che, però, ha anche a che fare con il mondo dell'astrologia. Non sono un'esperta – ma proprio per niente – di astrologia, quando ne parlo lo faccio con superficialità e basandomi su quanto dice Fox – che, voglio dire, tutto il rispetto eh ma l'oroscopo giornaliero me pare tanto una baggianata. L'astrologia, ovviamente, è molto più dell'oroscopo in fondo al giornale e si basa sullo studio dei piani astrali e dei movimenti delle stelle e tutte cose che mi ricordano la mia prof di Geografia astronomica al liceo. Insomma, tutto questo per dire che trovo interessante il connubio giallo-astrologia. Ecco. 

Un turno di radiomobile come tanti

"Il distributore automatico di bevande del Comando era di nuovo fuori servizio.
«Eppure l'hanno ricaricato solo ieri!»
L'appuntato Giunti fu preso da un tale moto di rabbia che avrebbe voluto sferrargli un calcio ben assestato, se non fosse stato più che sicuro di farsi del male al piede e non ottenere nulla. Non si poteva uscire in pattuglia alle 7 di mattina senza neanche aver messo in corpo un po' di sana caffeina.
 Mentre si dannava, elucubrando su quanto la jella s'accanisse contro di lui fin dall'inizio di quell'ultimo turno di quinta, la voce del collega lo riportò sulla terra.

«Falla finita Matte'! Montiamo in macchina che ti porto a prendere il miglior cappuccino di tutta la Trinacria.»
L'altro, oramai fuori di sé, rispose malamente: «Ancora 'sta storia di Pino che fa il miglior cappuccino della Trinacria? Che palle! Ma che non lo sai che io odio il latte e la mattina prendo solo un potente caffè?».
«Ma come fai a odiare il latte, me lo spieghi? Eppure dovresti averlo preso il lattuccio da mamma, oppure sei figlio di Carmencita, l'innamorata di Caballero?».
«Che cazzo dici, Laganà! Ti sei bevuto il cervello?».
«Lascia perdere! Non eri neanche nato quando c'era Carosello. Montiamo in servizio, dai».

A guardarli da dietro, mentre si incamminavano fuori dagli uffici in direzione della macchina, non si poteva negare che fossero buffissimi: Matteo, alto e magro che camminava dondolando qua e là, Tore, tarchiato e baffuto come il sergente Garcia di Zorro. Eppure erano in gamba, dannatamente in gamba: l'intuito e l'esperienza fusi assieme in una miscela a volte esplosiva, ma molto efficace."

 ***

Su richiesta di Nadia Canova – grazie Nadia – ecco qui che ci procuriamo uno dei romanzi di J. Lynn, pseudonimo di Jennifer Armentrout (con la quale ho avuto un'esperienza davvero soporifera leggendo Half-blood – libro credo non ancora pubblicato in Italia).
Quindi, dopo aver impiegato circa dieci minuti per capire quale dei libri Ti aspettavo, Ti fidi di me?, Stai qui con me, Rimani con me (mai sei rinco? Me lo hai già detto poco fa), Torna con me (e non vogliamo sapè perché se ne è andato, forse sei ossessiva?), Per sempre con me (vicini di lapidi già che ce state), ho deciso che nel prossimo ordine in libreria acquisterò Ti aspettavo.
Cercherò di fare questo acquisto indossando un passamontagna perché non voglio farmi vedere da nessuno. Anzi, compro l'ebook, che è decisamente meglio. Vabbè, la trama è questa qua: Avery fa l'università e dopo quella festa di Halloween (non ci dicono quale e perché) deve mantenere un profilo basso ed evitare il ragazzo che potrebbe mandare tutto a monte. Cameron è il sogno proibito di tutti al Campus (donne, uomini, vecchi e bambini), fisico atletico, occhi azzurri, addominali da paura (ve farei vedè chi c'avevo in Facoltà io...) e insomma alla fine Avery pure che deve evitarlo si innamora. Ma il passato è in agguato, riuscirà Avery blablablabla? Eh, chi lo sa.

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"Nella vita avevo due grandi paure. La prima era quella di svegliarmi in piena notte e trovarmi faccia a faccia con un fantasma: improbabile, ma pur sempre un pensiero terrificante. La seconda era quella di entrare in ritardo in un'aula affollata.
Odiavo essere in ritardo.
Odiavo che la gente si voltasse a guardarmi. Il che era inevitabile se arrivavi un minuto dopo l'inizio della lezione. 
Per questo motivo, nel fine settimana, con Google Maps avevo calcolato al millimetro la distanza tra il mio appartamento di University Hights e il parcheggio riservato agli studenti. E domenica avevo fatto avanti e indietro in macchina due volte per accertarmi che Google non si sbagliasse. 

Un chilometro e novecento metri per la precisione.
Cinque minuti in tutto.
Ero persino uscita di casa con un quarto d'ora di anticipo, in modo da arrivare dieci minuti prima dell'inizio della lezione, che cominciava alle nove e dieci.
Quel che non avevo calcolato era il chilometro e mezzo di coda allo stop: d'altronde, un vero semaforo nel centro storico di una cittadina antica sarebbe stato chiedere troppo; inoltre non avevo previsto che in tutto il campus non sarebbe rimasto un solo posto libero. Avevo dovuto parcheggiare alla stazione ferroviaria là vicino, perdendo anche tempo prezioso a cercare le monetine per il parchimetro." 

***

Vabbè, però scusate eh ma te lo sei meritato. Un chilometro e nove in macchina? Ma, fammi capì, la tua terza paura è fare cento metri a piedi a 19 anni?!
Il tragitto che faccio io per andare a prendere la metropolitana è di un chilometro e cento, e lo faccio tutti i giorni a piedi, non so' mica morta. Certo poi che il parcheggio era pieno, se gli intelligentoni come te fanno cinquecento metri in macchina per andare all'università, te credo! Poi vabbè, io penso sempre all'impossibilità di andare, che ne so, nella mia ex Facoltà in macchina e mi viene da ridere. Cioè, a parte che ci si metterebbe circa un'ora anche al solo pensiero, ma poi la macchina la pieghi e la intaschi. O paghi – se sei fortunato – circa 8 euro di parcheggio al comune, più due o tre al parcheggiatore abusivo e poi altri dieci o quindici di lavaggio per i piccioni e/o i barboni. 
Però, ammetto con sorpresa che Ti aspettavo è scritto meno male di quel che pensavo. Magari la storia non è un granché ma non farà poi così schifo, al massimo mi viene un colpo per un attacco di glicemia acuto grazie ai vari "i suoi occhi di ghiaccio", "gli addominali contratti", "il sudore lo rendeva Apollo" e cose brutte così...

Se dovesse venirvi in mente un libro brutto non esitate a consigliarmelo, me lo procurerò di certo (e lo so che pare una minaccia ma non lo è). Buone letture di libri belli!

7 commenti:

  1. Il commento alla Lynn mi ha fatta morire! :)

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  2. Ahahahaha grandissima, ti sei fiondata subito sulla Lynn/Armentrout! Mi hai fatto morire dal ridere!

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    1. Eh be', scusa, il tuo consiglio mi sembrava appropriato! :P

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  3. La storia di Avery suona familiare... ipotesi: il suo ex la ricatta minacciando di diffondere foto intime, ma per fortuna arriva Cameron a salvarla.

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    1. Dici? Se c'hai ragione devo leggerlo subito! Lo compro stasera stesso.

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    2. O magari alla famosa festa hanno tentato di violentarla. Alle protagoniste di questi libri succedono sempre cose molto brutte. Però per fortuna arriva sempre lo strafigo di turno a rimettere tutto a posto.

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