mercoledì 11 maggio 2016

Questione di incipit #6


Buongiorno!
Rieccomi in carreggiata dopo le vacanze e un periodo – breve e non risolutivo – durante il quale ho pensato che cosa fare di questo spazio qui, se continuare a investirci del tempo oppure no.
È una decisione che, immagino, prenderò davvero prima o poi anche se alle volte mi viene un po' di sconforto e penso che abbandonare tutto sarebbe molto più semplice. E comodo.
Che dire, sono tornata da Dublino ed è sempre un grande piacere vederla (anche se quando piove sembra un po' Gotham City). È stato bello, come sempre. Impossibile che non lo sia, Dublino è pur sempre Dublino.
Domani, inoltre, parto per andare a Torino in occasione del Salone Internazionale del Libro e, come ogni anno, non vedo l'ora. Non perché sia una cosa senza la quale non si può stare eh, anzi, ma è perché è un'occasione per scoprire tanti nuovi libri e per incontrare persone.
Insomma, è una di quelle cose che attendo sempre con un po' di adrenalina in corpo.
Dopo questa breve e inutile introduzione, passiamo alle cose serie e cioè all'incipit di uno dei secentordici libri che sto leggendo (quando la finirò di leggerne un milione contemporaneamente, magari...).

Ebbene sì, anche io ho ceduto a Ross Poldark di Winston Graham. Un po' perché così potrò iniziare la serie tv con Aidan Turner senza sentirmi in colpa verso il mio lato nerd, un po' perché io quando vedo cose ambientate (e magari anche scritte!) in Anglosassonia tra il 1700 e il 1800 non capisco più nulla. Ognuno ha i propri punti deboli, che ci posso fare? Io mi emoziono con il '700 e l'800 inglese (ma anche americano eh, basta che sia anglosassone).
E quindi, di che parla Ross Poldark? Si tratta del primo volume di una serie storica – capite l'emozione? Capite? –, con protagonista Ross Poldark, figlio di un piccolo possidente, che torna a casa dopo aver combattuto con l'esercito degli inglesi durante la Rivoluzione americana.
Al suo rientro, a causa di voci che lo davano per morto, scopre che la sua amata e promessa sposa Elizabeth sta per sposare un altro uomo (e lasci così Aidan Turner? Laggente non capisce proprio). Scopre, inoltre, che Nampara – la casa da lui ereditata – è ormai in stato di abbandono. Ross Poldark decide, così, di dedicarsi al recupero della sua dimora, cercando di recuperare gli affari lasciati dal padre.
Insomma, che dire, io già lo amo. Non lui – anche lui, in effetti – ma il libro. Vi lascio sbirciare l'incipit, ditemi un po' che cosa ne pensate.

Prologo

1

Joshua Poldark morì nel marzo del 1783. Nel febbraio di quell’anno, consapevole del fatto che non gli restava molto da vivere, mandò a chiamare suo fratello a Trenwith.
 Charles arrivò in un pomeriggio freddo e grigio caracollando in sella al suo robusto cavallo roano, e Prudie Paynter, una donna grassa, dai capelli flosci e dal volto scuro, lo accompagnò nella camera dove Joshua giaceva sul grande letto chiuso da pannelli, sostenuto da guanciali e cuscini. Charles si guardò attorno con occhi azzurri, piccoli e acquosi, notando il disordine e la sporcizia, quindi sollevò le code della giacca e si accomodò su una sedia a dondolo che scricchiolò sotto il suo peso. 
«Ebbene, Joshua.» 
«Ebbene, Charles.» 
«Questa è una brutta faccenda.» 
«Brutta davvero.» 
«Quando conti di essere di nuovo in piedi?» 
«Difficile dirlo. Ho come l’impressione che il cimitero mi stia aspettando.» 
Charles sporse il labbro inferiore. Non avrebbe dato peso a quelle parole se non avesse saputo che le cose stavano davvero così. Ebbe un piccolo singulto – da qualche tempo, quando andava a cavallo, gli si riempiva sempre lo stomaco d’aria – e subito cercò di mostrarsi rassicurante. 
«Non dire sciocchezze. La gotta alle gambe non ha mai ucciso nessuno. È quando risale fino alla testa che diventa pericolosa.» 
«Non è quello che mi ha detto Choake. Secondo lui, la causa del gonfiore è un’altra. Una volta tanto, ho idea che quel vecchio idiota potrebbe aver ragione. Anche se, Dio mi è testimone, a giudicare dall’aspetto sei tu quello che dovrebbe essere a letto, visto che sei il doppio di me.»
 Charles abbassò lo sguardo sulla vasta distesa ricamata di nero del panciotto che scendeva da sotto il suo mento. 
«La mia stazza è tutta salute. È normale che gli uomini mettano su peso quando raggiungono la mezza età. Non vorrei mai essere tutto pelle e ossa come nostro cugino William-Alfred.» 
Joshua inarcò un sopracciglio con aria ironica, ma non fece commenti. Scese il silenzio. Da molti anni i due fratelli avevano ben poco da dirsi e in quel loro ultimo incontro chiacchierare di piccole cose era difficile. Charles, il maggiore nonché il più facoltoso, che possedeva la casa di famiglia, le terre e gran parte delle quote della miniera, era un personaggio molto rispettato nella contea, eppure non era mai riuscito a liberarsi del sospetto che il fratello minore lo disprezzasse. Per Charles, Joshua era sempre stato una spina nel fianco, perché non aveva mai fatto nessuna delle cose che ci si era aspettati da lui: prendere i voti, o entrare nell’esercito, o sposarsi in modo opportuno, lasciando così a Charles il compito di gestire il distretto. 

***

E siccome che questo non è già un bel periodo orrido, ho deciso di dare una possibilità alla mia amica figlia del gommista. Insomma, la serie che ha tutti romanzi uguali ma con protagonisti diversi devo assolutamente leggerla.
Sì, lo so, sono indietro con le altre sòle incredibili di cui vi ho parlato nelle puntate precedenti ma credetemi se vi dico che non riesco a stare dietro neanche ai libri belli. Un periodo incasinato questo, soprattutto per il mio cervello. Un giorno, abbiate fede, vi sarà tutto più chiaro.
E comunque, la storia di questo romanzo sulla figlia del gommista è che tipo lei è la solita noiosona figlia di buona famiglia, tutta casa e chiesa e che ha anche i genitori più noiosi del circondario. Dai lei vogliono ottimi voti, vestiti casti, capelli lunghi, gonne sotto al ginocchio. Ma lei, una volta conosciute le cose che non dovrebbe neanche guardare da lontano, capisce che i demoni sono più attraenti delle noiose suore laiche e infatti conosce uno, che fa il tatuatore, che per questo è un bad boy. Io boh, cioè, il mio tatuatore – per dire! – è vegetariano, quindi proprio bad boy ma anche no. Ma loro so' in America, lì se sei tatuatore fai sicuro anche parte di una gang bang. E niente, che stavo a dì? Ah, sì lui si porta a letto una montagna di gente (devo dirlo al mio tatuatore, devo dirgli di smetterla di fare il bravo ragazzo e portarsi a letto chiunque) e boh sicuro a un certo punto si porta a letto pure lei. Ma vediamo l'incipit!

Capitolo uno

Rule

All’inizio pensai che il martellare che sentivo in testa fosse il mio cervello che cercava di uscire dal cranio dopo i dieci shot di Crown Royal o giù di lì che mi ero scolato la notte prima, ma poi mi resi conto che era il rumore di qualcuno che si spostava come una furia per il mio appartamento. Lei era lì, e con terrore mi ricordai che era domenica. Nonostante tutte le volte che glielo avevo detto, la scortesia nei suoi confronti, o la condizione devastata e impresentabile in cui mi trovava, ogni domenica mattina lei si presentava e mi trascinava a casa per il brunch. 
Un gemito soffocato dall’altra parte del letto mi fece ricordare che la sera prima non ero rientrato solo dal locale. Non che mi venisse in mente il nome della ragazza, il suo aspetto o se rientrare barcollando con me nel mio appartamento fosse valsa la pena. Mi passai una mano sul viso e allungai le gambe oltre il bordo del letto proprio nell’istante in cui la porta si spalancò. Non avrei mai dovuto dare la chiave a quella mocciosetta. Non mi preoccupai di coprirmi; era abituata a entrare e trovarmi nudo con i postumi di una sbronza – non vedevo perché quel giorno dovesse essere diverso. La ragazza dall’altro lato del letto si girò e guardò con gli occhi strizzati la nuova arrivata, che si era unita alla nostra festicciola. 
«Mi pareva che avessi detto che eri single». Il suo tono d’accusa mi fece rizzare i peli sulla nuca. Una ragazza disposta ad andare a casa con uno sconosciuto per una notte di sesso senza impegno non aveva il diritto di sparare giudizi, soprattutto se ancora nuda e nel mio letto. 
«Dammi venti minuti». Mi passai una mano tra i capelli arruffati mentre la biondina sulla porta sollevava un sopracciglio. 
«Te ne do dieci». Avrei alzato anch’io un sopracciglio per il suo tono e l’atteggiamento, ma la testa mi stava uccidendo e comunque sarebbe stata fatica sprecata con lei; era fin troppo immune alle mie stronzate. «Preparo il caffè. Ho già invitato Nash ma ha detto che deve andare in studio per un appuntamento. Ti aspetto in macchina». Girò sui tacchi e, di colpo, la soglia rimase vuota. Mi sforzai di alzarmi, scrutando il pavimento in cerca dei pantaloni che avevo abbandonato la notte prima. 
«Che succede?». Mi ero temporaneamente scordato della ragazza nel mio letto. Imprecai sottovoce e mi infilai una maglietta nera dall’aria abbastanza pulita. 
«Devo andare». 
«Cosa?». 
La osservai accigliato mentre si metteva a sedere con il lenzuolo premuto al petto. Da quel che vedevo, era carina e aveva un bel fisico. Chissà cosa le avevo proposto per convincerla a venire a casa con me. Non mi era dispiaciuto svegliarmi accanto a un tipo come lei quella mattina. 
«Devo andare in un posto e ciò significa che tu devi alzarti e uscire. Di solito il mio coinquilino è in casa e potresti restare ancora un minuto, ma è dovuto andare al lavoro, quindi muovi quel bel culo e vattene». 
«Mi prendi in giro?», farfugliò. 
Le lanciai un’occhiata mentre recuperavo gli stivali sotto una pila di vestiti da lavare e me li infilavo. «No». 
«Che razza di stronzo si comporta così? Nemmeno un grazie per ieri notte, sei stata fantastica, ti va di andare a pranzo? Che cazzo, solo vattene?». 
Spostò di lato il lenzuolo e vidi che aveva un bel tatuaggio sulle costole. Probabilmente era stato quello ad attrarmi nel mio torpore alcolico. «Sei proprio un bel tipo, sai?». 

***  

A parte la domanda spontanea: che razza di libro inizia così?!, la cosa davvero preoccupante è che la tizia – alla quale lui ha appena intimato di andare via con un tono che, davvero, una donna in stato premestruale avanzato è più simpatica e gentile – risponde "sei proprio un bel tipo"? 
Amica, ma era proprio il caso di usare la spranga, era proprio l'occasione giusta questa e te la sei fatta sfuggire così? Mah, io le donne d'oggi non le capisco. 
Un minuto di silenzio, comunque, per Nash come nome proprio di persona e non di cane. 

Buon letture a tutti, gente, sia di libri belli che di libri... brutti!

11 commenti:

  1. Ross Poldark promette bene :)
    (Miniserie? Quale miniserie? Devo vederla!)

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  2. Anch'io mi emoziono con le serie storiche di ambientazione anglosassone! E Aidan Turner è un bel vedere...
    L'incipit di Jay Crownover: questi romanzi si assomigliano tutti, anche nei nomi dei personaggi: Rule, Nash, Tash, Cash.
    Buon viaggio verso Torino!

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  3. Guarda scommetto che il mio libro roso è più sòla del tuo... Ho anche uno tatuato mi sembra in elenco... Il primo sicuramente da leggere :D

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    1. Rosso, anche se al mio device piace più roso

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    2. Ma pazza te che te lo sei comprato! Io c'avevo na mezza idea che fosse na sòla, quando m'hai letto la trama...

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  4. A me piace un sacco questa rubrica e mi spiacerebbe perderla :-(
    Adesso voglio Ross Poldark, accidenti! Per quanto riguarda la figlia del gommista, alle volte penso che con un po' di impegno uno Young adult riuscirei a scriverlo anch'io, magari è la volta che faccio il botto :-p
    Io sarò al Salone sabato sera, a sentire Malvaldi! Una volta tanto sono felice di vivere qui :-)

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    1. Purtroppo più che di questa rubrica parlavo un po' in generale. Ho pensato spesso a chiudere questo blog e non sono ancora sicura di non farlo. Come si dice? Chi vivrà, vedrà.
      E comunque, detto tra noi, lo young adult lo puoi scrivere sicuro! Se lo fai avvertimi per favore xD

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    2. E' naturale che tu debba fare ciò che ti senti ed è meglio per te... sappi però che se dovessi chiudere sarò molto triste :-) Se scriverò lo Young adult sarai la prima a saperlo :-p

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  5. Poldark sarà presto mio, in attesa della seconda stagione della serie. Della figlia del gommista però faccio a meno, già che sono una frana con la macchina :D

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    1. È proprio perché sei una frana con la macchina che necessiti della figlia del gommista, così ti fai amico anche il padre ed è un attimo! Gas di scarico e bollino, gomme nuove, parabrezza lucido e via, verso una nuova avventura xD
      Io spero si sbrighino a pubblicarli in italiano i libri di Poldark, non posso aspettare!!

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