martedì 22 maggio 2018

Voglio leggere, i miei propositi dell'anno letterario 2018 - speciale #BlogNotesMaggio

Prosegue il #maggiodeilibri e, quindi, prosegue la mia partecipazione all'iniziativa grazie a Blog Notes. Il tema di questa settimana è Vogliamo Leggere che può essere interpretato in più modi. Io, ovviamente, l'ho interpretato alla Nereia maniera.
In questo post non parlerò di cosa i lettori – come entità astratta – vogliono leggere. Non lo farò perché non parlo mai di me al plurale, né di me come facente parte di una collettività. Non lo farò perché io sono io, con i miei gusti personali, le mie fissazioni, le mie passioni e gli altri facessero un po' come pare a loro.
Parlerò, piuttosto, di cosa io vorrei leggere, o meglio, di ciò che mi piacerebbe trovare in un libro quando lui – di sua sponte – decide che è giunto il momento di essere letto (per maggiori informazioni sulle personalità del libro, leggere qui).

Perché un determinato libro rientri tra le mie grazie e sia inserito nell'enorme lista dei to be read (o in lista desideri), non è necessario che abbia dei requisiti specifici. Se risponde alle mie voglie del momento, qualunque esse siano, può tranquillamente parcheggiarsi in coda insieme a tutti gli altri – che sono tanti eh, che vi credete!
Perché un libro venga letto – quando lui deciderà di essere letto, ovviamente – non è necessario che soddisfi particolari esigenze. Certo, se si tratta di un libro lungo – superiore alle 350 pagine – è meglio (questo dettaglio corrisponde alla soddisfazione di una mia fissazione ma non è una caratteristica fondamentale).
Perché un libro mi piaccia, invece, è necessario che possieda alcune caratteristiche (e non sono poi neanche una lettrice esigente, io, anzi).

Sono pienamente cosciente del fatto che la lista dei buoni propositi debba essere stilata il primo gennaio del nuovo anno, ma stilarla nel corso del mese dedicato ai libri e alla lettura non mi sembra una cosa tanto strana, o forse no?
E quindi, basta cinciallegrare, passiamo a parlare di quello che #voglioleggere durante questo 2018, ovvero di ciò che mi piacerebbe trovare nei libri che decideranno di farsi leggere.

martedì 15 maggio 2018

L'Europa nella narrazione, speciale #BlogNotesMaggio

È stato difficile, lo ammetto, pensare a un post sull'argomento della settimana del #maggiodeilibri.
Il 2018 è l'anno europeo del patrimonio culturale, ossia l'anno dedicato a celebrare, in tutta Europa, il nostro ricco e vasto patrimonio culturale.
È stato difficile, dicevo, cercare un modo per parlarvi dell'Europa come patrimonio di tutti attraverso la letteratura. Non perché non vi siano romanzi o racconti adatti, anzi, ma quanto perché, sebbene sia una persona appassionata di cinema europeo – ho, infatti, trovato dei cinema del circuito Europa Cinemas anche qui a Barcellona –, sono più propensa a leggere letteratura americana.
Ma se l'Europa è così oggi è merito delle persone: degli scrittori, dei lavoratori, dei minatori, delle donne che ne hanno costruito la storia e il patrimonio culturale.
Trovare un modo, però, per celebrare l'Europa attraverso i libri non è per me affatto semplice. Per questo ho deciso di arrivare alla letteratura partendo da un'altra delle cose che più mi appassionano oltre al cinema europeo e ai libri, appunto, e cioè le serie tv.

E così, dopo aver stabilito il punto di partenza, quando mi sono trovata a pensare a quali serie tv avrei potuto scegliere per parlare dell'Europa attraverso la letteratura non ho avuto alcun dubbio. La prima serie che celebra l'Europa – o meglio, una parte molto importante di essa – e la maestosità del suo patrimonio culturale è senza ombra di dubbio Versailles.

You dream about the paradise, but you have to build your own paradise. So, the world will witness the accession of “Louis The Great”.






Versailles è una serie tv franco-canadese andata in onda per la prima volta nel 2015 su Canal + (adesso potete trovarla anche su Netflix) e che parte proprio dal momento in cui Luigi XIV decide di lanciare la costruzione della reggia di Versailles con l'intenzione di spostarvi la propria dimora e, quindi, il suo potere. Un'impresa colossale e dai costi sproporzionati che, nonostante le insidie e le difficoltà, lo trasformerà nel Re Sole. Tra l'enorme sfarzo, le cospirazioni, le innumerevoli relazioni sessualmente promiscue, gli omicidi e i rapimenti, Versailles si aggiudica il podio tra le serie tv che meglio descrivono l'Europa e la sua storia. 
Certamente, come la quasi totalità della narrazione ricreativa, presenta delle imprecisioni storiche e delle inesattezze sui personaggi (sia realmente esistiti che totalmente inventati) e, ovviamente, prende spunto anche da vicende non accuratamente documentate per creare situazioni altamente cinematografiche. Ma, secondo me, non è questo l'aspetto che conta.
Ovviamente, in quanto lettrice, ho una forte passione per la narrazione in tutte le sue forme e credo seriamente di aver sviluppato una sorta di dipendenza dalla stessa. Per questo sono convinta che la narrazione sia un ottimo punto di partenza per permettere alla gente comune di incuriosirsi e, quindi, avvicinarsi ad argomenti, situazioni e, in questo caso, luoghi che mai aveva considerato prima.
Della Francia, prima di iniziare a guardare questa serie, mi era sempre importato il giusto – non a caso, infatti, non ci sono mai stata.
Non che non sapessi dell'esistenza delle bellezze presenti sul territorio francese, anzi, ma tra noi non era mai scattata la famosa scintilla. 
Pensavo, forse erroneamente, che io e la Francia ci trovassimo su due binari paralleli: quando mi trovavo a dover organizzare un viaggio, finivo sempre col preferirle altre mete. 
Versailles, invece, ha risvegliato un interesse dentro di me che credevo morto e sepolto dopo aver assistito alla triste fine di Lady Oscar (un lutto che credo di non aver mai superato).
E non parlo solo di interesse per quanto riguarda un luogo specifico – la reggia di Versailles, appunto – quanto piuttosto un interesse più ampio che riguarda il periodo storico e la letteratura prodotta in quel periodo o su quel periodo – il periodo dello sfarzo della reggia fino al 1789. 
Sarà merito dei costumi splendidi, degli intrighi e i sotterfugi, dalle bellissime inquadrature, ma Versailles mi ha fatto venire voglia di immergermi completamente nella Francia del '600 e mi ha fatto capire che è forse giunto il momento di affrontare Alexandre Dumas (padre) e iniziare la trilogia de I Tre Moschettieri.

mercoledì 2 maggio 2018

Lettura e libertà secondo Nereia: le 5 fasi, speciale #BlogNotesMaggio

Scrivere post legati a un tema non è impresa semplice. Per me, almeno. Scrivere post che abbiano a che fare con la lettura e la libertà senza cadere nel banale, poi, è davvero super difficile.
Il tema del #maggiodeilibri di questa settimana è #LettureLibertà, semplice no?
Sarebbe stato certamente più semplice se avessi deciso di parlare di quando la libertà di leggere i libri in generale – e alcuni libri in particolare – era pressapoco inesistente. Eppure no, non lo farò. Perché a me le cose semplici non piacciono, voi lo sapete forse meglio di me.
Affrontare le cose in maniera ardua è decisamente nel mio stile. Oggi, quindi, vi parlerò di lettura e libertà, certo, ma a modo mio.

Scegliere il libro giusto da leggere al momento giusto è difficile e nulla ha a che fare con la libertà. Nossignori. Quando si sceglie quale libro ci accompagnerà nei giorni a venire non è mai facile.
Si può certamente pensare di attuare alcuni semplici accorgimenti, soprattutto se la nostra libreria e il nostro lettore ebook sono carichi di to be read fino all'inverosimile. Eppure, però, questi accorgimenti non durano mai tanto, io lo so bene.
Infinite volte mi sono imposta dei limiti, diversi limiti:
- non comprare libri fino a quando non si è smaltito un certo numero di to be read;
- inventare amabili stratagemmi per i quali sarà la sorte a stabilire quale libro leggeremo, pescando nella nostra infinita lista di to read (ho riempito una bottiglia di fogliettini con quasi tutti i libri che possiedo e, ogni mese, ho cercato di pescare il prescelto);
- cercare l'appoggio di altri lettori nell'ardua impresa, inventando challenge per leggere più libri "vecchi" possibili, con tanto di premio finale (chi legge più libri "vecchi" vince un libro nuovo);
- imporsi di entrare in libreria senza contanti e senza carta di credito;
- bloccare l'accesso ad amazon per evitare di comprare gli ebook in offerta lampo;
- sparire per il tuo compleanno e per Natale, evitando che qualcuno ti regali un libro.
E niente, amici, in quasi 33 anni di vita ho miseramente fallito. La mia libreria su anobii con i suoi 428 to be read tra cartacei ed ebook – e non sono tutti, fidatevi di me – mi sbatte allegramente in faccia il mio fallimento. E lo fa tutti i giorni.

Le scelte che funzionano meglio, quelle grazie alle quali troverai il libro giusto da leggere al momento giusto, sono proprio quelle per le quali impiegherai più tempo e che, mi ripeto, nulla hanno a che fare con la libertà. Questo punto, permettetemi, lo approfondiremo un po' più avanti perché, vedete, è un argomento complesso e ho bisogno di soppesare bene le parole.
Vi racconto come si svolge normalmente la mia scelta del libro da leggere, metodo che va avanti da diversi anni, per cui conosco molto bene tutti i passaggi. A causa della mia attuale ubicazione geografica, questo rituale ha subìto qualche cambiamento ma la procedura è praticamente la stessa, più o meno. Per comodità, lo suddividerò in fasi, così da poter essere il meno prolissa possibile.

lunedì 23 aprile 2018

5 is megl che one #8 – ovvero 5 motivi per cui tutti dovrebbero leggere, speciale #BlogNotesMaggio



Chi mi conosce lo sa. Anche chi non mi conosce di persona ma mi legge, frequentemente o meno – ma forse sarebbe il caso di dire, invece, chi mi leggeva – , lo sa. Insomma, chiunque sa che non sono esattamente il tipo di blogger – e di persona – che si lascia andare a inutili campagne promozionali per inneggiare al libro e alla lettura.
La poesia dietro l'inconfondibile e – a quanto pare– romantico odore della carta, la guerra alla grande distribuzione, le manifestazioni contro Amazon, il dolce ricordo di una libreria in centro e i discorsi su quanto sia bello leggere perché se non leggi sei un cavernicolo non sono argomenti che hanno mai trovato spazio su LibrAngolo Acuto.
Qui sì che si è parlato, invece, di altri aspetti dell'essere lettore senza mai dare spazio al facile romanticismo nostalgico nel quale cadono tutti, e dico veramente tutti, quando cercano di promuovere un'iniziativa alla lettura. Ci metto in mezzo tutti: librerie, scuole, librai, blogger, case editrici, uffici stampa (ma soprattutto blogger).

Il punto è che sì che sono convinta che leggere sia bello, altrimenti non lo farei. Sì che sono convinta che le persone dovrebbero leggere molto di più di quello che attualmente fanno e sì che sono convinta che una giusta promozione della lettura nelle scuole sia una delle cose di cui, effettivamente, dovrebbero preoccuparsi di più tutti, magari non ideando iniziative per cui un estraneo regala un libro completamente a caso a qualcuno che ha letto solo, nell'interezza della sua esistenza, il foglietto illustrativo del Bisolvon e le definizioni de La Settimana Enigmistica.
Se penso che leggere sia importante, lo faccio con cognizione di causa e non perché mi credo migliore degli altri. Approfitto dell'iniziativa #maggiodeilibri per parlarvi dei 5 motivi per cui è importante leggere, secondo me ovviamente. Vi ricordate #BlogNotes di Laura de Il tè tostato, no? Ebbene, quest'anno Blog Notes partecipa anche al #maggiodeilibri, seguite l'hastag sul fantastico mondo dell'internet per essere informati su tutto ciò che avverrà durante questo mese e per maggiori informazioni date un'occhiata al blog dedicato interamente alle iniziative di Blog Notes.

1. Diventare più bravi nel dire le bugie.

Mentire, oggigiorno, è diventato importante. Inventare scuse plausibili quando non vuoi uscire il sabato sera perché: "hey, ma c'è lo speciale di Alberto Angela sulle formiche rosse e tu vuoi convincermi ad andare a Trastevere?" è sempre più difficile.
Inventare scuse plausibili imparando dai migliori, invece, è sempre più facile. In una vita fatta di almeno 3 libri al mese, capiterà di certo – e neanche troppo di rado – di imbattersi in un libro con un bugiardo tra i protagonisti. C'è sempre un bugiardo, o un potenziale tale, nei libri. Persino Propp l'ha inserito nella lista dei personaggi-tipo: il falso eroe, colui che cerca di prendersi il merito delle azioni altrui per sposare la principessa.
Ora, non bisogna essere troppo letterali: a noi delle azioni altrui e delle principesse ci frega il giusto – cioè niente– ma, magari, ci frega dell'ultima puntata di Orange is the new black che ci manca per finire la stagione e non abbiamo il coraggio di confessarlo a quel nostro amico che, invece, ci ha invitati a bere un bicchiere di vino e che insiste perché lo raggiungiamo. Sappiate che no, la scusa del mal di testa e dell'improvviso mal di pancia non regge, è sgamatissima e anche i passanti sapranno che mentite. Anche la sparizione dai social e dai mezzi di comunicazione non è da considerarsi un'ottima idea. Una persona che legge può fare due cose:
a. Riciclare una bellissima scusa utilizzata da un personaggio del libro che si sta leggendo – se siamo fortunati, il nostro interlocutore non ha letto quel libro e, quindi, non saprà mai che stiamo facendo una citazione;
b. Inventare una scusa con tutta l'immaginazione che abbiamo affinché sia credibile. Come? Chiaro, gente: chi legge ha una proprietà di linguaggio superiore a chi non lo fa e, mi permetto di aggiungere, una creatività e un acume fuori dagli schemi.
Ricorda: più leggi, più affini il tuo linguaggio. Più affini il tuo linguaggio, più sarai convincente. Semplice, no?