martedì 15 maggio 2018

L'Europa nella narrazione, speciale #BlogNotesMaggio

È stato difficile, lo ammetto, pensare a un post sull'argomento della settimana del #maggiodeilibri.
Il 2018 è l'anno europeo del patrimonio culturale, ossia l'anno dedicato a celebrare, in tutta Europa, il nostro ricco e vasto patrimonio culturale.
È stato difficile, dicevo, cercare un modo per parlarvi dell'Europa come patrimonio di tutti attraverso la letteratura. Non perché non vi siano romanzi o racconti adatti, anzi, ma quanto perché, sebbene sia una persona appassionata di cinema europeo – ho, infatti, trovato dei cinema del circuito Europa Cinemas anche qui a Barcellona –, sono più propensa a leggere letteratura americana.
Ma se l'Europa è così oggi è merito delle persone: degli scrittori, dei lavoratori, dei minatori, delle donne che ne hanno costruito la storia e il patrimonio culturale.
Trovare un modo, però, per celebrare l'Europa attraverso i libri non è per me affatto semplice. Per questo ho deciso di arrivare alla letteratura partendo da un'altra delle cose che più mi appassionano oltre al cinema europeo e ai libri, appunto, e cioè le serie tv.

E così, dopo aver stabilito il punto di partenza, quando mi sono trovata a pensare a quali serie tv avrei potuto scegliere per parlare dell'Europa attraverso la letteratura non ho avuto alcun dubbio. La prima serie che celebra l'Europa – o meglio, una parte molto importante di essa – e la maestosità del suo patrimonio culturale è senza ombra di dubbio Versailles.

You dream about the paradise, but you have to build your own paradise. So, the world will witness the accession of “Louis The Great”.






Versailles è una serie tv franco-canadese andata in onda per la prima volta nel 2015 su Canal + (adesso potete trovarla anche su Netflix) e che parte proprio dal momento in cui Luigi XIV decide di lanciare la costruzione della reggia di Versailles con l'intenzione di spostarvi la propria dimora e, quindi, il suo potere. Un'impresa colossale e dai costi sproporzionati che, nonostante le insidie e le difficoltà, lo trasformerà nel Re Sole. Tra l'enorme sfarzo, le cospirazioni, le innumerevoli relazioni sessualmente promiscue, gli omicidi e i rapimenti, Versailles si aggiudica il podio tra le serie tv che meglio descrivono l'Europa e la sua storia. 
Certamente, come la quasi totalità della narrazione ricreativa, presenta delle imprecisioni storiche e delle inesattezze sui personaggi (sia realmente esistiti che totalmente inventati) e, ovviamente, prende spunto anche da vicende non accuratamente documentate per creare situazioni altamente cinematografiche. Ma, secondo me, non è questo l'aspetto che conta.
Ovviamente, in quanto lettrice, ho una forte passione per la narrazione in tutte le sue forme e credo seriamente di aver sviluppato una sorta di dipendenza dalla stessa. Per questo sono convinta che la narrazione sia un ottimo punto di partenza per permettere alla gente comune di incuriosirsi e, quindi, avvicinarsi ad argomenti, situazioni e, in questo caso, luoghi che mai aveva considerato prima.
Della Francia, prima di iniziare a guardare questa serie, mi era sempre importato il giusto – non a caso, infatti, non ci sono mai stata.
Non che non sapessi dell'esistenza delle bellezze presenti sul territorio francese, anzi, ma tra noi non era mai scattata la famosa scintilla. 
Pensavo, forse erroneamente, che io e la Francia ci trovassimo su due binari paralleli: quando mi trovavo a dover organizzare un viaggio, finivo sempre col preferirle altre mete. 
Versailles, invece, ha risvegliato un interesse dentro di me che credevo morto e sepolto dopo aver assistito alla triste fine di Lady Oscar (un lutto che credo di non aver mai superato).
E non parlo solo di interesse per quanto riguarda un luogo specifico – la reggia di Versailles, appunto – quanto piuttosto un interesse più ampio che riguarda il periodo storico e la letteratura prodotta in quel periodo o su quel periodo – il periodo dello sfarzo della reggia fino al 1789. 
Sarà merito dei costumi splendidi, degli intrighi e i sotterfugi, dalle bellissime inquadrature, ma Versailles mi ha fatto venire voglia di immergermi completamente nella Francia del '600 e mi ha fatto capire che è forse giunto il momento di affrontare Alexandre Dumas (padre) e iniziare la trilogia de I Tre Moschettieri.

E se penso all'Europa, alle sue bellezze paesaggistiche, ma anche ai problemi che ha dovuto affrontare in nome del progresso, non posso che nominare Poldark, una serie tv tratta dall'omonima serie di libri scritti da Winston Graham e pubblicata da Sonzogno Editori (qui la recensione al primo volume).
Ho avuto la fortuna di leggere il primo volume prima di iniziare a vedere la serie tv e, quindi, avevo già bene in mente i meravigliosi angoli di natura selvaggia della Cornovaglia descritti nel libro. Vederli su schermo, ovviamente, mi ha fatto venire voglia di un'imminente viaggio alla scoperta delle brughiere inglesi, già alimentato dalla mia passione – ormai arcinota – per le sorelle Brontë.
La serie dei romanzi di Poldark ripercorre le vicende di Ross Poldark, figlio di un piccolo possidente, che torna a casa dopo aver combattuto per l'esercito inglese nella Rivoluzione americana. Deciderà di ridare vita alle miniere di rame appartenute alla sua famiglia con non pochi problemi, legati anche e soprattutto alla salute dei lavoratori. L'umidità inglese e l'abbondanza delle piogge, l'inalazione delle polveri, oltre alla poca sicurezza sul posto di lavoro alla fine del XVIII secolo, non costituiscono di certo dei punti a favore. Una serie di romanzi, così come una serie tv, che si focalizzano sugli aspetti della società di quegli anni non hanno, secondo me, solo lo scopo di intrattenere quanto, piuttosto, quello di informare e incuriosire il lettore – e lo spettatore – ad approfondire determinati aspetti della società europea dell'epoca.
Già Charles Dickens ci aveva pensato a denunciare non solo le scarse condizioni di sicurezza e igiene negli ambienti lavorativi, ma anche l'enorme piaga dello sfruttamento minorile, triste conseguenza dell'industrializzazione e del progresso del XIX secolo. Ed è proprio grazie a Poldark che ho deciso di approfondire l'argomento sulle condizioni lavorative di quegli anni, guardando Dickens con occhi diversi e più maturi. 

Quali sono i libri che vi hanno incuriosito a tal punto da voler scoprire lati dell'Europa che conoscevate solo attraverso alcune lezioni tenute a scuola? Quali sono le figure storiche che, secondo voi, hanno fatto dell'Europa ciò che è oggiorno? 
Dicevatelo nei commenti, così che io possa trovare altri spunti per apprezzare ancor di più il nostro bagaglio culturale.

Vi invito, oltre a lasciarmi un commento, anche a seguire #blognotesmaggio sui social e sui blog di chi prende parte a questa iniziativa.  Questa settimana, in ordine, potete trovare altri post sul tema #EuropaPatrimonio qui:
Mercoledì: Letture Sconclusionate e Angela Cannucciari
Giovedì: La Leggivendola e Gli Amanti dei Libri
Venerdì: Angela e Letture Sconclusionate
Sabato: Selvaggia Angelica e La biblioteca di Babele
Domenica: DadaWho?

1 commento:

  1. C'era anche "Nord e Sud" della Gaskell, che ha anche una serie tv di cui peraltro avevamo parlato, ma devo ammettere che non me ne vengono in mente altre... è anche vero che le serie ho cominciato a vederle dopo l'avvento di Netflix... :D Bel post mia cara!

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