giovedì 10 ottobre 2019

Francamente me ne infischio #9 – Corruzione


Il grande, ma che dico, il grandissimo, ma che dico, l'incommentabile, ma cosa diavolo dico, l'insuperabile ritorno di Nereia.
No, vabbè, siamo onesti. A nessuno fregava una mazza, tranne che a me. Perché io, che ci crediate o meno, pensando al blog in tutti questi mesi ho pianto. 
Perché quando l'ho abbandonato non volevo veramente, è che ho vissuto – e continuo anche adesso – una sorta di blocco dello scrittore (ma Stephen King, ad esempio, come fa?) e rifiuto del blog che mi ha portata ad accantonarlo. 
Però non l'ho chiuso, ho voluto lasciarlo in penombra nella speranza di riprenderlo, un giorno. Perché io lo so, in cuor mio, che non ho smesso di dire tutte le idiozie che avevo da dire.
E voglio partire proprio da qui, da un Francamente me ne infischio, che magari non sarà esattamente il primo di un'infinità di post, ma è un inizio.

Ci sono giusto un paio di cose al mondo che mi fanno andare fuori di testa: la gente in metro affetta da labirintite per cui non sa mai dove sta andando e perché lo sta facendo, quelli che si comprano le scarpe più piccole di un numero – e cioè, si vede eh, con le scarpe aperte ancor di più e ti imbatti in questi alluci aggrappati al bordo della scarpa cercando di non cedere verso l'asfalto o i talloni sospesi nell'aria di almeno 1 cm –, la pubblicità su youtube, le persone che puzzano di sudore già alle 8 di mattina che dico io se non sei un fantino che ha appena staccato da lavoro non te lo puoi proprio permettere di puzzare appena uscito de casa, e i libri di merda che hanno la pretesa di non esserlo. Vabbè, erano più de un paio. Oggi, per fortuna vostra, non parliamo di nessuna di queste cose al di fuori dell'ultima.
Colonna sonora del momento (cosicché vi sentiate ancora più vicini a me): uno dei miei gatti che lecca il divano pensando sia la sua zampa – l'ho scelto per la sua intelligenza, d'altronde –, una patata che bolle sul fuoco in cucina e che forse è già cotta, Marina (la figlia cinquenne della mia vicina) che piange a squarciagola. 

Ora, io lo so che i criticoni si nascondono sempre dietro i più folti cespugli e saranno già pronti a tirarmi uova di quaglia marce per il libro di cui vi parlerò oggi ma, e dico ma, il mio motto del momento è "ma anche sticazzi" e quindi... Sticazzi.
Oggi – tema musicale da film di Dario Argento a vostra scelta – vi parlo di Corruzione di Don Winslow.

Letto perché proposto (e da me caldamente votato eh) al gruppo di lettura di CasaSirio Editore e perché, che fai, un Don Winslow non te lo leggi?, mi ha provata così nel profondo che io cioè veramente neanche la scena di Titanic in cui Jack muore con le stalattiti ai peli del naso.
Dici, provata come? Eh, raga, provata che vabbè che so' 542 pagine, ma ci ho messo tipo 2 mesi e mezzo per finirlo e ho sudato, ho sudato tantissimo, pure quando non c'era da sudà perché c'avevo l'aria condizionata in metro che forse non raggiungeva i 18 gradi.
Roba che, davvero eh, manco quando ho letto La Gerusalemme Liberata ho provato. 
Uno scompenso interiore che ho temuto, più volte, si trasformasse anche in scompenso ormonale oltre che intestinale. Ma andiamo con ordine.

La prima cosa che mi ha creato non pochi disagi è stato cercare in tutti i modi di leggere questo libro seriamente. E niente, non ce l'ho fatta. 542 pagine de risate (più o meno), circondata da gente – perché l'ho letto solo sui mezzi – che me guardava domandandosi che cazzo c'avessi da ridere così tanto. E infatti, ve lo confermo, non c'era veramente niente da ridere. O quasi.
La trama è più o meno questa: Denny Malone, il poliziotto dei poliziotti, il supereroe di New York, il cane da guardia della gente perbene, il Batman dei poveri, l'irlandese degli irlandesi, il marito di merda dei mariti di merda, è un figo. E fa cose da fighi. 
Lui entra nei locali e insulta la gente:
- Hey tu, culo basso, versami una cazzo di birra e cerca di non toccarmi con le tue grassocce dita mentre lo fai, brutto indiano di merda. 
Lui passa per le strade di New York e si bea della sua figaggine:
- Questo è il mio quartiere, cazzo, ci vive la mia gente, cazzo. Io proteggo questa gente, cazzo. E questa gente lo sa, cazzo. Sono un fottuto irlandese con le palle, cazzo.
Lui ha una ex moglie, dei figli e un'amante nera che fa l'infermiera ed è eroinomane:
- Sono un padre assente, cazzo, ma la mia gente è tutta New York. Se New York fosse più grande, la mia gente sarebbe tutta l'America, cazzo. Ma che dico, il mondo, cazzo. Anche i miei figli sono la mia gente. Mia moglie è ancora figa, cazzo, mi si fa un sacco duro quando la vedo. Ma Claudette è la mia negra preferita. Se i poliziotti sapessero che mi faccio una negra, cazzo, mi ucciderebbero.
E che è un figo non se lo dice da solo, glielo dicono anche gli altri, anche la voce narrante.
Don Winslow, infatti, ci tiene un sacco a farci sempre presente che Malone è figo anche quando dice cose non fighe:
- Mi sono starnutito sulla mano, cazzo.
- Ho pisciato senza mai andare sulla tavoletta, cazzo.