Per cui, alla fine l'estate è arrivata – e in verità anche quasi finita – anche per me. Tante novità, un nuovo tatuaggio, una persona speciale nella mia vita, una vacanza appena conclusa, tanti libri ancora da leggere, una libreria da sistemare, un nuovo lavoro da trovare e un intero mese di incontri letterari ancora da vivere. Insomma, non sembra nemmeno la mia vita che, fino a qualche mese fa, era di un piattume che, credetemi, un barbagianni avrebbe avuto più cose da raccontare.
Ma c'è tempo per un post di inutili quisquiglie, non c'è più tempo invece per parlarvi di Colpa delle stelle di John Green che ho terminato nel mio primo giorno passato a Dublino.
Ho iniziato a leggere questo romanzo con un carico di aspettative che non ve lo dico nemmeno, convinta che fosse se non proprio un capolavoro, qualcosa che ci si assomigliasse almeno vagamente. Sì, lo so perfettamente che spesso i bestsellers poi, alla resa dei conti, non sono nemmeno un granché
ma... Non so dirvi perché con questo libro credevo fosse diverso.
Trovo che la storia sia molto bella, non necessariamente indirizzata a un pubblico giovane se non fosse per lo stile con la quale è narrata: troppo semplice e semplicistico, esageratamente giovane, mi sembrava di trovarmi in una puntata di Genitori in blue jeans dove, per evidenziare che fosse una serie dedicata ai gggiovani, c'erano espressioni tipo "i miei vecchi", oppure "ganzooo!" (all'epoca era di moda). Insomma, come se in un libro trovassi l'equivalente di "bella zì!" quando due amici si incontrano (e qui i romani potranno capirmi più degli altri). Non fraintendetemi, anche Tutto accade oggi di Jesse Browner è scritto con uno stile narrativo gggiovane, ma c'è una sostanziale differenza. Innanzi tutto la troppa semplicità dei periodi. D'accordo, è un libro per adolescenti. Ma, cielo!, gli adolescenti spero riescano a comprendere periodi più complessi di soggetto, predicato e complemento oggetto. E poi, non so, ho avuto l'impressione che John Green sopravvaluti e idealizzi un po' troppo gli adolescenti. Certamente ci saranno ragazzi così maturi, così puri di cuore, così altruisti e intelligenti e, sicuramente, questo è più semplice che accada in ragazzi che per motivi personali (gravi o meno gravi) sono stati costretti a vivere la vita in un determinato modo – come, appunto, Hazel malata di cancro da piccolissima e Augustus, la cui carriera sportiva è stata stroncata dal cancro. Probabilmente John Green ha ragione a raccontarci le vite e i sentimenti, straordinariamente complessi e profondi di questi due ragazzi, ma poi io passeggio per il centro a Roma e mi imbatto nella fauna adolescenziale laziale e mi si accappona la pelle. Quindi, autore Green, forse gli adolescenti anglosassoni sono meglio della fauna laziale – e dubito fortemente – ma forse, anche tu, hai un po' esagerato.
Questi, sostanzialmente, sono i motivi che mi hanno portato a non apprezzare pienamente il libro. Nonostante ciò, trovo comunque che non sia un brutto libro o una storia scontata e banale. Dell'argomento, sebbene sia triste e abbastanza pesante da affrontare, John Green ne scrive in modo dolce e, a suo modo, spensierato. Strano dire che Colpa delle stelle è, ma non è, un libro triste. Sì, perché la storia è triste, ma l'autore ci porta ad interessarci ai sentimenti di chi vive questa storia. E i sentimenti di Hazel e di Augustus – sentimenti di amore, amicizia, speranza – non sono mai tristi.
Un libro che, forse, rende meglio nella trasposizione cinematografica (per intenderci, fa lo stesso effetto che fece alle adolescenti Papà, ho trovato un amico).
Un romanzo che probabilmente avrei apprezzato di più a quattordici anni e che ha questo grande difetto: superata una certa età – e una certa maturità letteraria – non riesce a lasciare il segno.
A me Green piace molto, con tutti i suoi limiti, ma questo è quello che meno mi è piaciuto, penso. Lo dimostra il fatto che sia diventato alla moda e, be', a me Green piaceva di più quando non se lo filava nessuno. Indie inside, proprio. Sai che a me i romanzi del genere piacciono, soprattutto se sono deprimenti, però qualcosa non mi ha convinto. Ho capito cosa guardando il film, che ebbene sì, mi ha commosso. Cosa che il libro non ha fatto, neanche lontanamente. La lunghezza di certe chiacchiere, alcuni autentici monologhi di Hazel, espressioni - come dici tu - finte giovani. Il discorso al prefunerale, ad esempio, è bellissimo. Ma non come monologo. Non come l'ho visto scritto. Senza pause, senza respiro. Guardando il film, guardando quel pezzo, mi sono detto: okay, ma io che ho letto? Hai presente quando vai alla presentazione di un libro che hai letto e che a te non è piaciuto, però lo senti leggere in un... modo che ti fa fare mea culpa e dire che forse l'avevi letto male? Stessa cosa. Immagino che alcune cose abbiano un senso solo se vissute con più empatia. L'empatia non è scattata - e la colpa non è nosta - quindi niente. Il film mi ha compito tantissimo - altra cosa: l'episodio a casa di Anna Frank. Io nel libro me lo ero filato di striscio, mentre visto concretamente è significativo e assai toccante - ma non il libro. Succede. Anche con Green, che per me resterà quello di Cercando Alaska. Non quello di Colpa delle stelle. Anzi, TFIOS, così è più chic ;)
RispondiEliminaInfatti anche io non mi sono mai commossa leggendo il libro. Delle volte le troppe chiacchiere, i troppi filosofeggiamenti (inutili e superflui) di Hazel che, prima mi mette la parola "tipo" in ogni frase e poi ragiona sul senso della sua presenza nella vita delle persone che la circondano che nemmeno fosse Heiddeger, rovinano il risultato finale. Cosa che, invece, il film non fa. Diciamo che, terminatane la lettura, ho pensato che forse sarebbe stato meglio venderlo come una sceneggiatura più che come un romanzo. Cercando Alaska ce l'ho, tra i millecentocinquanta to be read, lo leggerò prima o poi :D
EliminaIo di Green ho letto solo "Teorema Catherine" e mi ritrovo totalmente nella tua critica all'eccessiva semplicità. A volte è snervante. E, come aggiungi tu, superata una certa età è difficile che lasci il segno.
RispondiEliminaNon ho letto questo titolo, non penso nemmeno che lo farò mai, ma ho senz'altro intenzione di vedere il film. Ho come l'impressione che saprà trasmettermi molto di più (almeno, è quel che sento dal trailer, e il confronto lo posso fare con le varie citazioni che si trovano online, che mi hanno lasciata più freddina).
Il film, visto in lingua, non è niente male. Anzi, forse è davvero l'unico caso nella mia vita da lettrice in cui ho preferito davvero il film al libro.
EliminaDi Green, comunque, ho voglia di leggere altro per capire se lo stile troppo semplice mi snerverà anche in altri lavori o se era proprio questo, di libro, che non avrei dovuto leggere.
Però, quanto è bello quando qualcuno mi dà ragione. Mi fa sentire meno pazza <3
Diciamo che ho l'età per apprezzare questo tipo di romanzi, eppure questo non mi è proprio andato giù :/ sarà che Hazel e Augustus non mi hanno fatto impazzire, li ho trovati sì maturi (forse troppo), ma l'uno la copia dell'altra, avevano caratteri praticamente uguali. Inoltre mi ha un po' infastidito il fatto che Green abbia messo davanti il cancro, che ritengo sia un tema importante da trattare, dietro l'amore, che in qualsiasi Young Adult deve vincere su ogni cosa ed è considerato l'unico elemento importante della vita di una persona.
RispondiEliminaDi John Green ho comunque letto anche Cercando Alaska (che mi è piaciuto già di più) e concordo sulla questione dello stile.
Sì, be' diciamo che il tema del cancro è anche trattato – volutamente immagino – anche in maniera leggera. In fondo, se ci pensi, in nessuna parte del libro viene davvero da pensare al cancro. O meglio, è sempre nominato, almeno un centinaio di volte a pagina, però non ci sono riflessioni veramente profonde sul tema. Insomma, non so, non riesco nemmeno a spiegarmi. Ecco, facciamo prima a dire che è un libro che potevamo entrambe potevamo evitare di leggere ^^
EliminaQuindi, anche in Cercando Alaska lo stile è così dannatamente... Lineare? Uff, che nervi. Però ce l'ho e me lo leggo lo stesso, ché io sono masochista. Yeah.