mercoledì 25 maggio 2016

Questione di incipit #8



Buongiorno!
Quanto me fa strana 'sta cosa che vi auguro buongiorno alle 21.30 del giorno prima non c'avete proprio idea. Ma non potevo scrivere questo post il giorno stesso della sua uscita perché, come al solito ultimamente, sono in ritardo sulla mia tabella di marcia (quindi sto semplicemente meno in anticipo, ecco) e sto correndo per andare in ufficio con il computer, la borsa con i libri, il pranzo, il lettore ebook (leggo a sentimento e a disponibilità di spazio sui mezzi), la bottiglia d'acqua, la tisana, un cappello a cilindro compreso di coniglio, uno stendino, un asse da stiro, il mio cervello (se me ricordo).
La situazione dei libri in lettura non è affatto migliorata, ho avuto una settimana allucinevole che mi ha costretta a leggere pochissimo. Che poi io odio leggere poco, davvero, perché non mi rilasso. E se non mi rilasso io che ho l'ansia, va a finire che c'ho l'ansia al quadrato e sapete che vuol dire? Che la mattina a darmi il buongiorno c'è la mia amica Gastry (gastrite).
Che, voglio dire, è una delle amicizie più solide coltivate negli anni, c'era in tutti i miei momenti importanti, ho sempre potuto contare su di lei anche quando ero in difficoltà. Anzi, quando sono in difficoltà è proprio la prima a palesarsi solitamente, seguita da Insomnia. Comunque, niente, per dire che la situazione non è migliorata ma, anzi, peggiorata. Perché? Perché ai cento libri in lettura ne ho aggiunto un altro, perché sennò non sono contenta. E poi perché devo scrivere So classy! di questo mese e dovevo iniziare il libro di cui parlarvi, prima o poi. E quindi... E quindi andiamo a vedere di che libro vi parlerò in So classy! e paragoniamolo a un libro un po' più... Un po' più... Un po' più. Fine.

Il libro che ho scelto per la nuova puntata di So classy! è La casa della gioia di Edith Wharton, pubblicato per la prima volta nel 1905. È vero, tecnicamente non siamo più nell'800 e certamente non siamo in Inghilterra. La Wharton è, però, nata nel 1862 e ha quindi vissuto una buona parte del'800.
Non ho mai letto nulla di questa autrice – shame on me! – e il progetto di dar spazio alle voci femminili che intercorrono nel periodo che va da Jane Austen a Virginia Woolf mi permetterà sicuramente di conoscere lavori e autrici che, fino a ora, non avevo considerato.
La casa della gioia, quarto romanzo di Edith Wharton, narra la storia di Lily Bart, una giovane americana appartenente all'alta società la cui famiglia è in decandenza e che diventa vittima dell'aria che tira nella New York borghese del primo '900. Un po' un tema che, in altro modo, ha anche affrontato Elizabeth Bowen (sebbene la Bowen sia irlandese) e che mi affascina sempre molto. A me, non so se s'è capito, la roba alla Dowton Abbey – come ambientazione, intendo – piace moltissimo e se vi è anche una cospicua dose di critica alla società è ancor meglio. Perché io, in fondo, sono sempre stata un po' demodé non solo nell'animo, ma anche un po' nel vestiario e nell'atteggiamento. L'edizione in mio possesso è questa qui de La tartaruga, casa editrice ormai fallita, che ho acquistato al Libraccio per la cifrona di 3,45 euro. Adesso che ci stanno i remainders al 65% costa pure di meno. Traduzione di Clara Lavagetti Sforni.


1

Selden s'arrestò sorpreso. Alla vista di Lily Bart nella calca pomeridiana della Grand Central Station i suoi occhi si erano illuminati.
Era uno dei primi lunedì di settembre e Selden tornava in città dopo una scappata frettolosa in campagna; ma cosa faceva mai Miss Bart in settembre a New York? Se l'avesse vista prendere il treno avrebbe pensato di averla sorpresa durante lo spostamento da una all'altra delle ville di campagna che si contendevano la sua presenza dopo la chiusura della stagione a Newport; ma la sua aria indecisa lo rendeva perplesso. Era ferma, leggermente discosta dalla folla, e lasciava che questa le fluisse davanti, diretta alla strada o alle banchine, con una tale aria di irresolutezza dipinta sul volto che avrebbe potuto benissimo mascherare una decisione ben premeditata. Così pensava Selden, quando gli venne in mente che forse aspettava qualcuno, senza sapersi spiegare perché proprio questo pensiero l'avesse fatto fermare. Non c'era nulla di nuovo in Lily Bart, eppure, come ogni volta che la incontrava, non poteva sfuggire ad un vago senso di curiosità: il più semplice dei suoi atti pareva il risultato di intenzioni che miravano a qualcosa di preciso.
Un impulso di curiosità lo spinse a cambiare direzione e invece di avviarsi all'uscita, le passo accanto con aria noncurante. Sapeva che se aveva deciso di non essere vista, avrebbe trovato il modo di evitarlo, e lo divertiva l'idea di mettere alla prova le sue abilità.
– Mr Selden! Che piacevole sorpresa!
Gli andò incontro sorridendo, con un non so che di ansioso nella decisione di fermarlo. Un paio di passanti si attardarono a guardare: Miss Bart era così bella che avrebbe fatto fermare anche il borghese di provincia che si affretta all'ultimo treno.
A Selden non era mai apparsa più attraente. La testa vivace, messa in rilievo dallo sfondo smorto della folla, risaltava più ancora che tra le luci di una sala da ballo, e il viso, sotto il cappello scuro e il velo, era liscio come quello di una ragazza, con una pelle perfetta che ormai, dopo undici anni di ore piccole e d'instancabile ballare, incominciava appena ad oscurarsi un poco.



***

È stato difficile scegliere questo libro perché è necessario fare una ricerca mirata. Spesso i libri di cui mi interessa mettere l'incipit scopro essere il secondo il terzo volume di una trilogia e, quindi, non ha senso se non vi ho prima parlato del primo volume. 
Oggi avrei voluto metterne un altro, in realtà, ma ho poi scoperto che è stato scritto da un'autrice italiana e quindi no grazie. Non voglio che un'orda di guerriere aizzate dalla scrittrice vengano qui a dire che, in realtà, quel libro è scritto benissimo e, visto che io non posso capire, sarebbe meglio che mi dedicassi ai libri scritti per me. Perché, cioè, io conosco la trama e, raga, non c'è niente da capire. Ma vabbè. Parliamo invece di Se non torni sto male che non so se è un avvertimento oppure una minaccia bella e buona. Magari questo lui s'è portato dietro, per sbaglio, il Dissenten e te credo che se non torna lei sta male. Bando alle ciance, la trama qui è serissima. Evie e Leo si sono conosciuti all'orfanotrofio e sono diventati più che amici: si sono promessi amore eterno. Quando lui viene adottato le promette che, appena maggiorenne, andrà a prenderla. Da quel momento non si farà più sentire. Così Evie si ritrova da sola e senza amore della sua vita (ma mo' vojo sapè quanti anni c'avevano quando se so' giurati amore eterno. 14? Santo cielo). La domanda però è questa: come voleva andare a riprenderla? Lei, teoricamente, se non fa 18 anni non se ne può andare. Lui dubito che potesse adottarla (oddio che scenari raccapriccianti)... Comunque, vabbè, dicevamo. Lei si rifà una vita, amici, lavoro, feste dove sta tutto il tempo con le braccia alzate e la faccia al muro (ao', ognuno c'ha le proprie fisse), fino a quando "Un giorno, di punto in bianco, si presenta uno sconosciuto sostenendo che il suo amore a lungo perduto, Leo, l’ha mandato a cercarla. L’attrazione tra i due è immediata". Tra i due chi? Lei e il messaggero di Leo? Risvolti interessanti! Vado a comprarlo.

***


Capitolo 1 

Evie ha quattordici anni, Leo quindici

Sono seduta sul tetto, fuori della finestra della mia camera, e osservo il cielo notturno, vedo le volute di vapore del mio respiro salire nella fredda aria novembrina. Mi stringo nella logora coperta rosa e appoggio la testa sulle ginocchia, che aderiscono al petto. 
All’improvviso arriva sul tetto, di fianco a me, un sassolino, che subito scivola via e finisce a terra. Sorrido, sento che lui si arrampica sul graticcio sgangherato del muro di casa. Mezzo chilo in più e quella roba fatiscente non riuscirebbe a sostenerlo. Ma questo ormai non conta, lui non sarà più qui a scalarla. Se ci penso, mi si stringe il cuore dalla pena, ma riesco a dominarmi mentre scavalca il cornicione e striscia verso di me: braccia e gambe magre, e la lunga chioma biondo scuro. Sorride apertamente quando mi siede accanto, mettendo in mostra lo spazio fra gli incisivi che tanto adoro. Mi avvicino, restiamo seduti, l’uno di fronte all’altra per diversi istanti, fissandoci negli occhi, poi lui sospira e si scosta un po’. 
«Non credo che sopravvivrò senza di te, Evie», dice, e mi pare che trattenga le lacrime. 
Gli do un colpetto con la spalla sulla sua. «Un po’ melodrammatico, Leo, non pensi?», esclamo per strappargli un sorriso. Funziona. 
Ma torna serio; si passa una mano sulla faccia, tace per un attimo e sbotta: «No, è un dato di fatto».
Non so cosa dire. Come potrei confortarlo se anch’io ho la stessa sensazione? 
Mi guarda di nuovo e ci fissiamo negli occhi un’altra volta. 
«Perché mi stai guardando?», chiedo, usando una frase che so lui riconoscerà. La prima cosa ad avergli detto in assoluto. 
Per un momento la sua espressione non cambia, poi un largo sorriso appare gradualmente sul suo volto. «Perché mi piace la tua faccia», ghigna, mostrandomi ancora quello spazio, per rispondere a tono, come allora. È magro, selvaggio e capellone, il più bel ragazzo che abbia mai visto. Non smetterei mai di guardarlo. Non voglio nemmeno smettere di stargli accanto. Ma deve trasferirsi in un altro Stato, e non possiamo farci nulla. Ci siamo incontrati nella prima casa d’affido per minori in cui ci avevano mandato. Lui è il mio migliore amico al mondo, il ragazzo che ho imparato ad amare davvero. Però lo hanno adottato, e io sono contenta che abbia finalmente una famiglia, perché è una cosa che succede di rado a un adolescente. Eppure, allo stesso tempo, avverto una morsa al cuore. 

***


Non so voi, ma pure io c'ho la morsa al cuore e il motivo è più che altro l'uso delle virgole. Si prospetta un romanzo meraviglioso, soprattutto perché deve esserci dietro un segreto segretissimo che lui ha segretato, altrimenti non si spiega il motivo per il quale dopo questa scena sparirà del tutto. Alla faccia dell'amore eterno poi. La cosa inquietante, e che mi fa pensare al segreto segretato, è che lui poi manderà "un lacchè" per andare a riprenderla. Veramente super creepy. E comunque, raga, a quattordici anni non puoi giurare eterno a un ragazzino, dai. Cioè, a quell'età ti vesti di merda, hai un taglio di capelli terrificante, ascolti musica vomitevole e sicuro ti piacciono anche dei discreti cessi. Per fortuna, però, poi cresci.

Tutto questo mi fa rivalutare i seicento libri in lettura perché, insomma, prima o poi uno di questi libri meravigliosi devo leggerlo, non posso aspettare ancora. E voi che mi dite? Avete letto un bel libro come Se non torni sto male? Ditemi, ditemi pure!

7 commenti:

  1. Punto primo, adesso voglio leggere La casa della gioia, l’incipit mi ha conquistata. Punto secondo, ho letto “Se non torni sto male” sulle note di “Se mi lasci non vale” di Julio Iglesias e adesso ce l’avrò in testa tutto il giorno. Tutta colpa tua! :-)

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    1. Eh, dillo a me che ho letto l'incipit "per vedere com'è" e poi me lo sono trovato in lettura, insieme con altri 6 libri. Per dire... Comunque fai in tempissimo se sei abbastanza veloce a leggere, ha meno di 400 pagine (360 la mia edizione).
      Altrimenti puoi sempre tornare a leggere la puntata quando lo hai terminato, sai che faccio spoiler quando mi lascio andare in So classy!, non vorrei rovinarti la sorpresa.
      Se mi lasci non vale e Se non torni sto male sono, secondo me, due versioni della stessa canzone xD

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  2. Molto amore per la Wharton, molto sgomento per la protagonista del secondo romanzo: che si aspettava, che un maschio facesse una promessa e LA MANTENESSE?
    Saluti da Gastry e Insomnia d'oltralpe, Husky ;)

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    1. Ahahah vabbè ma porella, ha conosciuto solo quello di uomo, non poteva sapere che è la norma :P

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  3. A me "La casa della gioia" è piaciuto parecchio, anche se me lo ricordo come un libro malinconico.
    Il secondo incipit, invece, mi inquieta, per l'idea che una giovane donna debba stare ad aspettare uno che la "salva"... Poi, capirei se si presentasse di persona, il piccolo grande amore; e invece no, lui manda un altro. E a lei piace di più l'altro. Perché dobbiamo per forza avere un triangolo. Che noia che barba.

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    1. Ecco, hai centrato perfettamente il punto. Questa cosa di attendere il super macho – che poi manda il lacchè – che ti salva è davvero ridicola. Come se la donna debba per forza dipendere da un uomo.

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  4. ...non l'ho letto...
    ovviamente lo metto nell'infinita lista dei libri da leggere
    infinita...

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