lunedì 3 agosto 2020

La sposa di sangue (La novia gitana) + La red púrpura, Carmen Mola - recensione

Avete presente quelle cose (libri, serie tv o film) che riescono a battere qualunque record di vendite, download o visioni, nonostante i buchi di trama o alcune incongruenze-imprecisioni?
Succede con La casa de papel: nonostante buchi di trama, scene poco realistiche e punti un po' forzati, riesce sempre a battere i record di visione (in tutto il mondo eh, mica solo in Spagna o in Italia).
I libri non sono immuni a questo fenomeno, anzi. Ma perché? Succede perché va benissimo essere sempre attenti alla virgola messa male, alla frase che poteva essere scritta in maniera differente, all'evoluzione (o più spesso involuzione) dei personaggi, al lessico ricercato e potremmo stare qui a elencare una miriade di altre cose da aggiungere alla lista di aspetti da tenere in considerazione, posto sempre che siamo dalla parte dei fruitori e non dalla parte del "dietro le quinte" (sceneggiatori, editor, registi etc).

Sì, tutto deve essere coerente, credibile, stupendevolmente accattivante, costruito bene, aspetta che se non sei Torquato Tasso 'nsei nessuno, leva quella virgola, metti quel punto e virgola che ce sta meglio, non lesinare sui trattini. Tutto giusto, giustissimo. Ma le storie, qualunque storia, non sono solo questo. Non sono solo parole, lettere, trattini e precisione chirurgica che hey, un cardiologo lo fa meglio di te, vai a vendere patate.
Ci sono storie che nonostante tutto funzionano. E funzionano perché ti tengono attaccato allo schermo o alle pagine (come in questo caso). Non serve a niente opporsi, ergendosi a critici improvvisati "io La casa de papel non la vedo perché il signor Mereghetti sarebbe infuriatissimo". Ci sta pure che ogni tanto uno poggi sul comodino il Mastro Don Gesualdo e legga un fumetto di Topolino, senza per questo sentirsi in colpa. Ci sta che ogni tanto, oltre a Le 120 giornate di Sodoma uno guardi una puntata di Supernatural, senza sentirsi uno sfigato o vergognandosi di dire agli amici che lo si è guardato e ci è pure piaciuto.

Con questo stesso spirito guardo La casa de papel (e beneficio di un'ora di visione senza impegno) e leggo libri "normali". La gente in vacanza se legge gli harmony, mo' io non me posso legge un libro normale, un libro di grande consumo? Eccheccazzo.

Mi sono avvicinata a Carmen Mola, la Elena Ferrante spagnola – ma solo perché non si sa chi è, non perché abbiano qualcosa in comune – perché Maite, la mia vicina, mi ha appioppato La novia gitana (in italiano La sposa di sangue) e mi ha detto "Devi leggerlo perché voglio parlarne con qualcuno".
Che, non so a voi, ma a me sembra un'ottima motivazione per farsi convincere.
Raramente leggo thriller o polizieschi perché non sono esattamente il mio genere. Sono libri che leggo senza impegno, non mi lasciano nulla dentro e li reputo vera e propria lettura d'intrattenimento (cosa alla quale non mi dedico spesso). Però, come dicevo poche righe più su, non c'è nulla di male in cedere a questo tipo di narrativa, ogni tanto.
Copertina originale
Protagonista de La sposa di sangue e de La red púrpura – non ancora tradotto in Italia - è Elena Blanco, ispettrice della squadra speciale di polizia BAC, impegnata nella risoluzione di quei crimini troppo gravi o complicati per il corpo de la Policía Nacional. Della BAC fanno parte solo pochi eletti e anche all'interno del corpo di polizia molti non sanno se questo corpo speciale esiste davvero.
Elena è un personaggio controverso, già dalle prime pagine scopriamo che ha un evento traumatico alle spalle che l'ha segnata particolarmente e che la ossessiona ma che ci viene svelato poco a poco, capitolo dopo capitolo, lasciando il lettore sempre con la voglia di leggere un capitolo in più anche se sono le 3 di notte, anche se devi cominciare a lavorare, anche se la tua fermata metro è già arrivata.
Innamorata della grappa e delle canzoni di Mina, Elena si dedica a bere troppo, scopare molto e cantare spesso al karaoke. Ed è proprio quell'evento che la ossessiona a renderla maledettamente brava in quello che fa.

Ne La sposa di sangue, la BAC si trova impegnata nella risoluzione di un caso così orribile da far accapponare la pelle: una ragazza scompare subito dopo la sua festa di addio al nubilato e viene ritrovata morta due giorni dopo. A ucciderla potrebbe essere stato chiunque, se non fosse che la sorella, Lara, è stata uccisa con lo stesso modus operandi 7 anni prima e che il suo assassino – a questo punto il presunto tale – è in carcere da allora.
Inutile dare altri indizi sulla trama, si tratterebbe di puro spoiler perché il modo in cui queste due ragazze sono state uccise è così orribile che credo di averlo sognato per una settimana intera.
Ciò che invece ha fatto sì che terminassi questo libro in un paio di giorni non è solo la struttura – capitoli cortissimi, pagine "normali" alternate a flashback che raccontano una trama parallela – ma è anche merito della sottotrama che si sviluppa lentamente ma che dà spazio al secondo volume della saga: La red púrpura.

Mai mi era successo, a eccezione di Harry Potter (ma stiamo su altri livelli), che i volumi successivi mi piacessero più del primo, mai. Ho sempre pensato, supportata dai fatti e soprattutto dalle serie tv – ché io ne guardo un botto eh, mica poche – che le saghe dal secondo volume in poi diventassero pallose e ridondanti, scontate e fastidiose, e che l'interesse del lettore (o spettatore) andasse via via scemando.
Non è successo con il secondo volume che ho letto addirittura più velocemente del primo. Ne La red púrpura Elena si trova ad indagare proprio su quell'evento che la ossessiona da anni e che la porterà a infiltrarsi nella dark web per poterne venire a capo.
Se il primo volume iniziava con un omicidio che resta appiccicato nella mente del lettore come un'etichetta col peso e il prezzo della frutta sui guanti usa e getta, l'inzio del secondo è pesante come un kebab dopo mezzanotte.
A seguito di una serie di ricerche, la BAC irrompe in casa di una famiglia medio borghese perché Mariajo, l'hacker della squadra, ha identificato l'indirizzo IP di qualcuno che, da quella casa, sta assistendo a una tortura in diretta. Le indagini porteranno alla scoperta di un mondo basato sullo sfruttamento di minori e su omicidi orribili che offriranno a Elena Blanco le risposte che aspettava da anni.

In questo 2020, nonostante tutto, sto ritrovando la stessa voglia di leggere che avevo un tempo e forse è stato per questo che Carmen Mola mi ha appassionata tanto, perché è un'autrice che nonostante le imprecisioni o alcuni punti un po' scontati, riesce a farti smettere di pensare per alcune ore.
È vero, la BAC somiglia sicuramente più alle squadre speciali che vediamo nelle serie tv americane che alla vera polizia spagnola. È vero, probabilmente in Italia (o in Spagna) la polizia non ha accesso a soldi, automobili, elicotteri e travestimenti con la stessa velocità con cui ciò avviene in Criminal Minds o CSI. È vero pure che nessun parroco in nessuna parte del mondo va in giro in bicicletta e trova più morti che vivi nel suo paesello in Umbria (Don Matteo) come non è vero che la gente muore, resuscita e sparisce con uno starnuto edsattamente come in Grey's Anatomy e però me pare che nessuno sta lì a rompe le palle. Relax, per favore. È un libro per passare un paio di pomeriggi. 'Sto covid ha incattivito laggegente, santo cielo.

Il mio consiglio quindi è: se c'hai bisogno di un libro per passare del tempo tra un trattato di microbiologia e una puntata di un documentario sulla gestazione delle falene bianche, e vuoi passare questo tempo rilassandoti, magari in spiaggia, magari all'ombra di un pino, senza pensare a quante zampe ha un tarlo del legno, Carmen Mola è quello che fa per te. Sennò puoi sempre trovà il Bignami dell'atlante di anatomia umana e dilettarti a fà "unisci i puntini" con la mappa delle vene che passano per il piede.

Titolo: La sposa di sangue + La red púrpura
Autore: Carmen Mola
Editore: Mondadori + Alfaguara
Prezzo: 19 € + 19,90 €
Pagine: 379 + 423
Il mio voto: 4 piume
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