Avete presente quelle cose (libri, serie tv o film) che riescono a battere qualunque record di vendite, download o visioni, nonostante i buchi di trama o alcune incongruenze-imprecisioni?
Succede con La casa de papel: nonostante buchi di trama, scene poco realistiche e punti un po' forzati, riesce sempre a battere i record di visione (in tutto il mondo eh, mica solo in Spagna o in Italia).
I libri non sono immuni a questo fenomeno, anzi. Ma perché? Succede perché va benissimo essere sempre attenti alla virgola messa male, alla frase che poteva essere scritta in maniera differente, all'evoluzione (o più spesso involuzione) dei personaggi, al lessico ricercato e potremmo stare qui a elencare una miriade di altre cose da aggiungere alla lista di aspetti da tenere in considerazione, posto sempre che siamo dalla parte dei fruitori e non dalla parte del "dietro le quinte" (sceneggiatori, editor, registi etc).
Sì, tutto deve essere coerente, credibile, stupendevolmente accattivante, costruito bene, aspetta che se non sei Torquato Tasso 'nsei nessuno, leva quella virgola, metti quel punto e virgola che ce sta meglio, non lesinare sui trattini. Tutto giusto, giustissimo. Ma le storie, qualunque storia, non sono solo questo. Non sono solo parole, lettere, trattini e precisione chirurgica che hey, un cardiologo lo fa meglio di te, vai a vendere patate.
Ci sono storie che nonostante tutto funzionano. E funzionano perché ti tengono attaccato allo schermo o alle pagine (come in questo caso). Non serve a niente opporsi, ergendosi a critici improvvisati "io La casa de papel non la vedo perché il signor Mereghetti sarebbe infuriatissimo". Ci sta pure che ogni tanto uno poggi sul comodino il Mastro Don Gesualdo e legga un fumetto di Topolino, senza per questo sentirsi in colpa. Ci sta che ogni tanto, oltre a Le 120 giornate di Sodoma uno guardi una puntata di Supernatural, senza sentirsi uno sfigato o vergognandosi di dire agli amici che lo si è guardato e ci è pure piaciuto.
Con questo stesso spirito guardo La casa de papel (e beneficio di un'ora di visione senza impegno) e leggo libri "normali". La gente in vacanza se legge gli harmony, mo' io non me posso legge un libro normale, un libro di grande consumo? Eccheccazzo.
Mi sono avvicinata a Carmen Mola, la Elena Ferrante spagnola – ma solo perché non si sa chi è, non perché abbiano qualcosa in comune – perché Maite, la mia vicina, mi ha appioppato La novia gitana (in italiano La sposa di sangue) e mi ha detto "Devi leggerlo perché voglio parlarne con qualcuno".
Che, non so a voi, ma a me sembra un'ottima motivazione per farsi convincere.
Raramente leggo thriller o polizieschi perché non sono esattamente il mio genere. Sono libri che leggo senza impegno, non mi lasciano nulla dentro e li reputo vera e propria lettura d'intrattenimento (cosa alla quale non mi dedico spesso). Però, come dicevo poche righe più su, non c'è nulla di male in cedere a questo tipo di narrativa, ogni tanto.
Copertina originale |
Protagonista de La sposa di sangue e de La red púrpura – non ancora tradotto in Italia - è Elena Blanco, ispettrice della squadra speciale di polizia BAC, impegnata nella risoluzione di quei crimini troppo gravi o complicati per il corpo de la Policía Nacional. Della BAC fanno parte solo pochi eletti e anche all'interno del corpo di polizia molti non sanno se questo corpo speciale esiste davvero.
Elena è un personaggio controverso, già dalle prime pagine scopriamo che ha un evento traumatico alle spalle che l'ha segnata particolarmente e che la ossessiona ma che ci viene svelato poco a poco, capitolo dopo capitolo, lasciando il lettore sempre con la voglia di leggere un capitolo in più anche se sono le 3 di notte, anche se devi cominciare a lavorare, anche se la tua fermata metro è già arrivata.
Innamorata della grappa e delle canzoni di Mina, Elena si dedica a bere troppo, scopare molto e cantare spesso al karaoke. Ed è proprio quell'evento che la ossessiona a renderla maledettamente brava in quello che fa.