lunedì 25 marzo 2013

Gli attrezzi del narratore

Ho un sacco di cose da dire in un unico post che, in verità, dovrebbe essere una semplice recensione di un libro di cui consiglio caldamente la lettura non solo ai lettori interessati alla narratologia, ma anche e soprattutto a chi si diletta nello scrivere racconti o romanzi e che vorrebbe, un giorno, venire pubblicato. 
La natura di questo post è, però, anche vagamente un po' polemica. In quanto Cancerina sono polemica per natura, lo sanno tutti, anche il buon Rob Brezsny di Internazionale.
Bene, sappi che mi rivolgo a te, aspirante scrittore o scrittore alle prime armi. 
Premesso che l'autopubblicazione, ormai, è un fenomeno consolidato e si sta diffondendo a macchia d'olio mi sento di dover dichiarare di non essere né assolutamente d'accordo all'autopubblicazione né assolutamente contraria. Certamente la preferisco alle case editrici a pagamento, chiaro. Mancanza di editing per mancanza di editing, meglio affidarsi a Youcanprint o Amazon (qui parlo sono dell'editing, non delle altre mancanze delle case editrici a pagamento. È bene precisarlo perché la blogosfera è tanto buona e bella, ma le persone che leggono una cosa e ne capiscono un'altra sono anche molte di più che nella vita reale, purtroppo).
L'autopubblicazione, però (come le case editrici a pagamento) permette davvero a chiunque di scrivere e pubblicare qualsiasi cosa. Per cui, se io reputo che la vita di mia nonna Adelina che ha vissuto per 105 anni sulle Alpi a fare a maglia sia una roba interessantissima non ci sarà nessuno, ma proprio nessuno, che mi dirà "Nerè, ma che diavolo hai scritto?". Chissene, direte voi. E invece chissene un paio di uova di quaglia! Perché poi cercherò di spingere il mio capolavoro e di farlo leggere a chiunque si trovi per sbaglio nella mia stessa traiettoria ricevendo dagli amici e dai parenti, il più delle volte, finti pareri entusiastici. 
Convinta, quindi, che la storia di nonna Adelina sia il nuovo Decamerone, e forte del fatto che al liceo vantavo un bel 9 in italiano, comincerò a chiedere recensioni a tutti i blog che mi capitano sottomano spammando anche un po' su Twitter e aNobii che non fa mai male. Preciso che non tutti coloro che hanno deciso di autopubblicarsi fanno parte di questa categoria, anzi. Molti sono così gentili che mi verrebbe anche da abbracciarli subito dopo aver letto la mail in cui mi propongono di leggere il loro romanzo (sebbene io abbia deciso, dopo vari ripensamenti, di non accettare di leggere, per il momento, libri inviati da autori e/o case editrici). Ma non divaghiamo, il punto non è la gentilezza o l'umiltà di chi propone la lettura del proprio romanzo ai blogger.
Il punto è: siamo proprio sicuri che la storia di nonna Adelina sia davvero un capolavoro? Perché avere 9 in italiano al liceo non è, assolutamente, indice di talento. Tralasciando la roba illeggibile in cui qualcuno si è certamente imbattuto, piena zeppa di refusi, errori di ortografia e grammatica, d eufoniche a iosa e consecutio temporum inesistente (presenti oramai anche nei libri stampati e venduti a 17 euro da grosse case editrici), ci sono delle regole nella narratologia che vanno rispettate. 
Non lo dico da addetta ai lavori (anche se, in effetti, un po' addetta ai lavori lo sono), né da scrittrice di capolavori. Lo dico da Nereia, una tipa che fa la copywriter (per sbaglio e per chissà quanto tempo ancora) e che, un po' per passione e un po' per professione, si è avvicinata al mondo della parola scritta. Le mie parole sono, come dire, un consiglio. Così come quando recensisco un libro.
Il consiglio che voglio darvi, quindi, è quello di procurarvi una copia de "Gli attrezzi del narratore. Modi di costruire storie da Joyce a Dylan Dog" di Alessandro Perissinotto e, dopo averlo studiato (e non solo letto!) riprendere in mano la storia di nonna Adelina scritta prima, quando avevate dalla vostra solo il 9 in italiano al liceo. (Sarebbe bene affiancare al libro di Perissinotto anche un buon manuale di grammatica italiana per fugare dubbi quali: «Ma si dirà "la maggior parte della gente vogliono" o "la maggior parte della gente vuole"?» ma mi auguro che chiunque abbia intenzione di scrivere un libro abbia già pensato a questo).
Certamente, come tutte le cose belle, è un manuale fuori catalogo ma è possibile recuperarlo su Amazon e su Ibs tra i remainders con uno sconto del 55% (5 euro e 85 si possono spendere, no?).
Con uno stile semplice e diretto, con tantissimi esempi di romanzi noti ma anche di film e fumetti, l'autore ci racconta quali sono gli errori da evitare quando ci si trova a voler scrivere un racconto o un romanzo. Passando per la semiotica (è consigliabile conoscere almeno Propp, ma se non lo conoscete approfondite  meglio l'argomento) Perissinotto spiega nel dettaglio chi sono i personaggi, cosa sono i programmi narrativi, quanto sono importanti i dialoghi. Anche le cose che possono sembrare ovvie non lo sono affatto. 
Per scrivere un buon romanzo non è abbastanza saper scrivere in italiano corretto, è necessario costruire un buon equilibrio tra dialoghi e caratterizzazione psicologica dei personaggi, tra indizi e colpi di scena, tra elementi di puro ornamento e elementi, invece, fondamentali per la trama. Un manuale suddiviso in tre macroaree (la trama, il mondo possibile del racconto e il discorso) che tocca tutti, ma proprio tutti, i punti importanti e utili per poter scrivere un buon romanzo. Ma siete avvisati: dopo aver studiato "Gli attrezzi del narratore", la storia di nonna Adelina non vi sembrerà più un capolavoro, quindi fatelo solo se siete molto motivati. 
Ho deciso, comunque, di approfondire la mia conoscenza della narratologia per cui stay tuned perché, prima o poi, vi proporrò qualche altro bel titoletto! 

7 commenti:

  1. Quindi aspettiamo con ansia qualcosa di nuovo!

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    1. Il prossimo passo sarà approfondire la punteggiatura, così bistrattata da molti ma così importante (e spesso mal utilizzata)... Tutti argomenti noiosi, insomma xD

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  2. Lo studio è importante. Forse non aiuta a diventare scrittori, ma aiuta di sicuro a capire un po' meglio la scrittura. Ecco, sono cose che sconsiglierei a un lettore tout court, perché da quando ho imparato certe cose ho iniziato a guardare con delusione a libri (ma anche film) che un tempo mi avrebbero entusiasmato. È il frutto della conoscenza, una storia che si ripete!

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    1. Be', se si ha intenzione di scrivere lo studio è certamente importante perché ti spiega cosa inserire e cosa no. O meglio, come inserire qualcosa per renderla "interessante". Purtroppo sì, è vero, lo studio inevitabilmente ci si ritorce contro perché guarderemo ai libri con occhi un po' troppo critici. Ma, da un certo punto di vista, è quasi meglio così. Almeno possiamo riconoscere subito ciò che merita di essere letto e ciò che, invece, non lo merita affatto. Fa un po' "lettore cagaca**i", ma anche se è un lavoro sporco qualcuno deve pur farlo. No? :D

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    2. Io però sono uno che si vuole male e arriva in fondo. Sai, lo sto vivendo proprio in questi giorni. Se non avessi letto un certo libro, penserei che Abercrombie sia un f*****o genio. L'esempio negativo è che mi sarei goduto "Lo Hobbit" molto di più, se non avessero modificato a caso la trama per adeguarlo al Viaggio di Vogler.

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  3. Neanche io sono contrario e a favore dell'autopubblicazione. A me interessano entrambi i modi di pubblicare. Ho però preso contatto con un editor: se devo vendere un mio ebook, dovrà prima sottostare a editing professionale.
    Non sopporto chi vuole spingermi a leggere i propri libri e ho scritto chiaramente nel mio blog che non accetto queste segnalazioni.
    Il libro che proponi non lo conoscevo, ma sembra interessante. Il costo è bassissimo, quindi me lo compro :)

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    1. Sono felice di leggere che, prima di pubblicare, ti sei rivolto a un editor. Credo che, al di là di tutto, sia un'ottima prova di maturità non solo "interiore" ma anche professionale. Un editor saprà certamente non solo consigliarti, ma anche indirizzarti e probabilmente (anche se mi auguro di no) ti troverai ad affrontare alcune critiche sul tuo lavoro. Non tutti hanno, purtroppo, la maturità di accettare le critiche al lavoro svolto.
      In bocca al lupo allora, per tutto! E grazie per essere passato di qui ^^

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