Eccomi qui, a distanza solo di qualche giorno e non di un trilione come al mio solito, per parlarvi di Noi di Richard Mason. Stanotte ho terminato anche Shadowhunters di Cassandra Clare e non so se riuscirò a parlarne o no, nel senso che non mi ha coinvolta in particolar modo ma non è nemmeno brutto per cui, forse, non avrò abbastanza parole da spendere per creare un post vero e proprio. Ci penserò.
Ma intanto rinnovo l’invito a soffermarsi sulla splendida copertina di Noi. Allora, non è ficherrima? Eh? Eh? Eh? E, volendo, c'entra anche con il romanzo. Bravi grafici Einaudi, bravi. Scusate la bassa qualità dell'immagine, ma purtroppo non ho trovato di meglio.
Ad ogni modo sto ancora arrovellandomi il cervello sul libro che voglio leggere dopo, ci penso da un bel po' ormai e non sono ancora giunta a una soluzione "definitiva". Argh!
Ad ogni modo sto ancora arrovellandomi il cervello sul libro che voglio leggere dopo, ci penso da un bel po' ormai e non sono ancora giunta a una soluzione "definitiva". Argh!
Ok, basta, cominciamo, taccio.
Titolo: Noi
Prezzo: 13 €
Editore: Einaudi
Pagine: 351
Il mio voto: 4 piume
Il mio voto: 4 piume
Trama
Julian, Jake, Adrienne e Maggie: quattro ragazzi a Oxford, poco studio e molte discussioni, slanci di passione, amori, litigi e notti passate a raccontarsi la vita. Julian e Maggie provengono da una famiglia dell'upper class inglese, Adrienne è bella e ricca, Jake ha potuto frequentare le scuole migliori solo grazie ai soldi vinti a una lotteria. In collegio è stato sottoposto ad ogni sorta di umiliazione. Potrebbe dimenticare, forse, ma non Maggie che quando si innamora di lui, decide di regolare i conti con i suoi nemici. Un romanzo sull'amore e sulla crudeltà, sull'irresponsabilità dell'adolescenza, quando tutto è assoluto e ad ogni passo sembra che la vita intera sia in gioco. Una sana sete di giustizia si trasforma in una tragedia farsesca...
La mia recensione
Senza frizione piloti il mio tormento
Noi è un romanzo da leggere d’un fiato, magari seduti su una panchina al parco o sdraiati all’ombra di un salice piangente, sulla riva di un laghetto.
Le vicende di Adrienne, Jake e Julian hanno tutte un punto in comune: la figura di Maggie.
Ho trovato interessante e assolutamente stimolante la scelta di parlare di Maggie senza che sia Maggie stessa ad apparire come personaggio principale. O meglio, Maggie c’è ma vive attraverso lo sguardo di tre persone legate a lei in modo indissolubile, quasi manicale.
Il romanzo ha inizio a fatti compiuti non si sa bene quando e perché; si intuisce che Maggie sia morta, ma non se ne conosce il motivo, né si sa quanto tempo sia passato esattamente.
Chi era Maggie? E perché tutti sono così ossessionati dalla sua figura? Perché ne parlano come se fosse una persona meravigliosa, matura, intelligente più del normale?
Poco a poco, attraverso le parole di Adrienne, Julian e Jake scopriamo la figura di Maggie, una ragazza con un carattere spigoloso, a volte addirittura sgradevole, intelligente sì ma non poi così meravigliosa.
Ciò che stupisce, durante la lettura, è come faccia una persona come lei a rendere tutti completamente dipendenti da lei. Julian e Maggie sono fratelli e, sebbene abbiano un rapporto complesso e spesso non roseo, lui non riesce a non pensare, ossessivamente, a ciò che la sorella pensa o fa, a chi frequenta e perché. Come a dimostrare che, ancora una volta, il legame di sangue conta più di ogni altra cosa. Conta più dei malumori, conta più delle ipocrisie, degli scherzi del destino.
Il sentimento che, invece, lega Jake a Maggie è l’amore passionale tipico degli amanti. Jake è completamente rapito da lei, dalla sua mente contorta e, perché no, forse un po’ maligna.
Il lettore però (o almeno a me è successo) sospetta fin da subito, soffermandosi sulle parole dei protagonisti, che il sentimento di Jake sia più profondo, più vero di quello che Maggie nutre per Jake. In verità, già da più o meno metà libro, ho cominciato a sospettare che tutti loro nutrissero un affetto più profondo per Maggie di quello che lei nutriva per loro. Perché le loro vite, i loro sentimenti, le loro azioni ed emozioni, dipendono quasi completamente dalla figura enigmatica di Maggie ma non viceversa. Ciò che Maggie fa, i suoi atteggiamenti, sembra vengano eseguiti perché lei lo vuole e, consapevole di avere un fortissimo ascendente su chi la circonda, non si preoccupa delle conseguenze. Quello che traspare è che Maggie sia troppo impegnata a mettere avanti sé stessa e i suoi desideri piuttosto che le emozioni di chi la ama incondizionatamente, certa che gli altri la ameranno comunque, qualunque cosa faccia. E poco importa se qualcuno non è d’accordo e glielo fa notare, lei non tornerà indietro ma continuerà per la sua strada e, alla fine, chi inizialmente non era d’accordo si piegherà al suo volere.
A causa della contorta Maggie, della sua "spettacolare" morte di cui tutti si sentono in larga parte responsabili senza esserlo davvero, i rapporti fra i tre ragazzi si logorano, marciscono, diventano putridi, sterili. Perché, anche dopo la sua morte
–
e forse anche più di prima
–
Maggie continua a ossessionarli, a renderli dipendenti, a comandare i loro sentimenti.
Terminata la lettura non ho potuto fare a meno di pensare a quanto spesso ci lasciamo trasportare dalle nostre irruente emozioni soffocando la nostra parte razionale. A quante volte ci ritroviamo, senza rendercene conto, a idealizzare così tanto una persona da rischiare di annullare noi stessi, vivendo in funzione dell’altro. A quante volte, anche io, ho commesso questo errore nella mia vita.
E quando interviene la morte, inaspettata, della persona che abbiamo idealizzato, le doniamo ancor più magnificenza, sentendoci addirittura direttamente responsabili del fatto che non sia più tra noi, senza riuscire a scindere emozioni e pensiero razionale, riempiendo la nostra vita di se e ma.
Perché Julian, Jake e Adrienne è proprio questo che fanno: per il resto della loro vita non faranno altro che pensare a cosa Maggie avrebbe detto loro, a cosa avrebbe pensato della loro situazione, della loro inutile vita.
La morte, presente sin dall’inizio, chiude il romanzo lasciando il lettore con una sgradevole sensazione di vuoto. La "mancanza" descritta dalle parole di Mason che si concretizza con la morte non è però meramente fisica, ma anche e soprattutto interiore.
A Julian, Jake e Adrienne manca infatti qualcosa di importante, manca la felicità. Senza Maggie qualcosa si è rotto, una crepa profonda ha segnato la loro vita e non esiste nulla al mondo che possa sistemare tutto.
Le parole di Mason, incisive come uno schiaffo in pieno volto, mi hanno toccata dentro, hanno graffiato le pareti del mio cuore.
Un romanzo che, già grazie alla sua struttura narrativa, promette di rivelarsi prepotente come un pugno sullo stomaco, soddisfa le aspettative e si rivela poco a poco, in crescendo.
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