Almeno una decina di giorni che rimando questo momento. Non perché io abbia paura di recensire questo libro – oddio, un poco sì –, ma perché per parlare di Moby Dick e altri racconti brevi è necessario avere più di qualche minuto a disposizione. Cioè, non che oggi ne abbia tantissimi di minuti, dato che domani parto per andare a Torino – stelle filanti, nacchere, maracas, pignatte, Maracaibo mare forza 9! Scusatemi per l'esultanza.
Ma, siccome che sono una blogger seria io, ecco una recensione prima di partire per il Salone (gioia! Commozione! Gelato al caffè!).
Titolo: Moby Dick e altri racconti brevi
Autore: Alessandro Sesto
Editore: Gorilla Sapiens
Pagine: 166
Prezzo: 12,90 €
Il mio voto: 4 piume
Trama
Può la letteratura influenzare la routine quotidiana? Cos’hanno in comune le vite di un impiegato e di un poeta maledetto? Perché non bisogna mai dire Adios, Scheherazade? Qual è il vero significato della manzoniana espressione vile meccanico? Come mai Leopardi rimpiangeva la vita prima di Facebook, pur vivendo prima di Facebook?
Sono solo alcuni dei quesiti a cui cercherà di rispondere l’eroe di questi racconti: un irriducibile amante dei Classici che proverà a “vivere secondo Letteratura”, cacciandosi suo malgrado in situazioni surreali ed esilaranti.
Una guida dissacrante e arbitraria alle opere dei grandi della letteratura.
La recensione
Ho ricevuto questo libro in regalo e, inizialmente, ero parecchio perplessa. Non leggo racconti anzi, direi che è una forma letteraria per la quale nutro un discreto fastidio alternato a odio – alle volte, non sempre. Aggiungiamoci pure che, quando mi è stato consegnato, avevo letto in tutto più o meno tre libri di autori italiani in tutta la vita. Le due cose, come potete immaginare, non mi entusiasmavano granché: autore italiano di racconti. Brevi, per giunta!
Nel frattempo, però, è passato un anno e tante cose sono cambiate. Un anno in cui Alessandro Sesto e il suo Moby Dick e altri racconti brevi ha occupato lo scaffale della libreria accanto al pc, ad altezza occhio. Impossibile non gettarvi uno sguardo anche involontario. Un anno in cui, sebbene non mi sia avvicinata ai racconti (nemmeno brevi!), mi sono almeno avvicinata ad alcuni autori italiani, rimanendone piacevolmente sorpresa.
E poi, finalmente, è arrivato il suo momento in un periodo in cui avevo bisogno di una lettura leggera ma arguta e intelligente. E mi sembrava che fosse proprio il caso di Alessandro Sesto, almeno da ciò che avevo letto e sentito dire di lui.
Ho iniziato questo libro alla fermata dell'autobus – mi piace molto leggere sui mezzi pubblici – e mi sento di sconsigliarvi caldamente di leggere questo libro in pubblico. L'ho provato sulla mia pelle, quindi so esattamente di cosa sto parlando. A pagina 15, quando ero già salita sul 60 che mi avrebbe portato dovunque stessi cercando di andare – probabilmente in libreria – ho rischiato di sputare la gomma da masticare in faccia al tipo che mi sedeva di fronte, colta da una risata che non sono riuscita a trattenere. Perché è questo che Sesto fa: con uno stile in cui intelligente ironia e sapiente preparazione si bilanciano perfettamente, Alessandro riesce a coinvolgere il lettore facendogli dimenticare di essere sul 60, ad esempio, in presenza di altre cinquanta persone almeno.
Attraverso un narratore simpatico e soprattutto bizzarro, Moby Dick e altri racconti brevi illustra al lettore – che sia più o meno preparato in merito – una visione divertente e mai banale dei classici della letteratura, alle volte infarcendo il racconto con aneddoti della vita privata del narratore stesso, con risultati spesso esilaranti – ricordiamo, appunto, il rischio di sputare in faccia al tizio che ha avuto la sfortuna di viaggiare di fronte a me, quel giorno.
Ciò che emerge, e anche in maniera piuttosto evidente, è l'amore e la passione che l'autore nutre per la letteratura della quale parla, per Anna Karerina, per La fiera della vanità ma anche per libri più recente che, comunque, hanno fatto la storia della letteratura (è il caso di Blade Runner o 1984).
È forse proprio questa passione che permette ad Alessandro di scherzare in modo intelligente su alcune situazioni che sì accadono nei classici ma che, difficilmente, potrebbero accadere nella vita reale, soprattutto ai giorni nostri (regalare un cavallo di legno pieno di greci, ad esempio, oppure schiaffeggiare qualcuno con un pesce).
Una raccolta di racconti che, però, non è una vera raccolta di racconti ma, piuttosto, una raccolta di riflessioni ironiche sulla letteratura e sui personaggi (finti o reali) di questa accompagnate da aneddoti autobiografici (finti o reali?) del narratore (che io ho identificato nella persona di Sesto, ma potrebbe anche non esserlo).
Libro che vi consiglio caldamente di leggere, ma lontano dai posti pubblici. Sul vostro divano, in solitudine, sarebbe meglio. Sconsigliato, inoltre, bere o mangiare durante la lettura. La possibilità di ridere e rimanere soffocati dal panino al prosciutto che si sta consumando o quella che la Coca Cola vi esca fuori dal naso è molto alta.
Ps: e niente, volevo dire che la parte del capitolo dedicato alle 50 Sfumature è stupendo.
Come mai non ami i racconti? C'è qualche motivo in particolare?
RispondiEliminaPurtroppo sono fissata con la continuità. Mi piacciono i libri grossi, quelli con tante pagine, mi piacciono le saghe, mi piacciono le serie tv. Perché "continuano" nel tempo. Le cose che, invece, sono frammentarie e che ancor prima di iniziare, terminano già, non mi danno quel senso di sicurezza che, invece, una storia che si sviluppa in 500 pagine mi dà. So che ci sono racconti con un inizio, una parte centrale e una fine, ma non è la stessa cosa. Non riesco a farmi piacere le raccolte di racconti. Eccezione sono, invece, i racconti che formano romanzi (la Egan e la Strout).
EliminaNon so da quale trauma infantile derivi questa cosa, ma è così da quando ho memoria xD
Io al contrario non amo la regolarità di inizio-parte centrale-fine... Strano :)
EliminaSarà colpa di qualche serie tv interrotta bruscamente, tipo Heroes :(
Eh, io sono stata fortunata perché Heroes l'ho lasciato perdere prima che lo cancellassero. Però me ne hanno interrotte altre, sic. Sì, deve essere il trauma da serie interrotta che, però, da me funziona al contrario che da te xD xD
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