mercoledì 16 settembre 2015

Recensione Morto a 3/4

Non è la prima volta che esco fuori da casa di Letture Sconclusionate e lei mi ha, nel tragitto tra le scale e la porta – qualche metro, giuro – convinta a riportarmi a casa almeno due dei libri che possiede (molti, credetemi, molti). Tra quelli che mi sono riportata a casa c'è anche Morto a 3/4, scritto dall'esordiente – mi auguro ancora per poco – Francesco Balletta e pubblicato da Bookme, la collana DeAgostini dedicata ai libri per un pubblico adulto.
Normalmente non leggo giallo. Non perché non mi piacciano, ne ho letto talmente pochi in trent'anni che non posso ancora dire se mi piacciano o meno. Non è un genere che leggo di solito, perché sono altre le cose che attirano la mia attenzione in libreria. Con Morto a 3/4 è andata diversamente perché ho conosciuto l'autore e l'ho sentito parlare del suo libro, ma anche di molti altri libri e del criterio che utilizza per scegliere i libri da leggere. E Francesco Balletta mi è stato subito simpatico, il suo entusiasmo e il suo buonumore sono contagiosi, così ho pensato che anche il suo libro doveva esserlo. E, infatti, lo è.

Titolo: Morto a 3/4
Autore: Francesco Balletta
Editore: Bookme (DeAgostini)
Pagine: 440
Prezzo: 12,90 €
Il mio voto: 4 piume

Trama

Domenico Campana, maresciallo dei carabinieri in una cittadina dell'alto Lazio, è stanco. Stanco degli acciacchi e dei chili di troppo, stanco di indagare, stanco di omicidi, magistrati, imputati e compagnia bella. Fosse per lui, se ne andrebbe in pensione seduta stante, ma i suoi cinquantasei anni lo costringono ad aspettare. E a sgobbare, rimestando "nel pozzo senza pendoli dell'animo umano". Così si ritrova a pensare mentre consuma un pollo di rosticceria e apre l'ennesimo fascicolo: un insegnante del liceo locale è stato picchiato e trafitto da una pugnalata al cuore. Farebbe di tutto per evitare quest'altra grana e la sorte lo accontenta: un osso di pollo gli va di traverso e lo uccide. Il maresciallo lascia la vita con un sospiro di sollievo. Finalmente un po' di riposo, pensa, e invece no, siamo solo all'inizio. Alla dogana per trapassati non lo fanno andare "su" perché non è morto del tutto, ma solo al settantacinque per cento. Campana è spiazzato. Come ottenere il lasciapassare? L'affascinante capitano della dogana, Clelia, gli affibbia l'indagine rimasta in sospeso tra i vivi. L'ultimo caso da risolvere prima dell'agognato eterno riposo. Nei panni di detective morto a 3/4, però, deve ripartire da zero. Via le consuetudini e gli strumenti di una vita da carabiniere e avanti con nuovi apparecchi e nuovi metodi di indagine. Un'avventura tra giallo e mistero che risvelerà nel defunto maresciallo la "voglia di vivere". 

La recensione

Non leggo quasi mai gialli. Quelli, pochissimi, che ho letto nei miei inutili trent'anni da lettrice erano quasi tutti di Agatha Christie e qualcuno dei Gialli Mondadori – ma pochi, molto pochi.
La verità è che, normalmente, la mia attenzione viene catturata da altri tipi di romanzi e i gialli, inevitabilmente, vengono messi da parte. Con Morto a 3/4, invece, è andata diversamente perché l'autore – Francesco Balletta – ha saputo stimolare la mia curiosità. Non dico solo per quanto riguarda la sua persona e la sua personalità, quanto piuttosto per la trama del suo primo romanzo (e mi auguro, con tutto il cuore, non ultimo).

Domenico Campana, maresciallo dei carabinieri, subisce una morte insolita: un osso di pollo, durante il pranzo, finisce con l'andargli di traverso, segnando così la fine della sua carriera e, ahimé, della sua vita. Ma perché un maresciallo, ormai passato a miglior vita, dovrebbe continuare a lavorare? Perché, a causa della burocrazia dell'aldilà, è morto ma non del tutto. Solo al 75%. 
Il fatto è che, nell'analizzare il suo curriculum, il personale dell'aldilà – ebbene sì, c'è anche del personale negli uffici dell'accoglienza dell'aldilà – ha riscontrato un'incongruenza. Per recarsi aldisù, parole del capitano Clelia, deve risolvere prima quest'ultimo caso e poi guadagnarsi il riposo eterno. E, inutile dirlo, Domenico Campana non vede l'ora di gettarsi a capofitto nel meritato riposo, dopo anni e anni di servizio prestato alla giustizia.
I fantasmi (se così vogliamo chiamarli) non possono accedere, ovviamente, a tutti i mezzi che hanno i carabinieri ancora in vita: niente interrogatori, niente esami del dna, niente di niente. Ciò che Campana ha a disposizione è il fascicolo che stava analizzando durante quel fatidico pranzo e la vittima. Ma, sebbene non ci sia nulla di certo che riguarda questo caso, quello che è certo è che i morti – tutti, sia buoni che cattivi – mentono. Comincia così, un po' di malavoglia e intralciato dalla sua condizione di non vivo ma neanche del tutto morto, la ricerca del colpevole da parte del maresciallo.

Morto a 3/4 mi ha tenuto compagnia per circa un paio di giorni, il tempo totale che mi ci è voluto per terminarlo. Letto più che velocemente, ogni minuto era buono per andare avanti nella storia anche solo di un paio di pagine. 
Inutile dire che il fatto che Francesco Balletta prima di essere autore è uno sceneggiatore ha i suoi lati positivi: leggendo la storia del maresciallo Campana si ha l'impressione di viverla come dei telespettatori. Come se il romanzo fosse una miniserie, si viene investiti dagli eventi proprio come accade al protagonista della storia. 
Interessante e divertente – ma forse dovrebbe anche sollevare qualche riflessione – che il motivo per cui a qualcuno non è garantito il riposo eterno dipenda, in larga parte, dalla burocrazia. Interessante perché il romanzo è ambientato in parte sì nell'aldilà, ma un aldilà italiano, pieno di scartoffie e lunghi e ostici manuali di regole. Proprio come l'aldiquà. C'è da dire, però, che l'aldilà italiano – almeno in Morto a 3/4 – funziona molto meglio dell'aldiqua.

L'aspetto che più mi ha colpita è che, nonostante la trama, il romanzo (o dovrei dire il giallo? Perché qui c'è una linea molto sottile tra giallo e romanzo) non diviene mai, in alcuna parte, poco credibile. Il contesto si sposa completamente con il testo e mai, e davvero intendo mai, viene da porsi il problema che una Dogana nell'aldilà, che smista i nuovi arrivati ed è regolata da un "sistema", possa non esistere davvero. 
Non mi lascio mai andare – ok, magari mai non proprio è corretto – a facili entusiasmi per quanto riguarda i libri perché cerco di essere sempre – più o meno – una lettrice obiettiva. Con il romanzo di Balletta non mi è semplice rimanere imparziale: mi è piaciuto sul serio.
Scorrevole, divertente, intelligente. Insomma: bello. 

Qui la recensione di Letture Sconclusionate, per chi volesse un altro parere, forse più obiettivo del mio.

2 commenti:

  1. Ma come un parere obiettivo! Questa recensione è bellissima!!! a proposito, quando passi ho da darti una decina di libri :DDDD Scheeeerzo!
    Ma sono felice che ti sia piaciuto!

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