mercoledì 23 marzo 2016

Questione di incipit #3



È una settimana un po' strana. Sono tornata dalla Spagna e sono ancora lì, con il cervello. È un periodo di grandi riflessioni, questo, e sarà anche un periodo di cambiamenti. Cambiamenti radicali e non, nella mia vita privata e nella mia vita di blogger. Intanto mi iscrivo nuovamente in palestra e inizierò un corso di spagnolo a breve, che mi sembrano due cose sagge. E poi ho intenzione anche di darmi ai video, seppure io non abbia niente di interessante da dire a nessuno. Certo, lammèrda in libreria è sempre in agguato, ma dovrei inventare un altro modo per proporvela e non so se mi viene in mente qualcosa di interessante. Mai stata una tizia creativa io, quindi è difficile. Vedremo, magari vengo ispirata. Oppure posso semplicemente trasformare Francamente me ne infischio in qualcosa di diverso. Che dite?
In tutto questo c'ho una fila di libri da leggere che io boh, non so mica se ce la farò mai eh. Va bene che sono inutili dettagli perché pare che io sia di nuovo a spasso (non che non sia abituata a lavorare per 3 mesi e poi nulla cosmico per un anno) e quindi avrò un sacco di tempo per dedicarmi alle serie tv e ai libri arretrati. E anche per dedicarmi alle fantastiche trilogie di libri tutti con gli stessi titoli. Contenti? Io sì, in fondo. Perché il nemico è bene conoscerlo. E poi perché, comunque, è bene anche specializzarsi in un genere preciso. I libri per adolescenti sono importanti, l'ho sempre detto. Magari tra tutti quelli presentati con delle copertine del cacchio ce ne sta qualcuno che non è proprio da buttare (questa ricerca durerà degli anni, me lo sento).

Ma basta parlare dei fatti propri, veniamo agli incipit di questa settimana!

Il primo incipit di cui vi parlo è tratto da La straordinaria tristezza del leopardo delle nevi di Joca Reiners Terron. Non ho mai letto nulla di autori sudamericani, mai mai mai. Lo so, è certamente un handicap, ma il fatto è che credo di essere più affine alla letteratura americana. Questo, però, non mi impedisce (affatto) di provare una certa curiosità per questo romanzo e adesso capirete perché.
La straordinaria tristezza del leopardo delle nevi (traduzione di Vincenzo Barca e Serena Magi) è la storia di un quarantenne che soffre di insonnia e di giorno lavora all'emporio della sua famiglia mentre di notte fa il dattilografo in un commissariato.
In commissariato viene a conoscenza del "caso del Nocturama" che vede coinvolti: la Sig. X, infermiera specializzata, un tassista che alleva rottweiler e il leopardo delle nevi.
Lo so, sembra un romanzo strano. E infatti lo è, strano intendo, ma non in senso negativo, anzi. Sicuro è, però, che non posso leggerlo sull'autobus perché poi va a finire che guardo con occhio sospetto chiunque mi circondi. No, questo ce lo finiamo a casa, tanto si tratta di poche pagine, lo si beve in un attimo. Sì, La straordinaria tristezza del leopardo delle nevi, il libro più bevuto nei peggiori bar di Caracas. O del Quartiere delle Valli a Roma, decidete voi.

1. Il dattilografo:
Abitudini notturne

Non dormo da due settimane. Ma neanche prima dormivo molto bene. Fino ad allora, finché non ho smesso del tutto, ogni mattina preparavo la colazione subito prima che mio padre aprisse gli occhi. Poi andavamo insieme al lavoro. Ogni giorno era lo stesso giorno. Dalla fine del turno di notte in commissariato all'inizio della mattina rimanevano due o tre ore durante le quali nuotavo tra le lenzuola, affondando senza riuscire a raggiungere l'altra sponda. Dopo, in negozio, mentre mio padre si sistemava sulla sedia dietro la cassa, lo stesso posto degli ultimi sessantacinque anni, io, mezzo in catalessi, davo indicazioni al nostro unico impiegato sulla disposizione degli articoli, le nuove marcature dei pezzi e le restanti mansioni. 

Il boliviano – era il ragazzo di sempre o uno nuovo? – strappava lentamente le etichette dei pacchi di bagel, varenyki, challah, molto lentamente; c'erano o no le batterie nell'orologio a muro? Le lancette sembravano immobili, troppo silenziose, le palpebre mi pesavano, avanzavano spazio sugli scaffali e minuti tra le lancette. 
Gli affari non andavano bene. Attraverso lo spiraglio d'ombra tra le lattine di olio di sesamo, là in fondo, mi osservavano un paio di occhi.

Dopodiché di solito non parlavo con nessuno, fatta eccezione per le telefonate dei creditori sempre più frequenti, e nel pomeriggio accompagnavo mio padre a scambiare quattro chiacchiere in yiddish con un cliente vecchio almeno quanto lui, il suo amico Glass, un altro sopravvissuto alle riunioni dello Yugent Club nel palazzo della Zukunft.
***

In realtà stavo cercando un altro romanzo (che a questo punto selezionerò per la prossima puntata) e mi sono imbattuta nell'orrorifica copertina di un altro libro di Jessica Soransen. Poi, però, mi sono confusa perché non si capisce mai quale sia il primo volume di questi romanzi con gli stessi titoli. Insomma, quello che avevo trovato era il terzo volume e siccome che me li devo leggere – sappiate che non ho ancora iniziato, ma i giorni di Pasqua e la mia nuova disoccupazione mi aiuteranno tantissimo – è bene che io cominci dal primo volume. Giusto? Giusto. Quindi Con te sarà diverso, pubblicato da Newton Compton nella traduzione di quella poveretta di Daniela Di Falco che nella vita, magari, voleva tradurre altre cose (Daniela, se mi leggi, abbraccioni, sono con te. Ti capisco, tra l'altro, io non avrei mai lavorato per Il Portale dell'Automobilista ma tant'è...), racconta la storia di Callie che non ha mai avuto fiducia nel destino (ao', c'hai 16 anni, cominciamo male eh). Kayden invece soffre in silenzio per la violenza del padre e i silenzi della madre (ammazza, ho scelto proprio un romanzo durante la lettura del quale mi scompiscerò, sicuramente). Poi si incontrano e scintille di dolore. Fine. Vediamo l'incipit.

Prologo

Callie

La vita è tutta questione di fortuna: ci vuole fortuna per avere una buona mano a poker o semplicemente per trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Ad alcuni la fortuna arriva sotto forma di una mano tesa, di una seconda opportunità, di una via di scampo. Ci sono persone però a cui, per loro scelta o per pura coincidenza, la fortuna non viene offerta su un vassoio d'argento, persone che finiscono nel posto sbagliato al momento sbagliato, che non si salvano.
«Callie, mi stai ascoltando?», mi chiede mamma mentre parcheggia la macchina nel vialetto di ingresso.

Non rispondo, osservo le foglie volteggiare in aria nel cortile, sul tetto della macchina, ovunque le porti il vento. Non hanno controllo sul percorso della loro vita. Provo il desiderio di saltare fuori, afferrarle tutte e stringerle tra le mani, ma questo vorrebbe dire scendere dalla macchina.
«Che ti prende stasera?», mi chiede bruscamente mamma mentre controlla i messaggi sul cellulare. «Vai a chiamare tuo fratello».

Distolgo lo sguardo dalle foglie e lo punto su di lei. «Ti prego, mamma, non chiedermi di farlo». Mi aggrappo alla maniglia dello sportello con la mano sudata e mi sale un groppo alla gola. 
«Non puoi andare tu a chiamarlo?»
«Non ho alcuna voglia di intrufolarmi in una festa di ragazzi delle superiori, e non sono certo dell'umore giusto per ascoltare le chiacchiere di Maci sulla borsa di studio ottenuta da Kayden», replica mamma, invitandomi a scendere con un cenno della sua curatissima mano. «E ora vai da tuo fratello e digli che deve venire a casa».

***

A parte che questa cosa di scrivere "mamma" in questo modo mi manda il sangue al cervello con una velocità senza eguali, ma poi ma che è? Lei che osserva le foglie fuori dal finestrino e poi ci precisa che prenderle significherebbe scendere dalla macchina?! Ciccia, nessuno pensa ci sia una foresta tra i sedili delle auto eh (a parte qualche volta nella Micra di mia madre, ma questo perché lei credo voglia incontrare i folletti prima o poi e quindi si rifiuta di pulirla spesso). Il dettaglio della mano curata della madre scommetto che è molto utile ai fini della trama, tra due righe ci dice anche dove si fa la ricostruzione unghie. 
Inutile dire che il fatto che una tizia adolescente c'abbia il terrore di scendere da una macchina fa sì che la mia lista dei to be read venga stravolta perché, amici, davvero? Cioè, questo libro è sicuramente bellissimo!

Oh, tra i commenti se volete consigliatemene qualcuno eh... Non vi trattenete! A mercoledì prossimo con altri due incipit di cui uno bello e uno... Brutto!

5 commenti:

  1. Condivido tolleranza zero verso gli improbabili incisi informativi nei dialoghi, compresi i vocativi altrettanto improbabili. Mi scaglierei anche contro le ben due anzi tre immagini/frasi fatte dell'incipit (vassoio d'argento, mano tesa, il posto giusto al momento giusto). Saluto cordialmente :)

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    1. E fai bene a scagliarti contro. Io e te però siamo un po' choosy, quindi non conta.

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  2. Io ho nostalgia del vecchio header con la foto dei tuoi libri... sappilo.

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