giovedì 24 marzo 2016

Recensione Girl runner

Finalmente riesco a postare questa recensione che avrebbe dovuto essere pubblicata la settimana scorsa, settimana in cui io ero in vacanza – che poi, in realtà, non era poi tanto una vacanza – e priva di strumenti tecnologici.
Oggi vi parlo di un romanzo che mi ha piacevolmente colpita e coinvolta, un romanzo uscito in libreria da qualche settimana, pubblicato da Sonzogno. Si tratta di Girl runner di Carrie Snyder, tradotto da Gioia Guerzoni e che mi è piaciuto così tanto, ma così tanto, che io boh. Per me la recensione potrebbe concludersi così. Invece no, ci provo a spiegarvi perché mi è piaciuto tanto. Ma tanto tanto tanto.

Titolo: Girl runner
Autore: Carrie Snyder
Editore: Sonzogno
Traduttore: Gioia Guerzoni
Pagine: 288
Prezzo: 16,50 €
Il mio voto: 5 piume

Trama

Girl runner, la ragazza che correva, si chiama Aganetha Smart e, nel 1928, conquistò la medaglia d'oro per il Canada alle Olimpiadi di Amsterdam. Ma chi si ricorda più di lei e della sua gloria passata, ora che vive sola e abbandonata in una casa per anziani? Eppure, un giorno, la sua tranquilla routine viene interrotta dalla visita di un ragazzo e una ragazza, desiderosi - almeno così dicono - di farsi raccontare la sua storia e girare un documentario sulle sue imprese sportive. Con il corpo debole ma la mente pronta a un'ultima avventura, Aganetha si lascia così caricare in auto e trascinare via. Man mano che il viaggio la conduce verso i luoghi della sua infanzia, nelle brumose campagne dell'Ontario, i ricordi di Aggie (come la chiamavano affettuosamente in famiglia) invadono la scena, si accavallano, raccontando una vita movimentata e intensa. I numerosi personaggi del suo lontano passato tornano così a esistere, più presenti dei vivi che la circondano: c'è Aganetha bambina e poi adolescente che, insieme alle sorelle, impara a conoscere il mondo dei grandi; c'è la Prima guerra mondiale, che si porta via tanti giovani; c'è la scoperta del talento atletico e quell'allenatore che eccita la sua voglia di primeggiare; ci sono i tormenti dell'amicizia femminile e poi quelli del primo amore; infine c'è la donna adulta, alle prese con scelte di vita che non sempre si collocano nel solco della propria epoca. Oltre a una trama ricca di colpi di scena, è la voce narrante di Aganetha a sedurre e ipnotizzare il lettore, con le sue emozioni, la sua forza d'animo e quella speciale generosità che la porta a entrare in contatto con persone molto diverse da lei. Solo quando il suo viaggio si avvia alla conclusione, Aggie scopre che i due giovani che sono venuti a cercarla non sono quel che dicono di essere, e conoscono un segreto che lei non ha mai rivelato a nessuno.

La recensione

«Se credi di essere stata ferita, poi capisci che il dolore è superficiale. E se ne è già andato. Si chiama guarigione, la riconosco da come corro. Sotto ogni strato di dolore c'è uno strato di guarigione in attesa, la verità dolce, sempre sorprendente, della resistenza».

Girl runner non poteva non piacermi, era praticamente impossibile che mi risultasse indifferente. Io non corro, è vero, e non potrei mai correre perché, semplicemente, sono la persona più pigra al mondo. Ma so cosa vuol dire affrontare le emozioni in un certo modo, affrontarle con tutto il corpo, investendole e passandoci attraverso.

Aganetha, protagonista di questo romanzo, corre. Corre perché non sa vivere altrimenti. Corre così velocemente da superare i coetanei di sesso maschile. Corre per fuggire a tutto ciò che non le piace. Corre senza meta e lo fa per dimenticare. Corre per guarire. Corre per reagire quando tutto sembra andare per il verso sbagliato. 
Io non corro, ma cammino. Cammino senza meta per chilometri e chilometri senza fermarmi mai, con l'unico obiettivo di svuotarmi dalle emozioni negative. Cammino con la pioggia, con il vento tagliente sul viso, con il caldo afoso. 
Questo è l'unico modo che conosco per guarire completamente, ed è proprio vero ciò che dice Aganetha: la guarigione la riconosci mentre stai correndo (o camminando). Sotto ogni strato di dolore c'è uno strato di guarigione in attesa e l'unico modo che Aganetha conosce per farlo uscire fuori è correre.

È il 1928. Le donne, per la prima volta nella storia, sono ammesse a competere nelle gare di atletica leggera alle Olimpiadi di Amsterdam. Molte saranno le ragazze che, durante la IX Olimpiade, si aggiudicheranno una medaglia per diverse discipline e una tra tutte sarà proprio Aganetha, medaglia d'oro per il Canada.  
Un oro che sarà fonte di gioie, tantissime gioie, ma anche di immensi dolori. Perché Aggie, questo il soprannome con cui i famigliari la chiamano affettuosamente, non è che una ragazzina qualunque, cresciuta in una fattoria dell'Ontario con una famiglia complicata alle spalle. 
Una madre spesso un po' scostante, un padre affettuoso ma distante, un rapporto controverso con i fratelli e le sorelle, soprattutto con la sorellastra Edith.
 E poi il lavoro in una fabbrica e l'allenamento per la corsa degli ottocento metri e l'amicizia con quella ragazza, bella ma forse un po' viziata, Glad. Un'amicizia che spesso, purtroppo, viene sopraffatta dalla competizione e dalle gelosie. Uno dei rapporti più duraturi e profondi nella vita di Aganetha perché fatto non solo di amicizia ma anche, e soprattutto, di condivisione. Un rapporto, per certi versi, esclusivo ma anche impari. Un'amicizia che le darà tantissimo e la farà crescere, ma che le toglierà altrettante cose. Un rapporto al quale Aggie guarda con malinconia e un certo senso di rassegnazione, ma mai con autocommiserazione.


Corre Aganetha, corre così velocemente che strappa l'oro alle altre ragazze in pista, soffiandolo persino alla tedesca che corre a perdifiato a soli pochi centimetri da lei.
Ed è Aganetha la voce narrante del romanzo, una voce che ci racconta la corsa durata una vita, una vita diventata come tante dopo che il fuoco fatuo della vittoria si è spento. 
Un racconto che spazia tra il presente, nel quale Aggie ha 104 anni ed è rinchiusa in una casa di riposo, e il passato, fatto di tante perdite, altrettante rinunce, ma moltissime guarigioni.
Un racconto che Aggie rivive in parte nella sua mente e in parte ad alta voce durante una strana visita alla casa di riposo: due giovani, Kaley e Max, sono andati a trovarla e vogliono portarla da qualche parte. Con qualche difficoltà riescono a caricarla in macchina e sfrecciano via, quando il racconto di una vita vissuta ha inizio. Ma chi sono Kaley e Max e cosa vogliono da lei? Perché vogliono farle rivivere emozioni e sentimenti che lei credeva sepolti?

I continui salti temporali, i necrologi, il racconto spezzettato di diversi periodi della vita di Aganetha sembra seguano il ritmo di una corsa di riscaldamento, come se Aggie fosse sempre lì, in agguato, pronta per lo scatto finale.

«Accetto il mio corpo abbastanza da riconoscere i suoi limiti, e questa sedia a rotelle è solo il punto più basso in una lunga linea discendente. Non corri più come correvi da bambina, senza dolore. In seguito, raggiungi un punto in cui corri più veloce che mai – la vetta che al momento non riconosci. Ricordo che sussurravo la parola indistruttibile mentre correvo o quando sentivo arrivare un grande dolore, ma lo ripetevo solo perché sapevo di non esserlo. Non ho mai corso perché ero forte, se capite cosa intendo. Non era la forza che mi rendeva un'atleta, era il desiderio di essere forte. Correvo per coraggio. Lo faccio ancora, anche se è solo nella mia mente».

E mentre sei lì che leggi la sua storia, raccontata attraverso le sue parole, non puoi che fare il tifo per lei e sussurrare tra te e te: "Corri Aganetha, continua a correre. Non fermarti mai".

6 commenti:

  1. Mi sa che lo leggo. Non so quando, ma lo farò!

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    1. Te lo presto io magari, l'ho letto in ebook ma l'ho appena comprato in cartaceo xD sono pessima.

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    2. Allora non lo compro!!A proposito: non sono più capace di leggere gli ebook. Non so cosa mi stia prendendo: sono sempre rimasta affezionata alla carta, però fino a qualche mese fa, riuscivo ad alternare cartaceo con digitale (per la gioia delle mie tasche). Ora non riesco ad andar avanti. I libri che mi piacciono devo leggerli in cartaceo.

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    3. Se arriva in tempo te lo porto al prossimo bookclub, altrimenti al Klamm :)
      Cara, però, fai in modo che la cosa con il digitale ti passi, non è bello averne il rifiuto!

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  2. Bella recensione! Aggiungo subito il libro alla mia wishlist su Goodreads. :)))

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    1. È bello bello bello. Guarda, calcola che ora ce l'ho sia in cartaceo che in ebook, pensa la follia.

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