martedì 29 gennaio 2013

Recensione: La ragazza del libro dei fuochi

Finalmente ho terminato la lettura di questo libro. Difficile dire perché l'ho vissuta come un supplizio, ci sono diversi motivi e il principale è che ha troppe pagine. Decisamente troppe. Speriamo che la mia lettura successiva sia un libro degno di questo nome, ne ho davvero bisogno!
Come potrete notare ho delle immagini belline belline belline, nuove nuove, che utilizzo come sistema di rating. Purtroppo ho dei seri problemi con Blogspot perché io odio lui e lui, di rimando, odia me. Per cui, per il momento, le piume sono messe un po' a caso, dato che il template si rifiuta di far decidere a me a che distanza devono stare tra loro. Ma a cosa serve lavorare in un'agenzia di pubblicità per il web se non si ha tra le conoscenze un bel programmatore? E quindi chi se ne frega, non appena lo vedo me lo faccio sistemare e tiè, prenditela proprio là, brutto ceffo di un blog che non sei altro!

Autore: Jane Borodale
Titolo: La ragazza del libro dei fuochi
Prezzo: 14,00 €
Editore: Leggereditore
Pagine: 445
Il mio voto: 2 piume

Trama

Londra 1752. Fra i vicoli umidi di pioggia si aggira la giovane Agnes Trussell, in tasca una manciata di monete rubate, nel grembo un bambino che non vuole. Ma una porta si apre nel buio e Agnes si ritrova ad accettare un impiego come apprendista in un laboratorio di fuochi d’artificio. Mentre impara a muoversi in un mondo fatto di polveri esplosive, tentativi e gesti prudenti, la ragazza conquista lentamente la fiducia dell’enigmatico e scorbutico John Blacklock e si unisce alla sua missione: quella di creare i fuochi più spettacolari che occhio umano abbia mai visto. I mesi scorrono e per Agnes diverrà sempre più difficile custodire il suo segreto. Possibile che nessuno abbia intuito qualcosa? E cosa si nasconde dietro gli sguardi ambigui di Mrs Blight, la governante che segue ogni sua mossa? Il tempo scorre, e i segreti di Agnes non rimarranno tali per sempre... la rovina sembra inevitabile... Jane Borodale ha la capacità di far emergere la complessità dei rapporti umani come solo le sorelle Brontë sono riuscite a fare. Il suo ritratto della Londra dell’epoca è indimenticabile, dalle strade sudicie dei bassifondi, agli interni polverosi di una casa dove nulla è ciò che sembra.

La mia recensione

La ragazza del libro dei fuochi, ovvero la ragazza del libro di grammatica perduto

La ragazza del libro dei fuochi è un romanzo che, tutto sommato, aveva del potenziale, un gran potenziale. La trama, piuttosto semplice e molto lineare, si concentra sulla vita di una povera contadinotta dell'Inghilterra del 1700. L'ambientazione, lo ammetto senza vergogna, è l'unica cosa che mi ha spinta a comprarlo. Mi incuriosiva che, per una volta, le vicende riguardassero una ragazza dalle umili (e disgraziate aggiungerei) origini e non le vicende amorose di una nobildonna. Agnes è una ragazzina, di appena 17 anni, nata e cresciuta nella umida e piovosa campagna inglese che si procura da vivere con i pochi mezzi che ha a disposizione: agricoltura e allevamento. Come spesso accadeva all'epoca (e anche per colpa di un'ingenuità di fondo forse dovuta all'ignoranza), Agnes rimane incinta a causa di una violenza (mettiamola così) subìta. Un pensiero, da quando si rende conto di essere in dolce attesa, la tormenta: non disonorare la famiglia. Con grande dolore, quindi, decide di abbandonare i suoi famigliari e andare via, in cerca di una sistemazione migliore. Ruba delle monete d'oro, monete che ci perseguiteranno per tutta la durata del libro, e dopo un viaggio estenuante, giunge a Londra, dove diventa assistente di John Blacklock, uno scorbutico e silenzioso signore che possiede un laboratorio di fuochi d'artificio. E fin qui tutto ok, nulla da dire (insomma, qualcosa da dire ci sarebbe ma non posso dire nulla senza farvi inciampare in uno spoiler, quindi tralasciamo). 
Prima di ritrovarsi a bussare alla porta di John Blacklock, Agnes fa la conoscenza (durante l'interminabile viaggio che dura qualcosa come una settantina di pagine) di una donna che, come lo spettro delle monete rubate, ci porteremo dietro per tutto il romanzo. Tale donna di cui non ricordo assolutamente il nome, è chiaro a tutti, perfino al lettore dopo tre righe, che lavoro fa e che lavoro "promette" ad Agnes. Solo lei, dall'alto della sua ingenuità mista ad ignoranza che, a questo punto, cominciamo a sospettare dipenda in realtà dalla sua idiozia, sembra non averlo capito. Questa, purtroppo, è solo la prima delle tante cose che lei non capirà nel corso del romanzo. Caratteristica che, credetemi, fa sì che il lettore arrivi al punto di voler picchiare selvaggiamente la protagonista del libro e porre fine alla sua miserabile vita. 

venerdì 25 gennaio 2013

Confessioni di una coprecarywriter #8

Qualcuno mi ha detto che scrivo troppo, che i miei post -questo tipo di post- sono troppo lunghi. Vero, non posso dar torto a questa persona, mi succede spesso. Non lo faccio appositamente, giuro. È che spesso rimando il momento in cui mi tocca fare spazio ai sentimenti e affrontarli. Perché preferisco mettere tutto in un angolo e occuparmene quando davvero non posso proprio farne a meno. Sto male? Non fa niente, domani starò meglio. Sono arrabbiata? Non ha importanza, dopo una camminata sfiancante mi sento come rinata. Accumulo, accumulo, accumulo fino a quando non riesco più a nascondere le mie emozioni nemmeno ai passanti. Accumulo fino a quando, mentre cammino lungo il corridoio del sottopasso che mi porta alla metro, non mi accorgo che sto piangendo. Accumulo fino a quando anche guardare un video su YouTube mi commuove. Accumulo fino a quando posso, fino a quando la mia tenacia me lo consente. Solitamente riesco bene in questo arduo compito, nonostante sia un dannatissimo libro aperto riesco a ingoiare dentro le delusioni e sorridere, fingendo sia tutto così come dovrebbe essere. Se prima riuscivo a resistere per mesi, adesso -date la colpa all'ormone impazzito, alla vecchiaia- non resisto più per così tanto tempo. 
Che motivo c'è di scrivere un'altra puntata di Confessioni di una coprecarywriter in così poco tempo? In fondo sono solo passati otto schifosissimi giorni, cosa diavolo può essere successo?! Eh, è successo che me lo sentivo che anche qualcun altro mi avrebbe "abbandonata". 
Quando ho scritto quel post, il 17 gennaio, me lo sentivo. Shrek Soprano ha invitato il mio art preferito a prendere la via della porta. E non solo lui. 
Così, in meno di dieci giorni mi sono ritrovata sul balcone dell'ufficio a guardare il giardino cercando di cacciare indietro le lacrime. Il 18 mattina, verso le 11, è stato chiamato ad andare al terzo piano "per discutere del contratto". 
Quando è tornato giù e si è seduto al suo posto, accanto a me, io avevo già capito che no, non si trattava del contratto. Non so da cosa l'ho intuito, non chiedetemelo. È bastato guardare i suoi occhi perché mi si formasse un magone in gola della grandezza di un macigno. 

Perduti & Ritrovati #7

Il libro che vi presento oggi non è un fuori catalogo, ma un libro che ho scoperto attraverso aNobii e che è pubblicato da Neri Pozza, una casa editrice che ho sempre apprezzato ma alla quale non ho mai dedicato l'attenzione che invece merita. Si tratta di un libro già pubblicato con un'altra copertina e da un'altra casa editrice e che non ha ricevuto praticamente alcuna attenzione. Non solo mi piace molto la copertina (chi mi conosce non avrà avuto alcun dubbio in merito), ma trovo che sia il libro adatto a questo periodo. Ho già chiesto, infatti, il prestito interbibliotecario alla mia biblioteca di fiducia ^^

Titolo: La morte del cuore
Autore: Elizabeth Bowen
Editore: Neri Pozza
Pagine: 432
Prezzo: 16,50€ 

Trama

Thomas Quayne gode di una cospicua rendita, un lascito della sua ricca madre. Sua moglie Anna, alla morte del padre, ha ereditato anche lei una fortuna non indifferente. Nei primi anni di matrimonio, Anna ha avuto due aborti che le hanno procurato la compassione delle amiche e la ferma convinzione che la sola idea di avere figli sia per lei nefasta. Anna e Thomas conducono un'esistenza tipica dell'upper class inglese, per la quale le forme e l'etichetta hanno il valoroso compito di stemperare l'impeto dei sentimenti e la violenza degli impulsi. Un giorno fa improvvisa irruzione nella loro vita Portia, la figlia che il padre di Thomas ha avuto da Irene, prima amante e poi sposa in seconde nozze. Rimasta orfana di entrambi i genitori, esaudendo un desiderio del padre, Portia si presenta al cospetto del fratellastro Thomas, cui non resta che accoglierla in casa e imporre l'ingrata ospite alla moglie. Portia ha trascorso un'infanzia segnata da continui spostamenti attraverso l'Europa e da soggiorni in squallide camere di alberghi modesti. A chi può aprire il cuore? Inevitabile che la ragazza sia irrimediabilmente sedotta da un giovane dal viso corrotto e, insieme, straordinariamente innocente: Eddie. Quando questo raggiunge Portia in una gita al mare coi suoi giovani amici, la fiamma che guizza improvvisa da un accendino in un cinema buio illumina uno stupefacente, romantico tradimento e, insieme, uno dei più disperati naufragi del cuore della letteratura moderna.

L'autrice

Elizabeth Bowen è una delle più grandi scrittrici irlandesi, nata a Dublino nel 1899. Autrice di numerosi romanzi di successo, tra i quali La casa a Parigi (The House in Paris, 1935), La morte del cuore (The Death of the Heart, 1938, di prossima pubblicazione in questa stessa collana), Nel cuore del giorno (The Heat of the Day, 1949), ricevette la laurea honoris causa in letteratura dal Trinity College di Dublino e dall'Università di Oxford, e nel 1948 fu insignita dell'onorificenza britannica CBE - Commander in the Order of the British Empire. È morta nel 1973.

giovedì 17 gennaio 2013

Confessioni di una coprecarywriter #7

Un secolo è passato, più o meno, da quando ho scritto la puntata numero 6 di Confessioni di una coprecarywriter. Sono ancora qui, seduta a una scrivania troppo alta e troppo grande per me, a fare un lavoro che non rispecchia nemmeno lontanamente il lavoro da copy. Mi hanno cambiato "mansione" e, da qualche giorno a questa parte, mi occupo di una cosa che è addirittura più noiosa di quella di cui mi occupavo prima: il buzz marketing. Per chi non sapesse cosa è faccio un breve riassunto ché, si sa, son proprio brava con le sintesi: spam sui forum. Ok, non è la definizione corretta portata da wikipedia e, certamente, chi ha a che fare con il marketing non sarà d'accordo con me. Ma fidatevi, di spam si tratta. E, come potete ben immaginare, non è entusiasmante. Il trucco è, chiaramente, cercare di non farsi beccare e fingere di essere un utente qualunque, per cui è necessario intervenire anche in discussioni che non abbiano a che fare direttamente con il prodotto o il servizio che si sta cercando di sponsorizzare. Peccato che, ecco... la categoria di appartenenza del prodotto/servizio è il mondo dell'automobile. Adesso, chi mi conosce lo sa, chi non mi conosce lo scoprirà adesso: non me ne frega un fico secco dell'automobile, non ne capisco niente e ho la patente giusto perché trovo che doni un po' di colore allo scomparto fidelity card del mio portafoglio. Quindi, secondo voi, quante possibilità ho di trovare divertente fingermi uomo (Caino, Tizio, Pancrazio, Pompeo) e cercare informazioni sparse sul mondo delle auto (delle più disparate) per integrarmi in discussioni di cui, francamente, me ne sbatto?! Meno di zero. 
La disperazione che campeggia in me per diversi motivi (lavoro poco entusiasmante, stipendio in arretrato ma così in arretrato che aspetto ancora il mese di novembre, certezza che questo posto è un buco nero che risucchia anche solo quel poco di felicità con cui ti svegli la mattina, insicurezza di fondo, incertezza su cosa voglio fare da grande) mi ha portata a mandare curriculum a più non posso per tutta l'ultima settimana di dicembre e per gran parte di questa a qualunque casa editrice voglia accogliermi tra le proprie calde e polverose braccia. 
Ormai non guardo più nemmeno dove queste siano ubicate, mi ritrovo a mandare curriculum a Venezia, Perugia, Bologna, Milano. Con la certezza, comunque, che non verrò mai ricontattata. 

venerdì 11 gennaio 2013

Recensione: Il prezzo del sangue

Seconda recensione del 2013. Oggi vi parlerò di un libro del quale, in verità, non ho molto da dire... Insomma, potrete vivere benissimo anche senza annoverarlo tra le vostre letture. 

Autore: Tanya Huff
Titolo: Il prezzo del sangue
Prezzo: 15,90 €
Editore: DelosBooks
Pagine: 369
Il mio voto: 3 segnalibri

Trama

Vicky Nelson, in passato detective della sezione omicidi della Polizia di Toronto e ora investigatrice privata, è stata testimone del primo attacco sferrato da una oscura forza magica che ben presto scatena il suo regno del terrore. A mano a mano che i casi di morti inesplicabili si succedono, Vicky si trova coinvolta in un'indagine per individuare la fonte di questi attacchi...

La mia recensione

Il prezzo del sangue, ovvero uno di quei libri di cui, in realtà, non ho poi molta voglia di parlare

Si tratta di un libro del 1990 e, come ci fa notare l'autrice nella postfazione, in realtà si nota solo perché nessuno dei protagonisti è dotato di cellulare. Questo, senza dubbio, è un particolare da non sottovalutare. Vuol dire che, tutto sommato, la storia è costruita bene e rimane attuale, nonostante siano passati ben 13 anni dalla sua stesura. Vero, mancano i cellulari, ma non è un dettaglio poi così importante. Le azioni dei protagonisti, comunque, non risentono di questa mancanza.  
Di Tanya Huff avevo già letto L'emporio degli incanti (di cui potete leggere una recensione qui ) e quel libro è stato il motivo per cui mi sono avvicinata a questa saga. Purtroppo, però, non sono rimasta soddisfatta della lettura di questo primo volume. Vuoi perché è il primo romanzo in assoluto della Huff e, come tutte le opere prime, tende a essere "imperfetto", vuoi perché i personaggi non mi hanno entusiasmato più di tanto, vuoi perché ho letto già troppi libri sui vampiri... Insomma, questa recensione non mi andava neppure di farla. Il voto, 3 segnalibri, è proprio stiracchiato. 
La trama, in parole molto povere, è decisamente semplice e schematica. Vicky Nelson, ex poliziotta, è un'investigatrice privata. Per un motivo o per un altro ha una relazione di amore e odio con un suo ex collega e la sua vita viene scombinata quando riceve un incarico. Da qui terremoto e tragedia, demoni, vampiri (anzi vampiro, uno solo) e gente con evidenti squilibri mentali.
Per una volta il vampiro, Hanry Fitzroy, non è bello da svenimento ma il cliché della donna bella ma non consapevole di esserlo, fragile ma anche forte, simpatica ma anche intelligente, bionda ma anche miope, furba ma anche ingenua la Huff l'ha sviluppato anche troppo bene. Cosa che, invece, ne L'emporio degli incanti non era per niente presente.

Paranormal Reading Challenge 2013

Come lo scorso anno ho deciso di partecipare a una delle due challenge lanciate e ideate da Glinda di Atelier dei libri. La challenge alla quale prendo parte (consapevole del fatto che non ho alcuna possibilità di "vincerla") è la Paranormal Reading Challenge 2013. Le regole sono poche, semplici e molto simili a quelle della Challenge dello scorso anno. Vediamole insieme!
Innanzi tutto non è necessario avere un blog per partecipare, è possibile anche tentare la fortuna possedendo anche solo Goodreads.
Se, invece, si è possessori di un blog ecco qui come bisogna fare per partecipare:
- Creare un post in cui si annuncia di partecipare alla Challenge, inserire il link al post originale sul blog di Glinda e inserire il Banner creato appositamente. È necessario che il banner sia presente sul blog per tutta la durata della sfida.


- Ogni mese bisognerà inserire i link delle recensioni (ogni recensione ha il suo link, mi raccomando) nell'apposito form che Glinda posterà di mese in mese.

Se non si ha un blog, queste le regole:

- Parteciperete inserendo nel form che Glinda posterà ogni mese i link delle vostre recensioni (ogni recensione ha un link, non inviate link cumulativi). Potrete postare le vostre recensioni ogni mese SOLO sui seguenti siti: Goodreads; Amazon. Questo significa che, se non lo possedete, dovete creare un profilo su uno dei siti sopracitati! Se usate altri siti per recensioni o non avete intenzione di recensire i libri, ma volete semplicemente partecipare alla challenge allora basterà che inviate una mail con oggetto "PARANORMAL READING CHALLENGE a "glindathewitch@hotmail.com" in cui specificate il nome dei libri letti nell'ultimo mese.

martedì 8 gennaio 2013

Recensione: Casa di foglie

Casa di foglie è un libro complesso, non solo per quanto riguarda la sua struttura narrativa, ma anche complesso da leggere. Ho conosciuto questo romanzo attraverso aNobii. Tanti utenti ne parlavano, molti lo cercavano disperatamente, alcuni lo osannavano. Ho letto recensioni entusiastiche e recensioni estremamente negative. Trattandosi di un libro ormai fuori catalogo da un po' (voi, miei lettori affezionati, lo sapete bene che io "adoro" scovare libri introvabili e leggerli d'un fiato per poi parlarne a voi) mi sono informata qua e là e ho scoperto dell'esistenza di un tipo particolare di letteratura: la letteratura ergodica. "C'è addirittura un filone a cui appartiene questo libro?" mi son chiesta. "Devo averlo!" è stato il pensiero successivo. Così, dopo aver richiesto il tomo in biblioteca mi sono un po' informata su che cosa effettivamente si intenda per "letteratura ergodica". Il termine ergodico, apprendo tramite internet, deriva dal greco "ergon" (lavoro) e "hodos" (percorso). Si tratta di un testo la cui fruizione richiede un lavoro fisico superiore rispetto a quello solito perché chi lo legge arrivi alla fine. Per capire ciò che intendo dire vi rimando al post de L'accademia della Fuffa che mostra anche alcune pagine di questo libro: qui.
E così eccomi qui a parlarvi di Casa di foglie, scritto da Mark Z. Danielewski, edito (un tempo) da Mondadori per la collana Strade blu (ho deciso di approfondire la conoscenza di questa collana) a un prezzo un po' proibitivo: 22 euro. Mi scuso con tutti voi, comunque, per la "lunghità" di questo post. Perdonatemi, il dono della sintesi ultimamente non è tra le mie doti. 

Autore: Mark Z. Danielewski 
Titolo: Casa di foglie
Prezzo: fuori catalogo
Editore: Mondadori
Pagine: 815
Il mio voto: 3 segnalibri e mezzo

Trama

Un libro-labirinto, a metà strada tra horror e thriller psicologico, ma anche un trattato postmoderno di critica letteraria. Johnny Truant è ossessionato da un manoscritto trovato nell'appartamento del vecchio Zampanò, morto da poco. Si tratta dell'analisi e della ricostruzione di un film documentario intitolato "The Navidson Record". In esso un famoso fotografo racconta della sua vita in una misteriosa casa di campagna. Una casa più grande dall'interno che all'esterno, con un muro nel quale compare all'improvviso una porta. Il fotografo, la sua famiglia, i suoi amici si avventurano nei corridoi infiniti che si aprono dietro la soglia, in un crescendo di traversie fisiche e psicologiche, che finiranno per riflettersi anche su chi legge... 

La mia recensione

Genio o follia?

La recensione di questo libro non potrebbe che essere strutturata per punti perché, trattandosi di un volume di un certo spessore (anche fisico, tra l'altro), merita un'attenzione un po' particolare.

L'idea. 

L'idea di base è geniale. Johnny Truant, un ragazzo che per guadagnarsi da vivere lavora presso un tatuatore, entra in possesso di un manoscritto trovato all'interno dell'appartamento di un anziano signore, Zampanò, che viveva nello stesso palazzo di un carissimo amico di Truant. Il manoscritto, intitolato The Navidson Record, è sostanzialmente il resoconto di un documentario girato da un fotografo, Will Navidson, e che si chiama, appunto, The Navidson Record. Il documentario girato da Will Navidson raccontava, sostanzialmente, la vita di Will e della sua famiglia. Egli, infatti, dopo essersi trasferito in una bella villa in campagna, aveva collocato delle telecamere in ogni stanza per filmare ciò che gli succedeva e trarne un film. Truant decide di mettere insieme i pezzi del manoscritto di Zampanò, spesso confusionario, e implementare le parti che l'anziano aveva lasciato incomplete. Si tratta, quindi, di un manoscritto del manoscritto del lungometraggio, farcito di lunghe e dettagliate note che, con l'ingresso di Truant, riguarderanno anche la sua storia. Una storia nella storia. Geniale, semplicemente. Danielewski non risparmia nulla al lettore: inventa personaggi, cortometraggi, film, interviste, titoli di libri, nomi di autori, ipotetici quadri, bozzetti, appunti, studi e spiega tutto minuziosamente, elencando luoghi esistenti o inventati, inventando teorie o riferendosi a teorie vere, scomodando la fisica o la psichiatria. Ho temuto, per un po', che l'autore si fosse ucciso per depressione dopo aver scritto questo libro perché, dannazione, un uomo con cotanto genio deve per forza avere qualcosa che non va. E invece no, sono lieta di informarvi che Danielewski è vivo e vegeto e scrive ancora. 

lunedì 7 gennaio 2013

In my bookshelf #18

Sono finalmente (ok, non proprio finalmente) tornata al lavoro e quindi ho più tempo da dedicare al blog. Sembra strano, ma riesco a gestire meglio i post quando non sono a casa. Credo dipenda da un miscuglio di cose e, tra queste, molta importanza ce l'ha la dimensione del computer che uso. In casa ho (ma spero ancora per poco) un netbook dalle dimensioni davvero ridicole e al lavoro invece uso un pc portatile dalle dimensioni "normali". Eccoci qui, quindi, con la prima puntata di In my bookshelf del 2013. Purtroppo mi sono un po' lasciata andare ma posso dire che ho anche venduto 6 dei libri già letti che non mi interessava avere in casa e spero di venderne altri così da poter fare spazio ai nuovi. Ma poi era Natale, e poi sono stata alla fiera del libro e ho comprato con gli sconti, insomma, sono giustificata, vero? ^^

Titolo: I custodi del libro
Autore: Geraldine Brooks
Prezzo:
Editore: Beat
Pagine: 480

Trama

Uno dei libri più preziosi della civiltà umana: l'“Haggadah” di Sarajevo. Sopravvissuto all'Inquisizione, ai tentativi di furto, a roghi e distruzioni provocati dall'odio e dall'intolleranza religiosa, il manoscritto è giunto incredibilmente fino a noi grazie ad alcuni uomini giusti, appartenenti a ogni cultura e tradizione, come simbolo della forza della vita che si oppone alle tenebre della morte. In un romanzo che unisce il dettaglio storico alla forza di una narrazione trascinante, il ritmo di un thriller alla profondità psicologia dei personaggi, Geraldine Brooks, racconta una storia esemplare, che ha incontrato il successo e la passione dei lettori in tutto il mondo.

Titolo: Stanza, letto, armadio, specchio
Autore: Emma Donoghue
Prezzo: 19,50 
Editore: Mondadori
Pagine: 344

Trama

Jack ha cinque anni e la Stanza è l'unico mondo che conosce. È in quel luogo chiuso all'esterno che è nato e cresciuto, è lì che vive con Ma', senza esserne mai uscito. Con Ma' impara, legge, mangia, dorme, gioca. I suoi compagni sono gli oggetti contenuti nella Stanza, si chiamano Letto, Specchio, Piumone, Labirinto. Di notte a volte Ma' lo chiude dentro Armadio e spera che lui dorma quando Old Nick viene a farle visita. La Stanza è la casa di Jack, ma per Ma' è la prigione dove Old Nick la tiene rinchiusa da sette anni. Grazie al suo amore e alla sua determinazione, Ma' ha creato per Jack una straordinaria possibilità di vita, gli ha costruito intorno un mondo forse migliore del nostro. Per lui non esiste altra realtà, e quella che filtra dalla Tv non esiste davvero. Però Ma' sa che non potrà mai essere abbastanza, né per lei né per Jack. E così escogita un piano per fuggire, contando sul coraggio di quel bambino un po' speciale, e su una buona dose di fortuna. Ma non sa quanto sarà difficile il passaggio da quell'universo chiuso al mondo là fuori... Raccontata attraverso gli occhi, e la lingua, di Jack, Stanza, Letto, Armadio, Specchio è una storia che fin dalle prime pagine fuga il sospetto del paradosso o dell'assurdo e acquista una straordinaria forza vitale. Un romanzo che avvolge interamente il lettore in un intenso, ricco, emozionante rapporto madrefiglio, quale non si era mai visto nella narrativa contemporanea. "La scrittura di Emma Donoghue" ha detto un'amata scrittrice come Audrey Niffenegger, "è una superba alchimia che sa trasformare l'innocenza in orrore, e l'orrore in tenerezza. Un libro da leggere tutto d'un fiato. Quando è finito, alzi la testa e il mondo sembra sempre lo stesso, ma tu sei irrimediabilmente diverso."

Titolo: L'ultimo lupo mannaro
Autore: Glen Duncan
Prezzo: 16,50 
Editore: Isbn
Pagine: 480

Trama

Jacob Marlowe ha appena scoperto di essere l’ultimo della sua specie. È braccato dai suoi nemici e tormentato da un tragico passato. Logorato da due secoli di lussuria e di assassini, a cui è spinto ogni mese dalla Maledizione che lo ha colpito, h deciso di consegnarsi alle autorità alla prossima luna piena. Gli ultimi trenta giorni prima che tutto finisca. Ma proprio mentre Jacob sta contando le ore che lo separano dalla propria fine, un brutale omicidio e un incontro tanto incredibile quanto inaspettato lo catapultano di nuovo all’inseguimento della vita. “L’ultimo lupo mannaro” è qualcosa di unico e totalmente nuovo, un romanzo in cui azione, dolore, poesia, amore, sesso, humour, sangue e morte si tengono per mano in un miracoloso equilibrio.

Titolo: Giulia 1300 e altri miracoli
Autore: Fabio Bartolomei
Prezzo: 9,50 
Editore: E/O
Pagine: 288

Trama


A Diego, quarantenne traumatizzato da un lutto familiare, con un lavoro anonimo e un talento unico per le balle, accade di imbarcarsi in un'impresa al di sopra delle sue capacità, l'apertura di un agriturismo; accade che decida di farlo in società con due individui visti solo una volta e che in comune con lui hanno esclusivamente la mediocrità; accade anche che a scongiurare il fallimento immediato sia l'intervento di un comunista nostalgico e che la banale fuga in campagna si trasformi in un atto di resistenza quando nell'agriturismo si presenta un camorrista per chiedere il pizzo.


mercoledì 2 gennaio 2013

Recap Sfida di letture A-Z 2012

Pargoli, ben trovati e "eppi gnu iar" a tutti voi. Spero sia un anno pieno zeppo di letture entusiasmanti e vi auguro di non incappare mai in una ciofeca per tutto il 2013. ^^ 
Veniamo al vero motivo di questo post. La sfida di letture A-Z. Ok, ok, ho combinato un macello. Sì, ho perso, tristemente. Non solo, ho anche letto meno libri rispetto agli anni trascorsi! Che vergogna. Shame on me! C'è da dire a mia discolpa, però, che è tutta colpa della metropolitana. Perché, signori, la vocetta stridula e meccanica che ogni 40 secondi ha qualcosa da dire mi infastidiva parecchio. Prima di cominciare la mia avventura nel mondo del copywritng non prendevo mai la metro perché, lo ammetto, la odio. Non sapete quanto tempo mi ci è voluto per abituarmi a non distrarmi ogni volta che una fermata veniva annunciata, ci ho lavorato per mesi. Comunque, bando alle sciocchezze che non mi giustificano neanche un po', sono fiera di annunciarvi che concludo la challenge dell'alfabeto a ben - 13! Che amarezza. Ma mi rivolgo a voi, oh scrittori: la smettete di avere tutti i cognomi con le stesse iniziali e di tentarmi, soprattutto, se vi possiedo già tra le letture fatte? Insomma, basta! Vediamo più nel dettaglio di cosa sono stata capace xD

A
D
E
Ebbene, che sia un 2013 pieno di X, dannazione! Perché, ovviamente, io ci riprovo. Alfabeto, dovrai vedertela con me! E se voi volete partecipare, ovviamente, potete farlo tranquillamente.