Sono contraria, molto, ai post di autocommiserazione. Sono contraria perché non volevo, sul serio, che questo blog diventasse un mucchio di lamentele pesanti e melense sulla mia persona, sulla mia personalità, sulle mie emozioni. Ma è un discorso complesso. Forse è il caso che cominci dall'inizio, cosicché possa lamentarmi con ordine.
Mi piacerebbe che questo blog fosse anonimo, che nessuno sapesse chi sono, come mi chiamo, che cosa faccio. Mi piacerebbe avere uno spazio tutto mio dove poter esprimermi in piena libertà senza dovermi trattenere perché qualcuno che mi conosce possa sentirsi "offeso" da quello che dico. Mi piacerebbe essere semplicemente Nereia, una tipa tutta strana che vive a Roma e che lavora in un'agenzia di pubblicità. Mi piacerebbe poter tornare indietro, creare il blog e non dirlo a nessuno, ma proprio nessuno, di mia conoscenza in modo da poter dire tutto quello che non voglio che le persone che mi conoscono sappiano. Invece, proprio perché non pensavo che questo blog sarebbe diventato parte integrante di me, a qualcuno ho detto di averlo e ho segnalato loro il link. Errore. Madornale. Avrei dovuto prevedere che questo spazio sarebbe diventato un'estensione del mio Sé, un luogo dove potermi lamentare della gente mentalmente disturbata che incontro. Ho peccato di ingenuità. Credevo che questo sarebbe stato uno svago, un posto dove parlare esclusivamente di libri e che quindi non avrebbe mai rispecchiato me, la mia vita, le mie delusioni e le mie aspirazioni. E mi piacerebbe anche utilizzare questo spazio per pubblicare quelle insulse paginette che ogni tanto, la notte, scrivo senza pensare. Quelle cose che potrebbero dirsi "racconti" ma che in verità sono solo divagazioni mentali.
Mentre al primo problema non posso ovviare senza trattenermi dal dire proprio tutto, al secondo potrei. Potrei, effettivamente, pubblicare i miei raccontini. Ma mi vergogno molto di ciò che scrivo. Mi vergogno di far leggere a qualcuno che conosco "fisicamente" ciò che scrivo. Chiamatelo senso del pudore, chiamatela insicurezza, chiamatela paura. Fatto sta che c'è e non so come annientarla.
Mi piacerebbe, inoltre, avere un profilo Twitter anonimo. Se proprio non posso avere uno spazio anonimo, potrò avere un profilo Twitter anonimo, no? E invece no. Anche lì, le persone che mi conoscono mi seguono, non tante per fortuna. E sì, perché che io possiedo Twitter l'ho detto a meno persone di quelle a cui ho detto del blog. Mettiamoci pure, poi, che molti manco lo sanno cosa è Twitter... E comunque, tutto questo per dire che non posso dire tutto, ma proprio tutto, quello che vorrei. Per fortuna, comunque, la gente che mi conosce non legge davvero il mio blog, non lo fa con costanza almeno. Questo, da un lato, mi rincuora. E però, il fatto di non sapere quando effettivamente quella data persona potrebbe trovarsi sul blog mi disturba, mi manda in ansia, mi tormenta. E poi ci sono quelle persone (chissà chi sono poi) che continuano a googlarmi. E questo incrementa la mia ansia. Sarà quel tale che mi googla? O quell'altro ancora? Sarà lei, lui, l'altro? Ok, chiamate pure il centro di igiene mentale, sono pronta per la camicia di forza (sì, sì, lo so che non si usano più... ma fa scena, no?!).
Potrei creare un blog nuovo, non dire a nessuno che ce l'ho, trasferire tutto da quell'altro lato. Ma ormai sono affezionata al nome che ho scelto (che quando l'ho partorito mi sembrava anche bruttino), alla grafica, alla fotina con ET, ai radianti, ai librangoli. E poi, davvero questi "altri" hanno così tanta importanza? Insomma, smetteranno di leggermi prima o poi, dato che già lo fanno saltuariamente, no? Voglio convincermi che sia così. D'altro canto, in realtà, le persone che ti conoscono poi sono quelle che se scrivi un libro non lo leggono, che se fai il cantante non ti ascoltano, che se hai un blog non lo leggono. Fila come ragionamento, credo. O almeno, mi piace pensare che fili.
Ma le divagazioni mentali non riguardano esclusivamente il blog, cosa sta diventando, cosa non voglio che diventi eppure non faccio nulla per fermarmi. Le divagazioni riguardano anche me, Nereia.
Diverse persone, diverse tra loro e di diversa forma mentis ed estrazione sociale e sesso ed età e chi più ne ha più ne metta, mi hanno detto che vivo in un mondo tutto mio. Un mondo all'interno del quale è difficile entrare, un'altra dimensione, un posto dove tutto funziona a modo mio. Qualche tempo fa mi è stato chiesto come faccia io a non accorgermi dell'abisso che c'è tra il mio mondo e il mondo reale, come faccia a non percepire di viaggiare su un'altra lunghezza d'onda, come faccia a non essere assolutamente consapevole del fatto che ciò che mi circonda è diverso, estremamente diverso, da come lo percepisco. Come faccia a non accorgermi che ci sia una linea, nemmeno troppo sottile, tra la vita reale e la mia vita interiore.
Me lo hanno detto così tante persone, in così tanti modi diversi che, alla fine, ho cominciato a crederci pure io che vivo in un mondo mio, creato così come piace a me, un po' un misto fra Alice nel Paese delle Meraviglie e la Fabbrica di cioccolato di Tim Burton. E però, detto tra noi, io non mi accorgo di essere fisicamente sulla Terra e, contemporaneamente, da un'altra parte. Non sento, non avverto, che ci siano delle sostanziali differenze tra il mio modo di vivere e quello altrui. E quindi no, non sono consapevole della distanza che c'è tra il mio mondo e il mondo reale. Davvero ho un mio mondo? Sul serio vengo percepita così dagli altri, dalle persone che mi circondano? Sul serio c'è una linea, nemmeno troppo sottile, che si frappone fra il mondo di Nereia e la vita dei comuni mortali?
Sono così come sono da 27 anni ormai, ho delle certezze, delle sicurezze (manco tante in verità) e delle paure. Sono spontanea nelle cose, negli atteggiamenti, nelle emozioni. Sono un fiume in piena quando mi viene permesso, e quando parto scorro così velocemente da travolgere gli altri con le mie emozioni, sempre forse troppo intense. So, perfettamente, di avere un problema emozionale. So anche, sempre perfettamente, che qualcuno potrebbe rimanere sconvolto dal vulcano in eruzione che divento quando qualcosa mi rende felice o triste. Ma questo può essere considerato un mondo a parte? Mi verrebbe quasi da chiedere a voi se davvero sembra che io viva da un'altra parte... ma voi, purtroppo, non mi conoscete e quindi non potete sapere se vivo tra voi oppure no.
Che altro dire? Che è terminata un'amicizia oggi, perché sono troppo spontanea. E sono stata io a decidere che il nostro rapporto non poteva continuare. Si è oltrepassato il limite tra amicizia e fisicità e quindi, inevitabilmente, è stato tutto compromesso. E, fosse stato per me, in realtà non sarebbe andata così. Avevo immaginato potesse andare tutto diversamente, ci si poteva tranquillamente convivere stando un po' dalla parte dell'amicizia e un po' dalla parte della fisicità, senza che questo intaccasse i sentimenti, senza che questo compromettesse nulla. Mi stava bene, ci si poteva anche mettere d'accordo, tra un po', su come avremmo dovuto gestire la cosa, se smettere e basta o se continuare o se boh, non lo so. Invece le mie sensazioni, la mia spontaneità, il mio "magma emozionale" lo hanno spaventato. Spaventato che io potessi, credo, sognare già un Trilogy sbrilluccicante al dito. Cosa che, in tutta onestà, non solo non avevo pensato, ma che non desideravo nemmeno. E però pare che il mio fiume in piena a qualcuno vada stretto. Lo accetto. Come direbbe la vecchia (madre, per l'esattezza) "piglio, incarto e porto a casa". Con un po' di amaro in bocca, per la verità. E lui è tra le persone a conoscenza del blog e che se mi leggesse ora... che dire? Ciao, se ti va lascia un commento, ma non anonimo che tanto, comunque, lo capisco che sei tu.
Ciao Nereia. Mi spiace sentirti così. Tutti noi dovremo avere un posto sicuro da tutto e da tutti. Che sia il web o un posto fisico. Mi spiace anche che certe persone non capiscano quanto sia bella la spontaneità. Sinceramente credo che dovresti fregartene di chi ti segue. Scrivi quello che vuoi. Questo è il tuo posto.
RispondiEliminaa presto
Ciao Sara,
Eliminagrazie per la solidarietà ^^ La spontanietà temo sia vista come qualcosa di imprevedibile, ecco perché spaventa. Che mondo triste.
"Tu vivi su un altro mondo!" L'ho sentita spesso anch'io questa frase, ma sai che ti dico? Chi ha deciso quale sia il mondo giusto e quale invece sbagliato? Ai miei occhi chi vive sulla lunghezza d'onda sbagliata sono proprio loro che stanno lì a giudicare e a sprecare la loro vita ad osservare quella degli altri!
RispondiEliminaTi lascio il link di una poesia:
http://www.ginevra2000.it/racconti/neruda.htm
Hai perfettamente ragione Sara. Grazie per il pensiero e per la poesia ^^
EliminaE' da stamattina che ogni commento mi si cancella in corso di scrittura. Al prossimo faccio una strage.
RispondiEliminaDicevo.
Ti capisco per il rifugio dell'anonimato. Io neanche avevo linkato nulla, alcuni amici mi hanno trovata per pura sfiga. Ad ogni modo, tu non mi dai affatto l'idea di vivere 'in un mondo tutto tuo'. Anzi. Non so quanto possa essere affidabile la mia opinione, visto che è una critica che viene fatta molto spesso pure a me.
Però credo che in realtà siano gli altri a non avere ben chiaro dove vivono. E trovo che per te sia lo stesso. Hai gli occhi più aperti, che abbracciano una visuale più larga del mondo. Chi ha le palpebre più strette non se ne accorge.
Ti mando un virtuale 'pat-pat' sulla spalla. Che non ho ben presente cosa sia successo, però a prescindere un 'pat-pat' ci sta sempre.
Grazie per il "pat-pat", effettivamente ne ho bisogno. È un periodo assurdo questo, va tutto a rotoli. Però, almeno, leggo molto. O meglio, più di quanto potrei. :)
EliminaOgni tanto mi chiedo in cosa trovino conforto i non-lettori, nei momenti bui.
EliminaDai. Cioè. Dai.
Non ho appigli su cui basare un tentativo di tirarti su di morale. Però... dai. Dai.