martedì 8 gennaio 2013

Recensione: Casa di foglie

Casa di foglie è un libro complesso, non solo per quanto riguarda la sua struttura narrativa, ma anche complesso da leggere. Ho conosciuto questo romanzo attraverso aNobii. Tanti utenti ne parlavano, molti lo cercavano disperatamente, alcuni lo osannavano. Ho letto recensioni entusiastiche e recensioni estremamente negative. Trattandosi di un libro ormai fuori catalogo da un po' (voi, miei lettori affezionati, lo sapete bene che io "adoro" scovare libri introvabili e leggerli d'un fiato per poi parlarne a voi) mi sono informata qua e là e ho scoperto dell'esistenza di un tipo particolare di letteratura: la letteratura ergodica. "C'è addirittura un filone a cui appartiene questo libro?" mi son chiesta. "Devo averlo!" è stato il pensiero successivo. Così, dopo aver richiesto il tomo in biblioteca mi sono un po' informata su che cosa effettivamente si intenda per "letteratura ergodica". Il termine ergodico, apprendo tramite internet, deriva dal greco "ergon" (lavoro) e "hodos" (percorso). Si tratta di un testo la cui fruizione richiede un lavoro fisico superiore rispetto a quello solito perché chi lo legge arrivi alla fine. Per capire ciò che intendo dire vi rimando al post de L'accademia della Fuffa che mostra anche alcune pagine di questo libro: qui.
E così eccomi qui a parlarvi di Casa di foglie, scritto da Mark Z. Danielewski, edito (un tempo) da Mondadori per la collana Strade blu (ho deciso di approfondire la conoscenza di questa collana) a un prezzo un po' proibitivo: 22 euro. Mi scuso con tutti voi, comunque, per la "lunghità" di questo post. Perdonatemi, il dono della sintesi ultimamente non è tra le mie doti. 

Autore: Mark Z. Danielewski 
Titolo: Casa di foglie
Prezzo: fuori catalogo
Editore: Mondadori
Pagine: 815
Il mio voto: 3 segnalibri e mezzo

Trama

Un libro-labirinto, a metà strada tra horror e thriller psicologico, ma anche un trattato postmoderno di critica letteraria. Johnny Truant è ossessionato da un manoscritto trovato nell'appartamento del vecchio Zampanò, morto da poco. Si tratta dell'analisi e della ricostruzione di un film documentario intitolato "The Navidson Record". In esso un famoso fotografo racconta della sua vita in una misteriosa casa di campagna. Una casa più grande dall'interno che all'esterno, con un muro nel quale compare all'improvviso una porta. Il fotografo, la sua famiglia, i suoi amici si avventurano nei corridoi infiniti che si aprono dietro la soglia, in un crescendo di traversie fisiche e psicologiche, che finiranno per riflettersi anche su chi legge... 

La mia recensione

Genio o follia?

La recensione di questo libro non potrebbe che essere strutturata per punti perché, trattandosi di un volume di un certo spessore (anche fisico, tra l'altro), merita un'attenzione un po' particolare.

L'idea. 

L'idea di base è geniale. Johnny Truant, un ragazzo che per guadagnarsi da vivere lavora presso un tatuatore, entra in possesso di un manoscritto trovato all'interno dell'appartamento di un anziano signore, Zampanò, che viveva nello stesso palazzo di un carissimo amico di Truant. Il manoscritto, intitolato The Navidson Record, è sostanzialmente il resoconto di un documentario girato da un fotografo, Will Navidson, e che si chiama, appunto, The Navidson Record. Il documentario girato da Will Navidson raccontava, sostanzialmente, la vita di Will e della sua famiglia. Egli, infatti, dopo essersi trasferito in una bella villa in campagna, aveva collocato delle telecamere in ogni stanza per filmare ciò che gli succedeva e trarne un film. Truant decide di mettere insieme i pezzi del manoscritto di Zampanò, spesso confusionario, e implementare le parti che l'anziano aveva lasciato incomplete. Si tratta, quindi, di un manoscritto del manoscritto del lungometraggio, farcito di lunghe e dettagliate note che, con l'ingresso di Truant, riguarderanno anche la sua storia. Una storia nella storia. Geniale, semplicemente. Danielewski non risparmia nulla al lettore: inventa personaggi, cortometraggi, film, interviste, titoli di libri, nomi di autori, ipotetici quadri, bozzetti, appunti, studi e spiega tutto minuziosamente, elencando luoghi esistenti o inventati, inventando teorie o riferendosi a teorie vere, scomodando la fisica o la psichiatria. Ho temuto, per un po', che l'autore si fosse ucciso per depressione dopo aver scritto questo libro perché, dannazione, un uomo con cotanto genio deve per forza avere qualcosa che non va. E invece no, sono lieta di informarvi che Danielewski è vivo e vegeto e scrive ancora. 

La plausibilità.

La cosa assurda, permettetemi di dirlo, è che, nonostante tutto, la storia è narrata in modo tale da risultare plausibile. Una casa le cui dimensioni esterne sono diverse da quelle interne e la possibilità che all'interno di questa accadano cose particolari come, ad esempio, i muri che si muovono, le dimensioni di un corridoio che cambino dal giorno alla notte, la temperatura che muta d'improvviso, sono elementi sì fantastici ma, attraverso l'uso delle parole e dell'enorme quantità di documenti (fittizi, in questo caso) che ne attestano l'autenticità rendono il tutto plausibile, possibile, reale. Il libro è strutturato in modo tale da non apparire come un romanzo vero e proprio ma, più che altro, come il frutto di un lavoro di intensa ricerca sulla vita di Navidson.

L'impaginazione.

L'impaginazione è l'elemento che rende unico questo libro. Se non fosse stato per l'impaginazione, l'idea di base sarebbe stata geniale ma sviluppata da cani. Diciamo che se fosse stato scritto come un normale romanzo il mio voto sarebbe stato un secco due. 

Il linguaggio. 

Dunque, sul linguaggio ci sarebbe molto da dire ma cercherò di essere il più sintetica possibile. Le parti che riportano la trascrizione di quanto avviene nel lungometraggio e nei diversi cortometraggi di Will Navidson trasmettono molto bene al lettore l'ansia provata dai protagonisti. Il linguaggio è sintetico, asciutto, immediato. Danielewski riesce a tenere il lettore incollato alle pagine interrompendo, tra l'altro, la narrazione sempre quando il livello d'ansia ha raggiunto l'apice. Non è semplice tenere un lettore con il fiato sospeso e, invece, Danielewski ci riesce abbastanza bene e anche con parecchia disinvoltura. Tutt'altra cosa, invece, sono le parti che narrano (in prima persona) le vicende di Johnny Truant e Tamburino. Quelle, devo essere onesta, ho spesso pensato di saltarle. Non che la storia di Truant non sia interessante, ma le sue lunghissime frasi sono spesso prive (quasi del tutto) di punteggiatura e, la maggior parte delle volte, confuse e confusionarie. Quelle di Truant potrebbero essere considerate come elucubrazioni mentali, sfoghi emozionali o, semplicemente, parole in libertà. Più si procede con la lettura, più queste parti si fanno complesse da leggere, divengono sempre più frequenti e sempre più lunghe e, tra le altre cose, anche sempre meno interessanti. 

Responso finale? 3 segnalibri e mezzo, ma è un libro che non consiglierei a tutti se non a chi ha una mentalità parecchio aperta e segue la regola di arrivare almeno a pagina 100 prima di abbandonare una lettura. Non si tratta certamente del capolavoro del secolo, né di un libro che lascia qualcosa di indelebile dentro di noi. C'è di meglio in giro, certamente. Ma se avete del tempo a vostra disposizione un tentativo potete farlo.

20 commenti:

  1. Che dire, sembra davvero un libro interessante! Anche io ne ho sentito parlare un sacco su Anobii e ultimamente l'ho anche visto citare un paio di volte su dei blog... cresce la curiosità!

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    1. Sì, merita almeno un tentativo. Non tutti ce l'hanno fatta a terminarlo però.

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  2. Ciao! Ho scoperto il tuo blog per caso, gli ho dato un'occhiata veloce e devo dire che mi piace molto! Mi sono appena iscritta!

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    1. Ciao The Sweet Colours, benvenuta tra i miei lettori ^^

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  3. Eccola! Siamo d'accordo sul fatto che la storia di Truant è abbastanza ostica XD paradossalmente sono migliori le lettere di sua madre in appendice, anche quelle super interessanti e geniali. Io continuo a consigliarlo se non altro per la parte del Navidson Record che a mio avviso è un capolavoro... magari la storia di Johnny si può bellamente saltare XD

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    1. Alcune parti della storia di Truant sono interessanti, specialmente all'inizio. Comunque sì, non è un capolavoro ma se si ha pazienza è comunque una bella lettura, se non altro per l'idea.

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    2. Io sono dell'idea che la storia di Truant e tutti i suoi deliri siano la parte che conferisce più inquietudine al lettore. Infatti la crescente complessità nel decifrare la psicologia del personaggio aiuta il lettore a immedesimarsi molto di più.
      Z

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  4. Uff è tanto tempo che lo cerco ma proprio non lo trovo.Sto impazzendo e più si allontana la possibilità di averlo più ho voglia di leggerlo :(

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    1. Tornerà nelle librerie e non sono solo "rumors", l'Anonimo del commento successivo non è il solo ad avermelo detto ;)

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    2. Luonix Ruxum
      Sì grazie l'ho appena saputo.Pensa che 5 giorni fa una ragazza su anobii visto il mio interesse (ossessione xD) sfrenato per questo libro ha deciso di regalarmelo ed è già stato spedito.Ora che l'ho saputo credo che comprerò anche quello della Beat!Magari se ritornerà fuori catalogo mi vanterò di averne due :3

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  5. a ottobre uscirà in tutte le librerie in edizioni BEAT, al prezzo di 14,90

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    1. Grazie per l'informazione. Spero non sia una campagna di buzz marketing questa ma, ad ogni modo, saranno contenti tutti quelli che lo cercano disperatamente ;)

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  6. Io l’ho avuto l’estate del 2013.Il modo in cui l’ho ottenuto è ancora più strano del libro stesso.Nel 2012,non ricordo in che mese esattamente,per caso ne sentii parlare in un video da una ragazza che fa recensioni di libri su youtube.La ragazza chiarì fin dall’inizio che il libro era ed è di difficile reperibilità,eppure,ho voluto cercarlo,ne ero ossessionato e non ho smesso fino a che non è stato mio.Uno dei tanti tentativi è stato quello di mandare messaggi su aNobii a tutti quelli che ce l’avessero nella libreria.Nel febbraio del 2013 mi arriva il messaggio di una donna che diceva “A quanto pare ti interessa,lasciami l’indirizzo e consideralo un regalo.Questo libro è per te”.Io non riuscivo a capire cosa intendesse sinceramente,mi sembrava tutto così strano,chi era quella sconosciuta?Fatto sta che nel settembre del 2013 mia madre mi chiama dall’Italia(io ero da dei parenti in Germania per studiare il tedesco) e mi avverte che era arrivato un libro intitolato “Casa di foglie” di un certo Danielewski.Vicino c’era un fogliettino con scritto “Questo è per te”.Appena arrivato presi il libro per leggerlo,ma prima lessi più volte quel foglietto.Poi aprii il libro e alla prima pagina c’era scritto “Questo non è per te”.Un brivido mi percorse la schiena e devo dire che la lettura del libro è stata un’ansia costante.E’ un libro che ti toglie il fiato.

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    1. Credo che a renderlo così "bramato" sia proprio il suo triste destino da volume in fuori catalogo. Alcuni ne parlano, pochi lo hanno, moltissimi lo cercano e in pochissimi lo trovano. Una volta trovato dopo tanto lavoro e sudore è quasi certo che piaccia. Così il "circolo" del parlarne bene e non trovarlo etc etc ricomincia.
      So che chi doveva ripubblicarlo non lo pubblica più, sebbene gli fosse già stata assegnata una copertina e un codice isbn. Non so perché, ma mi dispiace per chi lo cerca ancora. Anche io cerco da anni alcuni fuori catalogo, capisco la fatica che c'è dietro. Ma anche il piacere di avere poi il volume tanto desiderato tra le mani.

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    2. Assolutamente sì,il fatto di essere introvabile affascina tanto chi ne sente parlare.Io conosco gente che l'ha cercato per mari e monti,e poi,dopo averlo trovato,l'ha messo tra i tanti libri nella biblioteca arrivando a leggere appena appena le prime 20 pagine.Va capito come libro a mio parere.I commenti sono quasi tutti negativi ma non ne comprendo il motivo.E' un turbinio di emozioni la lettura.

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  7. Ho letto il libro 2 volte (lo possiedo in versione cartacea), imho e' un gran MAH. Dopo tutto quello letto in rete avevo un hype altissimo, che mano a mano andando avanti nella lettura e' tristemente scemato. Non e' stata una delusione, ma l'ho trovato comunque molto sopravvalutato. E secondo me dal fatto che non si trovi in versione cartacea ad un prezzo normale, quindi sembra quasi un testo "proibito". Banalizzandolo con un voto direi 6,5. Con mezzo punto in piu' per impaginazione ergodica.

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  8. Sono assolutamente d'accordo. Nella mia recensione (qui) ho premiato l'impaginazione e l'idea, ma di certo la storia non è la più originale nè la più interessante del mondo.
    Ho preferito la storia di Navidson rispetto alla vicenda personale del giovane narratore (di gran lunga), ma per il resto un grande boh. Non per tutti, sono d'accordo, e io stessa ammetto che leggerlo è stata una faticaccia... Comunque un'esperienza, ma una faticaccia!

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