E quindi, dopo una discussione su Twitter avuta ieri con alcune persone, eccomi qua con un post polemico. Polemico il giusto però. Lungo un po' troppo, invece.
Generalmente sono una tranquillona, poche cose mi danno fastidio o mi fanno scattare come una molla, davvero molto poche.
- Il littering. Mi manda in bestia, sul serio. Se uno davanti a me, mentre cammina, butta uno scontrino, un pacchetto di sigarette vuoto, mezzo panino o qualunque altro rifiuto per terra vengo assalita da un isterismo senza eguali. Devo trattenermi dall'acciuffare un passante nel senso opposto e scagliarlo contro il maleducato di turno.
- Le persone che, sebbene non debbano scendere in tempi brevi dall'autobus, si piantano davanti alle porte anche se l'autobus offre spazio in abbondanza. Una roba che, guardate, mi sale il nervoso anche al solo pensiero. Ogni volta che devo scendere, e il tipo che ho davanti ovviamente no, mi viene da urlargli "Spostati, maledetto rompiglioni!"(con lo stesso tono di Medioman). Qualche volta l'ho anche fatto ma vabbè, nessuno è perfetto.
- Chiunque voglia cercare di convincermi che il mercato dei libri lo fanno esclusivamente i lettori.
Il terzo punto è quello di cui avrei voglia di disquisire (anche se Medioman offriva diversi spunti di riflessione ma non esageriamo, un argomento interessante per volta).

Sono una lettrice e non solo di best sellers, cerco libri misconosciuti e fuori catalogo, sto attenta alle traduzioni, mi interesso di libri non solo come hobby ma anche come "prodotti finiti".
Mi interesso a come venga costruito un libro, alle professioni che si nascondono dietro la nascita di un volume: pagherei per lavorarci in mezzo ai libri. So quindi, più o meno, come funziona il mondo dell'editoria e so che le case editrici sono aziende.
Sebbene l'idea romantica dell'editore campeggi dentro di me (come dentro quasi tutti i lettori), so perfettamente che dietro questa idea ci sono i soldi, i numeri, i conti da far quadrare, gli stipendi da pagare, la concorrenza, i costi della distribuzione, eccetera eccetera.
Adesso dirò una cosa che forse mi farà apparire antipatica e presuntosa ma, in fondo, chi se ne frega. Ho scritto che mi arreca disturbi e fastidi chiunque voglia convincermi che il mercato dei libri lo fanno i lettori. È un'affermazione vera ma non completa.
Mi danno fastidio anche quelli che lavorano in campo editoriale e che, a una considerazione fatta da un lettore, rispondono: "tu non capisci, i lettori non possono giudicare, non possono parlare di qualità perché solo chi lavora nell'ambito può parlarne, i lettori non sanno cosa c'è dietro, siamo aziende non onlus, anche noi dobbiamo mangiare, il libro in fin dei conti è un prodotto".
Non credo di essere una che non capisce. Sono in grado di giudicare proprio come chi lavora nell'ambito, posso dire che un libro è una sciatteria editoriale perché so riconoscerlo.