domenica 24 agosto 2014

Lo strano caso degli esperimenti targati Giulio Einaudi Editore


E buongiorno!
Lo so, sono assente da un po' perché il post sul John Green non è nemmeno da considerarsi un post dei miei. Guardate, se non fosse che so di averlo scritto io, perché ne ho memoria, mi domanderei perché sta lì e chi diavolo l'ha pubblicato sul MIO blog. 
È che davvero, credetemi, pensavo che Colpa delle stelle mi sarebbe piaciuto e nemmeno poco. Avevo l'impressione che, sebbene si trattasse di un libro per giovani lettori, fosse più incisivo, meno semplice e, perché no, semplicistico. Questo, invece, non è accaduto. I motivi sono quelli di cui parlo in quel post lì, quello che ho scritto io ma che non riconosco come mio (davvero eh, avrei potuto scrivere un altro paio di righe e anche un poco più articolate, ma è il caldo, capite? Fa veramente caldo a Roma).
Successivamente a Colpa delle stelle, ho iniziato la lettura (e terminato anche) di Storia catastrofica di te e di me di Jess Rothenberg. Un altro libro per ragazzi, oggi chiamati young adult.  
Storia catastrofica di te e di me, però, è travestito da libro per adulti. Sì, perché fa parte di quegli esperimenti che, ogni tanto, Einaudi intraprende. Avevo accennato a questa cosa su Facebook, senza però approfondire l'argomento. Oggi, invece, siccome mi sono svegliata un po' scontrosa, un po' blogger, un po' polemica e anche un po' più intelligente (forse dovrei prendere un po' d'aria fresca quando è così), voglio parlarne.
Quindi, parliamone. Diciamolo, oggi se sei una big e non pubblichi young adult non sei nessuno. 
E non lo dico io eh, lo dicono le big perché tutte, tutte ma davvero tutte le big (SperlingSonzognoRizzoliNordDeAgostiniFabbriPiemmeGarzanti etc.) pubblicano – o hanno pubblicato – young adult e paranormal romance o lo strano connubio tra i due generi (aiuto!). 
Ma, per non farvi pensare che parlo a vanvera – non sempre almeno – andiamo con ordine, soffermandoci sul caso Eiunadi ché mi interessa in particolar modo. 

L'editoria va a ere, ormai lo abbiamo capito, un po' come la moda, come le automobili, come i tagli di capelli. Ci fu l'era del fantasy, il periodo del boom di Licia Troisi (Oh, un fantasy! Italiano! Oh, ma è una donna!) pubblicata da Mondadori. In libreria fioccarono fantasy come funghi, spesso e volentieri mal tradotti, scritti dal fruttivendolo sotto casa tua (tipo questo qui), ma anche robe probabilmente intelligenti che però sono state – ovviamente – sommerse dal pattume che si è riversato sugli scaffali.
Dici, no, se vende tanto il fantasy facciamolo pure noi! Creiamo un caso editoriale, cerchiamo una tizia giovane (ma poi, perché? Non poteva avere 40 anni? Per forza adolescente? E vabbè), italiana, magari che non ha mai scritto niente, così ce la accaparriamo per tutte le sue opere (un po' come Mondadori con la Troisi): Chiara Strazzulla. Chi è? Eh, boh?! Una tipa che, non si sa come, ha mandato il proprio manoscritto fantasy all'unica casa editrice tra le big che, fino a quel momento, non aveva fantasy nel proprio catalogo. O forse Einaudi l'ha pescata nella pila di manoscritti soprannominata "non prendere in considerazione se non in caso di disperazione" che campeggia negli uffici di Mondadori. Chi lo sa. E comunque, non ce ne frega un ciufolo. 
Insomma, Einaudi ci prova, apre e chiude al fantasy con la sola imposizione (semicit.) di un romanzo: Gli Eroi del crepuscolo
Ora, io il romanzo non l'ho letto per cui non posso parnarne né bene né male (ma lo leggerò magari, un giorno, non temete), e infatti qui non voglio assolutamente muovere una critica alla nostra giovane scrittrice, piuttosto voglio ciarlare con voi di Einaudi e delle zappe sui piedi che si autoinfligge di tanto in tanto. Cara Einaudi, c'era veramente bisogno di questa mossa? No. Soprattutto perché hai piazzato l'amica Chiara a 22 euro, quando la Mondadori con 20 euro ti passava una trilogia intera a caso della Troisi, più un Tutto città di Roma in allegato e un buono per un gelato alla vaniglia da Mc Donald's.
Quale era il target di riferimento di questa geniale mossa? Chi legge gli Einaudi Stile libero difficilmente legge fantasy e, se lo legge, lo legge perché ama il genere ma è un lettore eclettico (un po' come me, per intenderci). Chi legge fantasy, difficilmente si approccia a Chiara Strazzulla, soprattutto perché pubblicata da una casa editrice che di fantasy non se ne è mai occupata e che, quindi, non se ne intende. Ma ve lo dico io! Il target di riferimento erano, ancora una volta come quando si fanno di queste mosse, i non lettori. Quelli che in un anno acquistano un paio di libri sulla scia del momento, magari un fantasy o due di quelli della Newton Compton perché hanno un vago ricordo del fenomeno Harry Potter e poi niente, li mettono in casa per reggere le porte quando tira vento. E, insieme a loro, un paio di ragazzini che si sono da poco avvicinati alla lettura e che non sanno ancora quando si dice fantasy e quando invece no. E, tra questi, uno o due fan della Troisi.
La Strazzulla non fu candidata al nobel per la letteratura, non vinse lo Strega, non fu manco invitata al Romics (non so, dico a caso eh, ma è per rendere l'idea) e quindi niente, il caso editoriale (secondo loro) sfumò ed Einaudi abbandonò il fantasy.
Poi giunse l'era di angeli, demoni, fate, storie d'amore con esseri sovrannaturali nel quale ci troviamo ancora adesso e anche questa volta, con un po' di pazienza e saltando a piè pari la vampiro-mania,  Einaudi si è lanciata. 
Nel lancio ha pescato, appunto, Storia catastrofica di te e di me di Jess Rothenberg, sempre per la collana Stile libero. Questo libro, invece, l'ho letto e terminato da qualche giorno. Non è brutto, non è mal tradotto o mal scritto come molti dei suoi diretti concorrenti, però non è un libro che ci si aspetta di trovare pubblicato da Einaudi. È fuori posto, fuori contesto, fuori target. 
Si tratta, infatti, di un romanzo con una sedicenne come protagonista scritto e pensato per un pubblico di sedicenni, forse diciassettenni. Magari lo leggi a diciotto, ma se sei già un lettore non è che poi ti dica tutto questo granché. Non so se riuscirò a recensirlo, perché davvero non saprei cosa dire in merito. È una storia che finisce proprio come ti aspetti finisca a inizio libro (qui parlano di un colpo di scena che, però, nella mia copia non doveva essere riportato perché, ragazzi, vi assicuro che finisce SPOILER con lei morta – muore a pagina 5 – che si mette insieme a Patrick, il tizio già morto dagli anni '80 che conosce tipo a pagina 20. E, ovviamente, riesce anche a cambiare la situazione di quell'imbranato di Jack che accetta di essere gay e non si ammazza e blabla, altrimenti non era un libro per adolescenti scritto ad hoc per essere un libro con l'happy ending).
Dicevo, comunque, che non è brutto o una vera e propria shatteria editoriale, anche se se ne poteva tranquillamente fare a meno. Sicuro è, però, che non è un caso editoriale (come magari sperava di essere), perché non ha avuto lo spazio che gli avrebbe dedicato Mondadori. A ogni modo, il punto di questo post è, per quale motivo Giulio Einaudi Editore, ogni tanto, sbatte forte forte la testa contro un muro e compie scelte di questo tipo? Perché, semplicemente, non continua a pubblicare Murakami, Franzen e DeLillo lasciando il fantasy e il paranormal blabla ad altre case editrici, magari più competenti (o ma anche no) o che, comunque, abbracciano meglio il target di riferimento?
Ditemi, esprimetevi, insultatemi.

Ps. Un giorno, giuro, riuscirò a scrivere un post sul fantasy e sul nuovo fantasy per adolescenti. Magari anche meglio articolato di questo. Un giorno però eh, quando tornerò a essere blogger veramente.

9 commenti:

  1. Io ho un'amica che conosce la Strazzulla, e temo sia anche una tipa simpatica, almeno per il poco che ne ho sentito. Io non l'ho mai letta, ma la conosco perché... beh, è l'esempio riportato più di sovente del fantasy fuffa italiano e dell'ipertrofia del fantasy di qualche anno fa. Probabilmente ne avevo letto in una discussione sul forum di Writer's Dream, in cui si dispiacevano per come fosse stata gettata troppo presto nella pubblicazione. Come bruciare una potenziale scrittrice, ecco.
    Nnnnon avevo idea che quel libro fosse un young adult, però. Perché se l'Einaudi vuole darsi allo YA o al Fantasy non si crea una collana apposta? Tanto ne ha già un sacco, va bene Stile Libero, ma a tutto c'è un limite ò_ò
    Però boh, non penso che i lettori giovani (o anche in generale) siano così attenti alla casa editrice di un libro. Di certo lo sono alla copertina e al prezzo >_>
    Più che altro non capisco perché buttarsi a corpo morto nella pubblicazione di un libro non opportunamente segnalato per il proprio target. Magari mi sbaglio, ma dubito che funzionerà, non sembra affatto uno YA ò_ò

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    1. Ma, guarda, io di Chiara Strazzulla non ho letto nemmeno una riga quindi non posso sapere se aveva (ha) del potenziale o meno. Certo è che la mano d'aiuto che avrebbe potuto ricevere da una casa editrice specializzata in fantasy non lo ha potuto ricevere da Einaudi. Inoltre credo che, se avesse aspettato qualche altro annetto avrebbe potuto fare certamente un lavoro migliore. Crescendo il proprio stile di scrittura, inevitabilmente, cambia. Si leggono più libri (sempre che questa Chiara li legga, non ne ho idea), si scrivono boiate che poi vengono cestinate, si frequentano dei corsi, si vive di più semplicemente. Poteva essere una brava scrittrice, un giorno, non lo saprò mai. Certo è che non so nemmeno se i suoi libri sono finiti (ne sono stati pubblicati solo due) o se Einaudi li ha fatti finire. Insomma, io non so fare la sarta e infatti non mi metto a fare abiti per i Cosplay (che sono pure più difficili). Quindi, Einaudi, di fantasy non ne sai niente, lascia stare che è meglio.

      Per quanto riguarda questo libro, comunque, sì è proprio uno YA uscito ormai da due anni pieni. I giovani non sono attenti alla casa editrice che pubblica un libro, verissimo, ma sanno dove non devono avvicinarsi. Ti assicuro che una sedicenne media – qui si parla sempre di lettori medi, non di gente intelligente e intraprendente –, se glielo chiedi, si pensa che Einaudi (a parte pubblicare quel dannato libro che le hanno fatto leggere a scuola – Primo Levi) pubblica roba per adulti, magari un po' noiosetti. Perché, comunque, a Einaudi è rimasta un po' l'aria da casa editrice seria, un po' sinistroide, un po' "pubblico solo roba impegnata e di un certo livello" (poi ma anche no eh, e noi lo sappiamo benissimo).

      Comunque, ad ogni modo, non credo che abbia funzionato. Infatti Einaudi non ha più pubblicato fantasy e non ha più pubblicato YA. Quale sarà il prossimo esperimento Einaudi? Chissà.

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  2. Avevo cominciato il libro della Strazzulla un tot di anni fa ma non l'ho mai finito. Per noia. L'amica che me lo aveva prestato -per altro- lo aveva odiato con ferocia perché all'epoca noi leggevamo già i fantasy "per adulti" e qualsiasi altra roba ci sembrava una schifezza.
    Ora forse sono un pochino più "saggia" ma il libro della Strazzulla non ho ugualmente intenzione di riprenderlo in mano.
    .

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    1. Ahahha ormai per partito preso hai deciso che non ti interessa. Be', in effetti nemmeno a me. Già quando uscì ero parecchio scettica. Comunque un'occhiata ormai voglio dargliela (prima o poi, magari fra 20 anni)... Lo prenderò in biblioteca, voglio proprio vedere com'è :D

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  3. In realtà l'Einaudi ha pubblicato almeno 3 libri fantasy, i due della Strazzulla (sì, c'è il seguito) e uno ambientato nella Grecia micenea di cui non ricordo il nome. Ah, poi ci sarebbe anche Leviathan o giù di lì quando la penisola ha "scoperto" lo steampunk. Ogni tanto le fa queste cose. Però nel caso del fantasy ha davvero puntato su scrittori giovani e italiani (almeno la Strazzulla), come anche altri, perché quella era l'epoca di Paolini e tutti gli editori cercavano il prodigioso scrittore, magari minorenne. Questo non è esattamente un criterio di selezione vincente...
    Comunque Einaudi (e altri) ha certamente le competenze per pubblicare libri di qualità, e dove le ha le può reperire sul mercato - di esperti ce ne sono. Se non si è attrezzata in questo senso, e se continua a non farlo, farà la figura del principiante e darà la presunta autorevolezza del marchio a qualcosa che non rende giustizia al genere.
    ... O al più pubblicare qualche classico mai tradotto in Italia, per farsi un po' le ossa... anche se con i loro prezzi e l'inesistenza da noi dei paperback mass market, preferirei fossero altri editori a farlo.

    E scusa se ho divagato. :)

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    1. Sì, il secondo romanzo della Strazzulla lo so che esiste e mi domandavo se, magari, in realtà ce ne stava anche un terzo che non vedrà mai la luce o se erano due e basta in origine. Be', dovevano pubblicarlo per forza ormai, anche se il primo fosse stato un buco nell'acqua dato che magari per questioni contrattuali non potevano più tirarsi indietro. Leviathan non ricordavo fosse della Einaudi e, comunque, come vedi è stato il primo e ultimo steampunk. Anche qui, esperimento andato in fumo perché, semplicemente, non è roba sua. Non che siano brutti romanzi, sia chiaro io non li ho letti e non posso giudicare e comunque, anche se li avessi letti e non mi fosse piaciuti, il punto non è questo. Il punto non è "il romanzo in questione è brutto", per questo ci stanno le mie recensioni e altre rubriche. Il punto è che se non è il tuo genere non pubblicarli. Al massimo, se vuoi aprirti al genere fallo e crea una collana apposita. Ma non prendere romanzi a caso per pubblicarli random, perché non è credibile. Ti stupiresti se Chiarelettere pubblicasse un Harmony, no? Ecco, lo stesso per l'Einaudi. Non sei casa editrice per fantasy, lascia sta ché non è robbba tua.
      Poi vabbè, sono d'accordo con te per la storia del criterio di selezione... Ma vabbè, qui si aprono altre 100 parentesi e servirebbe intavolare una discussione di persona per parlarne ^^

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    2. Sì, ci vorrebbe un tavolo di discussione...

      Poi, non so. I miei criteri di scelta sono diversi da quelli del lettore medio. Salvo pochi casi, e sono tutti piccoli editori, la casa editrice ha minore importanza e non mi stranisce il fatto che l'Einaudi si butti in un genere non suo. In fondo, il lettore i libri se li trova in libreria nel settore apposito. Però ti ci butti con criterio, magari con una collana dedicata e non "Stile libero", che dalla descrizione che leggo sul sito sembra un raccoglitore abbastanza informe e poco adatta a cose che devino dallo standard editoriale. Un po' come gli Oscar Mondatori, a dire il vero, ma loro con la Troisi sono forse capitati meglio (mai letta anche lei, però continua a pubblicare, perciò piace). Per cui per me è assai lecito che scelga di buttarsi in un settore di mercato finora inesplorato. Prendo a esempio la Mondadori, che a ottobre ha inaugurato da zero una collana dedicata al fumetto. L'ha fatto in modo serio e documentato, con competenza, e la collana è uscita molto bella - e a prezzi popolari, il che non guasta!

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    3. Quando vuole, sir Salomon, sono pronta alla tavola rotonda sull'editoria. Si invita solo gente di un certo livello, quindi Camilla, Leggy, la famiglia Rampante, Francesca, Sonia e Valentina. Tocca farlo, davvero. Io sono pronta!

      Per quanto riguarda gli Oscar Mondadori... Diciamo che quella forse non è davvero considerata una collana. Nel senso che pubblica a caso roba in economica, senza scrematura. Roba che vende tanto senza stare dietro al genere. Trovi Primo Levi e la Troisi così, senza criterio -.-'

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    4. Che tavola rotonda sia, o anche rettangolare - non ci formalizziamo. :)

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