Ok, ok. Dopo giorni di silenzio – un po' voluto e un po' no – eccomi con una recensione. Sì, lo so lo so, ormai le recensioni normali da queste parti sono un po' démodé.
E, infatti, per rimanere avvolta dall'aura di stranitudine che mi pervade, oggi vi parlo di Sottrazione, ultimo libro di Carlo Sperduti, pubblicato da Gorilla Sapiens Edizioni qualche giorno fa (più di qualche, ma del mio ritardo parleremo più avanti in questi giorni). Quindi, bando alle inutili ciance, passiamo alla recensione.
Titolo: Sottrazione
Autore: Carlo Sperduti
Editore: Gorilla Sapiens Edizioni
Pagine: 157
Prezzo: 14 €
Il mio voto: 4 piume
Trama
Caro lettore di quarta di copertina, come in un labirinto, come tra le pareti di una catacomba, come in una casa affollata di presenze e di vuoti, di cose e discorsi sospesi e di fenomeni inquietanti, in questo libro lo spazio si deforma e restringe, allestisce tranelli, sottrae scalini, nega vie di fuga.
Questi 34 racconti, disposti in ordine decrescente di lunghezza, esprimono le infinite possibilità della narrativa breve e brevissima, a dimostrazione empirica del fatto che "scrivere per sottrazione è una moltiplicazione".
La recensione
Difficile che accada di non sentirsi in grado di parlare di qualcosa. Quando succede, spesso è colpa di una nostra mancanza nella conoscenza di un argomento, di un fatto, di un periodo storico, di un ambito.
Nel caso di Sottrazione non si tratta di mancanza di conoscenza di un argomento, ma di mancanza di "genio". Lungi da me fare sperticate lodi a qualcosa o qualcuno, chi mi conosce lo sa bene e chi non mi conosce lo scopre adesso. Quindi sì, si tratta certamente di lodi, ma non si tratta di lodi prive di alcuna ragion d'essere.
Si tratta, piuttosto, di saper riconoscere quando non si è in grado di. E io, in questo caso, non sono proprio in grado di.
Questa sensazione l'avevo già avuta quando, durante i miei ultimi anni di liceo classico, mi ritrovai fra le mani Zazie nel metrò di Raymond Quenau. Lo trovai talmente bello che lo lessi tutto in circa 36 ore, saltando anche qualche ora di lezione da me all'epoca – e anche adesso – considerata inutile.
Se dovessi parlarne adesso di Zazie nel metrò, lascerei l'arduo compito a qualcun altro perché, come detto poco più su, so riconoscere di non essere in grado di potermi neanche avvicinare a esprimere con parole sensate l'ammirazione per un lavoro di quel calibro.
Per Carlo Sperduti, seppur non sia francese e non ci sia alcuna Zazie nel suo Sottrazione, funziona nello stesso identico modo.
Con un uso delle parole che definire attento è forse limitativo, Carlo dà vita a 34 racconti, posizionati all'interno della raccolta seguendo il numero di battute: si parte da 18233 battute e, a fine libro, si arriva a 163.
Una scelta che sì, può apparire azzardata e certamente un po' stramba – come più o meno tutto ciò che fa Carlo, credo sia così anche nella vita privata e non solo per quanto riguarda la sua figura di scrittore –, ma che, credetemi, funziona alla perfezione.
Riuscire a costruire un racconto – perché nel caso di Sottrazione solo di "costruzione" si può parlare – perfettamente dotato di senso giocando con il linguaggio e la realtà, tenendo sempre ben presente il numero di battute da utilizzare, non è un compito che definirei semplice.
A questo punto è utile una spiegazione poiché sia chiaro cosa intendo io per "gioco di parole", espressione con la quale si è soliti descrivere anche banali filastrocche e trentatré trentini.
No, quanto fa Carlo è diverso, decisamente più originale, meno scontato e banale.
«PierPoco non ci lascia le penne. Pier LaMiseria, attento con quell'auto; Pier Vinca: il migliore!
Pier Lo Meno chiede Pier Messo con qualche notizia, ma ecco Pier Venuto e Pier Altro, Pier Fino in compagnia».
E se qualcuno riesce anche solo a pensare di costruire un racconto così, con a disposizione un numero preciso di battute (che non sono mai molte), ebbene io la persona dotata di questo "genio" non sono in grado di, come ho già detto.
E se questa stessa persona immagina e crea anche una realtà parallela alla nostra che solo per certi versi funziona in modo diverso, ebbene riconosco la mia inadeguatezza e mi sento, quindi, ancor meno in grado di.
La realtà parallela di cui parlo la si incontra già nel primo racconto che non è solo il primo, ma è anche il più lungo: La leggenda dei dodici errori del ristorante di Tsong e che, insieme a Crepa in affitto, ho apprezzato più di tutti.
Entrambi mi hanno riportato alla mente le emozioni che l'universo straordinario creato da Boris Vian in Autunno a Pechino mi ha donato durante la lettura.
Parallelismo, quello con Boris Vian, che non si riesce a non fare (con tutte le differenze del caso, ovviamente). O che, perlomeno, io non riesco davvero a non fare.
Un'ultima cosa voglio dire, prima di ritirarmi nel mio cantuccio e vergognarmi di non essere in grado di, e la voglio dire così, come meglio viene: scrivere per sottrazione è davvero una moltiplicazione.
Al diminuire il numero di battute, infatti, si moltiplicano le realtà e i mondi che è possibile creare. Sembra strano ma, credetemi sulla parola, non lo è.
Io di solito sono allergica ai racconti (arrivo alla fine e mi viene puntualmente da girare pagina), ma questi sembrano talmente particolari e costruiti "artigianalmente" che forse un pensierino ce lo faccio!
RispondiEliminaCon me e i racconti sfondi una porta aperta. Purtroppo, a meno che non si tratta di racconti come quelli di Sperduti (o Alessandro Sesto) o che comunque che iniziano, si svolgono e finiscono (chiaramente però!), io li leggo e boh. Arrivo all'ultima riga e faccio "sì, e quindi?". Con i racconti di Sperduti non succede, perché sono "strani". Se ti capita di incontrare lo stand Gorilla Sapiens a qualche fiera te ne accorgerai da sola :P
EliminaAdoro questa casa editrice, ha sempre dei titoli veramente interessanti. Ho letto diverse opinioni positive su questo libro e la tua recensione mi ha definitivamente convinta, deve essere mio :)
RispondiEliminaAh, ne sarà contento lo Sperduti scrittore :P
EliminaComunque sì, concordo, Gorilla Sapiens Edizioni pubblica roba interessante :D
anch'io quando un libro mi tocca profondamente "non sono in grado di". Quale sarà l'origine di questa afasia selettiva?
RispondiEliminaE infatti secondo me è un fenomeno da studiare :P
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