domenica 1 settembre 2013

Confessioni di una coprecarywriter #11

Ok,  scrivo in diretta dalla veranda della casa in cui sto in vacanza. Il post verrà pubblicato una volta tornata a casa, per motivi di comodità, tra cui l'impossibilità di scegliere il carattere da usare (blogspot ha deciso così), inserire le immagini, giustificare e blabla. 
Sto in quel lì del Salento, sbracata su un lettino da spiaggia posizionato saggiamente tra il sole e l'ombra, a pensare alla mia vacanza. Vacanza che è iniziata circa 15 giorni fa in Abruzzo, a casa del latin lover, ed è quasi terminata a Gallipoli. 
Dunque, per quanto riguarda le letture non posso raccontarvi nulla, anzi. Mi cospargo il capo di cenere, mi metto in ginocchio sui ceci e mi fustigo da sola... Ho fatto pena. Esatto, avete letto bene. Pena. Ho iniziato La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo poco prima di partire per l'Abruzzo e lì ho letto pochissimo. Ma proprio poco, ma così poco che non l'ho ancora finito. Insomma, sono pessima. È che, credetemi, avevo bisogno di staccare il cervello dalla realtà. Il mese di luglio, per me, è stato un po' impegnativo. Non che non mi aspettassi di rimanere disoccupata nel breve tempo, sia chiaro. Insomma, l'agenzia ha fallito e il fallimento era nell'aria da un po'. Ma ciò che mi è dispiaciuto, ciò che mi ha, come dire, turbata, è stato il modo in cui è successo tutto. Oltre alle menzogne, ovvio, dei "capi". Diciamo che adesso non solo sto per la strada, ma devo anche intentare causa per riavere ciò che mi spetterebbe di diritto. E chissà quando lo avrò. Detto ciò, sono partita per l'Abruzzo alla ricerca del Nirvana. Lo stesso Nirvana che ho sperimentato tempo addietro, quando ero ancora giovane, su una spiaggia di Alba Adriatica (attenzione, Alba Adriatica è un caso, non è il luogo del Nirvana in assoluto, anche perché... Meglio il Tibet, o no?).
Tornando a noi, il Nirvana. Si tratta di quella sensazione di completo abbandono che ti fa rallentare il respiro, che ti toglie la forza anche di muovere un solo muscolo per afferrare una bottiglia d'acqua. Ebbene, il Nirvana l'ho raggiunto, anche se non appieno. Perché in Abruzzo ero pur sempre con il latin lover e la sua famiglia. Adesso, io non so lui in qualità di chi mi avesse invitata, ma stare con lui mi è piaciuto. Perché insieme stiamo proprio bene. Fare le 5, sdraiati sullo stesso lettino, a ridere e scherzare fino a lacrimare, dormire abbracciati sulla spiaggia, accarezzarci i capelli e sincronizzare il respiro. E i baci sulla pancia, i sorrisi da un lato all'altro della spiaggia, e gli sguardi complici dallo specchietto retrovisore, i risvegli dolci la mattina (ok, quelli li facevo io a lui)... Insomma, questa roba
Porto Selvaggio
da romanzo mi piaceva. E mi piaceva perché io non l'avevo mai vissuta. In 28 anni non avevo mai provato cosa volesse dire condividire qualcosa di così naturale, come un risveglio al profumo di caffè e cornetto con qualcuno. Mi ero aggrappata, forse troppo, alla tenera quotidinità condivisa con lui. E poi... Poi sono tornata a Roma per un paio di giorni perché —maledetta natura!— dovevo andare a togliermi gli inutili peli superflui e prepararmi la valigia per il Salento e... Sono stata spodestata. 
Da una tipa del luogo, una tipa scema del luogo. E lui ha cominciato a parlarmi di lei e io, che avevo creduto ci fosse una certa alchimia tra noi, ho ricevuto una serie di coltellate ben piazzate tra le costole. Non vi dico con che stato d'animo sono venuta qui in Salento, con lui poi! Si è sgretolato tutto, il castello di carte che avevo costruito, le speranze vane che mi ero fatta... Per una volta, per una dannata volta, avevo lasciato chiusa in un angolo la mia odiosa razionalità. Quella che mi fa stare sempre con i piedi per terra, quella che mi fa sempre essere tesa, con le manie di controllo, quella che non mi permette mai di sbronzarmi veramente perché non voglio mai perdere il controllo di ciò che mi sta intorno, quella che mi fa pesare azioni, rezioni, emozioni, parole. E proprio perché lui non smette di parlarmi di lei ho avuto, e ne ho tuttora, bisogno di puntare al Nirvana assoluto. Quello vero. E l'ho raggiunto, l'ho maledettamente raggiunto.

Mi sdraio al mare e puff, spengo il cervello. Non esiste nessuno, divento un vegetale. Chiudo gli occhi e mi sembra di stare da un'altra parte, con il cuore rinchiuso in una fortezza di muratura spessa. Muratura che ho cominciato a costruire anche attorno a me stessa e che non so dove mi potrà portare. Ma quanto mi piace però questo stato di torpore, di chiusura al mondo esterno, di pace interiore?! La pace raggiunge livelli così alti che non riesco nemmeno a pensare. Pensare a nulla, né alla mia situazione ex lavorativa, né alla fessa da cui sono stata spodestata, né al latin lover che si comporta in modo ambiguo. A nulla, giuro. Divento parte integrante del paesaggio, ascolto le onde e mi sento da un'altra parte.
Al momento, comunque, mi sta bene così. Il mio piano a lungo termine, ad ogni modo, consiste nel dileguarmi. Sì, ho deciso di allentare il rapporto con il latin lover che nella settimana di convivenza è diventato un po' simbiotico. Nereia (ok, lui non mi chiama così ma con il soprannome che mi ha dato lui) qui, Nereia lì, Nereia facciamo questo, Nereia facciamo quello, mi fai un massaggio, andiamo qui, andiamo lì, dividiamo il panino, l'acqua, la sigaretta, l'asciugamano, le cartine. E mi si sdraia addosso, mi tiene la mano quando siamo sdriati vicini, ci addormentiamo anche la notte tenendoci per mano, mi guarda quando sono distratta, ha insistito perché continuassi a dormire in camera con lui sebbene in due, in piedi, non ci entriamo. E le frasi a doppio senso, i baci sul collo, le carezze inaspettate, gli sguardi intensi e che sembrano durare in eterno... 
Tutti gli altri che sono in vacanza qui con me hanno subito pensato che stessimo insieme. Quando ho detto loro di no ho scatenato reazioni di scherno inizialmente, incredilità successivamente, il tutto condito da occhi sgranati e sorrisi di compassione. I loro sguardi, quando io e il latin lover siamo vicini e stiamo parlando o ci stiamo semplicemente guardando in silenzio, me li sento piantati addosso e sono sguardi di compassione, forse anche di dispiacere per me. Vedete, da un certo punto di vista hanno anche ragione a guardarmi così, sebbene io mi sia voluta convincere che questa settimana fosse una lotta. Nella mia idea romantica della vita ci ho voluto provare. Una settimana lontano dalla scema, a contatto con me, magari... Non so, adesso che lo scrivo mi sembra una cosa stupida e infantile. Ma quando l'ho pensata mi sembrava una cosa sensata, permettergli di vivermi per fargli capire quanto potrebbe avere. Domani la vacanza è giunta al termine e io, come era chiaro fin dall'inizio, non ho avuto il risultato sperato. Per cui, adesso, l'unica cosa sensata suggerita dalla mia razionalità è darci un taglio, non netto ma quasi. Tutto questo non mi porta assolutamente a nulla, se non all'infelicità. Certo, per una Cancerina dal cuore carico di inconfondibile scioglievolezza è dura, sarà dura, evitare la spontaneità. Ma, tant'è...
Che dire? Il Salento è molto bello ma stanca da morire. Io poi riporto anche delle ferite di guerra non indifferenti, lividi vari causati da armadi di 185 cm che ballavano la pizzica sui miei piedi, un incidente con i rovi che si è concluso con me che ruzzolavo per una scarpata, scogli conficcati dovunque. Però andateci. Andateci anche se siete soliti ruzzolare per le scarpate piene di rovi, andateci anche se siete bassi 155 cm e avete difficoltà a ballare senza venire investiti, andateci. Andateci perché se avete un mezzo per muovervi nei dintorni potrete cercare anche voi il vostro Nirvana a contatto con la natura. 

Il resto di questo post lo scrivo da Roma, dalla mia stanza, dopo una dormita di quasi 12 ore. Oggi è domenica, il sole non è ancora caldo e io sono felice di essere a casa mia, tra le mie cose, le mie serie tv, i miei libri, il mio disordine. Questa dovrebbe, potrebbe, essere una puntata di Confessioni di una coprecarywriter che, a questo punto, dovrebe cambiare nome. Ma io sono pigra e anche un po' legata al passato. Per cui la rubrica (ma sarà poi una rubrica?) continuerà a chiamarsi così. Adesso però, anche se sono felice di essere a casa ho bisogno di uscire e camminare perché il tempo del Nirvana è finito e un senso di leggera inquietudine mi circonda il cuore.
Credo che andrò in libreria, così da sentirmi in pace con il mondo. Oh, e abituatevi alla mia presenza perché con la disoccupazione... Be', potrò scrivere molti più post e leggere molti più libri :D A breve, infatti, terminerò La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo e... Niente, ecco. Io l'ho lovvato, lo sto lovvando. Ma non più di Un giorno, giammai.
Anzi, mi sa che devo dare un'occhiata ai miei piani di lettura perché adesso ho proprio bisogno di libri come Un giorno, si accettano suggerimenti ^^

4 commenti:

  1. beh tu hai avuto delle delusioni in vacanza, sarà stato un' inferno...ufff... io invece sono appena tornata (2 ore e poco più) ma credo di aver lasciato il cuore lì. classico incontro con un ragazzo autoctono. lui piace a me, io piaccio a lui (sì, avete capito bene!!!).. unica pecca?? 70 km di distanza. che poi non sono tantissimi. abitiamo a un' ora di distanza ma cavoli, questa cosa mi rode un sacco!!!
    quindi, carissima, sei in buona compagnia :P
    per quanto riguarda il nirvana, io non l' ho ancora raggiunto, in compenso però..mi sono innamorata :)

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    1. Dai, 70 km non sono poi molti. Sii fiduciosa ;)
      Il Nirvana, se ti capita, cercalo... Poi non potrai più farne a meno!

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  2. Mi spiace leggere il tuo primo post e saperti collega copy e in un periodo che proprio positivo non è!
    Nonostante le ore passate in meditazione e i vari tentativi di mantenere uno stato Zen, temo che il Nirvana sia ancora lontano per me... non ne sento la mancanza, però, non finchè ho dei buoni libri da leggere ;)

    A presto!

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    1. Ohhh che bello incontrare altri copy ^^
      Be', sì, avere buoni libri da leggere certamente riesce a dare la stessa soddisfazione del Nirvana :D

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