martedì 26 aprile 2016

Photoshop non ti conosco, obbrobrio non ti temo, Paint ti amo 26 aprile – 1 maggio


Buongiorno miei prediletti. 
Codesto sarà un post di diversa fattura rispetto a quelli che, normalmente, sono ospiti della suddetta rubrica. Vi farebbe comodo essere messi al corrente della ragione di tale mia – insindacabile, mi permettiate – decisione? Presto detto: alcuni giorni fa, i miei miopi occhi hanno avuto il dispiacere di imbattersi in una discussione avvenuta presso un gruppo Facebook che la codesta blogger che vi sta parlando frequenta non proprio assiduamente ma, comunque, con una qual certa frequenza.
Miei cari, in questa discussione una blogger – che non ero io –, dopo aver criticato la copertina di un romanzo (anch'esso di dubbia qualità secondo i miei umili canoni) e aver utilizzato un appellativo che riconosceremo in "orrida", è stata stata pesantemente attaccata presso il suo blog da diversi individui, in qualche modo probabilmente legati alla casa editrice. O financo no. 
All'esimia è stato riferito che utilizzare tale appellativo (che ripeto essere "orrida") per indicare un lavoro fatto male non è politicamente corretto e che, anche nell'ipotetico caso in cui quanto detto riportasse il vero, è bene esprimere in altro modo la propria opinione. Il suggerimento offerto all'esimia era che esprimesse sì la sua opinione ma utilizzando parole meno dure e offensive. 
A quel punto mi son subito detta: "Oibò, dovrei forse non dire le cose che solitamente dico poiché il mio giudizio non è politicamente corretto, sebbene lo si faccia per ridere e scherzare?". E quindi, al fine di seguire il consiglio di quel gentiluomo secondo il quale quando "una copertina ci fa cagare" è bene dirlo in modo più raffinato (quindi, nel caso specifico, sarebbe più corretto dire "codesta serigrafia, seppur riprodotta con i sudori e gli umori dello artista, muove qualcosa di sì profondo dentro le mie viscere che potremmo dire, in tutta franchezza, che è causa di un moto ondoso non specifico che trova la sua conclusione solo nel caso in cui io mi rechi al bagno per dar sollievo al mio orifizio"). 
Onde urtare la sensibilità altrui, suddetto post sarà vergato con attenzione e con l'utilizzo esclusivo di parole politicamente corrette. Ora permettetevi di mostrarvi, con grazia e precisione, ciò che l'illustrissima italica editoria propone in vendita questa settimana. 

Una notte senza fine, visto in cotal modo, potrebbe apparire come la locandina di una pellicula allo solo pubblico adulto dedicata.
Le nude spalle di una giovin pulzella, fotografate in primo piano, potrebbero smuovere anche i più incartapecoriti animi.
A un occhio non esperto, quale il mio si propone di essere, apparrebbe che questa giovine si rechi ad allenarsi in completa libertà: d'altronde ballare nudi è una cosa che anticamente, con ogni probabilità, tutti facevano nelle tribù. Inoltre, miei stolti, nell'Antica Grecia, chi si allenava nel ginnasio lo faceva senza restrizioni dovute agli abiti: via codesti sciocchi mutandoni, intralciano i muscoli delle mie già solide chiappe!
Ergo, chi siamo noi per consigliare a codesta megera di indossare una maglia meno provocante prima di dimandare al custode del ginnasio  di farla entrare, considerando che ci troviamo (ahimè!) nel 2016 e non nell'Ellade del 5° secolo avanti Cristo?
Un po' di vento sulle tette, ci tengo a rassicurarvi, non ha comunque mai fatto ammalare nessuno di tosse maledetta.
Ma ammiriamo la colorazione di codesto lavoro e, soprattutto, il ritaglio della figura e il suo successivo appiccico su uno sfondo che può essere utilizzato alla occorrenza: un (brutto) ginnasio, una serra, un capanno volto allo svolgimento di attività illegali legate alle fabbricazione di sostanze sutefacenti, una fabbrica di manufatti cinesi sita nella periferia di Milano, un covo segreto di ninja.
Menzione speciale merita il titolo della serie, poiché a "Splendido dubbio" dopo "Splendido disastro" e "Splendido sbaglio" non era poi mica così semplice pensare.
La scheda dedicata allo splendido manoscritto narra la storia di un uomo che, non avendo tempo per una relazione di stampo classico e probabilmente considerando il matrimonio costrittivo, incontra le sue prede su internet. Fondamentale che siano dotate di biondi capelli e forme invitanti. Un giorno, però, una donzelletta che vien dalla montagna, si reca nello studio di tal azzeccagarbugli e si propone come stagista. A quel punto, il nostro eroe – dagli amici denominato trinciapolli perché con le donzelle non vi confesso mica cosa fa – cade tra le braccia dell'amore e se ne fotte se non c'ha le zize quella che fa la ballerina, perché 'nfondo le zize te le poi pure rifà, ma l'amore, quello vero 'ndo cazzo lo trovi?


Senza parole son finanche io, dopo la visione di un essere femmineo dotato di un viso dai colori cangianti: la colorazione che va dal rosso al verde indica, per certo, una malattia epidemica.
Questa donna certamente abbisogna di un salasso ricostituente, poiché anche gli arti son cangianti.
Sarà forse posseduta dal demonio? È forse mica necessario avvertir un messaggero del Signore oltre al medico del villaggio?!
L'essere femmineo è sempre in collegamento diretto con gli Inferi e con lo demonio in persona, giammai pensar il contrario!, ma in tal caso – miei prodi – è propriamente evidente che si tratti di una donna legata alle tarantolate se non, addirittura, una tarantolata stessa!
Notate le unghie degli arti superiori, miei diletti? Notate la caratteristica forma a punta, normalmente attribuita alli vampiri?
Ci troviamo di fronte a una rara malattia che rende vacuo e plastificato addirittura lo sguardo!
Il viso, levigato con ogni probabilità con un intruglio ottenuto da radici, erbe aromatiche, grafite e cemento, appare troppo più giovane di quello che è nella realtà e, ne son quasi sicura, è proprio tale intruglio al quale si riferisce il monito in basso a destra.
La scheda dedicata interamente a codesto manoscritto sembrerebbe darci ragione, miei lettori: la donna dal colorito cangiante nasconde dei segreti, terribili segreti e, onde evitare di intrattenersi con un losco figuro e incorrere nel rischio di raccontar tutto, non proferisce più alcuna parola.
Mo', n'è pe' dì, ma a me me pare proprio uguale a Il tuo meraviglioso silenzio, ma me posso pure sbajà eh, chi so' io pe' di' che due romanzi me sembrano proprio uno lo sputo dell'altro?

Sei in ogni mio respiro può sì costituire un pensiero romantico da dedicare al proprio compagno di una vita, ma può anche costituire un rimprovero verso un cibo causa della nostra, momentanea fortunatamente, alitosi.
Non nutro particolare simpatia per quei titoli che possono, in qualche maniera, essere equivoci, in particolar modo se questi mi ricordano pietanze che tormentano ogni tuo respiro dopo averle coraggiosamente trangugiate.
Allo titolo non propriamente attraente si aggiunge, in codesto caso, una diapositiva che ritrae due giovini in atteggiamenti poco ortodossi che, ammetto, offendono il mio animo e perfino il mio sguardo.
Non parlo dello atteggiamento amoroso, quanto dello scatto scelto per ritrarre un momento così intimo. Notate la bocca e il naso della pulzella, per favore. Non vedete nulla di disturbante? La mia persona, purtroppo, sì: lei è dotata di labbra troppo sottili, sempre che ne sia dotata, e probabilmente quel naso è adunco. La completa mancanza di labbra è sicuro un segno dello collegamento che l'essere femmineo ha con il sovrannaturale. 
Ma la cosa che mi disturba più del naso dantesco e delle labbra inesistenti è la scelta dei colori e lo taglio della diapositiva scelto. Perché dico ciò? Perché se accanto a questo volume si pone anche un qualunque volume di After e My dilemma is you, non si ha alcun indizio di cosa sia chi e quando e per quale motivo.
E se già nel caso di After e My dilemma is you, la scelta cromatica causava nella mia persona moti interiori similari ai conati di vomito e stati febbrili e deliranti, con Sei in ogni mio respiro esperisco stati allucinatori dovuti allo terrificante connubio "diapositiva-titolo".
La scheda narra le depressive vicende di Blythe, tristemente orfana dopo uno incendio devastante.
L'amore le restituirà il sorriso e la voglia di affrontare la vita, poiché i suoi occhi incontreranno quelli flemmatici di Chris, e nulla sarà come prima.
E poi ovviamente lui c'ha dei segreti segretissimi che tiene nascosti e non è libero, ma è intrappolato nel suo passato, e se lei è l'unica persona che può salvarlo, lui è l'unica persona che può salvarla, e allora salviamo il salvabile e poi, per favore, levatevi dai coglioni che co' sta gabbia del passato avete anche che rotto, eh.

Per codesta giornata è tutto, vi auguro una settimana da passare al ginnasio in compagnia di forzuti energumeni, trinciapolli ed esseri femminei dai colori cangianti!

19 commenti:

  1. Ahahahaha, ma io ti voglio in coppia con Bonolis quando, a Ciao Darwin, fa la telecronaca dell'ignorantissima sfilata di intimo. Al via la petizione?

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    1. Ahahahaha xD xD addirittura? xD xD Sono davvero commossa da questo tuo commento! Bonolis è <3

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  2. Caspita, ma se "orrida" viene considerato insultante e non politicamente corretto meno male che nessuno registra me quando parlo di libri che mi fanno recere (mi sono adattata subito allo stile aulico del post :-p)! Complimenti come sempre, Nereia!

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    1. Mia diletta, neanche immagini quante cattive parole hanno riservato all'esimia per aver, semplicemente, scritto "trovo che questa copertina sia orrida".
      Pensa se leggessero questa, di rubrica. Sarei ricoperta di sterco canino.

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  3. Oh, se un lavoro è fatto con le terga, è fatto con le terga. V'è poco da lamentarsi, o mia diletta donzella.

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    1. Io ce lo so e concordo. Ma se orrido è considerato insulto, pensa ciò che scrivo io. Mi auguro nessuno mi faccia le poste sotto casa.

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  4. ahhh! ti ho vista, sai? hai scritto cazzo! sei volgare e politicamente scorretta!

    (comunque comincio a capire perché non trovo lavoro come grafica. vado a farmi qualche bozzetto di foto arcobalenose, appiccico frasi idiote in arial dappertutto e poi mando cv a tempesta. mi sfondo di soldi e ciao)

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    1. Infatti, secondo me, dovresti proporti per un lavoro che non sai fare. Per caso non sai fare l'archeologa? Ebbene, proponiti ché sicuro ti pigliano.

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  5. Grandeeeeeeeeeeeeeee. La succitata blogger non lo saprà mai, ma io mi sono sbellicata dalle risate XDDDD
    Vado a fare le prove per cangiar la pelle anche io... Magari poi mi consigliano di stare a casa XD
    <3

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    1. Poi fammi sapere che malattia epidemica ti sei fatta venì :P

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  6. Oltre a ca$$o, hai anche scritto cog***ni. "Mica bbbene cossì", avrebbe commentato una mia prof del ginnasio (tanto per restare in tema di palestre e affini).

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    1. Ho anche scritto zize. E tette. Però, via, non era mica offensivo verso le copertine :P

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  7. S'io fossi d'una italica casa editrice e leggessi parole financo dure nei confronti di una copertina da me medesima prodotta, interrogherei me medesimo et cercherei di migliorare piuttosto che assalire la crudele seppur onesta pulzella che in cotal guisa commentava li miei sforzi.
    Ma forse sono io ed erro nel cogitare che sia più importante avere dubbi a iosa su se stessi prima di muover favella verso l'altrui pensiero.

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    1. Lo che tu dice è giusto, mia soave amica, ma l'italica persona non sempre è ragionevole. Di frequente, purtroppo, lo autore della cosa "fecale" s'indispone, poiché convinto d'esser nel giusto.
      Abbiamo pietà di loro.

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  8. Addio! AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAAHA

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  9. ehm, mi sa che hai dimenticato questo
    http://www.amazon.it/Nel-calore-del-tuo-corpo-ebook/dp/B01AH4DPPU?ie=UTF8&redirect=true&ref_=pe_2665351_130330701_pe_epc__1p_2_ti

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    1. No vabbè, se inserisco gli autopubblicati me ritrovo le scrittrici e le finte grafiche sotto casa coi forconi. Non posso parlarne, considerali libri tabù (in tutti i sensi).

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    2. Ah ma non è autopubblicato, quindi qualcuno ha davvero appovato quella copertina. Mamma mia, quanta amarezza.

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