lunedì 19 settembre 2011

Recensione: Candidato al consiglio d'istituto

Autore: Massimo Cortese
Prezzo: 10
Editore: Montag
Pagine: 53
Il mio voto: 3 segnalibri e mezzo

Trama 

Candidato al consiglio d'istituto è un racconto breve, una sorta di monologo interiore in presa diretta sostenuto dalle riflessioni del protagonista: un padre che ha a cuore l'educazione della figlia. Cronaca vivida di una vicenda grottesca che si spinge quasi oltre il limite sopportabile della normalità, e che sconfina a ruota libera nella realtà che si è costretti a vivere ogni giorno, raccontata con maestria e garbo da Massimo Cortese.

La mia recensione

La rivincita dell'intelligenza a scoppio ritardato

Candidato al consiglio d'istituto è un romanzo d'esordio difficile da recensire. Difficile perché non si tratta di un romanzo, è più un racconto breve o, ancora meglio, una riflessione su temi d'attualità che però fa riferimento ad eventi autobiografici dell'autore.
Massimo Cortese è, prima di tutto, un padre che, in queste poche e scorrevoli pagine, ci racconta la sua esperienza come candidato al consiglio d'istituto presso la scuola elementare frequentata dalla figlia. Un'esperienza che, di per sé, potrebbe sembrare poco interessante ma che l'autore, invece, ci racconta con parole semplici ma mai banali, portandoci a riflettere su quanto, oggi, l'educazione dei figli sia passata in secondo piano. Perché, infatti, la vicenda è solo un pretesto per parlarci e farci riflettere sulla scuola, sugli alunni, sul ruolo dei professori e su un tema di cui, purtroppo, non si parla mai abbastanza: il bullismo.
L'autore divide il racconto in tre parti; la prima riguarda le elezioni scolastiche che si trasformano presto in una situazione grottesca e surreale che Massimo ci racconta con enfasi ed ironia. 
La seconda parte, anche se più introspettiva della prima, risulta, agli occhi del lettore, un po' slegata dal resto della storia poiché narra di eventi non esattamente correlati con il tema centrale del romanzo, ossia l'educazione. 
La terza parte, nella quale l'autore ritorna a parlarci del tema dell'educazione, riporta una lettera indirizzata al Presidente della Rai e un messaggio rivolto, invece, a tutti i genitori (e non solo!) che si preoccupano dell'educazione dei propri figli, ma soprattutto della qualità dell'educazione che la scuola e la tv di oggi impartiscono ai giovani. In quest'ultima parte, che è quella che ho preferito, Massimo Cortese sembra aver acquistato sicurezza di sè, non si definisce più un "padre un po' scemo" e, a dispetto di chi lo considera un uomo dall'intelligenza a scoppio ritardato, riesce a comunicare un messaggio importante e lo fa anche con una discreta abilità. 
Nonostante il tema trattato il romanzo si legge rapidamente, le pagine scorrono così velocemente che si arriva a terminarlo in un attimo, a me è bastato un viaggio in autobus nel tragitto verso la mia facoltà. Lo stile narrativo semplice e colloquiale, forse in alcuni punti anche un po' troppo colloquiale, coinvolge il lettore facilmente e lo rende sensibile al tema trattato.

1 commento:

  1. Nel ringraziare per la recensione, desidero esprimere alcune considerazioni. Ho sempre detto che la vicenda raccontata è il pretesto per parlare di educazione e di bullismo, visto attraverso gli occhi di una vittima. Sono contento che sia stata apprezzata particolarmente la terza parte, che è stata, per il sottoscritto, la più sentita. Aggiungo che l'opera dell'esordio ha dato vita ad un progetto, che ho definito "Trilogia della Speranza", costituito da "Non dobbiamo perderci d'animo" e da "Un'opera dalle molte pretese".
    Ancora grazie
    Massimo Cortese

    RispondiElimina